Antefatto di Breath
of death, dal punto di vista di Yuuki. Prima pubblicazione:
AO3, 18/06/11, coi tag
Angst, Loneliness, Regret, Dark.
DISCLAIMER: VK è sempre di Matsuri Hino ;)
La frase iniziale non è pronunciata da Zero, per quanto mi riguarda; ma leggetela come volete.
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Breath (of
life)
«Cosa ti ha
fatto credere di conoscerlo? Cosa ti ha fatto pensare di essere
abbastanza matura per prendere una decisione? Sedici anni, Yuuki... eri
una bambina.»
Sono i secoli e il
diario di sua madre a svelare la cruda verità.
No, non deve essere
ipocrita. Qui c'è solo lei. La prima volta l'ha sentito
molto, molto tempo addietro (quel crudele, impotente desiderio).
Erano in una delle
tante, anonime città del mondo, vive di luci sintetiche e
sorrisi atrofizzati; una di quelle che chiamava ancora vacanze
– ingenua, nonostante l'incalzare della solitudine
– e che erano invece ore d'aria di regnanti troppo giovani.
All'improvviso l'aveva
visto. Baluginare di capelli chiari tra la folla, familiari come
l'infanzia. Si era fermata, incapace di staccarne lo sguardo.
Kaname aveva fatto lo
stesso. Oh, si preoccupava; ma lei sapeva che, se Zero l'avesse voluta
morta, non sarebbe andata molto in là con le sue infinite
fughe da corte. Solo, non le era venuto in mente che, forse, gli anni
avevano chiuso vecchie ferite e aperto nuovi orizzonti... dato nuove
svolte alle vite converse a disperdere il male quell'ultimo giorno
apocalittico, come disperse erano le ceneri di Rido Kuran. Le notizie
raccolte in segreto erano vaghe e incomplete, un senso di colpa.
Inconcepibile che Zero cambiasse.
L'aveva bevuto con lo
sguardo, silenziosa. Era in piedi accanto a un lampione, il profilo
esaltato dai colori di una vetrina.
Il fatto le aveva
strappato un sorriso: i dolci non gli erano mai piaciuti –
che stava facendo? Aspettava qualcuno? Era a caccia?
Il passaggio di un
gruppo variopinto aveva sfocato il suo cappotto marrone.
«Yuuki?»
(Kaname.)
«Sapevi che
era qui?»
«No.»
Ma con lui non si
poteva mai dire. Aveva pensato di ringraziarlo, dirgli che lo amava,
finché una giovane donna non era uscita dal negozio e aveva
raggiunto Zero, porgendogli un sacchetto. Incuriosita, aveva notato che
era una cacciatrice. Una collega?
Aveva una bambina in
braccio.
Anonimi capelli bruni,
occhi chiari come quarzi... il cuore le si era fermato in petto.
La bimba tendeva le
mani verso il padre; era stata presa in braccio, e l'espressione di
Zero...
Kaname che le toccava
una spalla. «Andiamo.»
Non gli aveva
risposto. Come avrebbe potuto dirgli che voleva cavarsi gli occhi? Che
voleva–che si sentiva–
Un sospiro.
«Quattro anni fa.»
«Cosa?»
«Quando si
sono sposati.»
Quanti ne erano
trascorsi da quel bacio?
«La bambina
è nata a maggio. Ha ventinove mesi.»
«Come si
chiama?» aveva chiesto, con un filo di voce.
Kaname l'aveva
scrutata a lungo. «Importa?»
Sì...
sì, sì, sì.
«Shino.»
Shino. Una bimba
così bella, un nome così delicato. Le piaceva.
Perfetto per una principessa.
«Sembra che
lei aspetti il secondo.»
Aveva perso la
concentrazione. I cacciatori l'avevano sentita e si erano allontanati,
non prima però che Zero riuscisse a vederla, scoccandole
un'occhiata sorpresa oltre la spalla. Yuuki aveva stretto le mani sul
ventre.
Ora sa
perché la fatto (scriversi su quella lista).
Col passare dei secoli
ha visto i suoi tratti diluirsi e disperdersi nei suoi discendenti,
finché di lui non è rimasto nulla. Se avesse
fatto una scelta diversa – pensa – se non fosse
stata così sicura di ciò che voleva, di
ciò che andava fatto, e impaziente di andarsene per
rituffarsi nel ruolo da cui sua madre l'aveva risparmiata col sangue,
forse ora Shino sarebbe sua. Forse avrebbe già raggiunto il
sogno di pace dei suoi padri e Zero le sorriderebbe, vivo. Invece ha
scelto l'oro e si è chiusa fra le pareti di un utero
sterile.
Leggere le parole di
sua madre fa male perché pone in risalto la differenza fra
loro. Sua madre teneva a Kaien Cross, ma non l'aveva conosciuto che
tardi, attraverso le barricate; nessun rimorso per occasioni perse, per
il matrimonio con l'unico uomo che poteva concepire di amare.
Lei, Yuuki, ha toccato
con mano la terra oltre la barriera. Ha toccato la
libertà... e l'ha lasciata volare via.
Troppo tardi per
rimediare. L'altra metà si è spenta. Il collegio
è cambiato, nessun luogo dove andare. Nessun figlio in cui
cercare se stessa. Solo i meandri di un palazzo di uomini lupo e zanne
che non si sforzano di nascondersi.
C'è Kaname,
per fortuna. La sua rovina è anche la sua scialuppa.
Si aggrappa al suo
braccio, assorbendone familiarità, mentre si ritirano
omaggiati da mantelli e ventagli.
«Mi
rileggeresti le Chronica del preside,
stasera?» gli chiede. Il tesoro più prezioso, dopo
i suoi ricordi, e i nomi sono gli stessi.
Kaname accenna un
fantasma di smorfia. «Devo? Mi son venute a noia.»
Yuuki alza gli occhi e
si rende conto che è cambiato anche lui. Ci sono cose che si
vuole lasciare alle spalle, e desidera che lei faccia lo stesso.
Ma lei sa che non
è possibile, e si domanda quanto a lungo
resisterà senza quell'ultimo contatto.
A volte, un rimpianto
può trasformarsi in veleno.
end
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