Autrice:
PrincesMonica
Titolo:
You’re not Ok
Rating:
arancione per ora
Disclaimer:
I 30 Seconds to mars e soprattutto Jared
Leto non sono di mia proprietà, anche se ci sto lavorando.
Scrivo per delizia
personale.
Per la vostra
poca gioia, lo so, sono tornata XD
Ho bisogno di un
aiuto da voi lettrici: la nostra Eroina non ha nome. Ditemi che nome le
dareste e vedrò che posso fare ok? Altrimenti vi tocca avere
nuovamente la solita noiosa Monica e credo che vi siete anche stufate
di lei. Quindi mandatemi i nomi che vorreste darle.
GRAZIEEEEEEE
PROLOGO
C’era
qualcosa che non andava in quella quieta
oscurità. Jared lo sentiva a pelle che qualcosa era
sbagliato, che mancava
qualcosa al suo fianco. Allungò il braccio in maniera quasi
meccanica, ma
incontrò solo un cuscino soffice vuoto.
Lei
non c’era.
Non
che fosse una novità, in effetti. Normalmente
dormivano ognuno nella propria stanza d’albergo o cuccetta di
tourbus, eppure
quel giorno gli pareva sbagliato.
Sospirò:
si tolse la mascherina da viaggio e si rese
conto che il sole era già alto. Incredibile, aveva dormito
più di due ore di
fila. Probabilmente anche sei e avrebbe continuato a dormire, se lei
fosse
stata li con lui. Il letto sapeva ancora di loro, ma la stanza era di
una
desolazione imbarazzante.
No,
non andava bene così.
Borbottando
si alzò dal letto e si mise le prime cose
che trovò a tiro, una magliettina bianca della salute e un
paio di Jeans a vita
bassa. Non prese neppure la briga di pettinarsi, lasciando quella
capigliatura
alla Goku libera di esprimersi al meglio. Passò una mano sul
mento e notò che
la barba era cresciuta un po’ troppo. Doveva assolutamente
tagliarsela.
Arrivò
alla sala da pranzo e la trovò li, seduta con il
suo bicchiere di succo di frutta in mano e un pezzo di pane ricoperto
di
Marmellata rossa. A differenza di tutti loro, non beveva mai
caffè a meno che
non se lo preparasse da sola con la sua macchinetta. Odiava i
caffè lunghi,
specie nelle bicchieri di Carta e l’unica volta che lui
gliene aveva preso uno
da Starbucks, lo aveva lasciato sul tavolo.
Deglutì
pesantemente: i suoi capelli color del mogano
scendevano ordinati sulla schiena, quasi a ricoprirla del tutto. Stava
chiacchierando con Emma, ormai praticamente inseparabili da quando Lei
aveva
iniziato ad aiutarla nella gestione della band. E rideva, con quella
risata
tutta sua, a metà fra il cristallino di una bambina e la
malizia di donna quale
lei era.
“Dove
sei sparita?” le domandò brusco. Ok, si disse,
non era proprio quello il modo con cui voleva cominciare. Avrebbe
dovuto
salutarla, aspettare che Emma e gli altri se ne andassero ed iniziare
quel
discorso decisamente privato. Invece, a differenza di come affrontava
le cose
solitamente, era arrivato e sbam, spiattellata la verità
davanti a tutti. Forse
doveva farsi vedere da uno bravo, pensò veloce come un
fulmine.
“A
fare colazione? Comunque, buongiorno Jared.” Gli
disse guardandolo da sopra le lenti. Jared si sentì
imbarazzato in quel
momento, soprattutto perchè intorno a lui si erano fermati
tutti. Ma proprio
tutti.
“Non
è quello che ti stavo chiedendo e lo sai.” La vide
arrossire leggermente, ma mantenne lo sguardo fisso nel suo.
“Sono
andata nella mia stanza a dormire, come sempre.”
Ecco,
era venuto fuori tutto. Attorno a loro i ragazzi
si stavano tutti muovendo come se stessero sui carboni ardenti. Solo
Emma
continuava imperterrita a sorseggiare la sua tazza di caffè
e a sfogliare
l’ultimo numero di Vogue. Evidentemente le due ragazze
avevano già parlato
della loro situazione, del resto erano le uniche due cromosoma XX fisse
presenti nella crew e quindi avevano di certo legato e fatto fronte
comune per
resistere in mezzo a tutti gli uomini che le giravano attorno.
“Saresti
dovuta rimanere.”
“Scusa?
A parte che non mi sembra il momento dei
parlarne visto che sono cose private, ma mi hai sempre ripetuto che non
vuoi
che resti da te finito... insomma, capito no?”
“E
tu mi dai anche retta?”
“Tu
non stai bene, lo sai Jared? Dovresti farti vedere
da uno bravo.” Si alzò lasciando
tutti
gli altri che li osservavano imbarazzati.
Jared
deglutì vedendola andarsene: onestamente non
capiva cosa stava succedendo. Da parecchio tempo ormai sapeva
esattamente come
relazionarsi con le donne, chiunque essere fossero. Grupie, fangirls,
Echelon,
Emma e sua madre.
Lei
no. Non la capiva, non ci riusciva. Quando era
arrivata, mandata dal The Hive per aiutare Diana con i GT, era sempre
rimasta
lontana da lui, gli parlava poco e solo se doveva. Era subito entrata
in
sintonia con Shannon e Tomo, per non parlare di Tim con cui condivideva
un
smisurato amore per i Capitan Crunch. Solo con lui era rimasta lontana,
come se
avesse la peste. Eppure lo seguiva fissa con lo sguardo, sapeva
esattamente
dove trovarlo in una stanza.
Un’ombra
sembrava. La sua, discreta e tranquilla, ma
muta. C’era voluto un bel po’ di lavoro per
riuscire a farci un lungo discorso
che esulava completamente dal suo lavoro e le era parsa una persona in
gamba.
Svolgeva i suoi lavori con dedizione e tranquillità, non si
lasciava andare in
crisi isteriche ed era anche abbastanza metodica, non come Emma, ma ci
stava
arrivando.
E
a differenza della sua segretaria storica, lei
sorrideva tantissimo. A tutti. Ed era bellissima per quello. Era quel
sorriso
smagliante che il suo corpo aveva fatto uno strano sobbalzo e si era
imposto di
conoscerla al meglio. E non se ne era mai pentito.
Specie
quando l’aveva baciata la prima volta, su un
divanetto durante l’esibizione di Shannon dopo lo show di
Chicago. La musica
non era delle più romantiche, ma in quel momento, di
nascosto da tutti, in un
privèè totalmente priveè,
l’aveva assaggiata la prima volta ed era stato come
drogarsi. Ora non gli bastava mai, voleva la sua dose fin dal mattino.
Era
veramente messo male.
“Mi
domando, Jared, cosa stai facendo ancora qui.
Perchè non vai da lei e le parli? Mi pare ovvio che
dobbiate... risolvere
qualche cosa.”
Lui
si sedette al tavolo sbocconcellando dei biscottini
con le gocce di cioccolato.
“Non
c’è nulla da chiarire... in realtà sono
stato
troppo precipitoso e lei ha ragione. Ha dormito nella sua stanza,
esattamente
come ha sempre fatto.”
“Già,
però mi pare che tu non sia rimasto molto
soddisfatto della cosa.” Rincarò la Dose Shannon
sedendosi vicino a loro.
“Tu
farti gli affari tuoi, mai, vero?”
“Voglio
solo che il mio rfatellino sia felice e credo
che lei sia la ragazza giusta. Dai su, vi a scusarti per il tuo
comportamento
da maleducato. Non sta bene parlare di queste cose intime davanti agli
altri...
insomma, ci potrebbero essere orecchie indiscrete che
ascoltano.”
“Tipo
le tue?”
“Si,
esattamente.” Fece Shannon con un gran sorriso e
dandogli una pacca sulle spalle prima di uscire per la sigaretta di
rito.
“Shan
ha ragione. Ti sei comportato in maniera
decisamente inconsueta stamane, quindi forse dovresti farti un esamino
di
coscienza e capire che cosa ti ha portato a fare questo.”
Jared
osservò la sua ex segretaria, ormai produttrice e
Factotum della band e si chiese cosa aveva fatto di così
buono nella sua vita
per meritarsi una come lei. Vero che rompeva spesso le scatole e che
spesso si
comportava come un sergente maggiore dell’esercito, ma
stranamente sapeva
sempre dirgli le cose giuste al momento giusto.
Mise
le dita sulle tempie e se le massaggiò, come se
quel lento roteare potesse aiutarlo nella decisione da prendere.
Doveva
fare qualcosa.
Ma
cosa?
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