Particolari
inutili in quel caffè di Praga
Il caffè che
si erano fermati a bere era incredibilmente disgustoso e purtroppo
anche l'unico rimedio al freddo pungente che erano riusciti a trovare
prima dell'assideramento.
Ma alla fine cosa importava del caffè, si disse Jenna, era
un particolare insignificante in mezzo ad una miriade di altri
particolari assolutamente irrilevanti: stava ancora cercando qualcosa
che importasse veramente in mezzo a tutta quell'inutilità,
neanche la letteratura e l'arte, che erano praticamente la sua vita,
erano davvero importanti, ma con qualcosa doveva pur distrarsi nel
frattempo che la sua ricerca andava avanti, anche perché non
era sicura che “l'importante” fosse qualcosa che
avrebbe amato.
Seduto nel bar, davanti a Jenna, Andrea stava parlando, ma di cosa?
Nemmeno quello era importante. Spesso, pensava lei, le chiacchiere del
suo ragazzo erano solo un banale ornamento per farcire la situazione di
altri particolari inutili. Forse stava ribadendo per l'ennesima volta
la soddisfazione per la sua brillante idea di fare una piccola vacanza
a Praga quell'inverno, dopo tutto sarebbe stata solo la decima volta
che glielo faceva presente da quando erano usciti dall'albergo quella
mattina.
Erano passati due giorni dal loro sbarco all'aeroporto e Jenna si stava
ancora chiedendo quale colpa Andrea dovesse espiare nei suoi confronti
con questo improvviso interessamento ai desideri dalla sua fidanzata:
erano mesi che le era venuta voglia di vedere Praga, ma lui odiava
viaggiare ed odiava ancora di più le vacanze culturali che
Jenna progettava di quando in quando. Conosceva Andrea troppo bene per
non aver sospetti; ed improvvisamente aveva trovato in particolare che
non avrebbe dovuto considerare così irrilevante. Eppure
Jenna sentiva che non le importava particolarmente, era solo un altro
leggero fastidio.
Poi sentì distintamente, per la prima volta quella mattina,
Andrea dire qualcosa riguardo ad un “buon
scrittore”, non meglio identificato, che riusciva a rendere
interessanti anche le chiacchiere più banali.
Ironia della sorte! Non era certamente stato quel tipo a scrivere le
conversazioni giornaliere del ragazzo.
«Direi che se riesci a rendere argute ed interessanti
chiacchiere così futili che di certo fanno addormentare
anche agli interlocutori stessi, sei qualcosa di più di un
buon scrittore: sei un artista.» intervenne Jenna, senza
cognizione di causa.
Ci fu una breve pausa, perché ovviamente Andrea non si
aspettava un intervento da parte di lei, probabilmente la sua opinione
non era né richiesta né gradita, ma ormai non
aveva più importanza. «Un artista?»
mugolò lui con quel tono svogliato che la sua voce assumeva
quando Jenna se ne usciva con una considerazione che Andrea non
riusciva ad afferrare.
«Non è forse il massimo talento di un
artista rendere indimenticabili capolavori particolari quotidiani
altrimenti futili ed estremamente insignificanti?» si
giustificò Jenna mandando giù altro sorso di quel
caffè disgustoso, giusto per schiarirsi le idee.
«E tu sei un artista?» chiese senza
convinzione l'altro.
«No» non le era neanche necessario
pensarci «No, io sono l'insignificante.»
Andrea non obbiettò a quella risposta. Probabilmente, in
questo caso, era assolutamente d'accordo con lei.
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