THE DARK SILENCE OF THE WIND
Il cielo è plumbeo. Pesanti cortine di nuvole solcano
l’atmosfera. Diventa tutto più scuro in un
secondo. Le prime gocce bagnano le foglie verdi. È primavera
ma sembra tutto così sfuocato. Perduto. I tintinnii che
rimbombano tra i tetti delle case bianche si diffondono
nell’aria gravida. Amplificati.
Il campus è semi vuoto. Le poche persone si affannano per
trovare un riparo dall’imminente temporale. Lei,invece,rimane
lì. Immobile. Statica. In cerca,sembra,di qualcosa che non
trova. Seduta su una panchina di marmo,senza spalliera,con le mani
intrecciate in grembo. La vivacità dei vestiti stona a
confronto con l’assenza di luce del suo sguardo. I lisci
capelli biondo cenere sono attaccati alla faccia in ciocche scomposte
per via dell’acqua.
Passano minuti,ore,ma la sua immobilità continua. Immutata.
Ferma. I suoi occhi si posano,fissi,su punti indefiniti. Ma mentre
guarda,non vede nulla. Sente solo l’assenza del cuore che
neanche la magia può colmare. Ha provato a tagliarlo via, a
strappare via quell’organo che la fa amare così
tanto intensamente.
Riesce ancora a scorgere il sapore di lei tra le labbra. Fragola. Ha
sempre saputo di fragola. Di lecca-lecca per bambini. Di dolce.
Si era imposta di non pensarci. Di non pensare e basta. Ma
inevitabilmente la sua mente la prende in giro. Schernendola.
Furiosamente.
La notte non ha dormito. Non si ricorda neanche da
quand’è che non dorme. Non riesce più a
farlo da sola. Il letto è freddo senza di lei. Il letto
è troppo vuoto. Nel leggero torpore mattutino allunga il
braccio sinistro verso l’altra parte del materasso trovandola
inevitabilmente sgombra.
Si chiede se ha fatto bene a lasciarla. A lasciare l’unico
mondo che conosceva. Il suo.
È il suo primo amore. Adolescenza contagiata da pozioni e
potere. Fino all’ovvio crollo.
Quando si ha ciò che si vuole,si desidera sempre di
più,dicono. Insoddisfazione perenne. E la sua ragazza-la
chiama ancora così- è la rappresentazione della
fame. Avida d’energia. Di controllo. Ma una volta bastava
Tara a soddisfare questo sfacciato peccato di gola. Una volta era tanto
tempo fa. Ora ci sono solo Willow e i suoi poteri sempre crescenti.
Poteri che sembrano non bastare mai.
Ha riportato indietro Buffy,la sua migliore amica- per la Dea- e non
l’ ha frenata.la sua bramosia ha continuata a svuotarla della
sua anima rimpiazzandola con un surrogato luminoso e potente,ma non
vero. La sua aurea è cambiata,lo percepisce. E questo la
turba notevolmente. La rende nervosa.
Vede un futuro che non avrebbe mai ipotizzato –e desiderato-
per la compagna dai capelli di fuoco. Ma ora è nitido il suo
cammino. E ha occhi neri e chioma dello stesso colore. Ha il sapore del
sangue e l’odore della morte. Trema,impaurita,da questa
rivelazione. Ma decide di non capire. Si impone di sbagliare. La sua
Willow -oh lei- non potrà mai diventare
quell’essere orribile. La sua Willow non farà mai
una cosa del genere. Vero?
Cerca una risposta nel sibilo del vento fresco che accompagna fiori e
pollini. E l’unica cosa che sente è un silenzio
denso. L’ultimo respiro di un condannato. Quello che
percepisce -si dice- non le piace per niente. Proprio per niente.
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