Dog Training
°L'incontro°
Una melodia dai toni acuti si stava propagando da qualche minuto,
rendeva l'aria tersa dell'estate profumata di un'insolita fragranza. Il
bel sole illuminava prepotente il tetto di casa Higurashi e Buyo godeva
di quel calore, accoccolato su uno degli scalini della gradinata oltre
il tempio. Il suono di violino s'interruppe bruscamente. Izumi
scostò l'archetto dalle corde e guardò fuori
dalla finestra, per un attimo gli era sembrato di vedere qualcuno
aggirarsi nei pressi del Goshimboku. La sua immancabile
curiosità accese il suo animo e questa energia la spinse ad
andare a controllare, ma non trovò nessuno. Si
guardò attorno spaesata, era così sicura di aver
visto una persona in abiti tradizionali, poi notò la porta
del tempietto di un palmo aperta.
“Che si sia nascosto li?” Pensò colta
all'improvviso da un brivido di timore. Izumi si spaventava facilmente,
è vero, ma in vita sua non era mai stata il tipo di ragazza
che si tira indietro se impaurita. Aveva la costante ed insana idea che
affrontare ogni cosa che costituisse anche un solo leggero rischio le
conferisse più energia, e lei voleva essere forte. Si
avvicinò lentamente al tempio ed aprì piano la
porta scorrevole, per far entrare luce. Notò con disappunto
che l'ambiente era vuoto, non c'era nessuno. Entrò
inconsciamente e si appoggiò coi gomiti al bordo del pozzo
mangiaossa.
“Eppure io ho visto qualcuno, vorrei sapere chi
fosse...” I suoi occhi vagarono annoiati sugli angoli della
stanza, poi uno strano riflesso la catturò.
“Cosa, ma come...cos'è quello?!”
Pensò frastornata gettando uno sguardo al fondo del pozzo,
non se lo doveva forse aspettare buio e vuoto? No, quel pozzo era
luminoso perché al di là dell'apertura un tenero
azzurro cielo si stagliava nitido, squadrato dalle pareti di roccia.
«Quello... è il cielo? Il cielo per terra, sotto
terra, fra la terra...» Farfugliava insicura passandosi una
mano sugli occhi, timorosa che la vista le stesse giocando un brutto
scherzo. Rimase a bocca aperta, una macchia candida come cotone era
apparsa, sbucando da un lato e procedendo lentamente. Izumi si sporse.
«Quella è una nuvola? Non sto affatto avendo
un'allucinazione!» Corse fuori dal tempio sgusciando in casa
di fretta, non si tolse neppure le scarpe e si fiondò nel
salone. «Papà, presto vieni a vedere! Si vede il
cielo sul fondo del pozzo mangia ossa!!» «Non dire
sciocchezze Izumi, guardare troppo il sole ti avrà creato
qualche effetto ottico.» Le rispose lui continuando a seguire
interessato le notizie alla televisione. La ragazza gli
afferrò il braccio.
«Non sono così stupida, vieni a vedere!»
Gli disse nel pieno dell'eccitazione, dal corridoio apparve la madre.
«Cosa sono queste grida, Izumi?» Chiese
preoccupata. «Mamma, vieni anche tu!» Disse
trascinando il padre fuori di casa, lui la seguì per
assecondarla e quando giunsero al tempio la ragazza si
fiondò sul bordo del pozzo con un sorriso raggiante.
Scoprire qualcosa di sensazionale era una delle sue ambizioni
quotidiane, inutile dire che la tranquilla vita di una ragazza
qualsiasi di Tokyo non le offrisse molte occasioni per farlo. Ma lei
non era affatto una ragazza qualsiasi, e Sota Higurashi lo sapeva bene,
apparve proprio in quel momento alla porta del tempio assieme alla
madre di Izumi e scrutò preoccupato la ragazza.
«Vedi? Avevo detto che era solo un effetto ottico.»
Concluse il signor Eiji una volta osservata svogliatamente la
cavità buia e vuota, rivolgendo alla figlia uno sguardo
rassegnato. «Cara, quando smetterai di vedere un mistero
dietro ogni piccolezza?» Le chiese in un sussurro la madre
mentre il marito usciva dal tempio. «Giuro che l'ho
visto.» Affermò Izumi ancora perplessa. Sota
incrociò le braccia dietro la schiena e sospirò,
lungo tutta la sua esistenza non pensava che sarebbe capitato di nuovo.
La madre della ragazza raggiunse il marito dentro casa, premurandosi di
consigliare alla figlia di rientrare a sua volta. «Troppo
sole non ti fa bene.» Disse in lontananza.
«Io l'ho visto davvero, nonno.» Sussurrò
Izumi ancora intenta a fissare il profondo buio dell'interno del pozzo.
«Un cielo azzurro e delle nuvole, proprio sul fondo di questo
pozzo. Inoltre c'era qualcuno da queste parti, e sono sicura che
chiunque fosse se n'è andato da qui!»
Affermò poi girandosi e sfoggiando un'espressione convinta.
A quelle parole Sota impallidì. «Hai visto
qualcuno?» «Sì, proprio sotto il
Goshimboku, chissà forse era uno spirito che si è
rifugiato sul fondo del pozzo! O magari era un fantasma!»
Sentenziò intavolando qualche supposizione, questa
era l'abitudine a cui era più avvezza: lo sproloquio. Ma
Sota aveva un'idea tutta sua, una sola ma valida. “Sorella,
eri tu?” Pensò affranto. «Izumi, voglio
che non ti avvicini più al pozzo mangia ossa.»
Affermò poi perentorio. «Cosa?
Perché?!» Urlò stizzita.
«Nonno, tu mi credi vero? Lo sai che non sto mentendo, che
non ho avuto un'allucinazione! Forse dovremmo aspettare qui fuori,
magari quella persona tornerà e noi potremo...»
«Izumi!» La interruppe lui guardandola accigliato.
«Mai più ho detto.» Concluse, mettendo
fine allo spensierato divagare della nipote. La ragazza dovette
rinunciare a tanta autorità, suo nonno era sempre stato un
tipo speciale per lei. Sempre dolce, sempre accondiscendente, sempre
così orgoglioso della sua nipotina che tanto lo deliziava
con le dolci melodie del suo violino. Come poteva insistere a quel tono
burbero, non poteva. «Sì.»
Sussurrò arresa uscendo dal tempio e recandosi mestamente
dentro casa.
Sota la osservò, regalandole uno sguardo compassionevole
solo quando gli rivolse le spalle. “Non voglio che ti succeda
qualcosa e che te ne vada anche tu.” Pensò in una
nota di tristezza chiudendo la porta del tempio. Osservò il
Goshimboku con la tacita richiesta d'appoggio, il suo pensiero era
rivolto solo ad una persona, una che non vedeva ormai da
così tanto tempo. Già, quanti anni erano passati
ormai? Una sessantina se non più, sicuramente, e a quel
pensiero sospirò ancora. S'infilò dentro casa con
il lento incedere di un passo stanco, in quel mentre la bruna testolina
di Izumi apparve dal corridoio opposto e, molto lentamente,
sgusciò fuori di casa.
Una volta all'esterno corse rapidamente dal pozzo mangia ossa e tolse
la paratia che suo nonno aveva posto sull'apertura. Era ancora nero e
vuoto.“Dannazione, mi stai prendendo in giro stupido
pozzo?” Pensò offesa, per una volta che scopriva
qualcosa di fantastico, che potesse dipingere la sua normale
quotidianità con uno spruzzo di avventura, questo svaniva
come una mera allucinazione. E se l'avesse veramente avuta, magari un
fantasma le aveva voluto mostrare un'illusione, oppure era davvero un
effetto ottico?
«Accidenti. Pozzo mangia ossa, non mi nascondere questo
segreto.» Disse affranta rivolgendosi alla profonda
oscurità. «Non volevi mostrarmi qualcosa? Se ti
ritiri adesso, sei un vigliacco!» Disse d'un fiato stringendo
gli occhi, spaventata dall'idea di rassegnarsi una volta stuzzicata
così nel profondo. «Maledizione,
accenditi!» Urlò arrabbiata, ripensando al
disarmante sguardo remissivo del padre. «Per
favore.» Provò a chiedere con voce dolce.
Fissò per alcuni secondi il fondo avvolto nel buio, incerta
se continuare ad aspettare o andarsene rassegnandosi ad accettare
l'idea. Poi, colta dallo sconforto, si recò all'uscita.
“Che stupida sono, volevo vedere qualcosa di
meraviglioso.” Pensò, ma nel mentre che chiudeva
la porta scorrevole un tenero riverbero di luce accarezzò i
bordi del pozzo. Sussultò e sgranò gli occhi
nello stesso momento, prima di saltare giù dalle scalette.
Si affacciò e le labbra si distesero in un sorriso
soddisfatto. Il cielo, c'era di nuovo il cielo nel fondo del pozzo
mangiaossa. Izumi guardò incerta dietro di se,
andò a chiudere la porta scorrevole e scrutò di
nuovo l'azzurro sul fondo.
«Perdonami nonno.» Sussurrò prima di
scavalcare il bordo, si gettò senza indugio e la luce le
abbagliò gli occhi.
° ° °
Cielo azzurro, un bel sole luminoso, prato verde vivo, davvero un bel
paesaggio ma Izumi non capiva dov'era finita. Si guardò
attorno spaesata.
«C'è nessuno?» Gridò, ma
nessuno le rispose. «Che delusione, credevo ci fosse qualcosa
di sensazionale. Questo sembra un paesaggio normalissimo, carino ma
niente di diverso dal solito. Insomma, niente spiriti o strani
edifici.» Farfugliò cominciando a vagare qua e la
col corpo e con la mente, intenzionata a scorgere qualcosa che la
potesse interessare. S'inoltrò nel bosco e
camminò per alcuni minuti pensando a quali fantastiche
avventure avrebbe voluto vivere fra quegli stessi alberi, quando si
accorse che li stava narrando a voce alta e si fermò a
ridacchiare. In quel momento sentì un ringhio e altri rumori
provenire dalla sua destra, tese le orecchie cercando di identificare
quei suoni quando si accorse che le sue gambe si muovevano a sole.
Giunse in uno spazio aperto, vagò con gli occhi
sul pendio scosceso che aveva di fronte ed emise un gridolino. Di
conseguenza un paio d'occhi si posarono su di lei ed in quel mentre
Izumi capitolò.
Gridò spontaneamente, inorridita alla vista di una creatura
dalle carni dilaniate. Il sangue aveva imporporato tutto il verde
circostante, facendolo sembrare il sangue della terra stessa. Dinanzi a
quel cadavere troneggiava una figura dai colori chiari, che fissava la
ragazza con occhi predatori.
Izumi indietreggiò appena incontrò quegli occhi
azzurri avvolti da una spaventosa sclera rossa. Squadrò bene
l'essere e sentì d'aver perso la paura. Le sembrava in tutto
e per tutto una persona ma l'aria sinistra e l'insolito abbigliamento
lo coloravano di uno strano sapore di leggenda. Izumi sorrise
inconsciamente, a parte il sangue, quella vista gli piacque
infinitamente. «Hey!» Gli urlò.
«Tu sei un modello del posto? Un attore? Non è che
state girando la scena di un film e vi ho interrotto, vero?»
Disse mostrando un sorriso smagliante, quello strano individuo l'aveva
affascinata, che fosse per le particolari caratteristiche o per
l'ambiente dove l'aveva incontrato non l'avrebbe saputo spiegare.
Vagò con lo sguardo su quella strana pelliccia che vaporosa
gli pendeva dalla spalla, i lunghi capelli bianchi che brillavano come
argento al sole ed il viso dove i denti, che le stava digrignando,
luccicavano quasi allo stesso modo; all'improvviso si era dimenticata
di tutto il sangue che c'era. Si buttò giù dal
dirupo come avesse scavalcato una staccionata qualsiasi.
«Sto arrivando!» Avvertì, ma
quando ricadde a due passi da quel ragazzo lui le diede una spinta e la
fece sbattere violentemente contro la parete rocciosa. Izumi non si
rese conto di quel che era successo finché una fitta al
fianco la destò da una sorta di stasi e guardò il
ragazzo terrificata. Solo in quel momento notò degli artigli
appuntiti svettare fieri dalle sue dita imperlate di sangue.
«Cosa credevi di fare insulsa umana! Nessuno come te
può avvicinarsi al grande demone cane e restare
impunito!» Gracchio una voce dalla fiancata opposta. Izumi
girò la testa e per la prima volta notò una
piccola creatura verde imbracciare un lungo bastone. Gridò
inorridita facendo sfuggire un acuto stridulo alla propria bocca.
«Ma cosa siete voi?!» Chiese, ma quando
sentì la rabbia montare, assieme al dolore della botta
ricevuta, il suo sguardo mutò. «Hey tu!»
Urlò poi puntando il dito. «Chiunque tu sia come
ti permetti di attaccare in questo modo una ragazza, cosa ti avrei
fatto di male di grazia?!» Asserì minacciandolo
con il saettare del proprio indice. Di risposta ricevette solo un
ringhio sommesso ma lei non si scompose. «Stupida ragazzina,
rivolgiti al Signor Sesshomaru con il dovuto rispetto!»
Urlò il piccoletto.
«Maledetto rospo mutante.» Farfugliò
raccogliendo da terra due pietre. «Te lo do io il Signor
Sesshomaru!» Urlò lanciandogli uno dei sassi,
atterrandolo con un colpo alla testa. Izumi si girò verso
l'altro. «E ce n'è anche per te!» Disse
infuriata scagliando la pietra rimasta. Ciò che vide fu
confuso, un ringhio si mescolò ad una scia bianca, solo
all'ultimo momento si accorse di avere il volto furioso del ragazzo a
poco più di un metro. Quella vista la sconvolse, i suoi
occhi urlavano a chiare lettere: ti uccido! Di certo non era
il set di un film e quella belva bianca aveva appena ammazzato qualcosa
che non riusciva nemmeno a definire, avrebbe ucciso anche lei? Non lo
voleva sapere, scappò. “Dannazione chi cavolo
è quello li, ha due occhi che sembra un diavolo.”
Pensò terrorizzata all'idea di fare una brutta fine. Corse
tanto velocemente che non si accorse nemmeno di essere seguita
dall'incedere solenne del ragazzo, che avanzava senza fretta. Quando
Izumi gettò un'occhiata dietro di se sentì il
piccoletto borbottare qualcosa, soddisfatto. Mentre li guardava
sbatté contro il legno del pozzo e di fretta
cercò di entrare nella cavità, di risposta il
ragazzo compì un balzo e azzerò la distanza fra
di loro in un secondo. Izumi sussultò spiazzata e
capitolò all'indietro, cadendo nel pozzo. L'ultima cosa che
vide fu quella possente figura stagliarsi alla luce del sole e due
sinistri occhi assassini spiccare taglienti come pugnali. Le
sembrò di vedere ancora quell'immagine anche quando era
ormai scomparsa, le ci volle qualche minuto per rendersi conto che non
si trovava più dov'era prima, sulla cima vedeva il buio e
mai le parse così rassicurante. Si mosse solo quando
sentì una fitta alla schiena e la sua mente finì
di convincersi che non era affatto stato un brutto sogno.
Scalò la parete e si fiondò sulla porta
scorrevole aprendola di scatto. Osservò il Goshimboku in
lontananza e la sagoma della propria casa, si sentì
tremendamente sollevata. S'infilò nell'abitazione cercando
di essere più silenziosa possibile e inaspettatamente
nessuno la notò.
“Cos'era quel posto?” Si chiese una volta distesa
sul proprio letto. “E chi erano quei due?” La luce
che filtrava dalla finestra illuminava l'ambiente in modo rassicurante
e Izumi si sentì incredibilmente protetta fra quelle quattro
mura. Il suo cuore s'era calmato ma le dolorose reminiscenze della
botta subita si ripresentavano intermittenti. “Sesshomaru ha
detto quello sgorbio. Che sia un qualche spirito vendicatore? No, il
piccoletto ha detto grande demone cane. Un demone.” Quando
quella parola echeggiò nella sua testa si alzò e
pochi secondi dopo comparì davanti alla ricca libreria della
casa. Quello scaffale era pieno di leggende e testi antichi, sapeva che
se cercava informazioni sui demoni ne avrebbe trovate più lì
che altrove. Saettò con gli occhi indagando i vari titoli.
«Cerchi qualcosa?» Izumi sussultò
girandosi di scatto, si rilassò solo quando vide il volto
perplesso di suo padre. «Sì, un libro sui
demoni.» «E da quando ti interessi a questo genere
di argomenti?» Sbuffò sorpreso. «Giorni
fa il nonno me ne ha parlato e ora sono curiosa.»
Mentì, vide il padre sospirare e poi scegliere con
accuratezza un pesante tomo dallo scaffale. «Ecco, questo
parla di mitologia e creature varie.»
«Grazie.» Izumi corse in camera e
sfogliò quel tomo ricco di immagini e dettagliate
descrizioni. Giudicò severa ogni paragrafo, ogni immagine,
ogni titolo finché il suo sguardo si posò su una
raffigurazione in particolare.
«Pffff AHAHAHAHAH!!!!» Scoppiò a ridere
incapace di trattenersi e sbatté la mano sulla pagina prima
di guardarla ancora. «E così il piccoletto
è un kappa, davvero pessimo, davvero pessimo!»
Disse girando pagina e ne girò ancora molte prima
d'interessarsi nuovamente a qualcosa. Fu così che lesse
delle leggende dei demoni cane e vide le dettagliate immagini di bestie
grandi come nuvole, che nel cielo inscenavano grandi battaglie con
altri terribili demoni. «Sesshomaru, e così tu sei
uno di questi?» Sussurrò incantata, accarezzando
la superfice della stampa di un candido cane dalle dimensioni
imponenti, sovrastare le nuvole fiero e maestoso. Izumi
sospirò sconsolata. «Sembrano splendidi
raffigurati qui, ma quello che ho visto io era una belva. Mi ha
ricordato piuttosto un lupo, oppure un cane randagio!»
Sbuffò senza rendersi conto che stava parlando, si
portò la mano alla bocca e osservò titubante la
porta. “Però era così bello.”
Si disse poi nei suoi pensieri lasciando che le proprie labbra si
distendessero.
Il giorno seguente Izumi provò ad entrare nel pozzo, ma le
mancò il coraggio. Dopotutto se non ci fosse caduta dentro
in tempo quel demone l'avrebbe uccisa e questo bastava a scoraggiarla.
Eppure la sua curiosità irrefrenabile si rivelava
sufficiente per ripresentarsi davanti al pozzo più volte al
giorno tutti i giorni, guardinga che i parenti non se ne avvedessero.
Ma per quanto fosse ansiosa di vedere ancora quella creatura, il
ricordo di quegli occhi animaleschi dalla sclera rosso sangue la
facevano rabbrividire. Finché il quinto giorno non si rese
conto per la prima volta che quegli occhi predatori incollati addosso
in qualche modo le erano sembrati affascinanti, si era sentita preda e
per qualche ragione, fra il timore e la paura, si rese conto che quella
situazione l'aveva emozionata incredibilmente.
«Uffa.» Borbottò scorrendo gli occhi fra
i vari flaconi di detersivo. Izumi stava facendo la spesa e ogni tanto
si ritrovava a pensare a quel demone ed i suoi occhi, sorprendendosi
nel parlare a voce alta, come sempre. Si muoveva fra la gente ed
indagava lo sguardo di ognuno cercando un paio d'occhi che potessero
somigliare a quelli stupendi che rammentava di continuo. «Che
noia.» Sibilò amareggiata dal rendersi conto che
nessuna delle persone presenti potesse anche solo ricordargli gli occhi
di Sesshomaru.
«Sesshomaru.» Sussurrò fermandosi
incantata. Notò che si era ritrovata davanti ad una lunga
fila di libri esposti su scaffale, tra tutti adocchiò subito
uno dalla copertina gialla sulla quale svettava la foto di un uomo e di
un cane che giocano. Il titolo rosso a grandi caratteri troneggiava
sopra di loro, evidenziato da un rilievo delicato pronunciava a
chiare lettere: Dog Training. Izumi si sentì improvvisamente
folgorata, le sue labbra si allargarono in un sorriso smagliante ed i
suoi occhi, improvvisamente luminosi, si strinsero appena e trafissero
il libro con un arpione immaginario.
La stanza di Izumi era appena diventata ermetica, con la porta e la
finestra chiuse e la serranda abbassata, la ospitava come un gioiello
prezioso nella propria scatola. Sulla scrivania invece troneggiava un
preoccupante giallo canarino e la ragazza, fieramente seduta davanti ad
esso, lo scrutava con avidità e malizia.
«In fondo, è un cane. No?» Chiese a se
stessa prima di concedersi un battito di mani, scaricando l'emozione
che la rendeva tesa ed ansiosa. Allungò la mano e
girò la copertina, incollando gli occhi sul proprio acquisto.
Dog Training
Qualsiasi cane può essere addomesticato, non ve
n'è uno al mondo che faccia eccezioni. Vi basterà
seguire questa semplice guida per rendere un cane il vostro migliore amico,
nonché fedele e ubbidiente compagno.
Note: Izumi Higurashi è rimasta colpita da Sesshomaru
già dal primo incontro ma capisce da subito che è
una creatura scostante e pericolosa. Nonostante ciò trova la
sua soluzione in un libro che parla di cani, come addomesticarli ed
educarli, trovando affinità con l'essere demone cane di
Sesshomaru nutre buone speranze. Cosa succederà mettendo in
pratica gli insegnamenti appresi dal libro? Spero di avervi
incuriosito, perché Izumi è pazza e potrebbe
sorprendevi!
Ci tengo a precisare che il titolo del libro della storia l'ho inventato, non l'ho
ripreso da nessun libro in circolazione però non escludo
affatto la possibilità che esista un libro intitolato
così!!
Saluti, Kain
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