C'è una
leggenda, nella regione di Hoenn. Una bella, senza
cataclismi di sorta. Parla di stelle.
Narra che, tanti secoli orsono, la principessa Orihime, relegata sulla
sponda del Fiume d'Argento, cantasse ogni notte una canzone. Una
canzone d'amore, ovviamente,
dedicata al suo amato Hikoboshi, che
viveva sulla sponda opposta del fiume. Piangeva, la principessa, mentre
cantava con la sua voce pura e cristallina; regalava tante lacrime alla
notte, nella tacita speranza di commuovere il padre, che l'aveva punita
per il suo sentimento. E si narra che un giorno una di quelle lacrime
cadde, e scivolò lungo il manto blu del cielo per poi
atterrare sulla Terra. Ma non era semplice acqua di sale, quella
lacrima; era una perla: una gemma figlia di un sentimento troppo esteso
per essere contenuto da un fragile corpo di ragazza; troppo intenso,
per non cercare di traboccare dagli occhi del suo involucro umano. E
quella lacrima generò un Pokèmon. Una creatura
speciale, non tanto per la sua provenienza, quanto perchè
personificazione e testimonianza del più puro dei vincoli.
Il Pokèmon rappresentava la speranza della principessa,
l'essenza stessa dei desideri, e si dice avesse il potere di esaudire
ogni richiesta gli venisse fatta, ma solo se scritta su un bigliettino
e attaccata sulla sua fronte. Gli uomini ne approfittarono, e il
Pokèmon, sfinito da tante richieste, la maggior parte delle
quali prettamente materiali ed egoistiche, si addormentò in
un luogo nascosto. Si racconta che possa essere risvegliato per una
settimana ogni mille anni, ma solo da un canto melodioso, simile a
quello della sua principessa; e che in quella settimana realizzi tutti
i sogni e i desideri di chi ha il coraggio di tradurli su carta e
appenderglieli alla fronte. Tuttavia, allo scadere del settimo
giorno... egli torna nuovamente al suo millenario riposo.
Ma tu non credi a queste leggende, vero Haruka?
No che non ci credi, anche se al tuo fianco, racchiuso in una
pokèball, viaggia il mitico creatore di tutti gli oceani.
Dovresti come minimo concedere a quest'ennesimo racconto il beneficio
del dubbio. E forse lo fai, inconsciamente, dal momento che ti trovi
ancora qui, di fronte a questa roccia bianca. Perchè sei
qui, Haruka? Perchè, una volta appurato che lui non
c'è - ancora - , non te ne vai via da Verdeazzupoli, e
prosegui il tuo girovagare?
Allunghi il braccio verso la roccia, finchè i tuoi
polpastrelli ne sfiorano la liscia superficie. E' fredda, ma piacevole
al tatto. Continui a disegnarci sopra linee immaginarie, cedendo alla
morbida sensazione, tanto che per un attimo sembra che sia il masso ad
accarezzare te.
Sorridi nel buio. "Che
sciocchezza", pensi.
La roccia è talmente bianca che sembra brillare di luce
propria; una piccola, pallida luna priva di crateri. Ogni punto della
sua superficie pare urlarti di scriverci sopra qualcosa.
"Che sciocchezza",
ti imponi di pensare, con crescente irritazione.
Ritrai la mano, infilandola in tasca.
La ragazza che si reca lì ogni mattina sembra crederci,
invece. La incontri spesso, nelle tue periodiche visite a
Verdeazzupoli, e ogni tanto scambiate due parole. Ti piace il suo
ottimismo, la sua incrollabile fede nel potere dei desideri, e le sue
parole hanno il potere di convincere temporaneamente
anche te. Ma non
ti hanno ancora persuaso ad attaccare un bigliettino a quella roccia.
"Tanto vale esprimere un
desiderio ad una stella cadente."
Sospiri, scuotendo la testa. Ma i tuoi occhi si fiondano immediatamente
sulla volta celeste sopra di te, pronti a cogliere anche la
più piccola, provvidenziale scintilla. Ma gli astri
rimangono lì, immobili, con la loro luce intermittente che
sembra schernirti, incastonati nel loro vellutato fluido nero e
perfettamente in equilibrio con la forza di gravità.
Te l'aspettavi davvero, la stella cadente, Haruka? Una roccia - ironia
della sorte! - pronta ad accorrere al richiamo di un'anima assetata di
sogni? Come se poi tu fossi l'unica persona al mondo a possedere dei
desideri. Se per ogni ambizione sussurrata cadesse una stella, il cielo
ne sarebbe privo.
Abbassi nuovamente lo sguardo, e la roccia è ancora
lì che irradia pallore. Le volti le spalle, avvertendo
all'improvviso tutto il peso della tua solitudine.
E' facile per le stelle ammiccare: sono tutte riunite in milioni a
popolare le galassie, in compagnia l'una dell'altra. Son talmente fitte
che non lasciano alcuno spazio alla solitudine. Ogni essere vivente si
sente solo, osservando un tale cielo.
Un nuovo sospiro abbandona le tue labbra, mentre pensi che, alla fin
fine, nemmeno la principessa Orihime doveva essere così
abbandonata a sè stessa. Istintivamente, sfili la mano dalla
tasca e la porti sulla cintura: le tue dita tastano la rassicurante
forma di una pokèball. No, nemmeno tu sei del tutto sola. A
tentoni raggiungi la prima sfera a sinistra, quella che cerchi. Un
'clic' rimbomba nel silenzio ovattato, e il buio viene lacerato da un
fascio di luce rossa, che subito prende la familiare forma del tuo
Blaziken. Il Pokèmon non emette un verso, ma si limita ad
osservarti in attesa. Gli sorridi.
"Vieni, Blaziken, andiamo a vedere le stelle."
Ti avvii lungo il sentiero che porta alla spiaggia, e il tuo
Pokèmon ti segue docile. Emette un verso gutturale, che
probabilmente manifesta il suo stupore per il panorama. E a ragione: la
vista, da quel promontorio, è semplicemente meravigliosa.
Non resisti, e alzi lo sguardo anche tu. Mille puntini colorati si
infrangono sulle tue iridi, regalandoti la visione mozzafiato di una
Verdeazzupoli tutta illuminata. Quasi tutta, rettifichi amaramente,
mentre i tuoi occhi esperti riconoscono la sagoma grigia dell'unica
casa buia.
"Non dovevi guardare."
Acceleri il passo, tremante, voltando ancora una volta le spalle a
ciò che ti sta davanti. Blaziken ti imita senza esitazione.
E finalmente le tue scarpe affondano nella sabbia fresca, che
prontamente vi si infila a fiotti. Le sfili senza troppi complimenti,
lasciando che i granelli ti accarezzino le piante affaticate. Le onde
del mare ti entrano rombando nelle orecchie, e tu lasci che il loro
dolce frastuono zittisca il fastidioso ronzio dei tuoi pensieri. Il
mare è calmo, come il cielo, ma più fluttuante,
vivace; pur riflettendo in tutto e per tutto la sua
controparte stellata.
"Forse
è per questo che il mare è
così vivo," - pensi - "è privo di stelle.
Quelle
pietre crudeli non lo bucano come fanno con il cielo, non lo feriscono.
Ecco perchè sembra sempre così allegro."
Ciononostante, è il cielo che ti viene voglia di osservare.
Fai cenno a Blaziken di avvicinarsi, mentre ti sdrai sulla sabbia. Le
piccole dune ti massaggiano piacevolmente la schiena. E tutte le tue
convinzioni, tutto il tuo testardo pessimismo, si trovano a fare i
conti con l'apoteosi del sublime. Grandezza che si esprime in
piccolezza, attraverso minuscoli frammenti. L'infinita
immensità di un cielo cosparso di stelle si apre al tuo
sguardo stupito, come un'enorme coperta di velluto trapuntata di
miliardi di aghi luminosi che ti si dispiega davanti. La sensazione di
solitudine evapora, scacciata dalla prepotenza di tutta quella luce
calda.
"E' come se le stelle mi
stessero invitando ad unirmi a loro..." -
fantastichi, sorridendo sognante. E non ti accorgi che tutto quel
calore ha alimentato la piccola fiammella che custodisci ancora nel tuo
cuore, e che invano hai tentato di soffocare. La speranza cresce e
divampa, scioglie la prigione di ghiaccio che le hai costruito intorno
per arginarla; e tu la lasci fare, sentendo come dinnanzi ad uno
scenario del genere tutto sia possibile.
"...Potrei persino
permettermi di esprimere un desiderio."
Come richiamati da queste parole silenziose, tutti i tuoi sogni
più reconditi, tutte le tue ambizioni e le tue
volontà più intime ti si affollano alla mente,
chiedendo a gran voce d'uscire, ognuna che vorrebbe esser la prima. Ed
una su tutte attira la tua attenzione: è la meno chiassosa,
la più timida, forse perchè sa di essere la
più preziosa. Giunge direttamente dal cuore, ed è
a lei che tu decidi di dare priorità. La senti finalmente
affermarsi nella tua mente, imprimersi nel tuo cervello e sopraffare
tutte le altre, per poi scivolare con grazia sinuosa fino alle tue
labbra.
Le schiudi, e lasci che~
No. No. Non
puoi sprecare così un desiderio come quello,
è troppo importante. Deglutisci strizzando gli occhi,
inghiottendo parole dolci miste a fiele; eppure non te ne penti: hai la
sensazione che pronunciare quelle parole equivarrebbe a privarle di
tutto il loro significato, del sentimento che le pervade - della loro
luce. Devono rimanere mute.
Ma poi la vedi. Non ci avevi minimamente pensato, sebbene l'avessi
inconsciamente sperato per tutto quel tempo, e adesso eccola palesarsi
ai tuoi occhi: la scia luminosa di una stella solca per un attimo il
cielo, lasciando cadere
nel vuoto un invito che non puoi non afferrare.
Chiudi ancora gli occhi, ripercorrendo mentalmente la lunga lista dei
tuoi desideri e cercando di mantenerti il più lucida
possibile.
"Scegli con cura, una
simile occasione potrebbe non ricapitarti
più."
Riapri le palpebre e, dopo aver gettato una rapida occhiata al Blaziken
steso accanto a te, pianti decisa lo sguardo nel punto in cui sei
sicura di aver visto sparire la stella.
Sorridi lievemente, mentre sussurri: "Desidero la salute per me e per i
miei Pokèmon."
Ecco, l'hai fatto. In barba alla coerenza, certo, ma la sensazione di
completezza che provi adesso è impagabile. Ti rimane solo il
retrogusto dolceamaro del rimpianto, di quel desiderio taciuto che
grida al tradimento, e che ha il sapore di un'occasione sprecata.
"Non m'importa." - ti lasci sfuggire ad alta voce, attirando
l'attenzione del tuo Pokèmon. Cerchi una scusa plausibile
per tranquillizzarlo, ma vieni interrotta ancora una volta. Una. Due.
Tre. Cinque, sei. Sono stelle cadenti, e sono tante. Ma
soprattutto
sono lì, davanti ai tuoi occhi, e tu stai a guardare con
un'espressione oltremodo stupida,
più che stupita. Di nuovo,
cerchi freneticamente un desiderio giusto, altruista. Uno leggero, che,
durante il tragitto verso l'orizzonte, non pesi sulla fragile schiena
della brava roccia volante che se ne farà carico.
E così, tra pace, felicità e amicizia, affidi
alle stelle i tuoi desideri più puri, i meno impegnativi, e
lasci che volino via, mantenendo invece a distanza l'unico che vorresti
davvero esprimere. La leggera sensazione di vuoto che provi ti
impedisce di convincerti di star osando troppo.
E va bene così.
Da quanto sei lì ad osservare le stelle, Haruka?
Da un tempo sufficiente a farti ritenere che sia ora di andare. Ti
rialzi da terra, facendo leva sulle braccia intorpidite, e inciti
Blaziken a fare altrettanto. Ti sforzi di ricacciare indietro la
sensazione di rimpianto, senza però riuscire a ricostruire
la prigione di ghiaccio attorno alla speranza, la cui fiamma ora
splende copiosa.
"Lasciamola brillare,
per questa notte."
Ti rinfili le scarpe e percorri la strada a ritroso, senza gettare
ulteriori occhiate al cielo notturno. Passo dopo passo ti ritrovi sul
promontorio, e alla tua sinistra il sentiero che ti
riporterà in città si snoda nel buio. E'
un'oscurità sottile però, intangibile, come un
velo sugli occhi. E, voltandoti, capisci perchè: la roccia
bianca se ne sta lì, come un fanale, ed il suo candore
risulta quasi abbagliante. Ne vieni attirata come una falena, e prima
di potertelo impedire ti avvicini. Tendi ancora il braccio, un tantino
timorosa di poterti realmente scottare. La pietra è ancora,
sempre
fredda.
Un pensiero ti colpisce: "E
se fosse una stella caduta?"
Cerchi lo sguardo di Blaziken, come a chiedergli conferma, e lo trovi
pochi passi dietro di te che fissa guardingo la roccia.
Sorridi, mentre un'idea si fa strada sempre più velocemente
nella tua testa - o forse nel tuo cuore.
Frughi freneticamente nel marsupio che porti in vita, e ne tiri fuori
una strisciolina di carta. In pochi istanti fa la sua comparsa anche
una penna - chissà in quale città l'hai comprata.
Affidi il Pokènav a Blaziken, in modo che ti faccia luce con
lo schermo - la roccia
non basta.
Ti pieghi sulle gambe, poggiando il foglietto su un ginocchio, e ci
scarabocchi sopra qualcosa. Sempre sorridendo, rimiri la tua opera e ti
chini sullo strano masso, poggiandovi sopra il tuo messaggio. Tutto
sommato pare che regga, magari non scivolerà via.
Riponi penna e Pokènav a posto e ti allontani, le labbra
ancora incurvate in quel sorriso furbo. Guardi un'ultima volta la
roccia, indecisa se pronunciare o meno parole di commiato. Opti per il
no, e dai le spalle al tuo stesso gesto.
"Ormai è
fatto, sarà quel che sarà. O
sarà quel che non sarà."
Con un cenno del capo inviti Blaziken a seguirti, e dopo qualche
istante lui obbedisce. Potresti quasi metterti a saltellare. Hai appena
rivelato ad una roccia il desiderio che ti sta più a cuore,
quello che non hai affidato nemmeno alle stelle. E l'hai fatto senza
pronunciare quelle cinque, semplici parole:
"Fa' che torni da me."
L'hai espresso tacitamente, e poco importa se stanotte si
alzerà il vento e quel bigliettino volerà
chissà dove, poco importa se la ragazza che passa per di
là ogni mattina lo leggerà davanti a tutta la
città - mica ti sei firmata; se la prossima volta che
tornerai a Verdeazzupoli arrossirai violentemente e inspiegabilmente al
ricordo, se qualche bambino impertinente lo prenderà e
straccerà. Per questa notte puoi sperare. Dopotutto, pare
che lassù le stelle ti ascoltino.
Nonostante ciò, tieni gli occhi bassi, quando il panorama
della città tutta illuminata ti si para davanti. E, in
questo modo, non ti accorgi che nella casa buia le luci adesso sono
accese.
Questa oneshot mi
è venuta praticamente di getto, pensata
durante le varie ore di studio matto e
disperatissimo.
Probabilmente
è ispirata anche alla mia tesina, che parla proprio delle
stelle. Prendiamolo come un incoraggiamento per l'esame orale xD
Alcune spiegazioni:
prima di tutto, "Haruka" è il nome
giapponese di Vera, per il cui significato vi rimando a Bulbapedia.
Il
contesto della storia è il videogioco di Pokèmon
Zaffiro (che è quello a cui ho giocato io), ma in
realtà Smeraldo, dato che è lì che
Rocco Petri (Daigo in giapponese) si diverte ad andarsene in giro per
il mondo. Sì, perchè è lui il
misterioso "lui" cui accenno, e il nome della coppia è
"Hoennchampionshipping"
(pubblicità non troppo occulta) :)
[anche se ultimamente mi sta attirando anche la Originshipping,
hmm...
] Se vi ricordate, lui
ha una casa a Verdeazzupoli (il cui nome in
giapponese ignoro e su cui ho preferito glissare, onde evitare ancora
più confusione), nella quale lascia un Beldum ed una
lettera, in Pokèmon Rubino/Zaffiro, dopo averlo battuto alla
Lega. E in tale lettera afferma appunto di volersene andare, ecc.
ecc.... Se ricordate, Daigo era un appassionato di pietre rare, per cui
ogni riferimento alle rocce non è casuale :) Le
parti in
corsivo sono i pensieri di Haruka.
Alcune note:
- "Nagareboshi" vuol
dire "stella cadente" in giapponese.
- I più
informati tra voi avranno riconosciuto nella
leggenda che narro brevemente all'inizio quella del Tanabata, la festa
giapponese che si celebra il 7 luglio.
- La storiella sulla
lacrima e sull'origine del Pokèmon
è frutto della mia fantasia, ovvero puramente inventata, ma
si ispira ad una leggenda metropolitana sul videogioco, che voleva che,
al 99° lancio del razzo a Verdeazzupoli, al posto della roccia
bianca lì vicino apparisse Jirachi.
- ... E'
Jirachi il Pokèmon citato xD
- Il "mitico
creatore di tutti gli oceani"
è Kyogre, il
leggendario catturabile in Pokèmon Zaffiro.
- La ragazza che cito
esiste veramente nel videogioco, e sta sempre
vicino alla roccia bianca. Dice anche qualcosa a proposito dei desideri
sui bigliettini.
- Ho tirato in ballo
Blaziken perchè è stato il
mio starter nel videogioco.
Le eventuali
interpretazioni della conclusione, così come
quelle di tutta la storia, le lascio a voi ;)
Mi eclisso, già che parliamo di
universo [ahah... no], e
vado a studiare, che sarebbe proprio il caso...
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