Nota: questi li ho trovati
su un vecchio quadernetto di appunti. Sono stati scritti poco
dopo la serie di Memento e poco prima di Breath
(of death)
e... va bene, non ve ne frega niente XD Era solo per dire che ce ne
sono tre e basta. A meno che Kubo non ci ridia Ulquiorra.
Si pongono in
un'ipotetica timeline col nostro ritrovato e sistemato =)
DISCLAIMER:
pensate che Ulquiorra sarebbe morto, se Bleach fosse mio?
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Frammenti
#01
Interezza
Nella sua
lunga vita, Ulquiorra non ha
mai incontrato un Vizard (ed è strano, innaturale, dovrebbe
impensierirlo: il suo occhio vede tutto). Non ha nome per
l'individuo che gli si para davanti indossando una maschera viva, se
non "shinigami". Solo che quello – Ichigo Kurosaki
–
non è un semplice dio della morte.
Capisce come
funziona, comunque, e lo
disprezza.
Creatura a
metà, senza orientamento
né sostanza, potere instabile. Facile morte.
Finché,
nel cadere, sconfitto, non lo
sfiora un pensiero.
Se nelle
entità complete alberga anche
il nulla... è possibile nel nulla (negli hollow) quiesca
anche una
scheggia di interezza?
Words: 100.
#02
Metamorfosi
Alza il viso
al cielo notturno, nel
tentativo di restare cosciente. Orihime lo bacia. (E' troppo.) Tutto
è scuro sopra di loro e chiaro dove si perdono le distese
della
città, un puntillismo cangiante di luci. Dentro di lui
decantano
sole e calore.
E' lei la
sorgente, inesauribile e
generosa; lei, capace di mutare il buio in speranza, la sterile
vastità del deserto in oasi. Lei che ha fatto germogliare
una pianta
là dove non c'era seme. Sente indugiare una mano sul suo
petto e va
alla deriva. E' completo, ora.
«Grazie»
dice, pensa – trasforma in
energia.
Percepisce il
suo sorriso. «A te.»
Words:
105
#03
Umanità
La seguirebbe ovunque, anche in capo al
mondo (e, pensandoci, vi sono già stati). Non è
solo
preoccupazione, è piacere e paziente masochismo.
Accompagnarla in
giro genera i prodromi di un'emicrania colossale; ma il peggio non
è
quello, né guardarla saltare da un reparto all'altro del
primo
negozio di un fine settimana.
Il peggio
è l'anima bombarola che il
carnevale non manca mai di tirarle fuori. Dei due, sinceramente,
credeva di essere il più dannoso.
I suoi amici
la salutano con gioia
mentre si mescola a loro, armata di gavettoni alla paprica. Naturale;
non sono loro il bersaglio di fine giornata.
Orihime gli
traccia due sbafi di
schiuma rossa sulle guance, coi pollici. Un brivido gli corre lungo
la schiena.
«Quasi
come prima» dice, e ride,
credendo di consolarlo. «Un po' mi mancano, sai.»
A lui no.
Words: 140
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