“Merlino,
che stanchezza!
Quanto vorrei buttarmi sul letto e dormire una vita
intera…”
Questi a grandi linee i pensieri di un uomo che si era appena alzato
dal divano e, dopo un abbondante spuntino base di pudding ai mirtilli e
succo di zucca ghiacciato, si accingeva ad affrontare il lungo e
faticoso viaggio che dal salotto di casa sua lo avrebbe portato, su per
le scale, alla camera da letto.
Trascinava i piedi lungo il corridoio come se ogni singolo centimetro
di moquette fosse in grado di prosciugare le poche energie
vitali rimastegli. Prosciugarlo a tal punto da farlo cadere
addormentato lì, sull’ingresso di casa. Cosa che
avrebbe senza dubbio fatto prendere un infarto a Lily il mattino
seguente, e che gli avrebbe fatto guadagnare una sgridata epica, di
quelle che non riceveva da quando sgraffignava leccornie dalle cucine
di Hogwarts con gli altri Malandrini.
Solo James Potter sapeva quanto la prigionia potesse essere faticosa e
stressante. Ma d’altra parte lo faceva per la sicurezza della
sua Lily e del loro piccolo Harry. Se c’era una cosa che
James non si sarebbe mai perdonato, avesse vissuto anche 100 anni, era
che i suoi cari potessero soffrire a causa sua.
Sarebbe morto piuttosto.
Questa era anche la ragione per la quale, dopo essersi spinto fino al
piano superiore della villetta di Godric’s Hollow che
abitava, si sentiva più tranquillo nell’
udire il respiro regolare di sua moglie o il battito veloce del piccolo
cuore di suo figlio. Aveva imparato a riconoscere i suoni che
più lo tranquillizzavano. E per quanto quest’
abitudine potesse risultare strana, lui amava rimanere in piedi, in
mezzo al corridoio nel cuore della notte, solo per ascoltare quei
segnali di vita, per accertarsi di non essere solo. Aveva imparato a
sue spese questi trucchetti per far si che la notte risultasse meno
inquietante.
Sin da quando era a Hogwarts, e il buio impenetrabile del tunnel cavo
sotto il Platano Picchiatore gli offuscava i sensi… James
sapeva come fare. Allora ascoltava i lamenti sommessi di Remus, i
guaiti spavaldi di Sirius e persino lo squittio di Peter e si sentiva
subito al sicuro.
E ora, dopo quasi 10 anni, era ancora lo stesso.
Dopo lunghi attimi di contemplazione si decise a entrare in camera da
letto e con estrema delicatezza si sedette sul letto, attento a non
svegliare Lily. Ma Merlino solo sapeva quanto quella donna avesse il
sonno leggero.
“James, che ti prende? Non ti è bastata la
cena?” mormorò contro il cuscino.
“Non ti si può nascondere niente a te, vero,
Evans?” rimandò l’uomo, sedendosi con le
spalle alla moglie e sfilando la maglietta del pigiama. La cuscinata
sulla nuca che ricevette come risposta lo colse del tutto
impreparato, tanto da farlo piegare in avanti e fargli cadere gli
occhiali lungo il naso. Si girò lentamente, sorpreso. La
dolce Lily, ora completamente sveglia, era in ginocchio al centro del
letto, la sua arma ancora in mano, tesa in avanti e pronta a colpire di
nuovo.
“Vuoi la guerra?” chiese il moro raddrizzandosi gli
occhiali.
Lily alzò un sopracciglio, con aria di sfida, e
gli lanciò addosso il cuscino.
James lo prese al volo e lo gettò a terra, mormorando
qualcosa di vagamente simile a un “E guerra
sia…”. Poi si gettò di peso sul letto,
e atterrò la moglie, sopraffacendola con un mix di solletico
e baci sul collo, una specialità Made in Potter.
“James, ti prego, pi-piano…” fu
l’unica cosa che Lily riuscì a dire, ridendo a
crepapelle.
“Oh, mia cara… l’hai voluto
tu!” le rispose il marito continuando la sua tortura, senza
accorgersi che intanto la moglie era riuscita ad afferrare la bacchetta
dal comodino.
“James ti giuro che se svegli Harry, lui sarà
l’unico figlio che ti sarà concesso di
avere” esplose la donna, frapponendo tra lei ed il marito la
bacchetta magica, che puntò velocemente al cavallo dei
pantaloni di lui. Purtroppo per la giovane però, si trovava
ancora sdraiata con il moro a cavalcioni sopra di lei, era
completamente rossa in viso e aveva la voce roca a forza di ridere,
fattori che resero la sua minaccia molto meno convincente di quel che
avrebbe dovuto suonare.
“Ok Evans, sei tu il capo…”
sussurrò James, chinandosi verso la moglie e sfilandole la
bacchetta dalle mani, mentre le posava un bacio leggero a fior di
labbra. Con un unico fluido gesto, volse il braccio verso la porta,
mormorò Colloportus e Muffliato, per poi riportare
l’attenzione alla ragazza ancora stesa sotto di lui. Riprese
a baciarla, ora lento e con passione crescente, in tutti i punti del
corpo che riusciva a raggiungere. Labbra, naso, collo,
spalle…
Arrivato in prossimità dell’orecchio
soffiò “Visto Lily, quel tuo Mocciosus serve a
qualcosa…”.
La rossa non si arrabbiò, non in quel momento: si
limitò a socchiudere gli occhi e a scuotere la testa. Quando
li riaprì, incontrò lo sguardo di James. Le
accarezzava piano i capelli, mordendosi le labbra. Lo faceva sempre
quando sapeva di aver sbagliato.
“Scusa” disse, e fece per alzarsi da lei. Ma la
donna lo trattenne per i polsi, e avvicinò di nuovo le loro
bocche.
Ci sarebbe stato un altro momento per arrabbiarsi, un’altra
vita forse. Ma non ora.
Avevano troppo da godere e troppa poca vita da vivere.
Circa un’ora più tardi, la porta della camera da
letto di quella villetta a Godric’s Hollow si
riaprì.
James, gli occhiali perennemente storti sul naso, i capelli
più arruffati del solito e diversi segni rossi sul collo,
aveva deciso che era l’ora della passeggiatina notturna verso
il bagno.
Con l’andatura di uno zombie, si diresse nuovamente lungo il
corridoio.
“Ormai passo più tempo qui che in
camera!” si ritrovò a pensare.
Quando sentì che poteva anche tornarsene a dormire, e
provarci davvero questa volta, un versetto soffocato catturò
la sua attenzione. Non era una risatina, sembrava più un
brontolio continuo, un tentativo di proferire parola
represso… probabilmente da pugnetti bagnati di saliva.
Coprì velocemente la distanza che lo separava dalla porta
della cameretta di Harry e infilò la testa nella fessura tra
la porta e il muro. Anche da lì riusciva a scorgere il
corpicino del figlio, che si agitava e tendeva le manine verso la
giostrina appesa sopra al lettino. Tre asticelle di legno chiaro
incrociate, ognuna delle quali aveva all’estremità
una piccola figura intagliata a mano, sei in tutto. Un Boccino, una
scopa volante, una cappello da mago, un calderone, una bacchetta magica
e un leone rampante, il simbolo di Grifondoro. Regalo di Sirius:
nessuno, né James, né Lily, né
tantomeno il piccolo Harry avrebbe saputo apprezzarlo di più.
James si avvicinò di soppiatto al lettino, per scoprire gli
occhietti del figlio che lo fissavano curiosi, due pozze verdi e
profonde che brillavano anche nell’oscurità di
quella notte d’ottobre.
Con fare scherzoso portò le mani ai fianchi.
“Allora campione, che si fa? Almeno tu hai intenzione di
dormire in questa casa?” disse il ragazzo prendendo in
braccio il bimbo, che aveva ripreso il suo versetto così
simile ad una risata.
“A quanto pare, no…” sospirò
James.
Spostò il piccolo Harry, posandolo sulla propria spalla, e
cercando di cullarlo avanti e indietro.
“Vediamo un po’, com’è che fa
mamma per farti addormentare?” continuò a dire
James, ormai senza sapere con chi stava parlando, se con se stesso o
con suo figlio.
“Potrei raccontarti una storia! Che ne dici,
Harry?”
Il bimbo si limitò ad affondare ancora di più la
testolina contro la spalla del padre: che fosse un cenno
d’approvazione?
“Ok, una storia, una storia.. Pensa Ramoso, non è
così difficile… I tre fratelli? No, non
è adatta a un bambino così piccolo… Lo
stesso vale per lo Stregone dal Cuore Peloso… Baba Raba
forse, si credo che potrebbe andare! Allora Harry, devi sapere che
tanto tempo fa…” e si interruppe bruscamente.
Harry ora non era più posato pacificamente sulla sua spalla.
Si spingeva invece in avanti, tendendo la manina, che apriva e chiudeva
ritmicamente, come se volesse afferrare l’aria.
Non solo: il versetto stava via via diventando un lamento, che
minacciava di esplodere al più presto in un pianto. Per
evitre che ciò accadesse, James si spostò verso
il lettino, la direzione che la manina tesa di Harry gli indicava. Da
quella posizione, il bimbo strinse velocemente la manina attorno al
finto Boccino d’Oro della sua giostrina, per poi rivolgere al
padre un espressione di trionfo e un gran sorriso sdentato.
“Tu si che hai un futuro da Cercatore, Harry!”
disse ridacchiando James “vedrai, saremo tutti fieri di
te!”.
Con lo sguardo fisso sulla manina del piccolo, e la mente che
fantasticava sul futuro della squadra di Grifondoro con suo figlio come
cercatore , James ebbe un’ idea brillante.
“Ehi, Harry, io so cosa raccontarti!”
esclamò, quasi spaventando il bambino.
E si lanciò in un racconto dettagliato: era la storia di una
bellissima bambina, con i capelli rossi e gli occhi verdi. La bambina
era una strega, e per sua fortuna quando era andata alla Scuola di
Magia e Stregoneria di Hogwarts, il Cappello Parlante l’aveva
smistata in Grifondoro, la Casa dei leali e dei coraggiosi. La bambina
aveva anche un amico, uno strano bambino ambiguo con i vestiti neri e i
capelli unti, che era stato smistato a Serpeverde, culla degli
ambiziosi senza scrupoli. Ma il vero protagonista della storia che
James aveva inventato di sana pianta per il piccolo Harry, era un
bambino di undici anni. Una bambino con i capelli neri perennemente
arruffati e con gli occhiali tondi. Il bambino dai capelli neri si era
innamorato della bambina dai capelli rossi sin dalla prima volta che
l’aveva vista sull’Espresso per Hogwarts. Ma lei lo
trovava arrogante e presuntuoso, e non faceva che sprecare il suo tempo
con quello strano Serpeverde. Con il passare degli anni la bambina dai
capelli rossi si era trasformata da adolescente acerba a donna
straordinariamente bella, e quasi lo stesso aveva fatto il bambino dai
capelli neri. Mentre il bambino Serpeverde, bè, lui era
rimasto sempre lo stesso. Alla fine, anche con l’aiuto dei
suoi tre migliori amici, il ragazzo dai capelli neri era riuscito a
conquistare il cuore della ragazza dai capelli rossi, l’aveva
sposata e poco dopo era nato un bimbo, che aveva i capelli neri del
papà e gli occhi verdi della mamma.
“Allora Harry, hai capito qual è la morale della
storia?”
Il bimbo, che per tutta la durata del racconto era rimasto ad ascoltare
rapito il padre, sgranò ancora di più gli occhi.
“La morale è mai fidarsi dei Mocciosus Serpeverde
con i capelli unti!” rivelò James come se fosse la
cosa più ovvia del mondo “Piuttosto passa la notte
nella Foresta Proibita!!”
Harry, fece un gran sorriso, segno che aveva apprezzato la storia,
anche se non l’aveva aiutato ad addormentarsi.
“Ah, quasi dimenticavo… qualche consiglio per
quando sarai ad Hogwarts. Cerca di non rivelarli a destra e manca,
intesi?” aggiunse James con fare cospiratorio
“Trovati dei buoni amici: uno fedele e uno che sia anche
molto bravo a scuola, in caso ti servisse una mano in
Pozioni… dubito che in questo campo abbia ripreso da tua
madre. Cerca di farti amici tutti i professori: in questo modo, e con
un Mantello dell’Invisibilità, avrai davvero vita
facile. Tranquillo, al Mantello provvedo io… e per ultimo,
ma è il consiglio più importante, trovati una
ragazza con i capelli rossi. Detto tra noi… sono le
migliori.”
James concluse il suo piccolo monologo strizzando l’occhio al
figlio.
Dal canto suo Harry continuava a sorridere all’indirizzo del
giovane padre, dimostrando come poteva la sua gratitudine per quegli
insegnamenti che, anche se ancora non poteva saperlo, nessuno gli
avrebbe più dato negli anni a venire.
“Ok, campione adesso credo proprio che sia il caso dia andare
a nanna… se la mamma ci scopre svegli a chiacchierare ci
metterà in punizione a tutt’e due, stanne
certo!”
Intanto, fuori dalla porta, Lily ascoltava indisturbata i discorsi
deliranti del marito.
Poi, senza fare rumore, tornava in camera e asciugava con il bordo
della camicia da notte le lacrime, dovute in parte alle risate represse
in parte a vera e propria commozione per l’ennesima
inconsapevole dichiarazione d’amore che il marito le aveva
dedicato.
Una buona mezz’ora più tardi, il piccolo Harry
ancora non ne voleva sapere di dormire.
Dall’alto dei suoi 15 mesi, sentiva di essere il padrone
indiscusso della situazione. Era già abbastanza furbo da
saper volgere le varie situazioni a suo favore. Con papà, ad
esempio, bastava una sorriso abbastanza grande, una finto pianto o,
meglio ancora, una presa dei vari boccini giocattolo per farlo andare
in brodo di giuggiole. La mamma era un po’ più
complicata da corrompere, ma si poteva fare qualcosa anche con lei.
Alla fine Harry aveva convinto papà James a portarlo in
camera da letto, e a farlo dormire tra lui e mamma Lily nel lettone,
che era tanto più grande e comodo della sua culla, anche se
non aveva la giostrina.
Ebbene si, James era riuscito a farsi abbindolare dal figlio, e Lily
non aveva voglia di discutere del fatto che i bambini
dell’età di Harry non vanno abituati a dormire in
camera con i genitori. Non a quell’ora della notte.
“Amore, ma che ore sono?” aveva mormorato
semplicemente quando James era rientrato in camera con Harry in braccio.
“Non lo so e non ci tengo a saperlo…”
aveva risposto caustico il marito, soffocando uno sbadiglio.
Harry si era accoccolato tra i genitori, con una manina stretta a pugno
intorno al dito del padre e l’altra posata sul viso della
madre, che era a suo volta stretta al petto del marito.
“James, domani è la notte di Halloween…
Sirius ti ha portato il costume di Harry?”
“No Lils, ha detto che passa domani
mattina…”
“Ok… Jamie?”
“Mmh?”
“Ti amo.”
“Anche io ti amo, Evans.” disse James posando un
ultimo bacio sulle labbra della moglie, e uno sulla testolina di Harry,
finalmente addormentato.
E quella fu l’ultima frase per quella notte.
Erano le 4 del mattino, di un piovoso 31 ottobre.
Andava tutto bene.
Angolino
autrice (se così si può definire la pazza che
tiene occupate le dita smanettando sulla tastiera...):
Innanzitutto
riporto qui di seguito la valutazione della giudiciA
Wynne_Sabia (che, ancora una volta ringrazio di cuore! Prima o poi si
stancherà di me...)
// (Chicca Weasley)
Frutto: Mirtillo - James Potter
Giudizio:
- Grammatica: 6,5/10
- Stile: 8/10
- Originalità: 9/10
- Caratterizzazione personaggi: 9,5/10
- Gradimento personale: 8/10
Totale: 41/50
-
Grammatica: qui ho trovato parecchie pecche. Ti
spiego: prima di tutto già della prima frase hai chiuso le
virgolette due volte, poi hai dimenticato un verbo essere
“Questi a grandi linee ? i pensieri”. Per due volte
hai lasciato lo spazio dopo l'apostrofo e con il verbo abitare si una
“in cui” (la casa in cui viveva), poi
“Non ti si può
nascondere niente a te”
è scorretto, dovevi usare o “ti” o
“a te”, non entrambi. I numeri sarebbe meglio
scriverli in parola, se non si tratta di date o percentuali. Parlando
al passato, dovresti scrivere “in quel momento”,
non “ora”. E credo ci siano altri errori che ora mi
sfuggono.
-
Stile: lo stile non è male, viene
indebolito dagli errori grammaticali e a tratti è un po'
ripetitivo dal punto di vista lessicale, ma nulla di grave.
-
Originalità: la storia non è
affatto banale, ma scegliere la notte prima della morte dei Potter non
è il massimo dell'originalità, come del resti
parlare di Lily quando si parla di James. Tuttavia, complimenti!
-
Caratterizzazione personaggi: i personaggi sono ben
caratterizzati, ma in alcuni punti James e Lily mi sembrano un po'
troppo "ragazzini", devi comunque ricordare che sono dei genitori, ma
come vedi ti ho tolot solo mezzo punto perchè non
è niente di grave.
-
Gradimento personale: mi è piaciuta, ma
non troppo, ad essere sincera. Non ho capito alcune parti (come quando
parlando di James dici "a sue spese", perchè?), ma tutto
sommato è una bella storia e lascia un senso di tenerezza!
Brava!
Che
dire, sono contentissima della valutazione e di essere passata alla
seconda fase del contest, seppur a tavolino.
Per
il resto, vorrei che voi lettori malcapitati sapeste che nonostante
tutto, sono molto soddisfatta della mia storia.
Questo
perchè è la prima volta che scrivo sul fandom di
Harry Potter, e perchè con la presente (uh, ma quanto siamo
burocratici...) Chicca Weasley riprende ufficilmente la sua
attività di scrittrice su EFP!! *e qui tutti dovrebbero
scappare terrorizzati*
No,
a parte gli scherzi... dopo più di un anno di assenza, ci
riprovo... che il Dio delle Fan-Fiction ci assista tutti. Amen!
Grazie
in anticipo a chi recensirà, leggerà,
darà una sbirciatina, stamperà la storia per
incartarci il pesce fritto...
Ok,
giuro, ho finito :D
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