Walter,il mezzo. di Roxy_Tr (/viewuser.php?uid=138046)
Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Walter
E’ il maggio del 2149, la popolazione è composta
di altri esseri oltre la razza umana. Quest’epoca non
è delle migliori per crescere dei figli, per avere una
famiglia, ma la vita deve pur continuare. In un borgo, di una lontana
cittadina di nome Wolfing, viveva una piccola famiglia. La famiglia era
formata da Ernest il capo famiglia che era un umano, un mercante di
armi aliene, un lavoro illegale, ma era l’unico modo per
vivere decorosamente, la moglie era un’aliena di nome Perga,
essa non lavorava, era paralizzata, per causa di un incidente che
avvenne anni prima, i due dopo vari tentativi riuscirono solo ad avere
un figlio di nome Walter.
Walter era un giovane ragazzo, lui aveva circa
diciassette anni, nato dal matrimonio di un alieno e di un umano, che
oramai era stato legalizzato, è divenuto quasi normale,
tuttavia i figli nati da codesto atto erano visti di cattivo occhio
dalla società, ed erano spesso chiamati con il nome di
mezzi, poiché non erano considerati né umani,
né alieni. Lui aveva ereditato dal padre un aspetto umano,
apparentemente sembrava che egli non avesse nulla di alieno,
finché non scopri i suoi poteri, del tutto non umani. Walter
difatti riusciva a volare a rendersi invisibile e a teletrasportarsi,
poteri molto utili che gli consentivano di aiutare il padre senza farsi
scoprire dai cacciatori incaricati dalla società per punire,
chi non rispettava le regole imposte da loro, chiamati gergalmente con
il nome di Polan, egli preferiva però, utilizzarli solo se
era strettamente necessario, perché per via della sua
metà umana, se usati troppo potevano causargli gravi danni
di salute. Walter era un ragazzo come tanti, non aveva molti amici,
anzi quasi nessuno, era spesso trattato male per via della sua natura
ibrida, ma cercava costantemente di farsi accettare, di farsi volere
bene. Un giorno camminando per la città trovò un
libro, incuriosito lo raccolse e se lo portò con
sé, era strano a quei tempi trovare dei libri,
poiché era tutto computerizzato e non più
cartaceo, erano considerati delle rarità di valore immenso.
Appena raccolto cerco di tornare a casa restando inosservato, ma non
resistette dal leggerlo, in questo libro parlavano di vari esperimenti
condotti su ragazzi come lui, sui mezzi, turbato dalle eresie folli
scritte da pazzi su quella carta, decise di nasconderlo, ma durante il
sonno gli sovvenivano i vari ricordi di quel manufatto. Parlavano di un
pianeta ove portavano i mezzi prima della legalizzazione della sua
specie, parlavano di questo luogo, dove vivevano solo mezzi, costretti
a lavorare dalla società come schiavi. Passarono i giorni ma
lui non riusciva a non pensarci, anche perché a Wolfing lui
era l’unico “Mezzo” ed non aveva
conosciuto nessuno come lui, solo qualche alieno che era capace di
riprodurre parte dei suoi poteri, ma non era lo stesso, si sentiva
escluso, disperso, abbandonato, nessuno poteva capirlo, neanche il buon
padre che lavorava tanto, per fargli vivere una vita decorosa, Walter
quasi l’odiava per averlo fatto nascere
“diverso”. Decise quindi di intraprendere un
viaggio, forse egoistico, poiché lasciava il suo adorato
papà che senza di lui, aveva i giorni contati con la Polan,
ma lui era deciso, determinato, nessuno poteva fermarlo, lui voleva
trovare qualcuno che lo potesse capire, voleva trovare un altro mezzo.
Preparò i bagagli di notte senza far rumore, come un gatto
quando salta di sedia in sedia, lasciò un messaggio virtuale
vicino al suo letto, in modo che l’indomani suo padre potesse
visionarlo. Stando attento allo scricchiolio delle scale le scese in
modo quasi immediato, apri la porta e andò via, lasciandosi
dietro tutto il suo passato, diventando quindi un mezzo libero. Stando
attendo ai Polan, usci dalla città, inizio a dirigersi verso
Nord, come punto di riferimento, nella speranza di trovare qualche
città “civilizzata”, ma soprattutto con
la speranza di trovare un suo simile.La scena che vide non gli piacque
molto, era un deserto fuori quelle mura, c’era il nulla, ma
lui non si scoraggio continuò a camminare, per ore e ore,
finché il giorno non calò. Sfinito, penso da
prima di prepararsi un rifugio notturno, per proteggersi da eventuali
macchine o alieni che vivevano in cattività, quindi si mise
alla ricerca di qualche cava terrena, ma la ricerca era assai ardua,
quindi si accontentò di rifugiarsi dietro a qualche sasso,
che sicuramente sarebbe stato più sicuro che dormire nel
terreno. Accese del fuoco, per essere riscaldato e per ripararsi
dall’avvento di qualsivoglia razza sconosciuta che viveva in
zona, la notte passo tra follia e paura, con la voglia di trovare
qualcuno che lo completasse ma con la paura e il disagio di aver
lasciato la famiglia quasi incustodita, senza nessuno a proteggerla, ma
per ottenere codesti fini lui era pronto a questo sacrificio,
promettendosi a se stesso di tornare in città una volta
compiuto il suo volere. La notte per sua fortuna passo senza intoppi,
decise quindi di continuare il suo viaggio, al suo risveglio
notò un fiume che per colpa della scarsa
visibilità della notte non aveva notato, decise di pulirsi e
di bere e di seguirlo in modo che lo avrebbe portato quasi sicuramente
in qualche città. Dopo aver asciugato i vestiti e aver
riempito le borracce, segui il fiume. Quasi un’ora dopo,
notò all’orizzonte una cittadina, la
felicità in quel momento impedì alla ragione di
calcolare la reale distanza, tra lui e la città, ma questo,
poco importava, visto che lui era impaziente di arrivare,
poiché per lui già quella città
rappresentava un traguardo, anche se, in cuor suo sapeva che non
sarebbe stata la prima che avrebbe visitato, durante il suo lungo e
impetuoso viaggio. Appena varcate la soglia di codesta
città, lui da prima si accinse a cercare del cibo, il caso
volle che trovasse un mercante robotizzato che vendeva del pane,
dall’aspetto non era di giornata, ma comunque Walter non
aveva molte pretese quindi decise di comperarlo con quei pochi soldi
che egli aveva in tasca. Appena finì di mangiare, inizio ad
esplorare la città e si accorse che era molto diversa da
quella in cui viveva, era molto più computerizzata e vasta,
era quasi spaesato, per la prima volta vedeva tecnologie da lui
sconosciute, ma non era quello il suo scopo, il suo scopo era di
trovare una comunità di mezzi, quindi si mise alla ricerca,
ma non trovo molte informazioni a quanto egli vedeva, in quella
città come la sua non vi era presenza di mezzi, ma
stranamente neanche di umani. Siccome non aveva compiuto la sua
missione, si avvio verso le porte della città, dove trovo un
vecchio signore, che sembrava che, quasi conoscesse la storia di
Walter, che con un sorrisetto volle attirare la sua attenzione. Walter
si accosto dinanzi a lui e cerco di capire cosa volesse comunicargli,
l’anziano signore gli fece capire che c’era ancora
una speranza e che non doveva abbattersi, visto che altri ragazzi, come
lui erano già venuti in città, quasi sicuramente
con lo stesso scopo. A quelle frasi che parvero quasi fantastiche, gli
occhi azzurri di Walter quasi brillavano, come se stesserò
diventando un tutt’uno con il cielo, saluto
l’anziano con un accenno di mano e si avventurò al
di fuori di quella città.Al di fuori di essa, sembrava un
altro mondo agli occhi del ragazzo, forse perché le sue
speranze non erano infondate o forse perché aveva voglia di
scoprire cose nuove come non mai, il motivo non era molto certo, fatto
sta che il giovane, s’incamminò verso nuove mete,
da egli mai scoperte, ogni città gli sembrava un nuovo
mondo, una nuova realtà ignaro che, dopotutto era sempre la
stessa storia, la società aveva in mano tutto, ma a lui non
importava della società, lui viveva indipendentemente da
quelle regole imposte, come per tener in pugno le persone, Walter non
cercava il burattinaio ma i suoi burattini. Come già in
precedenza, iniziò a percorrere il sentiero a Nord, senza un
motivo preciso, solo perché egli era condizionato da tutte
quelle storie, ove il protagonista andava sempre a nord, lui si sentiva
uno di quei personaggidi quelle storie d’avventura che lui
tanto amava essere letto dal suo pc quando era bambino. La notte
iniziava ma lui questa volta non si preoccupava molto,
perché l’esempio della sera scorsa, trascorsa
senza rischi, l’avevano portato a pensare che quei sentieri,
fossero quasi innocui, ma questo non era di certo un buon motivo per
abbassare la guardia. Quando il giorno finì, si sdraio nei
pressi di un albero, ma durante la notte nelle vicinanze si sentivano
strani rumori, rumori meccanici, non si sa da dove provenissero, fatto
sta che a quei rumori, gli occhi di Walter si aprirono di scatto e
spaventato inizio a scappare. Lui correva come una gazzella quando sa
che il leone la sta rincorrendo, senza una metà ben precisa,
lasciandosi alle spalle la strada percorsa, questa sua corsa,
però ebbe dei vantaggi, difatti riuscì a trovare
un piccolo villaggio. Il cuore incosciente di Walter si
riempì di gioia a tale visione, come se avesse scoperto un
fiume di petrolio, senza indugiare troppo, egli decise quindi di
nascondersi in quel villaggio, ripromettendosi che appena svegliato
fosse andato a controllare il piccolo paese. Anche questa notte passo
con molti pensieri, di sicuro egli aveva imparato molto, da quella sua
spiacevole si avventura, anche se, quasi sicuramente la prossima volta
sarebbe stato più attento. Un nuovo giorno era ormai
iniziato, il risveglio di Walter fu condizionato dagli odori, che
circondavano il paese, esso diversamente dalla città
visitata il giorno prima, era molto meno sviluppato, molto simile a una
cittadina dei primi anni duemila. Cerco del cibo, non fu
un’impresa molto ardua, visto che la città
abbondava di cibo e gli odori, si mescolavano tutti tra loro, quasi a
rendere sublime quell’aroma che ondeggiava nel paese,
trasportato dal vento. Walter ne approfitto per fare delle provviste.
Il piccolo paese era popolato a differenza del precedente solo da
umani, Walter era un po’ deluso, ma mentre camminava per il
paese, incontrò una ragazzina, a primo impatto sembrava
un’umana, ma i suoi occhi brillavano come quelli di Walter,
aveva qualcosa di diverso dagli altri abitanti, anche il suo sguardo
come quello di Walter, sembrava spaesato, ci fu subito sintonia tra i
due, come se si conoscessero già da tempo, non
c’era bisogno di parole per rompere il ghiaccio, il discorso
nacque spontaneo. La giovane fanciulla si chiamava Stefany, anche lei,
era un mezzo. Walter oramai aveva compiuto il suo scopo, aveva trovato
qualcuno come lui. I due parlarono tutto il giorno, seduti dietro a un
vicoletto nascosto dietro il paese, come se, quelle parole dovessero
restare nascoste dal resto degli abitanti. Stefany era una giovane
ragazza, aveva circa quindici anni, non era molto alta, ma vantava di
un’enorme bellezza, i lunghi capelli mossi color foglia, gli
ornavano il viso, come un quadro, gli occhi erano simili a quelli di
Walter, ma solo più accesi, difficilmente si distinguevano
dal cielo. Walter, ad ogni frase che proferiva, scatenava un enorme
quantità di domande, come se, quella povera donzella, avesse
tutte le risposte. Lui aveva oramai terminato il suo scopo, ed era in
procinto di tornare a casa, finché la giovane, non inizio a
menzionare un libro, un libro che Walter conosceva bene, che aveva
già letto, a quelle parole si sedette di colpo, gli vennero
alla mente quelle parole, quelle frasi, che come un pugno si
scatenavano in lui, il sorriso che ormai era scalfito nel suo volto, di
colpo sparì. Stefany inizio a dire che tutto ciò
che c’era scritto in quel libro era vero, in quel pianeta
c’erano tutti gli altri mezzi e che la società
aveva continuato a rapirli anche dopo la legalizzazione della loro
razza, in quel preciso istante, nella testa del ragazzo sfociarono
numerosi ricordi, ecco perché il buon padre gli menzionava
spesso, di stare attento ai Polan, di non farsi scoprire, ora era tutto
chiaro. In un attimo gli scopi di Walter cambiarono, oramai la sua
missione era finita, ma per dare spazio ad una missione più
ardua, scoprire cosa realmente succedeva in quel pianeta, fare luce su
tutti quei misteri che gli avevano nascosto per anni. Adesso
capì perché la giovane ragazza era
così triste, e come un fratello maggiore cerco di
consolarla, la confortò promettendogli che tutto questo un
giorno cesserà, anche se in cuor suo, neanche lui sapeva
come poteva risolvere quest’arcano artefatto. Walter e
Stefany quindi s’incamminarono verso il nuovo mondo, convinti
di poter distruggere l’ormai oppressante dittatura della
società.
|
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=754246 |