Ti presento i miei
Lily Evans sedeva sul divano del salotto di casa sua, con lo
sguardo rivolto oltre il vetro della finestra, di tanto in tanto lanciava
rapide occhiate all’orologio che teneva al polso. Di fronte a lei, sull’altro
divano, c’era Petunia, sua sorella maggiore, che parlava concitatamente col suo
nuovo ragazzo, Vernon, nessuno dei due dava segno di essersi accorto della
presenza dell’altra ragazza.
La grande pendola, posta sopra il camino, suonò le 12.
“Non è ancora arrivato?” chiese la signora Evans facendo il
suo ingresso con il vassoio degli aperitivi, che si affrettò a posare su di un
basso tavolino. Anche il signor Evans li raggiunse.
“Sono appena le dodici, mamma” rispose Lily tormentandosi le
mani, “Vedrai che sarà qui a momenti.”
Dlin, dlon. Il campanello della porta li fece sobbalzare
tutti e cinque. Lily scattò in piedi, “Vado io” disse e corse ad aprire. Mannaggia a me quando ho accettato! Si
disse.
Qualche giorno prima…
“Lily stavo pensando
una cosa” disse la signora Evans intenta ad asciugare i piatti appena lavati,
la ragazza alzò lo sguardo dal librone di medicina magica, erano due anni che
studiava come apprendista medimago, “Cosa, mamma?” chiese.
“Sai che questa
domenica, Petunia ci farà conoscere il suo ragazzo, no?”
Lily annuì.
“Naturalmente ho
pensato di invitarlo a pranzo.”
“E perché lo vieni a
dire a me? Non dovresti parlarne con Petunia?”
La madre rise, “Non
dovevo dirti questo, cara. Piuttosto, perché non inviti anche James?”
La ragazza spalancò
gli occhi. “Non se ne parla neanche!”
“Perché? In fondo è il
tuo ragazzo e noi vorremmo conoscerlo.”
“Mamma…è un mago!”
“E tu una strega”
rispose pacata la signora Evans.
“Ma lui non è molto
pratico della vita bab…normale” protestò Lily, “Già Petunia non può vedere me,
figurati uno che non sa parlare d’altro che non di magia. No, mamma, James non
verrà!”
Lily aprì la porta, davanti a lei c’era James, per
l’appunto, stava sorridendo.
“Ciao” le disse e le si avvicinò per darle un bacio, ma Lily
socchiusasi la porta alle spalle, parlò prima che lui potesse interromperla.
“Lo sai che ore sono?” gli chiese.
James parve stranizzato dalla domanda, “Ehm…le dodici.”
rispose esitante.
“E io a che ora ti avevo detto di venire?” disse Lily
incrociando le braccia sul petto.
“Alle dodici!” disse James.
“Oh” fece la ragazza, “Giusto…dunque, prima di entrare,
ricapitoliamo.”
“Cosa?!” esclamò James, “La scuola è finita e io non devo
dare il prossimo esame in accademia prima della fine del mese .” Lily lo guardò
storto.
“Ok, ok” disse James, la sua ragazza era già abbastanza
agitata, non era il caso di irritarla oltre, “Primo: non devo parlare di magia
e robe ad essa connesse.”
Lily annuì.
“Secondo: non devo fare battute idiote o metterti in
imbarazzo in alcun modo. E terzo: non devo passarmi la mano fra i capelli.”
“Bravissimo” disse Lily sorridendo per la prima volta, “Ora
possiamo.”
“Aspetta” le disse James, uscì la bacchetta dalla tasca e
mormorò un incantesimo, dalla punta uscì un mazzo di fiori.
“Metti via la bacchetta” gli disse Lily, “E non ti azzardare
a uscirla per tutto il pomeriggio”
“Non vale” protestò James, “Perché la tua la puoi tenere tra
i capelli?” e la ripose.
“C’è chi può e chi non può” rispose semplicemente, “Dammi i
fiori che li metto in un vaso.”
“Ehi, non sono mica per te” disse il ragazzo, “Devo pur
accattivarmi tua madre in un modo o nell’altro”
“Ruffiano!” disse Lily, “Guarda che glielo dico che li hai
appena fatti comparire.”
“Quello che conta è il pensiero, no?”
La ragazza voltò le spalle e riaprì la porta di casa, stava
per entrare, ma James le circondò la vita con un braccio. “Non mi hai neanche
salutato.”
“Mamma, papà” disse Lily entrando in salotto col ragazzo al
suo fianco, “Lui è James, James i miei genitori.”
Dopo i saluti, i convenevoli e i fiori messi in un vaso, Lily
e James si accomodarono sul divano insieme al resto della famiglia.
“Lei è Petunia, mia sorella” disse poi Lily accennando alla
ragazza seduta di fronte a lei, “ E il suo ragazzo, Vernon.”
“Ciao” disse James, ma non ottenne risposta da nessuno dei
due, che invece girarono il capo e continuarono a parlare per conto loro, il
ragazzo si girò a guardare Lily, la quale alzò le spalle e lo guardò come per
dire ‘te l’avevo detto ’.
“Che ne dite di metterci a tavola?” propose la signora
Evans, nel tentativo di allentare la tensione e così tutti e sei si spostarono
in sala da pranzo, dove il tavolo rettangolare era già apparecchiato.
Ai due capitavola sedevano il signor Evans e Vernon, Lily
era di fianco a sua sorella, James di fronte a lei, accanto la signora.
“Allora” esordì il signor Evans, mentre la moglie faceva
girare il piatto di portata, “Parlateci un po’ di voi, ragazzi” disse rivolto
ai due ospiti, “Per esempio, che scuole avete frequentato?”
Lily si portò una mano alla fronte e abbassò lo sguardo.
“Io ho studiato a Snobkin, un prestigioso istituto privato”
stava spiegando Vernon, gonfiandosi di orgoglio, non che ce ne fosse bisogno!
Petunia lo guardava estasiata, mentre James faceva finta di
vomitare, fino a che Lily non gli assestò un calcio negli stinchi.
“E tu James?” chiese sorridendo la signora Evans.
“Io? Bhe…la stessa di Lily” rispose.
“Quindi sei anche tu…”
“Si” esclamò Lily prima che il padre potesse completare la
frase, “Possiamo cambiare discorso, per favore?”
”Ma io mi devo informare sulla gente che frequentano le mie figlie” disse il
signor Evans, “E per ora che fate?”
”Sto per prendere il posto di mio padre nell’attività di famiglia” disse
Vernon, “È un’azienda di trapani, la Grunnings, non so se la conosce.”
Ti prego, fa che non
glielo chieda, si ripeteva mentalmente Lily, fa che non glielo chieda!
La ragazza si voltò a guardare il padre che però risultò
essere immobilizzato, come anche sua madre, la sorella e Vernon.
“James!” strillò, “Che diavolo stai facendo?”
“Scusa Lily, ma come faccio a dirgli che sono un Auror?”
chiese James riponendo la bacchetta.
“Inventati qualcosa” disse Lily.
Sul volto del ragazzo apparve un ghigno, “Ma guarda…Lily
Evans che mi chiede di mentire, e io che credevo di averle viste tutte!”
Lily sbuffò, “Ti sto solo dicendo di addolcirgli la pillola,
in qualche modo.”
“Perché? Sembra che ai tuoi piaccia la magia e poi mi sono
fatto in quattro per entrare in quella dannata accademia, almeno datemela un
po’ di riconoscenza.” rispose incrociando le braccia e dondolandosi sulla
sedia.
“Va bene” si arrese la rossa sfilandosi la bacchetta dai
capelli, “Però poi glielo fai dimenticare a quello.” senza pronunciare alcun
incantesimo, ma solo muovendo la bacchetta, i commensali ripresero ‘vita’.
“Lily” le disse la madre, “Ti sei sciolta i capelli?”
“Ops” disse e si affrettò a rimettere la bacchetta al suo
posto.
“Stavamo dicendo?” chiese il signor Evans.
“Era il mio turno di parlare” disse James agitando la
mano,”Io studio per diventare Auror.”
“Prego?” chiesero in coro i coniugi.
“Gli Auror sono cacciatori di maghi oscuri.” spiegò il
ragazzo.
Vernon scoppiò a ridere, “Stai scherzando? Molto
divertente.”
“No, non sto scherzando” disse James sorridendo, “Sono
veramente un mago.”
L’altro ragazzo sbarrò gli occhi e guardò Petunia in cerca
di un qualche appoggio, mica poteva credere veramente che stava pranzando con
un mago.
“Credo che possa bastare” disse Lily. James fece
l’incantesimo Oblivion e in pochi secondi Vernon ebbe dimenticato gli ultimi
sprazzi di conversazione.
Prima del dolce, che avrebbero gustato in salotto, Lily e le madre cominciarono
a sparecchiare la tavola, mentre gli altri si accomodavano.
“James è molto simpatico” disse la signora Evans mettendo i
piatti a mollo nel lavello, “Credo che piaccia anche a tuo padre.”
“Davvero?” chiese Lily, era felice per il fatto che i suoi
avessero accettato così il suo eccentrico ragazzo.
“Oh, si” continuò la madre, “Sicuramente più di Vernon”
“Certo” disse Petunia entrando in cucina, “In questa casa
non sono più apprezzate le persone normali”, girò i tacchi e se ne andò
stizzita.
Quando si unirono agli altri in salotto, gli uomini stavano
parlando di macchine.
“Non ho visto la tua fuori” disse Vernon, “Come sei venuto?”
“A cavallo di una scopa” disse tranquillamente James. Tutti
si voltarono a guardarlo, compresa Lily, “Scherzavo” disse poco dopo ridendo.
“Tsk” disse Petunia, “Non si sa mai, con voi…fenomeni da
baraccone tutto è possibile!” la sorella la guardò storto.
“Cosa?” chiese Vernon.
“Te lo spiego subito” Petunia si alzò in piedi, “Siamo
arrivati alle rivelazioni della giornata” puntò un dito contro Lily, “Quella è
una strega e anche l’amico suo a quanto pare.” Vernon non capiva, “Sul…sul
serio?” farfugliò.
“Si, si” continuò Petunia, “Una strega, fa magie e schifezze
simili…un mostro, proprio.”
Lily abbassò lo sguardo, due grossi lacrimoni facevano
capolino dai suoi splendenti occhi verdi.
“Petunia!” esclamarono i genitori.
Anche James si alzò in piedi, uscendo la bacchetta e
puntandola dritta contro la ragazza.
“Chiedile immediatamente scusa!” le intimò.
Spaventata, Petunia indietreggiò fino ad inciampare nel
divano.
“James!” Lily lo raggiunse e gli fece abbassare la mano che
impugnava saldamente la bacchetta, “Mettila via.” gli disse piano.
“Allora è vero!” esclamò Vernon, “Siete veramente…” guardò
di nuovo Petunia, più che impaurito sembrava disgustato, “Mostri!”
“Moderiamo il linguaggio, giovanotto!” tuonò il signor
Evans, “Stai parlando di mia figlia!”
“Ma è…è…capisco perché ti vergognavi a parlarne, Petunia.”
“Basta!” disse James, portando di nuovo, istintivamente la
mano alla bacchetta, “Io sono venuto qui per trascorrere una giornata
piacevole, non per essere insultato e veder mancare di rispetto la mia ragazza.
Volevo chiedere la sua mano, ma avete rovinato tutto, vi ringrazio e ora me ne
vado prima che perda completamente le staffe e vi scagli contro una
maledizione!” si alzò, “Lily, tesoro, mi dispiace. Signori Evans, è stato un
piacere.” e se ne andò, la ragazza, dopo aver dato un’occhiata ai genitori lo
seguì.
James era seduto sui gradini davanti la porta di casa Evans,
Lily, accanto a lui, teneva la testa appoggiata sulla sua spalla. Le urla dal
salotto si sentivano fino a fuori.
“Ho fatto un bel macello dentro, vero?” chiese passando un
braccio intorno alle spalle della ragazza.
“Hai fatto bene” rispose lei, “Non avrebbero dovuto dire
quelle cose, scusami per loro.”
“Tu non c’entri” le disse James, “Ci sono andati giù
pesante, Eh? Se fossimo stati a Hogwarts a quest’ora quello era già a penzolare
in aria!”
Lily rise, stringendosi un po’ di più al ragazzo.
“Lily…” disse lui incerto.
“Si?”
“Ehm…non hai risposto.”
“A cosa?” la ragazza lo stava guardando fisso negli occhi e
per la prima, e forse ultima, volta in vita sua vide James Potter arrossire.
“Alla mia proposta.”
Lily scosse la testa, “James…mi stai chiedendo veramente di
sposarti?!”
Il ragazzo prese le mani tra le sue, “Certo che te lo chiedo
vero!” esclamò.
“Si!” gridò Lily prima di buttargli le braccia al collo e
baciarlo con passione.
“James” gli bisbigliò poco dopo in un orecchio.
“Uh?”
“Sono incinta!”
Fine
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