Espiazione

di Lexi Niger
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Espiazione

Camminare tra i corridoi di Hogwarts di nuovo gli provocava una sensazione indefinita, sospesa tra la familiarità del luogo e l’amarezza di un passato che non poteva essere cancellato, né dimenticato.

Scorpius lo precedeva, incitandolo ad allungare il passo perché avevano ancora poco tempo da trascorrere insieme quella domenica, prima che tornasse al Manor da Astoria.

<< Dai papà >> lo supplicò voltandosi, << siamo quasi arrivati >>.

Comprese dove lo stava conducendo solo quando svoltarono l’angolo e si trovarono di fronte ad una porta di legno massiccio, aperta su una scala a chiocciola ripida e stretta.

D’istinto si bloccò, sentendo il palato divenire asciutto e il respiro accelerare: era tornato il ragazzino spaventato di diciassette anni.

La torre di astronomia lo attendeva al varco, sfidandolo a salire ancora una volta quei gradini che avevano segnato il momento più oscuro della sua esistenza.

<< Sbrigati >> lo incitò suo figlio, che si era già avviato.

Si sforzò di mettere un piede avanti all’altro, di escludere dalla sua mente i dolorosi ricordi dell’ultimo anno in quella scuola. Ma non appena fu in cima, si accorse che era un tentativo vano.

Non era cambiato nulla da quella sera, sembrava che il tempo non avesse sfiorato quel luogo che svettava silenzioso sull’intero castello.

<< Non è magnifica la vista? >> gli chiese Scorpius, appoggiandosi delicatamente sul corrimano dorato.

Lo era. Si scorgevano il Lago Nero, nella sua calma distesa scura, e il campo da Quidditch in lontananza, con i suoi slanciati anelli bianchi.

Ma ciò che Draco in realtà vedeva, anche se solo con la mente, erano due occhi azzurri e limpidi che lo fissavano pazienti e un corpo stanco e affaticato che si perdeva oltre quello stesso corrimano su cui suo figlio si affacciava ignaro.

Di slancio lo strinse a sé, senza riflettere, abbracciandolo come faceva quando era un bambino che frignava per ottenere le attenzioni del padre. Scorpius protestò un attimo, colto di sorpresa, ma poi si rilassò contro il suo petto, lo sguardo rivolto all’orizzonte.

Il tramonto era lo stesso, Draco avrebbe potuto giurarlo, talmente erano limpidi e dettagliati i suoi ricordi.

Ma qualcosa di diverso c’era: lui. Lui che aveva finalmente intrapreso la sua strada, sebbene fosse servito il sacrificio di Silente per indicargliela.

Ed essere lì, su quella torre maledetta, con suo figlio tra le braccia, gli sembrò la testimonianza più concreta che avrebbe potuto fornire ad un osservatore.

A lui, al suo preside.

L’uomo che aveva dato inizio al compito più difficile che avesse mai affrontato: la sua espiazione.

 





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