Sabbia
I gabbiani volavano nell’immensità del cielo privo
di nuvole e limpido. Il mare di un verde smeraldo rifletteva i raggi
del sole con giochi di luce. La sabbia era candida e accecante a causa
del sole di mezzogiorno, l’aria sapeva di sale. Una giornata
magnifica da passare sotto l’ombrellone a leggere un buon
libro, avrebbe detto chiunque mi conosceva, ma il fatto era che mi
sentivo irrimediabilmente attratta da quella sabbia finissima;
già io, Maka Albarn, ero affascinata di come il mare avesse
eroso in milioni di anni rocce enormi per trasformarle in quei granelli
piccolissimi.
Affondai le dita dei piedi in quello strabiliante effetto
della natura e sorrisi al piacevole solletico che mi dava. A
passi leggeri mi avvicinai al bagnasciuga e immersi i piedi
nell’acqua fredda, rabbrividendo.
“Soul!” gridai voltandomi e sventolando la mano.
“Vieni! L’acqua è stupenda!”
Tutto quello che ebbi in risposta dal ragazzo sdraiato sotto
l’ombrellone, fu solo un grugnito talmente forte che lo potei
sentire anche se ero a metri di distanza.
“E dai! Non vorrai passare l’intera
giornata a poltrire sotto l’ombrellone!”
Soul si girò su un fianco dandomi le spalle.
Sbuffai stizzita, prendendo a calci un piccolo sasso e
ritornai da lui.
“Per una volta che volevo far qualcosa e non
rimanere qui ferma …” Mugugnai,
guardandolo di traverso e sedendomi, con l’eleganza
di un elefante, sul mio asciugamano.
Il ragazzo alzò appena il viso. “Lo sai che non
posso espormi al sole, specialmente a quest’ora.”
“Ma dai! Mettiti un po’ di crema protezione 50 e il
gioco è fatto.” Feci spallucce e mi voltai
dall’altra parte con espressione imbronciata.
Soul si alzò a sedere a gambe incrociate, appoggiandosi con
le mani alle ginocchia. “Maka, sono albino!”
Esclamò.
Lo guardai con la coda dell’occhio. Era vero: la pelle e i
capelli erano, se possibile, più bianchi del
latte, messi in risalto dal costume e dagli occhi scarlatti. Mi dovetti
arrendere alla realtà e mi lasciai cadere sulla salvietta.
“E’ che volevo costruire un castello di sabbia e
poi fare un bagno …” Chiusi gli occhi e feci
scivolare le dita nella sabbia, prendendone delle piccole manciate e
lasciandole andare al vento.
L’albino sospirò e tornò a sdraiarsi
all’ombra. “Abbiamo appena portato a termine una
missione e non vedo l’ora di rilassarmi un
po’ … perché non lo vai a fare da
sola?”
Aprii gli occhi e lo squadrai scandalizzata. “Ma io
volevo farlo con te!” Mi lamentai. Niente da fare, rimaneva
lì, inerte, con le labbra socchiuse che lasciavano
intravedere i denti aguzzi.
“Hai forse cinque anni? Sei grande e vaccinata: vai a
costruirlo da sola.”
Sentii la rabbia scoppiarmi in petto e non mi seppi
trattenere: presi un libro dalla borsa da spiaggia e gli tirai un
Maka-chop talmente forte da fargli piegare la testa sul petto.
Strabuzzò gli occhi.
“Ma che ti prende?! Mi hai fatto mordere la
lingua!” Mi mostrò la lingua arrossata e segnata
dai suoi denti affilati. Schioccai la lingua a mia volta e mi alzai
furiosa senza degnarlo di uno sguardo.
“Stupido!”
Raggiunsi la battigia seguita dagli occhi confusi del ragazzo; con
passi timidi mi avvicinai ad un secchiello semi sepolto dalla sabbia,
abbandonato da qualche bambino insieme alla paletta che galleggiava
nell’acqua, in balia dell’onda che, giocando, la
spingeva e sottraeva alla riva. M’inginocchiai e li
recuperai, proprio la loro vista aveva risvegliato in me la nostalgia
dei giochi sulla spiaggia. Cominciai a riempire il secchiello di sabbia
bagnata e giallastra.
“Soul … sei davvero uno stupido!”
***
La luce che illuminava la spiaggia era velata di rosa e arancione
insieme, la sfera infuocata del sole stava per raggiungere la linea
dell’orizzonte. Con un gesto distratto della mano mi asciugai
la fronte grondante di sudore. Sbuffai per il caldo e, a
colpi decisi di paletta, scavai il fossato attorno
all’impalcatura di torri e blocchi di sabbia.
Mordendomi il labbro inferiore, con un bastoncino, feci dei piccoli
buchi per simulare le finestre; mi allontanai per vedere meglio il mio
lavoro. Davvero stupendo! Una perfetta combinazione di stile medievale
e rinascimentale. Sorrisi soddisfatta.
“Uhm bello! Se ti avessi aiutato io, non sarebbe venuto
così.”
Alzai la testa e mi ritrovai davanti Soul, le mani in tasca e le spalle
incurvate come al solito. Assottigliai gli occhi e increspai le labbra
in una smorfia di irritazione.
“Che vuoi? Non dovresti ‘esporti al sole,
specialmente a quest’ora.’” Dissi
imitando la sua voce, rendendola piagnucolosa. Davvero
un’imitazione scadente. Mi ributtai nel mio lavoro certosino.
Il ragazzo sospirò. “Maka, è il
tramonto ...! Ora posso fare quello che mi pare e piace.”
Cominciò a perlustrare la riva, con un occhio lo osservai
mentre si piegava a prendere qualcosa.
“Ecco.” Si chinò accanto a me e mi porse
delle conchiglie colorate. “Usale per decorarlo.”
Rimasi ammaliata dalla bellezza dei colori e dalle loro forme coniche;
sorrisi, prendendole, e con mani trepidanti le posizionai in cima ad
ogni torre.
“Sono bellissime …!”
“Già …” mi voltai piano e lo
sorpresi a guardarmi intensamente. Alzai un sopracciglio.
“Che c’è?”
Soul scosse la testa. “Niente.” Con un dito
lisciò la parete di una torre.
“Perché volevi assolutamente che ti
aiutassi?” Continuò. “Te la
cavi bene. E poi io sono fatto per distruggere le cose, altrimenti non
sarei una Buki.”
Rimasi interdetta e arrossii lievemente. “B-beh
… perché volevo solo condividere una cosa che mi
è sempre piaciuta con te …” Mi
rannicchiai, facendomi piccola piccola. Perché ero
imbarazzata? Sospirai. Mi concentrai sul ponte
massiccio tra il fossato e il castello, facendo attenzione tolsi il
secchiello che lo sosteneva …
“Sì!” il ponte rimase dov’era
mostrando la sua bella arcata. Realizzata, mi raddrizzai e corsi in
acqua per togliere i granelli di sabbia che si erano appiccicati alla
pelle.
“Wow! Ottimo lavoro, il ponte sembra ben
costruito.” Disse l’albino appoggiandovi
sopra un piede. Lo guardai sconcertata, cosa voleva fare? Il ragazzo si
appoggiò con tutto il peso sulla struttura per qualche
secondo. “Incredibile, tiene!” Esclamò
meravigliato, si allontanò di qualche passo.
“Soul …”
“Terrà anche così?” Soul vi
si buttò sopra a piè pari e il povero ponte non
poté far altro che collassare.
“SOUL!” Urlai furiosa. Il ragazzo
avvertì il pericolo e corse via, era veloce ma non
abbastanza per evitare il ciottolo che gli tirai in testa, facendolo
stramazzare a terra in stato confusionale.
Mostrai i denti quasi per ringhiargli contro.
“Stupido! Ma dove hai il cervello?” Ritornai dalla
mia ‘opera d’arte’ e cominciai a
ricostruire il ponte.
“Ti ho detto che sono fatto per distruggere le cose
…!” Si giustificò rialzandosi.
“Tsk!”
Con le mani affondate nelle tasche e la testa curva, Soul
tornò accanto a me con fare sornione. Mi fissò
per qualche istante e si chinò vicino al mio viso.
“Sei rimasta troppo al sole, così ti verranno le
lentiggini.” Mi prese il mento tra le dita, costringendomi a
guardarlo. “Guarda, ne hai già alcune.”
Mi diede un bacio leggero sullo zigomo, facendomi arrossire. Il ragazzo
si allontanò un po’ e si passò la
lingua sulle labbra. “Oh, era solo sabbia.”
Rimasi immobile, la testa vuota e la bocca socchiusa dalla sorpresa;
non capivo più niente e sentivo le guance andare a fuoco.
“Soul …” Distesi le labbra in un sorriso
che non seppi trattenere. Il ragazzo sorrise a sua volta e si
chinò di nuovo su di me, per pochi attimi mi
fissò negli occhi, poi, annullò la minima
distanza fra noi e mi baciò dolcemente. Sentii il
cuore, il cuore quasi scoppiare e lo stomaco in
subbuglio. Lasciai andare la paletta e gli accarezzai la
guancia.
“Yahoooo!” Un tonfo e fummo
travolti da una cascata di sabbia. “Il grande Black Star
è qui!”
Ci separammo, voltandoci. Soul sbuffò seccato,
mentre io contrassi il viso: il mio magnifico castello era stato
distrutto dal fervore del ciuffo azzurro.
“Black Star!” Tsubaki, dietro di lui, lo
richiamò guardando atterrita il cumolo di sabbia, con poche
torri superstiti, sotto i piedi del suo maestro d’armi.
“Black Star …” farfugliai minacciosa, il
volto attraversato da un’ombra nera.
Soul fece passare lo sguardo da me a Black Star, consapevole
di quello che stava per accadere al suo amico.
“Lo so ragazzi sono troppo forte! La mia entrata in scena vi
sbalordisce sempre!” Esclamò il ciuffo alzando un
dito al cielo per poi face ‘ok’ col pollice. Mi
gettò un’occhiata, rimase incerto un momento, poi
pensò che era meglio mettersi a correre per sfuggire alla
mia furia.
Io e soul ci scambiammo uno sguardo d’intesa, lui sorrise
divertito dalla mia espressione e si portò le mani dietro
alla nuca, io con balzi scattanti cominciai a rincorrere Black Star,
ignaro del vero motivo della mia collera ...
E mentre quello correva e io mi fermavo a riprendere fiato, sentendo
ancora sulle labbra la tenerezza di quel bacio, il sole
s’immergeva nel mare violetto. L’onda lambiva la
riva e accarezzava il mio ‘capolavoro’, portandone
via un pezzo ad ogni passaggio. Sembrava quasi che una mano
liquida lo volesse riplasmare, riappropriandosene. Infondo era solo
sabbia, ma ne rimasi affascinata.
Spazio
autrice :
Salve!! Eccomi tornata con una nuova storia, la mia prima one-shot.
Appena ho letto del concorso, mi è venuta
l’ispirazione e quindi vi presento questo parto della mia
mente complicata XD spero vi piaccia e tutti i vostri
commenti saranno ben accetti anche per migliorare il mio stile ^.^
Alla prossima storia!! Bye Bye!!!
Sonia
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