sun. os
Remember
when...
Sono vecchia ormai, i miei lineamenti si sono induriti e le rughe sono
arrivate. Pensavo che questo momento non sarebbe mai arrivato.
Credevo che guardandomi allo specchio avrei sempre visto la ragazzina
diciannovenne con i capelli rossi e gli occhi pieni di sogni, pieni di
vita, pieni di Lui.
Di una cosa ero e sono certa, i miei occhi sono sempre pieni di Lui.
I miei capelli adesso sono completamente bianchi e lunghi, legati
sempre nella solita treccia. Che strana la vita, un attimo prima sei
sull'orlo della giovane età mentre quello dopo
speri di essere la prima ad andartene in modo tale da non veder nessun
parente andarsene prima di te.
Mi sento giovane nonostante abbia 70 anni.
« Nonna April. » faccio tornare il mio sguardo
sorridente
prima di puntare i miei cari e vecchi occhi azzurri in quelli verdi di
mia nipote Eleonor. « Dimmi tesoro. »
« Andiamo nonna, non vorrai rimanere qui seduta con questo
caldo!
» ha 10 anni, è così vivace e giovane.
Ha preso da
mia figlia Liza. I capelli di Eleonor sono rossi come i miei e gli
occhi verdi come il padre, Jason.
E' bello vederci tutti insieme, le somiglianze si notano sempre
guardando me e mia figlia accanto a mia nipote. Liza è alta
e
snella, i capelli corti rossi molto giovanili nonostante i suoi 40 anni
imboccati.
Gli occhi, quelli sì che sono uno spettacolo della natura.
Gli occhi di mio marito.
La spiaggia era invasa da donne giovani in bikini ma io e mia nipote
non siamo qui per prendere il sole, siamo qui per camminare, per
trovare il nostro posto. Sedute all'ombra di un casolare lei mi stringe
la mano.
« Nonna mi racconti di nuovo di quell'estate di quando avevi
19
anni? » il sorriso mi salì alle labbra. Amo
raccontarle
della mia vita, mi piace sapere che interesso a qualcuno.
« Mmm, Eleonor ma l'hai sentita davvero molte volte, sei
sicura? »
« Sì nonna. Voglio sapere tutto, ma proprio tutto
eh!
» il sorriso della mia nipotina mi ha sciolto il cuore, lo
sento
è così ogni volta. Le guance rosse e piene mi
fanno venir
voglia di sorridere e guardarmi allo specchio per vedere se anche le
mie sono così, e alla fine, trovo sempre la tartaruga rugosa
che
sono rimanendo delusa, a volte.
E va bene..
*********************
Caldo, faceva troppo caldo. Incantata dal mare delle Hawaii stavo
sempre e costantemente con i piedi nell'acqua nonostante le mie gambe
non mi tenessero più di 5 ore in piedi.
Mio padre era un grande musicista e mi aveva pagato una bella vacanza
di "riabilitazione solitaria" alle Hawaii, come la chiamava lui.
Non poteva vedermi costantemente chiusa in casa con un Mac o con una
macchina fotografica, voleva vedermi con amiche e amici a ridere e
scherzare. Purtroppo io non ero così.
Mi sentivo sempre in compagnia con una Canon o una Nikon in mano. Quel
giorno avevo la mia adoratissima Olympus E-450 che mi pendeva al collo.
La mia era stata una bella estate soprattutto perchè avevo
conosciuto un ragazzo. Un bellissimo e famosissimo ragazzo.
Lo conobbi ad un pub ad Hollywood, vivevo lì da anni e
decisi
che era l'ora di entrare in un pub. Mi sentivo strana e per qualche
ragione uscii di corsa da quella cappa di musica, fumo e alchool. Gli
sbattei contro.
Ah.. mi ricordo ancora il suo viso snello e sorridente, i suoi occhi
castani e spaventosamente intensi, per non parlare del sorriso caldo e
della stretta che ebbe sulle mie spalle. Incredibile.
Quella sera parlammo e il mattino dopo, erano le 7 e mezza
precisamente, mi riaccompagnò a casa per salutarmi prima
della
mia partenza.
Non c'era giorno che non lo pensassi. Quando camminavo sotto il sole
estivo mi immaginavo che stesse facendo, di certo qualcosa meglio della
mia passeggiatina mattutina con cappello di paglia aggiuntivo.
Fu uno di quei tristi giorni che ricapitò il finimondo.
Vidi la sua figura correre verso di me, portava una camicia a quadri
delle varie tonalità del blu sopra una maglia nera a maniche
corte. Era meraviglioso.
Mi strinse forte a sé e mi disse che era venuto
lì per me.
Quello fu davvero l'inizio della mia estate.
Una mattina stavamo passeggiando sulla spiaggia, il sole cocente era
tremendo ma si stava bene, le Hawaii adesso che lui era con me erano
diventate un paradiso. Passeggiavamo uno di fianco all'altra e ci
scambiavamo occhiate dritte. Erano begli anni per me quelli.
« Avevi voglia di vedermi dì la verità.
» mi
chiese improvvisamente fermandosi. Mi girai imbarazzata ma i suoi occhi
mi presero e mi cullarono mentre annuivo ed arrossivo.
« Ti sento sempre vicino anche quando sei lontano da me,
è
bello sentire il tuo odore adesso ed è bello l'abbraccio che
mi
hai dato Lunedì quando sei arrivato, ma so per certo che
prima o
poi te ne tornerai a casa e che starò sempre ad aspettarti
nonostante il mio cuore voglia volare libero. »
« Sei sempre la solita. Dai per scontato che io non mi senta
così. » mi prese le mani tra le sue avvicinandomi
a
sè.
« Allora dimmi cos'è che provi, per me sei
complicato. »
« In realtà io sono un velo e tu un muro.
Scavalcarti
è difficile. » aveva colto nel segno, preso le
misure
dirette e scoccato la freccia. « Tu vuoi sapere cosa provo
davvero April? »
« Te l'ho chiesto poco fa. » risi voltando la testa
verso
la mia spalla, mi piaceva appoggiarmici. Le sue dita mi presero il
mento e mi portarono all'altezza del suo viso. Era così
bello e
chiaro,
quegli occhi che raccontavano tutto ciò che lui taceva.
Chiuse
gli occhi sospirando e le sue labbra toccarono le mie facendo fermare
il tempo.
Ero così contenta che per me il mondo poteva nascere e
finire lì, in quel momento.
« Questo è quello che provo per te April, sono
venuto qui
perchè mi sono innamorato di te dalla prima volta che ti ho
visto. L'attrazione che tu mi fornisci è così
forte che
non riesco a non captarla persino a Los Angeles. Non mi piace la April
timida o quella che arrossisce, mi piace la tua irruenza e la tua
forza, il leone che c'è in te. » ero sempre stata
così, forte, un po' troppo per gli uomini.
Li intimorivo così tanto che dopo un po' smettevano di
cercarmi,
ero fatta così. Lui non era scappato, anzi mi aveva
rincorso.
« Non inventarti cavolate, tu sei qui solo perchè
hai bisogno di qualcuno. Non sei innamorato di me. »
« Sono convinzioni le tue. Ti ho appena detto che ti amo e
continui a non capirmi. Che devo fare? Devo forse.. So cosa devo fare.
» lasciò le mie mani e scappò. Non so
ancora oggi
dove andò ma posso immaginarlo.
Non ci vedemmo per i giorni seguenti fino al Giovedì prima
della
sua partenza. Ero sulla spiaggia sola come al solito, seduta nella
sabbia calda tra ombrelloni e mare cristallino.
Le persone non erano contente di vedermi così giù
ma
forse è perchè non capivano quanto amassi la
sfida che
Jlui mi aveva lanciato. Era triste sapere che sarebbe ripartito con
l'idea che io non lo amassi.
Era stato così anche per me, il suo sorriso mi aveva fatto
sentire come a casa, nei suoi abbracci e nei suoi baci ritrovavo la me
stessa assopita e cambiata per le persone che mi stavano intorno
adeguandomi spesso al trattamento che ricevevo. Non ero più
la
donna della serie: "Se ti dicono di alzarti tu siedi e quando siedono
tu alzati in piedi.", non lo ero più ma lo ero stata.
Lo vidi arrivare intorno alla sera, quando il mare si era iniziato ad
agitare per l'arrivo dell'alta marea, era sempre bello e aveva indosso
una vecchia maglia bianca comprata probabilmente a Los Angeles.
Il sole tramontava lasciando sull'acqua delle venature rosse e degli
spruzzi gialli. Era bello sapere che in mezzo a quell'oceano, delfini
ed altra fauna ignoravano totalmente la bellezza di un solo essere
umano.
Mi strinse forte, sentivo il calore della pelle invadermi e corrodermi
il cuore.
« April io devo dirti una cosa, devo dimostrarti quanto ti
amo
prima che me ne vada. Voglio che tu ci pensi fino in fondo. »
« Cosa ti sei preparato, dimmi che non stai pensando di
suicidarti per me! » esclamai impaurita, la sua faccia in
quelle
condizioni non l'avevo mai vista. Serio e pacato voleva dirmi cosa
l'avesse fatto innamorare di me?
« Smetti di costruire muri con me benedetta ragazza, lasciati
andare. Per le persone intorno a te tu sei una linea retta ma per me,
tu per me sei con più curve del Mugello. »
« Cos'è il Mugello? »
« Il Mugello è una "regione" della Toscana, ci
corrono le
moto e ci sono molte curve per le strade, un giorno ti ci
porterò. »
« Ma che diamine dici. Arriva al dunque così mi
fai solo
stare in pena. » la mia collera saliva, ero fatta
così,
impulsiva e sempre cattiva con me stessa, ignoravo i sentimenti e la
vita che scorreva intorno a me.
Lo vidi inginocchiarsi nella sabbia. I jeans puliti si macchiavano di
quella candida polverina, di quella piccola terra soffice e calda. Mi
prese la mano sinistra tra le sue e mi baciò il palmo, poi
le
dita, poi di nuovo il palmo e alla fine, mi baciò l'anulare
sinistro.
Dalla tasca estrasse un cofanetto blu io avevo una paura tremenda.
Valutai in 10 nanosecondi la possibilità che volesse farmi
una
proposta.
« Voglio che tu mi sposi, che tu diventi mia moglie e che tu
stia
sempre al mio fianco. Che io e te non ci separeremo mai, voglio saperlo
ora. Voglio che tu venga con me in tour, voglio che tu stia con me e i
miei fratelli in sintonia e che tu ami solo ed esclusivamente me.
Voglio viverti dal primo all'ultimo soffio April. »
Ero incredula, il mio cuore batteva come non mai, ero sul punto di un
infarto e tutt'ora quando ci penso mi sento quasi male. Era
così
bello che il mio sogno si realizzasse così, volevo sentirmi
amata
e lui mi voleva far sentire così. Voleva farmi sentire
donna.
« Voglio che io e te domani mattina ci sposiamo. Il vestito
è già pronto, gli invitati ci sono. Voglio che tu
dica di
sì. » ero titubante. Aveva una sicurezza che mi
spaventava.
Allora non ero poi così sconosciuta a lui se già
sapeva cosa gli avrei risposto.
Io sapevo cosa avrei risposto? « Sì, lo voglio.
» il
bacio che ci unì mi fece passare tutte le preoccupazioni.
***
Il mio abito era pronto, mi sentivo stupenda e impaurita, i miei occhi
incontrarono quelli della ragazza dentro lo specchio e quasi non mi
sciupai il kilo di trucco che mi ero fatta mettere, ma chi era quella
ragazza con il velo in testa? Io? Non potevo crederci. Posai la mano
sulla superficie liscia che mi rifletteva e mi sfiorai la guancia. Il
quello specchio avrei lasciato la mia vita, la mia vecchissima vita.
Sarebbe mai
andata bene una cosa del genere? Ci conoscevamo da 2 settimane se non 3
e già mi aveva chiesto di sposarlo.
I suoi occhi non mentivano, castani e profondi dicevano la
verità. Voleva che io stessi al suo fianco sempre.
Quell'estate, quel 5 di Agosto del 2011 la mia vita cambiò
radicalmente dal momento che iniziai a passeggiare verso l'altare. I
miei passi erano scanditi dalla musica del pianoforte.
Il fratello del mio fidanzato, che effetto mi faceva pensarlo, stava
suonando la marcia mentre mio padre mi teneva stretta accanto a
sè.
« Sarai per sempre la mia bambina. » il suo bacio
sulla
guancia aveva un che di rammarico. Credeva che non sarei mai cresciuta,
che tutto sarebbe rimasto come quando avevo 8 anni e lui mi prendeva
sulle ginocchia per raccontarmi le favole. Papà non mi
scorderò mai di te, sarò sempre la tua bambina.
Lui era lì, splendente più che mai. Il prete fece
prima
la domanda a me, ero così tesa che rischiai di cadere dai
tacchi, anzi, dai trampoli che mia sorella Ginger mi aveva regalato.
Il velo mi teneva il viso coperto fino al momento della promessa,
l'odore di nuovo mi entrava nel naso e detti la colpa a quello per le
poche lacrime che facevo cadere ogni tanto dagli occhi lucidi. Le
sue mani lo tirarono su dolcemente e sentii il cuore a mille e la
tensione mi fece salire ancora più lacrime agli occhi che di
lì a poco
iniziarono a cadere piano e dolcemente dal mio viso.
« Signorina James? » mi istigò il prete.
Lui mi guardò speranzoso, aveva paura quanto me.
« Sì, lo voglio. » dissi titubante,
scandendo bene
tra un singhiozzo e l'altro quanto io volessi quell'evento, quanto
volessi sentirmi protetta ogni notte dalle sue braccia, nel suo letto.
Quanto avrei voluto litigare per il pane che era da comprare e quanto
per il frigo troppo tempo aperto in estate.
Mio marito mi baciò lasciandomi il suo sapore perenne di
caffè sulle labbra, era così buono,
così dolce che
le mie lacrime ripresero a scendere. Me le asciugò con un
dito e
insieme partimmo per quella spiaggia Hawaiiana in cui mi aveva
abbracciato il Lunedì al suo arrivo.
« Sono felice April. So che alla fine ho preso la decisione
giusta e che io e te, staremo insieme per tutta la vita. »
Con un
bacio sigillò il nostro patto di fronte al mare che
tutt'oggi lo
tiene custodito.
***
«Nonna! Il nonno sta di nuovo strattonando
Neri! »
« Joseph Adam Jonas! Smettila di strattonare Neri! Povero
tesoro
ma che cosa ti fa il nonno!? » chiedo dolcemente al mio
nipotino
di 6 anni. E' bello, la bellezza che non se ne va nemmeno da vecchio.
Gli occhi castani come sua madre, mia figlia, come mio marito. I
capelli ricci tipici della famiglia di Joseph hanno saltato una
generazione e sono finiti a Neri.
Guardo mio marito sorridendo, anche lui è rimasto sempre
bello,
con le sue rughe, le sue gambe un po' vacillanti e la sua voce
intorpidita. I suoi occhi restano quelli un po' troppo grandi
per essere così
incavati, il loro colore castano brillante mi conquista come la prima
volta. Le sue labbra perfette sono un po' più rugose ma mi
attirano lo
stesso. Per me resta e resterà sempre il ragazzo di 22 anni
che mi chiese di sposarlo su quella spiaggia. Quello che mi
baciò e che mi rese felice per tutta la vita, donandomi due
figli stupendi: Liz e Nicholas II, come suo fratello.
Abbracciata a lui mi chiedo quanto un'estate possa cambiare la vita
delle persone.
Dopo 50 anni di matrimonio, ancora me lo chiedo.
Quella, fu l'estate più bella di tutta la mia vita.
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Ciao belle lettrici, questa
one-shoot mi è venuta in mente
venerdì sera, dopo che una mia cara amica mi ha detto una
cosa mostruosamente sconvolgente
e io ho
asserito: vuoi per caso farmi invecchiare tutta insieme?
Ecco da qui
è nato tutto. Spero vi sia piaciuta davvero.
Vi mando un
bacio enorme da Firenze e se vi va, se vi sentite ispirate,
recensite.
Ah,
ricordatevi sempre una cosa: se fate qualcosa con il cuore, che sia
scrivere, cantare, amare, tutto andrà a buon fine, per il
meglio.
Ciao a tutte.
<3
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