Only Human.

di LittleJohn
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Tutti questi anni, tutti questi giorni, sono serviti a farmi a capire una cosa ben precisa.
Io non sono abbastanza.

Nonostante sia fatto di carne, abbia un cervello e volontà propria, ancora non basta. Non basto a mamma e papà, al mio maestro, al mio migliore amico.

Ho passato metà della mia vita ascoltando ciò che mi dicevano gli altri, chiuso in una bellissima gabbia dorata dalle rifiniture in pietre preziose. Ho creduto a tutto ciò che mi dicevano perché credevo fosse giusto. In un certo senso ho vissuto da parassita per chi mi stava intorno.

Quando piomba la verità, il mondo intorno a me cade in tanti, mille pezzi. Nessuna storia che mamma mi raccontava da piccolo è paragonabile al dolore provato in quell’istante.

Io non sono io.
Sono soltanto una copia – seppure perfetta – di un’altra persona. Ho gli stessi occhi, gli stessi capelli, sono alto uguale, so persino fare la stessa iperrisonanza. Tutto ciò che sono, che al contempo credevo mi rendesse unico, non è altro che qualcun altro.
Una copia. Sul dizionario è: riproduzione fedele, anche a scopo di contraffazione, di un’opera d’arte.
Salve, il mio nome è REPLICA.

Odio la mia vita. Non sono nato per volontà mia di vivere, sono nato perché stessi sotto gli ordini di qualcun altro. Una bella marionetta, perfetta in ogni singola cosa, bellissima.
Ma soprattutto, sacrificabile.

La mia esistenza è dettata dalla mia utilità. Non importa quello che mi sento dentro, i miei sentimenti, le mie domande. Se sono fortunato, ho la possibilità di servire un padrone, altrimenti vengo lasciato nel cestino più vicino, in attesa che scompaia in una miriade di piccole luci.

Io vivo, esisto, ho un cuore che batte forte.
Non basta?
Evidentemente no.
Almeno, non in questo mondo riservato agli uomini.




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