Ascoltate
questa canzone: Calls
me home, mentre leggete.
Coming home.
I'm coming home to breathe
again,
To start again,
I'm coming home,
From all the places I have
been,
With nothing but a voice
within,
That calls me, calls me home.
Thad stava tornando a casa,
camminava tranquillo tra le strade si New York, illuminate a festa come
ogni notte, e si sentiva stranamente tranquillo. Pensava che sarebbe
stato nervoso a quel punto, a qualche minuto dall'incontrarlo di nuovo,
a qualche manciata di secondi dal poterlo riguardare dritto negli
occhi, nei suoi meravigliosi occhi azzurri. Invece camminava a passo
moderato, costeggiando l'ottava strada a Greenwich Village, con il
respiro regolare e il cuore che batteva per mantenerlo in vita.
Stava
tornando a casa, finalmente. Vide in lontananza l'abitazione al quale
era diretto -l'aveva vista solo una volta, di sfuggita,
riaccompagnandolo a casa- e sorrise istintivamente. Lo chiamava, il
portone nero e semplice gli stava parlando con voce pacata ma nella
quale si nascondeva una certa emozionata impazienza. Diceva che era da
tanto che lo stava aspettando e che era felice che finalmente avesse
capito che solo lì, superando la postazione del portinaio e
salendo al quinto piano, poteva essere a casa. Non era il posto, non
era il palazzo, non era New York, era Kurt.
Avrebbe
potuto vivere in qualche bettola ai confini della civiltà ma
con lui affianco quella sarebbe stata casa. Perché era lui
la sua vera dimora, la sua sicurazza, la sua ala sotto la quale
rifugiarsi quando fuori si scatenava la tempesta. Era strano come tutta
la sua vita, tutto il cammino che aveva fatto in quel momento, lo
avesse portato a quel momento, a quella consapevolezza. Lasciandosi
indietro tutti gli anni sprecati lontani da lui stava camminando verso
la speranza.
Stava
tornando a casa.
Non
citofonò, un uomo robusto gli sorrise mentre gli apriva il
portone con movimenti lenti e con un cenno gli indicò
l'ascensore. Mentre i numeri scorrevano nel piccolo schermo il battito
iniziò ad accellerare e il respiro si affannò per
qualche istante e poco prima il cinque apparisse riuscì a
calmarsi fissandosi dritto nello specchio che aveva davanti. Era
cresciuto, era maturato, aveva gli occhi di un uomo e la certezza di
star facendo la cosa giusta. Quando si aprirono le ante e la porta
della casa di Hummel gli apparve sembrò che tutto si fosse
fermato.
Stava
tornando a casa, l'aria era più pulita o era lui che
riusciva veramente a respirare, adesso? Sorrise mentre bussava sul
legno chiaro e quando Kurt aprì, un po' assonnato ma con
un'espressione felice sul viso, realizzò.
Era
tornato a casa.
«Bentornato.» disse solamente, facendogli
spazio.
Fine.
Da
quando ho sentito questa canzone, come sottofondo di un bellissimo
video su Harry Potter, ho capito che avrei dovuto scriverci su una
Hummerwood. E l'ho fatto.
Devo
dire che mi piace, mi piacciono le Hummerwood, mi piace Thad, mi piace.
Tra cinque minuti mi farà schifo ma per adesso son
soddisfatta. Spero possa piacere anche a voi, la lunghezza credo sia
quella giusta nonostante sia poco meno di una paginetta. Ma
è Thad. Dedicata agli amanti di questa coppia, a Jess.
Baci,
Nacchan.
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