Il
Nome Del
Mare. ~
Pini;
pini
e sabbia, nient'altro attorno a te.
Iniziavi
veramente a pentirti di aver seguito quei tre grandi uomini,
infilandoti nel loro mezzo di trasporto e arrivando lì come
un fuggitivo di guerra; ma non eri l'unico, nel gruppetto, a meritare
tale appellativo!
E
proprio per tale motivo ti stavi bucando i piedi sugli aghi dei pini di
Cala Martina.
Camminasti
ancora e ancora, seguendo nel buio della foresta la piccola fiammella
della lampada a gas che Riccardo, Giulio o Annibale Lapini stavano
tenendo in mano.
Ad un certo punto ti accorgesti che gli aghi sotto i tuoi piedi
iniziavano a comparire, sostituiti da qualcosa di duro e appuntito.
"Maremma, qui andiamo di male in peggio!"
pensasti, prima che un rumore dolce ti carezzasse le orecchie; curioso,
aumentasti il passo, finendo con il percorre a corsa una distanza
bastante a farti venire il fiatone, seguendo la luce che ben presto
venne sostituita da una molto più grande e luminosa: quella
della luna.
Il
mare, era la prima volta che lo vedevi!
Dopo
un primo attimo di stupore ricordasti il perchè eri
lì e gli occhi volarono dall'acqua alla terra: c'era una
barca, davanti a te. Dentro questa due uomini e fuori altri tre, in cui
riconoscesti i Lapini e, soprattutto, tre paia di occhi che ti
guardavano tra rabbia e stupore.
"Giusto,
dovevo rimanere nascosto.".
<<
Ettore! Cosa diavolo ci fai qui!? >>
Annibale
si avvicino a grandi passi, afferrandoti per il collo della maglia.
<<
Volevo vedere, solo vedere! >>
Urlasti,
cercando di schiaffeggiare la mano del tuo aguzzino, che fu ancor
più innervosito da tale gesto.
<<
Bene, ora che hai visto stattene buono! >>
Annibale
girò gli occhi sull'uomo che stava seduto sulla cima della
barca, impegnato a caricare pipa e fucile con polveri ben diverse.
<<
Ci scusi, signor Garibaldi. >>
"Oh,
allora è lui!"
Pensasti,
con una nota di delusione.
Era
quello il famoso "Eroe"? Ai tuoi occhi da bambino di otto anni sembrava
solo un vecchio che, se non avesse fatto attenzione, sarebbe esploso
come una miccia fumando la sua pipa.
Quello
ti sorrise e fece un segno di non curanza al Lapini che, in uno sbuffo,
ti mollò in malo modo.
Ti
allontanasti, incespicando tra quei maledetti sassi.
Dopo poco il vecchio, che vecchio proprio non era, strinse la
mano ai compagni e la barca partì. Tu osservasti,
rannicchiato su uno degli scogli.
Quel
Garibaldi ti restava decisamente antipatico.
<<
Ettore! Svegliati, Ettore, è mattina! >>
Apristi
gli occhi, mormorando un'imprecazione; volevi dormire ancora, ma la
voce di tua madre era peggio di una tromba di leva. Tromba di leva che,
l'anno a seguire, ti sarebbe toccato sentire per davvero.
Ma
chi te lo faceva fare di andare in guerra? Ogni giorno in cui aprivi
gli occhi nella confusione del Granducato non era che un altro giorno
in meno all'arruolamento.
Ancora
una volta ti alzasti, ancora una volta ti preparasti e ancora una volta
scendensti giù in paese.
Avevi deciso di goderti quegli ultimi giorni di vita
(perchè, sì, eri convinto che in campo di
battagli ci avresti lasciato le penne al primo sparo) giocando e...
vivendo, semplicemente.
Che
avresti potuto fare quel giorno? La memoria della notte precedente ti
aveva dato un'idea, però; così ti eri messo un
cappello sui capelli neri, avevi preso un telo e qualcosa da mangiare e
il primo mezzo diretto verso la tua pensata.
Cala
Martina.
Era
da quella notte che non ci andavi!
La
spiaggia era rimasta la stessa, con quegli odiosi sassi che, a distanza
d'anni continuavi ad odiare come la prima volta.
Era
marzo e su di essa non vi era anima viva; o almeno, a te
così sembrava.
Buttasti
a terra borsa e scarpe, iniziando a toglierti i vestiti con l'idea di
farti un bagno; non era esattamente caldo, però...
<<
Ehilà! >>
La voce ti prese in contropiede, facendoti quasi strozzare con la
maglia che ti stavi togliendo e con la reazione di far scoppiare in una
cascata di risatine cristalline la voce misteriosa.
Ti voltasti verso la fonte: una ragazza, avente forse sedici anni come
te, vestita di una sottoveste candida come la sua pelle e i suoi denti,
incorniciati da un sorriso roseo.
<<
'Giorno...! >>
Mormorasti,
abbastanza sorpreso; di trovarti solo con una bella ragazza su quella
spiaggia proprio non l'avevi programmato! Quella si sedette sul tuo
telo e, senza chiederti minimamente il permesso, prese e
addentò una delle pagnotte che ti eri portato da casa.
Al
tuo sguardo confuso sorrise, ma con una punta d'amarezza.
<<
Tranquillo, in futuro ti porterò via qualcosa di ben
più grande di un pezzo di pane. >>
<<
Sarà, ma intanto mi hai mangiato il pranzo. >>
Rispondesti, sorridendo e sedendoti accanto a lei. Buffo, quella strana
figura ti attraeva come mai nessuna ragazza, anche molto più
bella, aveva mai fatto.
<<
Come ti chiami? >>
<< Ettore Comparini. >>
<< Bene, Ettore. Domani tornerai? >>
La
risposta quasi urlò nella tua testa.
<<
Certo che sì. >>
Tornasti
in quell spiaggia il giorno dopo, il giorno dopo ancora e
così via; la solare ragazza dai capelli rossi aveva iniziato
a far diventare rosso anche il tuo viso; ogni volta che le chiedevi il
nome, però, lei diceva che te l'avrebbe detto il giorno a
seguire. Ci cascavi sempre.
<<
Sai che c'era, lì? >>
Ti disse, in un mercoledì soleggiato, indicando un punto.
Oh, eccome se lo sapevi.
<< La barca con cui è fuggito Garibaldi.
>>
<< Bravo! >>
Sbuffasti, grattandoti la testa.
<<
Non capisco. >> iniziasti, << a che serva
questo unire. >>
Eppure
sapevi tutte le cause, seguivi i conflitti e se vedevi il nome di
quell'uomo su un giornale finivi per comprarlo due minuti dopo. Ma il
voler far guerra...
<<
Vediamo... >> Rispose lei, con un'enfasi che solo in
quella parola ti travolse. << Come ti sentiresti ad avere
un corpo spezzettato? Un corpo tuo... ma che in realtà non
lo è! Una marionetta divisa in tante parti e mossa da tanti
marionettisti. Un corpo che potrebbe avere una sua volontà,
eccome se potrebbe! Dimmi, che sensazione ti dà
quest'immagine? Bella, per caso? >>
Il
discorso ti spiazzò, non avevi mai pensato in quei termini;
facesti segno di diniego.
<<
Ecco. >> Continuò, con voce tremante.
<< Fai come se fosse il mio corpo. Il desiderio
più ovvio che potrei avere è il tenerlo tutto
insieme e controllarlo. >>
Si voltò verso di te e notasti i suoi occhi bagnati.
<<
Ettore, tu non realizzeresti questo mio sogno? >>
Il cuore ti battè ad una velocità inumana, le
parole di lei echeggiarono nella tua testa.
E, come la prima volta, la risposta ti parve ovvia.
<< Sì. >>
Lei sorrise. Mai come in quel momento i suoi occhi verdi ti erano
sembrati evanescenti.
Il
giorno dopo sparì, non la trovasti più sulla
spiaggia di Cala Martina.
Diciasettenne,
ti arruolasti volontariamente, con le parole udite quel giorno che
erano diventate un'ossessione, una convinzione, un credo, e, poco
dopo, venisti a sapere che tanti tuoi compagni avevano
incontrato la stessa figura di cui ti eri innamorato, ma solo lo stesso
Garibaldi ne conosceva il nome.
Il giorno in cui vi trovaste nello stesso reggimento (chissà
se aveva riconosciuto il piccolo intruso del 1849) gli chiedesti con il
cuore in gola quel nome.
Lui sorrise.
<<
Il suo nome? Quella donna è quella che amiamo tutti noi. Si
chiama... >>
Ai
tuoi funerali, più affollati di quello che avevi immaginato,
tutti piangevano.
Tra
la folla lacrimosa si distingueva in prima fila una donna: aveva gli
occhi verdi, la pelle bianca e i capelli rossi; sulla pelle aveva delle
strane cuciture, a differenza di tutti era vestita di candido e, tra le
lacrime, mostrava un sorriso timido e riconoscente.
Era
la donna che più di qualunque altra avevi amato, per cui
avevi combattuto ed eri morto.
Il
suo nome, adesso, lo conoscevi.
Era,
ed è, Italia.
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Umh, sì...
per l'ennesima volta non so che dire nelle note finali!
Questa storia si è classificata tra le premiate del concorso
letterale "Mariella Gennai", indetto annualmente dal comune di Massa
Marittima, che quest'anno come tema proponeva "L'Unità
D'Italia", in onore del 150° anniversario.
Protagonista di questa mia storia è un personaggio storico
di Massa Marittima, tale Ettore Comparini, così come lo sono
anche i fratelli Lapini.
Una cosa che mi ha stupito è stato il discorso di Benigni
fatto al festival di San Remo, avvenuto poco dopo la scadenza del
concorso ( programmata per il 14 febbraio... le coppie si regalavano i
fiori e io cercavo come un'ossessa un cd per inviare tutto! )
; anche lui ha usato la similitudine del corpo! Bello, aver avuto un
pensiero simile a quello espresso a una delle persone che
più ammiro!
Spero che gradiate!
Critiche sia favorevoli che costruttive sono ben accette! (
più che ben accette, a essere sinceri! )
_ Lancelot.
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