Nel
mio mondo esistevano tre regole importanti: la prima era, mai cedere
alla tentazione, come se non l'avessi già fatto, la seconda
diceva
di non lasciarsi trasportare dalla passione carnale per una persona e
terza mai avere rapporti con gli umani.
Naturalmente
accompagnate da quelle più ovvie non uccidere e non rivelare
la
propria vera natura agli umani.
Non
sono umano.
Sono
un Angelo, la creatura più bella che esista nel intero
universo, io
sono la tentazione vivente per ogni umana esistente sulla terra.
Mi
crederete buono, saggio e misericordioso, ma non è proprio
così, io
sono una delle poche eccezioni tra gli angeli.
Odiavo
quel mondo costruito sul buonismo e sul perdono, mi sembrava debole,
e io non volevo farne parte.
Per
questo andavo sulla terra a incantare belle ragazze, e per provare
piaceri carnali a noi proibiti.
Lo
so non avrei dovuto, e ho avuto i miei guai con il
“capo” del
regno dei cieli, ma tanto al misericordioso Signore bastava che
cantassi una nenia per tre giorni in questo modo espiavo i miei
peccati , poi ripartivo di nuovo per la giostra.
Era
una catena, un giorno di peccato, tre di nenia, peccato e nenia.
Quel
giorno dopo aver espiato i miei peccati, dovevo proprio partire alla
ricerca di nuove ragazze.
Mi
stavo guardando allo specchio, vidi come sempre i miei occhi scuri
color cioccolato, i miei capelli neri ribelli, le mie ali candide che
erano ripiegate dietro la mia schiena e il mio corpo statuario
emanava una strana luce, la luce della sapienza, veniva chiamata.
Il
mio aspetto aiutava sicuramente a trovare ragazze disposte a unirsi
con me nel peccato, ma se esso non funzionava riservavo di poteri per
convincerle.
I
miei amici angeli dicevano che ingannavo quelle povere ragazze, che
non era giusto, ma a loro in fondo cosa importava, non facevano
niente per quelle umane.
Vivono
nel loro regno dorato,dove tutto è così
schifosamente perfetto,
sono io l'unico difetto del loro stramaledetto regno.
-Terra-
sussurrai, concentrandomi e subito mi ritrovai dove richiesto.
Sulla
Terra doveva ancora spuntare il sole, tutto era avvolto nel silenzio
più totale, doveva essere mattino presto.
Non
sapevo di certo dove ero capitato, e non mi importava.
Ero
su una strada pedonale, di fianco a me c'era un piccolo canale sporco
e maleodorante, e non c'erano tante case intorno .
Sentii
dei passi veloci, e subito sussurrai – invisibile- il mio
corpo si
smaterializzò all'istante.
Dalla
via sbucò una ragazza, di media altezza, magra, ma con forme
sinuose
e provocanti, uno splendido viso a forma di cuore incorniciato da una
folta chioma nera ondulata, e a completare la sua faccia c'erano due
grandi occhi verdi luminosi come due fari nella notte.
Indossava
un paio di jeans attillati, che risaltavano le cosce ben tornite, e
un cappotto corto.
Una
sola parola si poteva usare per definirla: splendida.
Dovevo
rendermi subito visibile, ma così all'improvviso l'avrei
spaventata... da quando mi preoccupo per le umane?
-rendimi
visibile- sospirai piano, comparsi esattamente davanti a lei.
La
ragazza si fermò, non sembrava però spaventata,
mi guardava solo
incuriosita e intravedevo in quegli occhi bellissimi già una
punta
di desiderio.
-ciao-
la salutai in modo malizioso, nel mio solito modo di fare.
-chi
sei?- chiese subito.
-importa
qualcosa?- a questo punto di solito le incantavo, c'era qualcosa nei
suoi occhi questa volta che mi impediva di farlo, mi sembrava
ingiusto ingannare una creatura così fragile e di rara
bellezza.
-importa
e come! Di solito non c'è tanta gente a quest'ora che spunta
dal
nulla, e per di più mi blocca la strada- tosta la ragazza!
-già...
ma per me puoi fare un eccezione...- le sfiorai lievemente un
braccio, non riuscivo a usare i miei poteri su di lei, o meglio non
volevo, la mia testa mi diceva che lei non se lo meritava, ma io
volevo quella pelle candida, perché mi stavo facendo queste
paranoie?
-
per caso sei uno stupratore? O qualcosa del genere?- domandò
sostenendo il mio sguardo – no perché hai
sbagliato proprio
persona...ora se per favore ti puoi spostare io andrei- cosa? Cosa ?
Mi stava rifiutando? Stava rifiutando un essere perfetto? Un angelo?
In questi quattro mila anni non mi era mai capitato!
-no
non sono nulla del genere... ma dove stai andando con tutta questa
fretta?- dissi concentrandomi per rimanere calmo, ma anche con una
certa curiosità.
Io
curioso di una umana? Forse ha ragione il Signore del regno dei cieli
quando blatera sui misteri della vita.
-sai
sono le sette meno cinque, e io devo prendere un pullman per andare a
scuola, ma mi sa che oggi dovrò tornare a casa!- mi
urlò contro.
Doveva
andare a scuola, quel posto dove gli umani imparano a leggere a
scrivere, certo, certo.
-allora
visto che ormai non puoi più andare a scuola, magari
potresti venire
a fare un giro con me?- le stavo dando la possibilità di
scegliere?
Ma cosa mi stava succedendo?
Mi
guardò prima spaesata, poi il suo sguardo divenne sempre
più
deciso, e diede la risposta con un filo di voce -Va bene... ti
potresti presentare?- aveva detto sì, vittoria!
-Bryan
piacere, e tu?- volevo stranamente conoscere il suo nome.
-Mi
chiamo Giada- portava il nome di una pietra preziosa, sicuramente a
parità di bellezza il nome era appropriato.
“ ti
prego oh mio angelo fai...” una preghiera rimbombava nella
mia
testa, ma questi umani per cosa pregavano?
Non
avevano ancora capito che dai Serafini fino alla schiera più
bassa,
cioè gli Angeli di cui io faccio parte, tutti sono impegnati
a tener
sistemato il loro regno luminoso e bianco.
Ormai
non è più come una volta il Signore sta
invecchiando e per quanto
si dica che lui sia onnipotente, non riesce più a governare
il regno
come faceva qualche secolo fa.
Se
avessi commesso questi peccati al tempo di Lucifero mi avrebbe
già
espulso dal regno.
Mentre
pensavo a tutto ciò Giada camminava accanto a me, guardava
in basso
e non aveva più parlato, mi seguiva e basta, il che
è normalissimo,
agli umani viene naturale fidarci di noi messaggeri del Signore.
-Giada
dove vorresti andare?- sembrò che si fosse appena svegliata
da chi
sa quali pensieri, distolse i suoi occhi dal terreno e
ritornò a
guardarmi, questo semplice gesto riaccese dentro me un desiderio
devastante.
-non
so potremmo avviarci verso un bar e...- si abbassò per
raccogliere
qualcosa lasciando la frase a metà.
Teneva
tra le mani una piuma candida lievemente luminosa grande quanto il
palmo della sua mano, la guardava come ipnotizzata, la portò
lievemente verso il naso e la annusò – mm...-
miagolò.
Quella
era sicuramente una piuma delle mie ali, che sulla terra diventavano
magicamente invisibili, era difficilissimo che le piume delle ali si
staccassero, questo accadeva ogni cento anni ad un sola creatura
angelica che abitava il regno dei cieli.
Era
la prima volta che mi capitava una cosa del genere.
-E'
stupenda! Chissà magari ho trovato la piuma di un Angelo-
per un
attimo pensai che mi avesse scoperto, poi capii che era
soltanto una battuta anche se inconsapevolmente
era molto vicina a scoprire la verità.
-beh
stavo dicendo si può andare ad un bar e prendere una buona
cioccolata calda con panna- mentre diceva questo sorrideva, un
sorriso così luminoso e caldo più del sole
estivo, che era ormai
alto nel cielo.
Sentii
il mio cuore tremare e per un attimo il respiro si bloccò,
era
troppo bella.
-certo
signorina, come posso disubbidire a lei- il suo volto
arrossì, e
questo la rese ancora più invitante...lo so...
sembrerò un pazzo
maniaco!
La
segui in silenzio fino a un piccolo bar all'angolo di una via.
-eccoci-esclamò
ancora con quel sorriso troppo bello stampato in faccia...cazzo!- che
te ne pare?- mi domandò.
Se
avessi dovuto dire la verità, avrei detto che questo locale
come
d'altronde tutti quegli stupidi posti per gli umani era proprio uno
squallore, naturalmente se paragonati ai luoghi del regno delle
creature angeliche, ma siccome non mi sembrava la cosa più
carina da
dire dissi esattamente l'inverso- splendido...proprio il mio genere-
gli
occhi già splendenti si illuminarono di gioia, e il sorriso
si
allargò ancora di più.
-ne
sono felice...- disse con entusiasmo.
Io
galantemente gli aprii la porta e feci un piccolo inchino invitandola
ad entrare, lei sembrò sorpresa da questo mio gesto, il che
mi
pareva piuttosto strano era impossibile che qualcuno non avesse fatto
un gesto ancora più eclatante con una ragazza
così dolce e
fisicamente perfetta.
Si
sedette sul primo tavolo che trovò libero, e io la seguii a
ruota.
Subito
arrivò il cameriere – allora cosa porto qui?-
Aprii
il piccolo menù che conteneva una vasta lista di tipi
differenti di
cioccolate, con tono roco e sexy al punto giusto dissi – una
cioccolata fondente al peperoncino con aggiunta di panna- mentre
parlavo continuai a guardare gli occhi verdi di quella umana che per
bellezza si poteva paragonare ad un Angelo.
-Io
invece vorrei una cioccolata normale con panna- disse accavallando le
gambe, non era possibile, lo faceva apposta voleva farmi impazzire.
-arrivano
subito- annunciò il cameriere correndo via.
Giada
aspettò che il cameriere si fosse allontanato poi
cominciò a
parlare -Allora come mai stamattina sei spuntato così
all'improvviso
e mi hai bloccato la strada?- domandò tutto di un fiato.
-Beh
non volevo rinunciare alla compagnia di una ragazza così
interessante...- risposi con tono roco.
Il
suo viso divenne paonazzo per l'imbarazzo, che cercava di nascondere
mantenendo un sorriso rigido.
-Non
ti ho mai notato da queste parti, ed strano perché sei un
ragazzo
così...- si fermò rendendosi conto di aver detto
troppo e non
sapendo più come andare avanti.
-Forse
vuoi dire stupendo? Perfetto? Angelico?- chiesi dimostrandomi lo
spavaldo e lo sbruffone quale ero.
-Sei
un po' presuntuoso non credi?- era chiaramente una domanda retorica.
Avvicinai
lentamente il mio viso al suo fino a trovarmi praticamente a pochi
centimetri dalle sue labbra.
-Non
credi che sia una tentazione?- sussurrai, Giada guardava le mie
labbra ipnotizzata, e sapevo perfettamente a cosa stava pensando,
perché lo stavo pensando anche io: le miei labbra sopra le
sue che
viaggiavano di pari passo in una danza senza fine, e un turbine di
colori di cui il rosso era il principale ci avrebbe sommersi fino a
tal punto che le nostre menti si sarebbero svuotate di ogni pensiero,
di ogni ricordo, neanche il nostro nome sarebbe sopravvissuto.
Era
la prima volta che anche se non usufruivo dei miei poteri, mi sentivo
così in simbiosi con una ragazza.
Ero
spaventato dalle nuove emozioni che stavo provando, ma anche felice
di aver scoperto che potevo ancora provarne e trovarne di nuove.
Il
suo viso si avvicinò pericolosamente al mio, proprio quando
le sue
labbra stavano per toccare le mie, ecco che con uno scatto improvviso
si allontanò.
-scusa,
io...- la sua voce era agitata e impaurita.
Perché
non mi ha baciato? Ho qualcosa che non va? Ho fatto qualcosa che non
dovevo?
Avrei
dovuto andarmene, oppure avrei dovuto usare i miei poteri e prendermi
ciò che volevo, ma tutte le due opzioni non potevo e non
volevo
metterle in pratica.
-Devo
andare- farfugliò dopo pochi secondi.
Si
mise in piedi, e cominciò a muovere i primi passi verso la
porta
d'uscita, io le presi il braccio per fermarla, appena la toccai una
scossa fortissima attraversò il mio corpo come un fulmine.
-Aspetta,
non bevi la cioccolata?-mi sentivo un cane bastonato.
Fortunatamente
in quel momento arrivò il cameriere con le nostre due
cioccolate,
gli occhi incantevoli di Giada si posarono pensierosi prima nei miei
occhi poi sulle cioccolate.
Alla
fine annuì con la testa e tornò lentamente seduta
al suo posto.
Il
cameriere ci guardò di sottecchi, ed elegantemente ci
consegnò le
cioccolate fumanti e con un odore inebriante.
Era
un peccato anche bere quella cioccolata, gli Angeli non potevano
cedere ad alcuna tentazione, quindi neanche alla golosità.
Ma
questo piccolo peccato non mi avrebbe procurato alcun guaio ai piani
superiori, sicuramente non se ne sarebbe accorto nessuno.
Bevemmo
la nostra cioccolata in silenzio.
Un
silenzio troppo rumoroso per i miei gusti, un silenzio che per
qualche strano motivo mi devastava fisicamente e mentalmente.
-Io
adesso devo proprio andare- disse Giada guardandomi con quegli occhi
luminosi.
Si
alzò e io la segui come attratto da una calamita.
Rimase
ferma per un attimo, poi successe qualcosa che non mi sarei mai
aspettato.
Giada
si lanciò sul mio petto, e le sue labbra divorarono le mie
in un
bacio travolgente, pieno di desiderio.
Volevo
che questo bacio potesse non finire mai, allora la strinsi ancora di
più a me, anche lei sembrava della stessa idea
perché le sue mani
trovarono i miei capelli e li strinsero forte per tener ferma la
testa.
Non
so quanto durò quel bacio governato solo dalla lussuria, ma
so per
certo che fu lei la prima ad allontanarsi da me.
-Bryan,
voglio poterti rivedere...potresti darmi il tuo numero di telefono?-
diceva queste parole diventando sempre più rossa.
-So
che può sembrare strano, ma quando mi vuoi rivedere devi
soltanto
dire queste parole, Bryan aiutami, vieni da me, e io sarò
subito da
te- gli avevo detto la frase segreta.
La
frase per cui un Angelo è obbligato a recarsi sulla terra e
aiutare
l'umano che l'aveva pronunciata.
Sbatté
le palpebre pensierosa- va bene ti credo...allora ci vediamo...ciao-
si avvicinò, mi diede un bacio a stampo e uscì
dal bar.
Rimasi
per molto tempo bloccato vicino al tavolo, ebbi solo la forza di
sedermi.
Mi
sentivo le gambe molli e il mio cuore batteva all'impazzata.
Però
ero felice, per la prima volta nella mia lunga carriera di angelo ero
veramente felice, anche se poi alla fine il mio obbiettivo per cui
ero venuto apposta sulla terra non era stato proprio centrato.
Ma
non mi importava, ora non riuscivo a vedere altre ragazze a letto con
me se non lei, stavo impazzendo! Cazzo!
Qualcosa
stava cambiando dentro di me l'avevo percepito da quando avevo visto
quella ragazza dal viso angelico.
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