La scelta giusta
La scelta giusta
Alice Brown si chiedeva spesso se avesse fatto la scelta giusta:
Anche in quel momento, mentre cuoceva la cena sui fornelli lucidi della
cucina, gettando, di tanto in tanto, un’occhiata distratta allo
scorcio di cielo che s’intravedeva dalla finestra.
Pioveva a dirotto, quel giorno, si trattava di un tipico temporale estivo, a Londra non erano rari.
Una chiave girò nella toppa e la porta d’ingresso si aprì cigolando appena.
«Alice, sono a casa!» la salutò una familiare voce maschile.
Chinò il capo sulla pentola in cui stava mescolando, sorridendo con mesta e quasi affranta dolcezza.
I passi del suo coinquilino s’infilarono nella stanza.
«Uh, ma tu guarda che tempaccio, eh?»
«Mm»
L’altro la raggiunse e le schioccò un bacio leggero sulla guancia: un contatto rapido e fugace, come sempre.
«Mm, che buon profumino! Cos’hai preparato?» e si
allungò oltre la sua spalla, per sbirciare. Lei lo
scacciò con un gesto fintamente brusco.
«È quasi pronto, un po’ di pazienza!»
«Ma io ho fame!»
«Tu hai sempre fame…» lo rimbrottò,
sorridendo, voltandosi per guardarlo in viso «…Adam»
Era cominciato tutto all’incirca tre anni prima.
Adam Gray aveva ottenuto un lavoro come sceneggiatore alla BBC, dove
avrebbe lavorato a stretto contatto col giovane regista Chris Brown, un
ventiseienne di belle speranze, e ne era estremamente soddisfatto,
poiché si trattava del sogno della sua vita.
Tutti si chiedevano perché mai fosse così interessato a
lavorare con quell’uomo, e lo stesso Chris era curioso.
I dubbi vennero chiariti qualche mese dopo, quando il ragazzo fu visto in giro con la sorella minore del regista.
«Sì, noi usciamo insieme» aveva dichiarato alla
stampa, con un enorme sorriso, quando i giornalisti lo avevano
intervistato.
Alice Brown era molto simile al fratello, di cui era più giovane
di ben otto anni: stessi occhi verdi, stessi capelli neri, lisci e
lucidi, morbidi.
La ragazza sembrava lusingata dalle attenzioni del ragazzo, sempre
così premuroso e dolce nei suoi confronti, tanto che non
poté che innamorarsene.
Adam cenava spesso a casa Brown con Alice e suo fratello, e i due
uomini passavano il tempo a punzecchiarsi, mentre la ragazza sembrava
serena e, in qualche modo, felice del fatto che due tasselli tanto
importanti della sua vita fossero, in qualche modo, compatibili.
Poi chissà cos’era successo, e il loro modo di guardarsi sembrava essere mutato: da ironico a complice.
Anche i toni delle loro diatribe parevano tutt’a un tratto stonati: perché suonavano quasi… affettuosi?
Ad Alice sembrava che Adam usasse con suo fratello i medesimi modi di fare che riservava a lei.
E meditava, senza capire nulla.
Un giorno decise che voleva chiarire i suoi dubbi.
Chiamò Adam e gli chiese se potessero incontrarsi al solito café, perché doveva dirgli una cosa importante.
Alice aveva compiuto diciannove anni da un paio di mesi; si
frequentavano pubblicamente da quasi un anno e oramai si sprecavano i
pettegolezzi su quando il giovane sceneggiatore avrebbe chiesto in
sposa la giovane Brown.
«Di cosa volevi parlarmi, Alice?» iniziò.
«Adam, io… È difficile da dire, però è una cosa che mi turba molto. Io…»
«Alice, se qualcosa ti turba puoi parlarmene, lo sai…» l’incoraggiò, dolcemente.
«Adam, io… Io credo che dovremmo finirla qui»
«Cosa?»
«Credi che non me ne sia accorta? Tu… Tu ami un’altra persona»
«Alice, cosa stai… ?»
«Io vedo come la guardi, Adam, è lo stesso modo in cui hai
guardato me all’inizio della nostra storia. E anche se io ti amo
davvero, non posso chiederti di fingere di provare la stessa cosa per
me, se il tuo cuore appartiene a qualcun altro…»
Avrebbe potuto piangere da un momento all’altro. Adam era costernato.
«Alice, di chi… Di chi stai parlando?»
«Stupido! Parlo di mio fratello!»
«Co… Di Chris?»
Alice annuì, asciugandosi le prime lacrime con la manica della felpa.
«Non prendermi in giro, Adam, io… Io me ne sono accorta…»
Il ragazzo sospirò, stringendo tra le mani la tazza di cioccolata calda
«Alice, la verità è che io… Io ti ho usata fin dall’inizio»
«Cosa?»
«Io amo Chris Brown da chissà più quanto. Ho
provato in ogni modo a dimenticarlo, te lo giuro, ma non ci sono mai
riuscito. Ho sempre sognato di ottenere quel lavoro per poter stare al
suo fianco e quando ci sono riuscito… Non mi sembrava vero. Ma
lui, lui è un donnaiolo, è qualcuno che non potrò
mai avere e così… Quando ci ha presentati ho pensato che
gli somigliassi così tanto che… Ho cercato in ogni modo
di innamorarmi di te, per dimenticarlo, ma, al contempo, non tradirne
la memoria. Alice, io ti voglio bene, tengo a te in maniera
inimmaginabile, ma nonostante i miei sforzi non sono riuscito a
sostituirti a lui, nel mio cuore…»
«Adam, non si può sostituire un amore con un altro. Se deve succedere, succede e basta, non dipende da te»
«Io… Io non merito nulla, né da te né da lui»
Alice gli strinse una mano con fare incoraggiante.
«Adam, ti prego… Non dire così»
«Ma è la verità. Io… sono un egoista, pur di
dimenticare tuo fratello ti sto facendo soffrire oltre ogni dire»
«Adam, è normale soffrire, quando sì è innamorati…»
Gli occhi del ragazzo divennero lucidi.
«No, non dirmelo, non farlo! Non mi merito tutto questo, non merito nulla!»
«Adam, adesso smettila» la voce seria, dura, per un attimo
simile a quella con cui Chris urlava “Stop” quando la scena
non gli piaceva. Il biondino la fissò, sorpreso.
«Nessuno di noi voleva che finisse così, ma
tant’è, non possiamo cambiare le cose. Rompiamo la nostra
relazione e trova il coraggio di parlare a Chris…»
«Io non posso farlo, Alice, lo capisci? Siamo due personaggi del
mondo dello spettacolo, siamo famosi… Non pensi a quanto una
relazione omosessuale potrebbe compromettere la sua carriera?»
«Scusami, hai ragione. Sono una stupida»
«Non dire così...»
«Adam, noi non possiamo comunque andare avanti così…»
«Allora sposami, Alice Brown»
Lei sgranò i suoi occhi verdi.
«Adam, cosa… ?»
«Sono sicuro che quella che provo per te sia una forma
d’amore, in qualche modo, per questo penso che potrebbe essere
una buona soluzione. Sono un egoista, Alice, lo so, ma…»
«Fammi capire, tu… Tu mi stai chiedendo di sposarti, di
vivere al tuo fianco il resto della mia vita solo perché sei
innamorato di mio fratello e, non potendo avere lui, io sono
l’unica alternativa?»
Adam chinò il capo.
«Sì»
Alice Brown si chiedeva spesso se avesse fatto la scelta giusta:
Ogni volta che guardava negli occhi suo marito veniva colta da una tristezza infinita.
Sapeva che, nonostante tutto, Adam amava ancora suo fratello e
l’avrebbe amato come non sarebbe stato capace di fare con nessun
altro.
Eppure sopportava tutto, senza lamentarsi mai.
Anche se lui non ne aveva fatto parola, Alice aveva visto sul suo collo
dei succhiotti, e vedendo Chris sorridere malizioso al cognato, non
aveva avuto dubbi: avevano fatto sesso.
Se anche per suo fratello, dietro tutto quello, si nascondesse un
po’ d’amore, questo non poteva saperlo. Ed era uno strazio
incredibile sentire suo marito, quelle rare volte in cui lui stesso
insisteva per fare sesso, invocare sull’orlo dell’orgasmo
un nome tanto familiare quanto estraneo.
Eppure sopportava tutto, senza lamentarsi mai.
Alice Brown aspettava un bambino. E non aveva il coraggio di rivelarlo ad alcuno.
Diventare padre avrebbe segnato per sempre la fine della libertà di Adam, e questa era l’ultima cosa che voleva.
«Alice, ti vedo strana, ultimamente, qualcosa non va?»
«No, Adam, va tutto bene»
L’ennesimo sorriso falsamente felice le si dipinse sul volto.
Adam doveva essersi accorto del dolore della compagna, ma non trovava
il coraggio per lasciarla, per dirle che avrebbe fatto meglio a
chiedere il divorzio e a non rivederlo mai più.
Gli era bastata l’unica volta in cui ne aveva fatto parola: con
gli occhi lucidi e prossimi alle lacrime, lei gli aveva detto che non
le importava quello che lui faceva, purché le permettesse di
restargli accanto per sempre. Lui non capì tanta dedizione,
forse era frutto dell’amore.
Adam si sentiva un verme ogni volta che scopava con Chris: non solo era
immorale amare un uomo, ma era ingiusto faci sesso, trattandosi del
fratello di sua moglie.
«Ti amo. Ti amo, Chris, ti amo!» gli gridava, ogni volta,
in preda al delirio del piacere. L’uomo non rispondeva, sorrideva
mellifluo e continuava quello che stava facendo.
E quando la mattina dopo il biondino si sarebbe svegliato nel letto
dell’amante, tutti i sensi di colpa gli sarebbero crollati
addosso.
E avrebbe litigato con Chris, furiosamente.
«Noi dobbiamo smetterla, è sbagliato!»
«Ma ci amiamo!»
«IO ti amo, TU ti diverti solo a scoparmi!»
«Questo non lo puoi sapere!»
«Se mi amassi come dici, non mi permetteresti di fare gli errori che faccio!»
«Tu dici che non vuoi che io sia la tua balia!»
«Non pensi ad Alice, al male che le fai?!»
«E tu non pensi a come la fa sentire sapere che tu fai sesso con me?!»
A quel punto, colto in fallo, gli sarebbe venuto da piangere per la
vergogna. E Chris l’avrebbe stretto, l’avrebbe consolato e
baciato, e si sarebbero ritrovati a far sesso ancora una volta,
velocemente, prima di andare a lavoro.
Alice, del resto, aveva smesso di chiedersi dove sparisse suo marito
certe notti: forse, in cuor suo, da quando Adam le aveva chiesto di
sposarlo, aveva sempre saputo che sarebbe stato così. Faceva
male, dannatamente male.
Eppure sopportava tutto, senza lamentarsi mai.
Ricordava ancora il giorno delle sue nozze, Alice, quel giorno che
prometteva pioggia in cui lei, avvolta in un vaporoso e costoso abito
da sposa candido come il nevischio, aggrappata al braccio di un
sorridente Chris, affascinante come e più del solito nel suo
smoking nero come i capelli, perfettamente fermati all’indietro
dal gel, aveva attraversato la navata della chiesa dove Adam aveva
insistito per sposarsi.
Adam, quel giorno, era bello come il sole, infilato nel completo nero,
i biondi capelli che scoprivano la fronte, accuratamente pettinati
all’indietro. Qualche ciuffo, tuttavia, era sfuggito al
trattamento e a quella vista Alice dovette trattenere una risata assai
poco rispettosa.
Dall’altare, Adam le sorrise, radioso, e la ragazza sentì
il cuore perdere un battito e poi accelerare impazzito quando suo
fratello disse al ragazzo «Te l’affido, Adam. Prenditi cura
di lei…»
In quel momento, ripensando alla vera ragione per cui Adam voleva sposarla, le venne da piangere.
Ma le donne non posso piangere il giorno del loro matrimonio.
Quando Brown si andò a sedere in prima fila, accanto alla madre, lo sposo la guardò con dolcezza.
«Sei bellissima, Alice…»
L’ennesimo pezzo di cuore che s’infrangeva dentro di lei fu
ignorato con stoico masochismo, e le sue labbra rosse si tirarono
stancamente in un timido sorriso che all’altro sembrò
bastare.
Poi ci furono tutte le solite vane parole, le promesse da fare, gli impegni da prendere…
«Vuoi tu, Adam Gray, prendere come tua legittima sposa Alice
Brown, per amarla ed onorarla, in salute e in malattia, in ricchezza e
in povertà, finché morte non vi separi?»
Un breve istante di esitazione, prima della risposa secca ma rassegnata: «Sì, lo voglio»
«E vuoi tu, Alice Brown, prendere come tuo legittimo sposo Adam
Gray, per amarlo ed onorarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e
in povertà, finché morte non vi separi?»
Per un attimo, pensò di dire no. Ma poi, ancora una volta,
l’amore che provava per lui prevalse. E la risposta fu il
consueto «Sì, lo voglio»
«Se qualcuno fosse a conoscenza di un valido motivo per cui
questi due giovani non debbano essere uniti in matrimonio, parli ora o
taccia per sempre»
Il cuore prese a martellarle nel petto, e pregò un Dio in cui
non aveva mai creduto affinché qualcuno si alzasse e dicesse
qualcosa, qualunque cosa, purché la dicesse.
Ma non c’erano ragioni note a terzi, per evitare tutte quelle bugie. E nessuno parlò.
«Se nessuno ha delle valide ragioni, io vi dichiaro marito e
moglie» Sorrise ad Adam «Puoi baciare la sposa»
Con mani tremanti, il biondo sposo le sollevò il velo di tulle
bianco dal viso, lasciandolo scivolare sui capelli neri, le
incorniciò il viso e la baciò con dolcezza.
Scrosciarono gli applausi, mentre anche l’ultima delle difese di
Alice Brown, ora in Gray, si infrangeva al suolo con il fragore di un
cristallo.
«Scusa, Adam…» sussurrò Alice, sedendosi davanti a lui, dopo aver riempito i piatti di entrambi.
Il ragazzo la fissò, sconcertato.
«Scusa di cosa, Alice? Tu… Tu non hai fatto nulla…»
Lei chiuse gli occhi, chinando il capo e portando d’istinto le mani al ventre.
«Perdonami, Adam. Perdonami…» soffiò, lieve,
mentre un’oramai familiare nausea le occludeva la bocca dello
stomaco.
Poggiò le mani sui bordi del tavolo, scostando la propria sedia
e facendo poi leva sulle braccia per sollevarsi e recarsi il più
celermente possibile in bagno, dove s’inginocchiò davanti
al gabinetto, chinandocisi sopra, ignorando il lieve odore di fogna che
vi proveniva e rimettendo.
Uno, due, tre conati la scossero, lasciandola con la bocca impiastrata
dei vari residui e del loro sapore schifosamente acido che le faceva
venire voglia di vomitare ancora.
Ansante per la fatica dovuta al rigetto, allungò una mano sopra
la vaschetta dell’acqua, premendo il pulsante per ripulire la
tazza non più bianca, poi abbandonò la mano lì,
incapace di muoverla ancora, nonostante lo sforzo di tenere il braccio
sollevato.
«Alice, che diamine…»
Adam era corso in bagno appena udito in lontananza l’eco dei
conati, e si era accucciato preoccupato al suo fianco, carezzandole la
schiena nel tentativo di tranquillizzarla.
«Alice, mi spieghi che ti succede? Se stai male ti porto da un medico!»
«No, Adam, non serve…»
«Ma è quasi una settimana che vomiti almeno due volte al giorno! Ti sembra normale?!»
No, non era normale. Ma lei non era in uno stato normale, lei era incinta: e in quel caso sì che lo era.
Ma questo lui non doveva saperlo.
«Adam, io sto bene, si tratterà di un’influenza
intestinale o qualcosa di simile…» sminuì la
faccenda, con l’ennesimo sorriso falso.
«Alice, smettila di raccontarmi bugie solo per non farmi
preoccupare. Lo sai, io ti voglio bene, sei una delle persona
più importanti della mia vita, ho bisogno di sapere cosa
c’è che non va!»
Un singhiozzò le sfuggì, ma nessuna lacrima gli fece seguito.
«Adam, io…»
«Cosa succede, Alice?» le sorrise, incoraggiante, come
quando l’aveva esortata a dirgli cosa la turbava quando aveva
scoperto il suo amore per Chris.
Ma lei era testarda.
«Nulla, Adam, non preoccuparti. Io… Ho solo bisogno di parlare di una cosa con mio fratello…»
Lui la guardò, sorpreso, deglutendo appena, temendo che lei potesse rinfacciargli una delle loro scopate.
«S-Sì, certo… Ti accompagno?»
«No, grazie. È una cosa che dobbiamo discutere a quattr’occhi»
Alice Brown si chiedeva spesso se avesse fatto la scelta giusta:
Più d’una volta aveva pensato di mollare il marito, sparire da qualche parte e dimenticarsi di tutti i suoi guai.
Ma poi, oltre a ripetersi che era da codardi, si soffermava, la
mattina, a fissare l’espressione dolce di Adam, i suoi capelli
biondo dorato rilucenti a causa dei primi raggi di luce che filtravano
dalle imposte.
E si convinceva che non aveva importanza quanta melma le finisse
addosso, lei l’avrebbe sopportata per lui, per quel boia biondo
che le aveva decapitato la volontà.
Gli scostava i capelli dalla fronte e sorrideva, materna, pensando che non ci fosse nulla di più dolce di quella scena.
Forse poteva farsi bastare tutto quello, per andare avanti. E così avrebbe fatto.
«Ali!»
Nonostante avesse più di vent’anni, Chris Brown continuava ad immaginare sua sorella come una bambina.
Solitamente la cosa la irritava, ma quel giorno era tanto felice di
vederlo che le fece piacere, per un attimo, sentirsi nuovamente bambina.
«Ciao Chri» lo salutò, dolcemente cordiale come
sempre aveva fatto da dopo il matrimonio, accomodandosi di fronte a lui
sulla sedia d’acciaio dipinta di bianco del café.
Iniziarono a scambiarsi qualche convenevole di routine, in attesa della
cameriera, che non tardò ad arrivare, mostrando un sorriso
esageratamente cordiale.
«Signor Brown! Che piacere rivederla! Oh, e questa
signorina? Sa che le somiglia un sacco, è per caso sua
sorella?»
«Esatto, Madeline cara, è la mia sorellina: non è un amore?» ammiccò.
«Smettila Chri, sembri la buonanima di papà…»
L’uomo le sorrise.
«Sua sorella è affascinante come lei, dev’essere una dote di famiglia» cinguettò la ragazza.
«Grazie Madeline»
«Comunque, cosa vi porto? Il solito?»
«No, grazie. Portaci due cioccolate calde con panna»
«Yessir!» scherzò, facendo il saluto militare e defilandosi.
«Da quando bevi cioccolata calda, tu?» s’informò Alice, divertita.
Chris si strinse nelle spalle.
«Avevo voglia di qualcosa di dolce…»
«Soffri di carenze affettive?» lo schernì.
«Può essere, non ci vediamo praticamente mai…»
«Oh, Chri, non ricominciare…»
«Ok, ok… Scusami»
Parlarono del più e del meno finché non arrivò la
loro ordinazione, cui Madeline aveva aggiunto, come “omaggio
della casa”, dei biscotti di riso.
«Allora Ali… Di cosa volevi parlarmi?»
domandò Chris, addentando un biscotto inzuppato appena nella
panna montata.
La ragazza girò il cucchiaino nella tazza, cercando di far amalgamare la panna con la cioccolata.
«Alice, rispondimi»
Il tono severo con cui impartiva urlava “Stop!” e Alice sussultò, come colta in fallo.
«Ecco, io… C’era qualcosa di cui volevo parlarti…»
«E sarebbe?» l’incitò, inzuppando il biscotto nel cremoso contenuto della tazza.
«Chri, io… Io aspetto un bambino…» disse, con
voce sottile, chinando il capo e concentrandosi con improvviso e
menzognero interesse sul contenuto della tazza che aveva sotto al naso.
«Tu… Cosa?»
«Sono incinta, Chri»
«Incinta?»
«Ah ah»
«Ma incinta… Incinta?»
«No, incinta non incinta! Ma ti sembrano domande da fare?!»
«E non ti arrabbiare, chiedevo solo…»
«Idiota»
«Certo, certo… E Adam? Lui come l’ha presa?»
Alice sospirò.
«Adam… Lui non lo sa»
«Cosa? E perché non glielo dici?»
«Non voglio rovinare la sua felicità»
«Alice, cosa stai…»
Si fece coraggio, sentendo la vecchia amica nausea saltellare euforica
sul fondo dello stomaco, pronta ad occluderglielo un’altra volta.
«Chri, io so della relazione tra te e Adam»
Brown non chinò lo sguardo.
«Ho sempre saputo che il mio matrimonio non sarebbe stato felice,
visto che nel cuore di Adam tu avresti sempre occupato un posto di
rilievo che non volevo, o forse non potevo, soppiantare, e nonostante
fossi a conoscenza della vostra relazione non vi ho dato più di
tanta importanza, ingoiando i miei rospi. Poi, tre settimane fa, ho
avuto un ritardo nel ciclo, anzi, non l’ho proprio avuto,
così… Sono stata dal medico, ho fatto gli esami, ed ho
scoperto di aspettare un bambino…»
«E il bambino… Sarebbe di Adam?»
«No, guarda, è del vicino di casa. Certo che è di Adam!»
«Scusa, scusa!»
«Comunque, viste le circostanze non me la sono sentita di
dirglielo, non ho mai voluto altro che la sua felicità. Ed
è per questo che ora ho bisogno di sapere una cosa da
te…»
Allungò le mani sul tavolo, stringendo tra le proprio quelle dell’uomo.
«Non te lo chiedo come sorella, ma come donna innamorata, e non
lo chiedo a mio fratello, bensì a Chris Brown: tu ami Adam?
Sinceramente»
Chris la guardò negli occhi.
«No. Nonostante gli abbia più volte fatto credere che i
suoi sentimenti fossero ricambiati, non sono mai stato capace di farlo
sul serio: il pensiero di amare l’uomo di cui mia sorella era
innamorata mi ha sempre frenato e te lo giuro, nonostante gli sforzi,
non sono mai riuscito ad innamorarmi di lui. In realtà, mi
eccitava il suo corpo e così… Questo fa di me un pessimo
fratello, vero?» domandò, sorridendo tristemente. Ma Alice
scosse la testa.
«No, questo fa di te un essere umano, quindi un debole. Tutti
hanno le loro colpe, Chri, tu non sei da meno…» e gli
sorrise dolcemente, inclinando il capo.
«Suppongo che un “mi dispiace” non aggiusti le cose…»
«No, però grazie lo stesso»
«Vuoi che…»
«Non dire nulla ad Adam. Va bene così»
«Come vuoi»
Silenzio, la ragazza sciolse la presa sulle mani del fratello ed entrambi consumarono le loro bevande oramai tiepide.
Poi si alzarono e Chris pagò il conto, quindi uscirono in strada.
«Chri?»
«Mm?»
«Posso restare da te, questa sera?»
Lui le sorrise.
«Non speravo più che me lo chiedessi»
Quando Adam bussò alla porta dell’appartamento di Chris,
un luogo conosciuto ed amato quanto, in realtà, profondamente
temuto, il suo cuore tamburellava nel petto a gran velocità.
Brown aprì la porta, l’espressione mortalmente seria.
«Ciao Chris» lo salutò il più giovane, con un sorriso tremulo.
«Ciao, Adam. Entra, dobbiamo parlare»
Il ragazzo, oramai uomo, lo seguì all’interno, chiudendosi
la porta alle spalle e raggiungendolo sul divano del salotto.
«Allora, di cosa volevi parlarmi?»
Il ragazzo sospirò.
«Ieri è venuta a parlarmi Alice. Mi ha detto che sa della
nostra relazione, ma nonostante questo non ha mai detto nulla ad alcuno
dei due perché voleva soltanto la felicità di entrambi.
Adam, io ho mentito a tutti e due, perché io… Nonostante
gli sforzi che ho fatto, non sono riuscito ad innamorarmi di te. Ho
creduto di poter fingere fino ad arrivare al punto in cui non avrei
più notato differenze e sarei riuscito ad amarti davvero, ma non
ce l’ho fatta, credimi. Perché l’affetto che provo
per mia sorella e la consapevolezza che tu eri l’uomo che lei
amava mi hanno sempre trattenuto.
«Mi dispiace, Adam, io sono un pessimo fratello ed un pessimo
uomo, ma credimi, non era mia intenzione fare del male a nessuno dei
due…»
Adam aveva gli occhi lucidi, prossimi al pianto.
«Tu… Tu mi hai usato?»
«Mi duole ammetterlo, però sì. È così»
Avrebbe voluto arrabbiarsi, urlargli contro che era solo uno stronzo approfittatore, ma poi…
Poi si rese conto che se lo meritava: perché era la stessa cosa che lui stesso aveva fatto ad Alice.
Sospirò, affranto.
«Per quanto sia difficile da accettare, devo farlo per Alice.
Perché anche io, in fondo, l’ho sempre usata. Siamo due
mostri»
«Mm… Sai, qualcuno una volta mi ha detto “Questo fa
di te un essere umano, quindi un debole”…» sorrise.
«Una persona molto saggia» lo imitò Gray.
«Già. Molto più di quanto credessi. Ah, quasi
dimenticavo: oltre al fatto che mi sembra giusto chiudere la nostra
“storia”…» mimò le virgolette con le
dita e il biondino annuì «…Congratulazioni»
Adam strabuzzò gli occhi, senza capire.
«Eh? Congratulazioni per che cosa?»
«Beh, anche se Alice non te l’ha detto e non aveva alcuna intenzione di farlo… Diventerai papà»
«Vuoi dire che…»
«Sì» sorrise «Aspetta un bambino»
Alice Brown si chiedeva spesso se avesse fatto la scelta giusta:
Aveva attraversato con la propria coscienza quelli che comunemente definiamo abissi del peccato;
aveva stoicamente sopportato tutta la sofferenza che le sue scelte le
avevano portato, senza chinare il capo, determinata a rivedere la luce
in fondo a quella buia galleria in cui si era infiltrata la sua vita.
E in quella giornata di sole splendente Alice sentì di avercela
finalmente fatta: le locandine dell’ultimo film di Chris erano
affisse ovunque e suo fratello era sul palco, pronto per ricevere il
premio come miglior regista.
Nel prendere in mano la statuetta, l’uomo lanciò un
sguardo alla prima fila della platea dove stava un sorridente Adam
Gray, affiancato dalla moglie che stringeva tra le braccia un bambino
con i capelli neri e gli occhi azzurri. Il piccolo sventolò una
mano in segno di saluto, allegro, e Chris sorrise, rispondendo a quella
cortesia, poi picchiettò il microfono, per accertarsi che
funzionasse, ed iniziò il suo discorso di ringraziamento.
Che Chris Brown fosse un sognatore, si era sempre saputo, ma aveva
dimostrato al mondo che la perseveranza era una grande dote,
nonché utile capacità per realizzare i propri obiettivi:
era grazie all’impegno e alla passione che aveva messo nel fare
il suo lavoro che era giunto a quel risultato.
Quando terminò, scrosciarono degli applausi che durarono almeno
una decina di minuti, prima di estinguersi del tutto, permettendo la
conclusione della cerimonia e la dispersione della.
A Chris toccò stringere infinite mani e rispondere ad altrettante domande.
«A quanto pare tuo fratello ha fatto colpo…» ironizzò Adam.
«Già, e per una volta non solo sulle donne…» rincarò Alice.
Quando Brown si liberò e li raggiunse, John Gray allungò
le piccole braccia per farsi prendere; lui sorrise, accontentandolo e
scompigliandogli i capelli.
«Ehilà, come sta il mio ometto?»
«Zietto, da gande voio fae ‘attoe!»
«Ah sì? Per lavorare col tuo zietto?»
«Ehi, e del padre vi siete scordati?!» protestò Adam.
«Ah, ma lo zio ha fatto molta più strada! Ha vinto un premio...» gongolò il moro.
«John, non dargli retta, io sono molto più bravo di lui!»
«Devo ricordarti che se sei famoso è merito del
sottoscritto, che ha diretto magistralmente i film di cui hai scritto
la sceneggiatura?»
«Dettagli!»
«John, ti prego, non diventare mai come questi due!» s’intromise Alice, sorridendo rassegnata al figlio.
«Oh, avete già finito?» aggiunse, notando che i due uomini si erano zittiti.
«Tsk, qui nessuno rispetta la mia autorità paterna…»
«Oh, Adam, John ha solo due anni…»
«E se inizia a prendere brutte abitudini a quest’età, a vent’anni sarà teppista!»
«Spera che mi somigli almeno un po’ Gray! Io ero un uomo di grande successo a vent’anni!»
«Ma se eri un dongiovanni squattrinato»
«… Dettagli!»
«Zietto, ma quaddo saò gande, saò famoso come te?»
«Sicuramente lo sarai di più! Sarai famosissimo, vedrai, e tutte le signorine si innamoreranno di te…»
«Non pensare neppure per un istante di trasformare nostro figlio
in un donnaiolo, Chris!» lo rimproverò Alice,
scandalizzata.
«Co’è u’ donnaiolo?»
«Un uomo che si comporta male con le signorine» spiegò Alice, lapidaria.
«Zietto, pecché tei cattivo co’ ‘e
‘ignoine?» domandò, ingenuamente, John. Adam
ridacchiò.
«Ma no, non sono cattivo con le signorine, come dice la mamma, io
sono sempre gentile. Chiedi al tuo papà…»
«Smettila di rivangare quella storia, stupido!»
«Adam! Non dare il cattivo esempio a mio nipote… Lui
diventerà un ometto raffinato, vero John?» sorrise
complice al piccolo tra le proprie braccia, che annuì, contento.
«Sì! Da gande voio essee come ‘ietto!»
«Così si parla, John!» ridacchiò, issandoselo meglio imbraccio. Adam era affranto.
«Sigh, mi sono giocato mio figlio…»
Sua moglie gli batté comprensivamente delle pacche sulla schiena.
«Su, su, Adam, non abbatterti. Crescendo cambierà idea
chissà quante volte» disse, sorridendo dolcemente.
Lui ricambiò, fissando gli occhi verdi di lei: avevano
un’aria materna che, in quella mattinata di sole, li faceva
scintillare come smeraldi.
Non gli erano mai sembrati così diversi da quelli di Chris come in quel momento.
Non sarebbe mai stato in grado di amare Alice come aveva amato suo
fratello, e forse neppure avrebbe mai davvero scordato l’uomo, ma
provava un profondo affetto per la donna, e forse poteva provare a
farlo bastare per fare andare le cose nel modo giusto.
E poi, poi c’era suo figlio: nulla, si convinse, avrebbe mai
potuto avere per lui un valore maggiore di quel bambino che rideva tra
le braccia dello zio.
Sorrise con più convinzione.
Alice Brown si chiedeva spesso se avesse fatto la scelta giusta:
E ora, finalmente, dopo anni passati a desiderare qualcosa di impossibile, ecco che tutta la sua sofferenza era stata ripagata.
Era consapevole del fatto che Adam non l’amasse, ma era certa che lo legasse a lei una profonda forma d’affetto.
E poteva farsela bastare.
Ma poi, poi lo guardava sorridere felice alla volta del piccolo John, e
capiva che nulla, per lui, avrebbe mai avuto valore maggiore di quel
bambino.
E se quella creatura, nata quasi per sbaglio, poteva avere il ruolo di
“collante” familiare, allora valeva la pena di aver fatto
quella scelta.
In quel momento, Alice Brown smise di chiedersi se avesse fatto la
scelta giusta: perché ora non aveva più importanza, le
cose avevano preso la piega migliore che si potesse augurare, ed era
felice accanto alla sua famiglia.
Non aveva più importanza quale fosse la scelta giusta: andava tutto bene.
Hola people! ~
Diamine, questa fic è stata un travaglio: ogni volta che la rileggevo c'era qualcosa che non quadrava.
Sono mesi che languisce nei menadri del mio pc e finalmente sono
riuscita a revisionarla completamente in modo da darle una parvenza di
decenza.
Mi è sempre piaciuta questa storiella, anche se non saprei
spiegarvi il perché. Tant'è, in fondo non penso vi
interessi ^^
Devo ringraziare Stars_Daughter, che si è letta questa fic
almeno quattro volte e mi ha dato degli ottimi suggerimenti per
aggiustarla un po'.
Grazie mille cara <3
Per il resto boh, non c'è molto da dire: Adam non amerà
mai Alice, però resterà al suo fianco per amore del
bambino che ha avuto da lei. Dopotutto, il piccolo non ha colpa se il
padre è un po' sgualdrina ^^
Ok, era cattiva, ma se lo meritava.
Direi che è tutto, se mi lasciaste un commento, anche negativo, mi fareste un piacere.
Se poi aveste anche dei consigli da darmi, allora sarebbe anora meglio ^^
Ma mi accontento ^^
Alla prossima!
Lady_Firiel
|