Loss
Loss
Chiuse
gli occhi ancora una volta, violentemente frastornato da quelle urla
incessanti. Le mani gli prudevano ed i pori della sua pelle
rilasciavano una leggera patina di sudore che andava a ricoprire
interamente il suo corpo. Il suo cuore, per tanti anni come
congelato, ora batteva all'impazzata, creandogli un ignoto senso di
agitazione, di insofferenza, il quale lo faceva fremere su quella
sedia divenuta ormai rovente.
Sua
madre e suo padre, seduti sul divano di fronte a lui, non accennavano
a scomporsi minimamente. Sorseggiavano con immensa tranquillità le
loro bevande calde – probabilmente qualche strano infuso di tè –
senza nemmeno prestare attenzione a ciò che nel frattempo accanto a
loro stava accadendo.
Le
risate e le minacce di Bellatrix Lestrange risuonavano fin troppo
stonate in quell'enorme casata dei Malfoy e Draco non poté fare a
meno di notarlo.
Stringeva
con le dita tremanti i braccioli della sedia dove giaceva e, di tanto
in tanto, gettava occhiate al pavimento, verso la sua destra, per
osservarla contorcersi nel dolore più insopportabile e
meschino. Lacrime salate scorrevano lungo il viso giovane e femminile
che giaceva a terra, sotto le grinfie di Bellatrix, ora rovinato da
una smorfia di sofferenza. Le labbra carnose e rosee tremavano
incontrollabili mentre cercavano di emettere suoni che dovevano
assomigliare a frasi sconnesse, finalizzate a scagionarla, a
rivelare la sua innocenza.
La
fronte di Draco si corrugò all'ennesimo urlo che la ragazza non poté
fare a meno di rilasciare proprio da quelle labbra delicate come la
sua anima. La bacchetta di Bellatrix continuava a scavare a fondo
nella pelle del suo braccio sinistro, intenta a marchiarla a vita con
lettere che andavano a formare una parola che per anni l'aveva
segnata; una parola che per molto tempo Draco aveva considerato
legge.
Mudblood.
Una
cicatrice permanente che ancora una volta le avrebbe ricordato chi
era.
«
Io non ho preso niente! » continuò ad urlare disperatamente
Hermione Granger, spezzando ancora una volta il silenzio di Malfoy
Manor con il suo pianto disperato.
Le
interminabili risate di Bellatrix Lestrange erano riuscite a far
rabbrividire il Serpeverde, il quale ora non riusciva più a togliere
gli occhi da quella scena così truce.
Lei,
una ragazza della sua età, una strega brillante ed altruista,
giaceva su quel pavimento, ricevendo le peggiori torture... Eppure
non demordeva. Più quel supplizio procedeva, più Draco si domandava
cosa non avesse ancora totalmente convinto Bellatrix a cedere.
Entrambe si trovavano su quel pavimento da almeno venti minuti e
dalla bocca della Granger non era ancora uscita una parola che
concordasse con le accuse e le insinuazioni della Mangiamorte.
Possibile
che fosse ancora convinta della sua colpevolezza? Per quale razza di
motivo la Mezzosangue avrebbe dovuto scegliere di subire ancora per
ore quell'incubo senza dire quella presunta verità di cui era
convinta Bellatrix?
«
Ora basta, mi sono stufata. » esclamò la Mangiamorte, sollevandosi
dal corpo inerme di Hermione, la quale non aveva mosso più un
muscolo. Ancora sdraiata su quel pavimento, fissava il vuoto con
espressione altrettanto vacua; le lacrime erano ancora ammucchiate
nei suoi occhi ma non scorrevano più lungo il suo viso; goccioline
di sudore le imperlavano la fronte e la sua bocca ora non accennava
più a rilasciare il minimo suono.
Era
semplicemente stremata.
«
Che ne facciamo di lei? » domandò ad un tratto Lucius Malfoy,
adocchiando sprezzante la figura che giaceva a terra, alla sua
sinistra.
«
Lasciatela lì. Con lei non abbiamo ancora finito. » rispose
Bellatrix, mentre si avvicinava a loro. « Il lavoro lo porterà
avanti Draco. »
A
quell'ulteriore affermazione, il biondo sollevò di scatto gli occhi
increduli sulla donna che lo sovrastava, come per assicurarsi di aver
capito male.
«
Cosa dovrei fare? » domandò spaventato.
Draco
Lucius Malfoy era stato costretto a diventare Mangiamorte. Il
Marchio che segnava la pelle del suo braccio sinistro non era
nient'altro che inchiostro nero; non aveva nessun significato per
lui, nonostante fosse proprio quest'ultimo la causa di ogni suo
problema. Non avrebbe mai voluto finire al servizio del Signore
Oscuro; avrebbe voluto continuare a studiare alla scuola di Hogwarts,
avrebbe voluto crearsi una famiglia, per quanto assurdo potesse
sembrare. Voleva vivere una vita normale, una vita degna della sua
età.
Invece
si trovava in quell'enorme Maniero, al servizio di un essere che
minacciava di ucciderlo ogni giorno, se non gli avesse ubbidito, ad
odiare un padre che da quando era nato non si era mai dimostrato
tale, spingendolo lui stesso più e più volte in bocca alla morte,
senza scrupoli.
Ed
ora, quell'ulteriore ordine l'aveva preso in contropiede, ma
soprattutto andava contro ogni suo principio morale, nonostante di
morale ve ne fosse ben poca in quell'ambiente. Lui non era fatto
così: non era fatto per torturare la gente; non era fatto per
ucciderla. Lui non voleva perseguire il male.
«
Semplice, cerchi di farla parlare sotto la Maledizione Cruciatus. Non
ti fermare, finché non confessa. » parlò nuovamente Bellatrix,
come fosse la cosa più semplice ed insignificante del mondo. « Io
intanto scendo nei sotterranei ad interrogare gli altri prigionieri.
Lucius, Narcissa, desidererei che veniste assieme a me. Lasciamo
questa sporca Mezzosangue nelle mani di vostro figlio, sono sicura
che Draco se la caverà. » detto questo, i tre Mangiamorte
abbandonarono quell'enorme stanza, scendendo le scale che li
avrebbero condotti ai sotterranei, dove altri prigionieri sarebbero
presto stati torturati.
Il
silenzio totale calò attorno a lui, facendolo sentire tremendamente
inappropriato. Voltò lo sguardo in direzione della ragazza ancora
stesa a terra, immobile. In un primo momento la credette morta.
Si
alzò con la fronte corrugata dalla sedia e le si avvicinò
lentamente. Una volta che le fu accanto, si inginocchiò per
osservare meglio le sue condizioni.
Gli
occhi di Hermione, ancora umidi di lacrime, lo guardavano pieni di
dolore. Draco si sentì mancare il respiro. Quelle iridi color miele
avevano in pochi secondi scavato nella sua anima, liberando nel suo
cuore due nuovi sentimenti che non credeva avrebbe mai provato nella
sua vita: tenerezza, dispiacere.
Gettò
lo sguardo sul braccio sinistro della giovane strega, steso sul
pavimento, inerme. La parola Mudblood risaltava sulla sua
pelle e rivoli di sangue sgorgavano da essa.
Avrebbe
dovuto godere di quella visione; avrebbe dovuto dar
semplicemente ragione a Bellatrix: era solo una schifosa Mezzosangue.
Invece
no.
Non
riusciva ad essere fiero di tutto ciò, non riusciva a trarne
soddisfazione. Si sentiva solo tremendamente in colpa.
Con
un lieve sospiro, aveva portato la sua mano a frugare nella tasca dei
suoi pantaloni, da dove tirò fuori un fazzoletto di cotone,
riportante le cuciture di una D ed una M intrecciate,
come a voler sottolineare la nobiltà dei Malfoy e la loro purezza di
sangue. Cosa che, per un momento, disprezzò con tutto se stesso.
Senza
dire una parola, prese a tamponare con il fazzoletto la ferita della
Granger, cercando di fermare il sangue con delicatezza. Notò il viso
della Mezzosangue contrarsi in una piccola smorfia di dolore, ma non
si lamentò. Probabilmente era troppo stanca per farlo.
Si
scrutarono entrambi per momenti interminabili. E fu proprio in quei
momenti che Draco percepì il proprio cuore galoppare come non mai.
Quel particolare lo spaventò, ma continuò ugualmente ad occuparsi
del braccio di Hermione, la quale lo osservava con una nuova luce
negli occhi.
«
C... » cercò di parlare, ma il dolore e la stanchezza non glielo
permisero.
«
Shh. » la interruppe Draco, senza guardarla negli occhi. « Non
sforzarti. » mormorò con fatica. Mai nella vita le avrebbe detto
una cosa del genere. Mai nella vita avrebbe dimostrato così tanta
premura nei suoi confronti. Eppure qualcosa nel suo cuore gli
suggeriva di farlo; qualcosa dentro di lui era mutato in pochi
minuti. Forse gli era bastato guardarla negli occhi. Quegli occhi che
nascondevano una sofferenza troppo più grande di lei. « Lo so che
sei innocente. » sussurrò nuovamente, tornando a posare le proprie
iridi grigie sulle sue dorate. « Non penso tu sia così stupida da
subire una tortura del genere, piuttosto che ammettere un'ipotetica
verità. » aggiunse, mentre continuava a tamponarle la ferita. «
Ora devo solo trovare il modo per far credere a Bellatrix che le ho
ubbidito. » borbottò subito dopo, non appena ebbe finito di
asciugare la pelle della ragazza.
Sarebbe
stato un bel problema. Bellatrix non gli avrebbe sicuramente creduto;
e non avrebbe creduto alla Granger, perché era tremendamente
convinta della sua colpevolezza.
Le
passò leggera una mano sulla fronte umidiccia.
«
Un po' meglio? » domandò, cercando comunque di mantenere un tono
distaccato. Non poteva mostrarsi così debole e remissivo, ma
soprattutto premuroso, ai suoi occhi. Hermione annuì
impercettibilmente, poiché era ancora indolenzita.
«
Gr... Gra... Zie. » erano stati semplici soffi. Nemmeno un suono era
uscito dalle sue labbra, ma Draco aveva comunque compreso e
ricambiato con un cenno del capo.
«
Sai, ho sempre sostenuto che Potter fosse un codardo, se paragonato a
te. » esortò improvvisamente serio. « Probabilmente avrebbe
preferito mentire, piuttosto che venire torturato come è successo a
te. » Gli occhi di Hermione continuavano a scrutarlo in silenzio,
come studiandolo. Probabilmente anche lei si stava chiedendo,
esattamente come lui, quale fosse il motivo di tale cambiamento; cosa
lo spingesse ad aiutarla a quella maniera, ma soprattutto a parlarle
con quel tono pacato, quasi amichevole. « Non lo so, Granger. »
sospirò quindi il Serpeverde, come avesse letto i suoi pensieri. «
Non lo so perché mi sto comportando così con te. So solo che mi va
di farlo. » chiarì, allo sguardo perplesso della ragazza.
«
Tu... Tu non sei... Come loro, Draco. » sussurrò flebile la
strega, con un fil di voce. I suoi occhi minacciavano di chiudersi
stremati, da un momento all'altro. « L'ho sempre saputo. » aggiunse
a fatica.
Draco
si sentì tremendamente colpito nel profondo della sua anima. Quella
ragazza che per anni aveva disprezzato gli stava leggendo dentro;
leggeva attraverso i suoi occhi quale atroce sofferenza dovesse
subire, giorno per giorno, nel dover sottostare ad ordini che nemmeno
condivideva. Ancora di più perché non poteva tirarsi indietro. Se
l'avesse fatto, la morte l'avrebbe colto di sorpresa, e non
lentamente.
«
Io non posso scegliere come essere, Granger. » mormorò con una nota
malinconica nella voce e nello sguardo. « Ormai ho firmato la mia
condanna. Sono imprigionato qui, costretto a fare cose di cui mi
vergogno. »
Confidarsi
con lei, ammettere tutti quei suoi più intimi pensieri che mai si
era permesso di esternare – nemmeno a Blaise – si era rivelato
più semplice e naturale del previsto. Quelle pagliuzze dorate, così
indifese, così tristi ma pure, gli avevano trasmesso una sorta di
sicurezza, di famigliarità... Di affetto. Era una cosa che
non era in grado di spiegarsi, ancor di più perché si trattava
della Mezzosangue che aveva sempre ripudiato, dal primo giorno di
scuola.
«
Scappa, Draco. »
Quel
nome, pronunciato da lei, aveva un retrogusto dannatamente dolce.
«
Non posso. » mormorò in risposta.
«
Sì che puoi. È ciò che più desideri. »
Il
biondo sorrise amaramente, carezzandole appena i capelli.
«
La tua innocenza, Granger... La tua ingenuità... Mi fanno impazzire.
» disse dolcemente. « Sei così pura, così... Priva di ombre. »
Hermione
sorrise appena.
«
Anche tu puoi diventarlo. » ribatté, assolutamente convinta della
teoria che con pazienza stava portando avanti.
«No,
io no. »
«
Perché no? »
«
Per questo, Granger. » si sollevò la manica sinistra della camicia
e le mostrò quell'orribile tatuaggio nero. « Sono marchiato.
Non posso più tornare indietro. » aggiunse, tirandosela nuovamente
giù. Hermione restò qualche attimo in silenzio, come a riflettere.
«
È solo un simbolo. » sussurrò con occhi tremendamente dolci. «
Solo uno stupido simbolo. » ripeté.
Draco
sorrise appena, come intenerito da quelle parole, poiché pronunciate
con così tanta ingenuità, così tanta dolcezza, che non gli
appartenevano. Lui non aveva mai saputo cosa fossero ed ora si
trovava ad avere a che fare con una persona così pura. Non sapeva
decisamente come comportarsi.
Quasi
senza pensarci, le afferrò lieve il braccio ferito e, con lentezza
quasi esasperante, se lo portò alla bocca. Le sue labbra morbide e
fredde andarono a poggiarsi leggere, per non farle male, sui tagli
insanguinati. Un bacio; un semplice e dolce bacio. Lui non aveva mai
baciato nessuno per affetto e tanto meno aveva mai ricevuto baci del
genere dai suoi genitori; ma la volontà di farlo l'aveva preso alla
sprovvista, in modo del tutto naturale. Ne aveva quasi sentito il
bisogno.
Poté
notare con la coda dell'occhio lo sguardo sorpreso ed esterrefatto
della Granger, ancora immobile sul pavimento. Lo lasciava fare, anche
perché non sarebbe riuscita a muoversi di un millimetro. Anche se,
lo sentiva, non voleva allontanarsi da lui. Anche lei aveva percepito
quello stesso bisogno di contatto, fra loro due. Quell'improvviso
bisogno di affetto che mai avrebbero pensato di potersi dare a
vicenda, un giorno. Ma soprattutto, in una situazione come quella.
Draco
sapeva che non avrebbe potuto salvare la Mezzosangue. O avrebbero
ucciso lei, o li avrebbero uccisi entrambi. Fu come se una piccola
parte di se stesso avesse voluto bearsi di lei, del suo odore, della
sua presenza ancora per qualche attimo.
«
Sei buona, Granger. Dannatamente buona. » sussurrò contro la sua
pelle bruciante. « E questo lo adoro. Perché nella mia vita non ho
fatto altro che avere a che fare con gente cattiva, priva di ogni
scrupolo. »
«
Draco! » la voce di Bellatrix risuonò crudele e squillante
all'interno del maniero, facendolo sobbalzare sul posto. Con
delicatezza posò nuovamente il braccio della Granger a terra; forse
la Mangiamorte non l'aveva visto. « Allora? »
«
Non è stata lei. » rispose con determinazione. Pregava, nel
profondo del suo cuore, affinché quella perfida donna credesse alle
sue parole.
«
Sciocchezze. » esclamò Bellatrix, avvicinandosi velocemente al
ragazzo, mentre il rumore dei suoi tacchi gli perforava il cranio. I
suoi genitori erano rimasti nei sotterranei, probabilmente a
martoriare qualche altra povera vittima. « Spostati. » disse poi a
Draco, scostandolo con un brusco gesto della mano. Il biondo cercò
di mantenersi comunque ad una breve distanza, come avesse potuto
controllare la situazione, anche se sapeva che sarebbe servito a ben
poco. « Ti do un'ultima possibilità, Mezzosangue: come sei riuscita
a prendere quella dannata spada? »
Hermione,
esausta, si limitò al silenzio. Non aveva più la forza di pregare
quella donna senza cuore di crederle; non aveva più la forza di
piangere, disperarsi.
Draco
la osservava, mentre le mani gli prudevano violentemente. Sentiva
addosso un'insopportabile agitazione: aveva paura che quella giornata
si sarebbe conclusa nel peggiore dei modi.
«
Bellatrix... » provò il biondo.
«
Bene, a quanto pare a questa ragazza piace giocare col fuoco. »
commentò la Mangiamorte, mentre tirava fuori dalla tasca la sua
bacchetta, per poi puntarla contro Hermione. « Ti sei bruciata anche
l'ultima possibilità. Non è un problema, ne pagherai le
conseguenze. »
Draco
aggrottò le sopracciglia, osservando la strega con sospetto.
«
Che stai... »
«
Avada Kedavra! »
Il
salone di quell'enorme Maniero era completamente vuoto, o quasi.
Ospitava solamente una persona; per la precisione un ragazzo. Un
ragazzo dall'espressione vuota, scioccata, incredula. Un ragazzo le
cui speranze, ormai, erano svanite assieme al corpo della Granger.
Draco
Malfoy stava piangendo.
Non
piangeva per la Granger, no. Il suo cervello continuava a
ripeterselo. Piangeva bensì per la crudeltà che gli abitanti di
quella casa possedevano. Piangeva perché lui ne faceva parte e non
poteva assolutamente ribellarsi. Piangeva perché gli avevano
strappato dalle braccia anche l'unica persona che forse, per qualche
attimo, aveva avuto fiducia in lui, aveva guardato oltre la sua
maschera, oltre i suoi occhi, scorgendovi tutto fuorché cattiveria.
L'unica che forse, in quei pochi istanti, gli aveva quasi voluto
bene. E la cosa più buffa era che si trattava della
Mezzosangue.
Avrebbe
da sempre dovuto saperlo: ciò che più aveva disprezzato, perché
gli era stato imposto da suo padre, era invece ciò che avrebbe
potuto condurlo alla salvezza.
Il
pavimento era bagnato delle sue lacrime salate. Lacrime che mai si
sarebbero permesse di uscire allo scoperto, nemmeno per i suoi
genitori. Lacrime che solo la Granger era riuscita a far riaffiorare.
Perché
la Granger gli aveva donato nuovamente un cuore; gli aveva fatto
scoprire, per pochissimi attimi, cosa volesse dire tenere alla vita
di qualcuno.
E
quell'atroce perdita ne aveva segnato la rottura.
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È
una One Shot molto semplice, che mi è venuta in mente una notte,
all'improvviso. Ho provato ad immaginare un Draco diverso, più
sensibile, più umano. Ho provato ad immaginare una conclusione
differente per la vicenda del Maniero, anche se drammatica. È una
piccola storia che non ha pretese; ho solamente voluto raccontare un
mio punto di vista, che forse parrà scontato, ma ho voluto farlo lo
stesso.
Se
avete voglia di farmi sapere che ne pensate, mi farebbe molto piacere
leggere le vostre recensioni e i vostri pensieri.
Grazie
anche a chi è arrivato a leggere fin qui.
Kyra.
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