1} Good Morning, Darling
Noah
sentì dei capelli solleticargli il volto.
Arricciò il naso infastidito e spinse
leggermente la proprietaria, facendosi spazio ne letto. Si
girò dall’altra
parte, cercando di tirare un po’ di coperta dalla sua parte,
ma nulla, come al
solito lei vi si era tutta arrotolata dentro. Sbuffò,
tentando di riprendere
sonno, ma, come sempre, ritrovò il suo ginocchio puntato
nella sua schiena.
Allora
stropicciò gli occhi, borbottando qualcosa,
dopodiché si alzò e sgattaiolò in
bagno, mentre Max scese dal letto scodinzolando. Quando
tornò in camera lei
sonnecchiava ancora adorabilmente, con i capelli biondi tutti
scompigliati e la
bocca leggermente aperta. Chissà cosa sognava,
perché con quell’espressione
sbarazzina stava sicuramente viaggiando di fantasia.
Puck
s’infilò una maglietta e un paio di pantaloncini,
poi andò nella piccola cucina
per preparare la colazione per entrambi, seguito come al solito dal
Golden
Retriever che ricevette immediatamente i suoi croccantini.
Passarono
pochi minuti prima che qualcuno gli tirasse il bordo della maglia scura.
La
piccola si stava sfregando gli occhietti chiari con la manina, mentre
stingeva
con l’altra il suo pupazzo preferito da cui non si staccava
praticamente mai.
-Buongiorno-
farfugliò, cercando di mettere bene a fuoco le immagini.
-Buongiorno
scricciolo- le sorrise lui, prendendola tra le braccia.
-Dov’è
la mami?-domandò, grattandosi la testa.
-Sai
che non tornerà prima di domani- le ricordò lui,
sistemandole i capelli fini e
mossi, che le ricadevano sino alle spalle. Lei soffiò,
sporgendo all’infuori il
labbro inferiore. Odiava quando la madre mancava più di un
giorno, e quello era
già il secondo. Lui la fece sedere al piccolo tavolo
rotondo, mettendole
davanti la sua solita tazza di cereali colorati con un po’ di
latte freddo. Lei
posizionò la sua papera di peluche al suo fianco e
cominciò a mangiare.
-Allora,
hai sognato oggi?- domandò Noah addentando il suo toast. La
bimba annuì con un
sorrisino.
-Cosa?-chiese,
accendendo distrattamente la televisione.
-Gli
unicorni – rispose quella, tutta fiera.
-Pff,
non esistono- rise lui, con fare scherzoso.
-Solo
perché non li hai mai visti non puoi esserne certo!-
affermò sicura lei,
afferrando poi il telecomando per cercare un canale dove ci fosse un
cartone.
-Ti
va dopo di andare al parco?-chiese il ragazzo. Lei si voltò
nuovamente verso di
lui, mostrando gli occhi scintillanti e annuì con gioia.
Noah rise,
avvicinandosi alla piccola.
-Magari
prima però ci puliamo il faccino, eh?- mormorò,
pulendole con un tovagliolo la
bocca e le guance rossastre e paffutelle. Lei gli sorrise,
dopodiché abbracciò Marshall
il papero e si
buttò sul divano,
concentrandosi sul cartone che aveva trovato. Max corse ad accucciarsi
al suo
fianco, ricevendo un bacetto sulla nuca che ricambiò con una
leccata sulla
guanciotta della bambina.
Noah
sistemò le stoviglie per poi raggiungerli.
Rachel
scese dall’aereo, andando poi a recuperare le valigie. Era
tornata a casa. O
almeno, era in America e a breve sarebbe tornata a casa.
Ringraziò e sorrise al
ragazzo che le recuperò una delle due borse,
dopodiché si diresse verso
l’uscita dell’aeroporto. Trovò
facilmente i genitori che l’attendevano
appoggiati alla macchina. Si slanciarono subito verso di lei per
abbracciarla
ed aiutarla con i bagagli.
-Tesoro-
esclamò Hiram stringendola forte.
-Ciao
papà- sorrise lei, lasciandosi stritolare.
-Oh,
quanto mi sei mancata- continuò il padre, tenendola ancora
stretta, mentre si
asciugava alcune fugaci lacrime.
-Papà,
comincia a farmi male- borbottò, dopo circa due minuti
-Oh-
disse lui, liberandola dalla stretta. Rachel gli sorrise ancora, per
poi
tuffarsi tra le braccia di Leroy, per un abbraccio più corto
e meno doloroso.
-Siamo
felici che tu sia tornata, piccola- le sussurrò dolcemente
l’uomo di colore,
baciandole la fronte.
-Anche
io sono felice di essere di nuovo a casa- trillò lei.
-Su,
su Leroy, carica le valigie che si parte!- squillò allegro
Hiram, tornando a
coccolare la figlia per poi salire in macchina e sedersi nel posto del
passeggero.
Leroy
sistemò nel baule i bagagli di Rachel, dopodiché
si mise alla guida.
David
chiuse la chiamata arrabbiato come sempre. Non sarebbe tornato da lui,
no,
aveva chiuso. Non si sarebbe più fatto comandare a
bacchetta, non avrebbe
assecondato ogni suo ordine e dato ordini per lui. Era stanco di dovere
far
finta che tutto andasse bene. Non era così. Il loro rapporto
ormai era rotto da
anni, da quel giorno quando gli confessò il suo segreto. Poi
era stata tutta
una finzione, perché sapeva che lui non lo avrebbe
più visto con gli stessi
occhi, ma anzi, che lo avrebbe disprezzato. Perciò se ne era
andato, non aveva
più voglia di vedere il suo sguardo deluso e il suo sorriso
finto ogni mattina,
di sentire le sue bugie, di essere sgridato per motivi futili solo
perché
dietro a tutto si celavano altre ragioni.
Gli
serviva qualcuno con cui parlare. Afferrò il telefono e
compose il suo numero.
Lei c’era sempre stata per lui, come lui ci sarebbe sempre
stato per quella
pazza manipolatrice.
Santana
si svegliò ancora molto assonnata. Tastò
l’altra parte del letto, trovandola
vuota. Lei era già andata via, come pensava. Scese dal letto
e s’infilò una
vestaglietta, raccogliendo poi i vestiti sparsi per la camera per fare
un po’
di ordine. S’infilò poi sotto la doccia, cercando
di non pensare a nulla e di
rilassarsi. Appena uscì sentì il telefono suonare
e corse a rispondere.
-Dimmi-
disse.
-Vieni a fare colazione?-domandò
Dave
dall’altro capo.
-Alle
undici?-chiese lei, guardando l’orologio.
-Tanto so che sei sveglia da poco-
-Va
bene, passami a prendere- decise.
-Come sempre- borbottò lui.
-Grazie,
a dopo!-chiuse la conversazione sorridendo.
S’infilò un vestito leggero e paio
di stivali, accendendo poi il computer
mentre aspettava l’amico.
Brittany
arrivò al lavoro leggermente in anticipo. Lei le mancava
già, come sempre non
poteva starle troppo lontano, ma per il lavoro doveva.
I
ballerini arrivarono circa cinque minuti dopo e lei aveva
già cominciato a
scaldarsi. In poco tempo furono tutti presenti e la bionda
iniziò a provare
nuovamente la coreografia con tutti, stando attenta ad ogni errore di
ogni
singola persona. Adorava essere una coreografa, poteva ballare quanto
voleva,
inventare passi, insegnare ad altri. Era gratificante, ma tornare a
casa da lei
era sempre la cosa che preferiva.
Mike
si lasciò sistemare la cravatta dalla fidanzata, sorridendo
mentre lei era
tutta concentrata. Appena finì si sporse verso di lei per
lasciarle un dolce
bacio sulla labbra.
Lei
gli sorrise, arrossendo un po’.
-Torna
presto- sussurrò, sistemandosi i capelli dietro
l’orecchio.
-Anche
tu-disse il ragazzo, facendole fare una piroetta per poi afferrare la
ventiquattrore.
-Ovviamente-
annuì, guardandolo uscire dalla porta. La chiuse e si
diresse in camera, ma
qualcuno bussò alla porta. Tornò ad aprire e si
ritrovò di nuovo Mike di
fronte.
-Cosa
c’è?-chiese, sorridendo.
-Mi
mancavi- sussurrò lui, abbracciandola e dandole un altro
bacio.
Dopodiché
sorrise e salutò con la mano, chiudendosi la porta alle
spalle.
Lei
rise, trotterellando felicemente verso l’armadio.
Kurt
si sistemò il ciuffo per l’ennesima volta,
sembrava che quella mattina non
volesse stare come voleva. Si passò poi un filo di crema sul
volto e allentò il
foulard. Blaine gli arrivò accanto e gli lasciò
un bacio sulla guancia, mentre
mangiava frettolosamente alcuni biscotti.
-Ci
vediamo stasera- lo salutò, aprendo la porta.
-Non
torni per pranzo?- chiese Kurt, alzandosi per infilare la tracolla di
Louis
Vuitton.
-No,
mangio fuori- disse il fidanzato sulla porta.
-Con
Jeremiah?-domandò seccato il ragazzo dagli occhi celesti.
Blaine annuì, senza
badarci troppo.
-Siamo
colleghi e non siamo soli- precisò il moro, per poi
sorridere.
Kurt
annuì, ancora poco convinto,e voltò lo sguardo.
-A
stasera tesoro!- gli gridò Blaine uscendo.
Kurt
sbuffò. Sapeva che Jeremiah non era solo un amico e sapeva
che probabilmente
sarebbero stati soli a pranzo. Solo non sapeva perché ancora
non si decideva a
parlarne seriamente con il compagno.
***
Ehilà!
Allora,
io non volevo scriverla, ma mi frullava troppo nella mente e sono stata
obbligata a buttarla giù. Poi ho chiesto a due donzelle di
fermarmi, dirmi che
stavo facendo un acagata, ma queste hanno invece deciso di incitarmi a
continuare. E’ colpa anche loro u_u
Torno
perciò con una nuova long, con molti più
personaggi o_o c’è perfino Kurt! Per
me è qualcosa di stranissimo. Se non avete capito una
cippalippa del capitolo,
sono riuscita nel mio intento :D Mi piacerebbe sapere le vostre
supposizioni,
sìsì. Per il titolo, io e i titoli non siamo
amici, perciò...
Anh,
sono passati alcuni anni, si vedrà poi e per spiegare
ciò che è successo ci
saranno capitoli del passato, 5 o 6, giusto per farvi capire qualcosa :)
Mi
scuso per gli errori!
Besos,Tem_93
|