*Autore:
Rota/Rota23
*Titolo: Red
Russian Blood - Rosso Sangue Russo
*Fandom:
Axis Powers Hetalia
*Personaggi/Pair:
Ivan Braginski, OC, Un po' tutti; cenni di RussiaAmerica.
*Genere: Introspettivo,
Storico, Generale, Drammatico
*Avvertimenti:
Raccolta, Flash fic/One shot, Missing Moment
*Rating:
Arancione
*Note:
Questa raccolta vuole prendere in esame i volti che hanno trasformato
la Russia nell'ultimo secolo, precisamente prima, durante e dopo la
rivoluzione russa. Con "rosso sangue russo", quindi, voglio specificare
specialmente le persone che tratterò, assieme al
più conosciuto Ivan Braginski. Alcuni personaggi
richiederanno più capitoli - in quanto più
influenti - altri semplicemente verranno accennati.
Si presuppone che il punto di vista dal quale tutto parte è
quello di Ivan. Gli eventi raccontati non seguono, esattamente, un
ordine cronologico preciso, ma seguono tuttavia il corso delle vite dei
vari personaggi.
Spero di non aver fatto pastrocchi con le note. Non sono abituata a
metterle e davvero mi auguro di non aver reso ancora più
confuso il tutto *//////* Per la precisione, ogni personaggio ha le sue
note, che con il conteggio ricominciano a ogni nuovo ciclo. Ci sono
Note, quindi, anche per singole fan fiction ù.ù''
Questo è l'ordine dei personaggi che verranno affrontati (L)
-Gengis Khan -> My Holy King
-Nicola II di Russia -> My Passionable Prince
-Grigorij Efimovic Rasputin -> My Pacific Villan
-Jakov Michajlovic Jurovskij -> My Blody Soldier
-Aleksandr Fedorovic Kerenskij -> My Right Minister
-Vladimir Ilyich Ulyanov o Lenin -> My Clamant Dreamer
-Lev Davidovic Bronstejin o Trotsky-> My Quick Fugitive
-Iosif Vissarionovič Džugašvili o Stalin -> My Cruel
Moustache
-Garri Kimovič Kasparov -> My Revolutionary Player
-Michail Sergeevic Gorbacev -> My Free Politic
Il fatto che per ogni pg storico Ivan rivolga una domanda attorno alla
quale gira tutto il discorso della mia fan fiction, non è un
caso. Prima di tutto, considero Ivan depositario della stessa
ingenuità di un bimbo, quindi, a rigor di logica, anche
della stessa curiosità genuina del mondo. per questo lui
chiede agli uomini tutte quelle cose. Eppure, nonostante sia ingenuo,
Ivan non è stupido. Infatti, dopo le prime risposte, egli
continua a domandare, fino ad arrivare al nocciolo della questione e a
rivelare ogni cosa.
Questo processo non occorre quando si parla, invece, delle relazioni
tra Nazioni varie.
Laddove adopero OC storici il titolo del capitolo è posto
sotto forma di domanda, quando invece prendo i personaggi dell'opera
originaria di APH i titoli sono semplicemente i prompt stessi.
La fonte principale da cui traggo tutte le mie informazioni
è wikipedia, mi rifaccio essenzialmente a quanto affermato e
scritto in quella sede.
My Holy King(1)
"Io vengo dal Barbaro
Nord. Indosso le stesse vesti e mi sfamo dello stesso cibo dei pastori
di vacche e dei mandriani di cavalli. Facciamo gli stessi sacrifici e
ci dividiamo le ricchezze. Guardo alla Nazione come a un nuovo figlio
appena nato e mi curo dei miei soldati come se fossero i miei
fratelli..."
1. Sai correre più
veloce del vento? [Yeti]
Aveva sognato, il Khan, terre immense dove non ci fossero barriere per
il suo cammino.
Aveva sognato, il Khan, di fiumi così ampli da poter
dissetare un intero popolo.
Aveva sognato, il Khan, che tutti gli uomini si inchinassero laddove
egli passava.
Ma mai aveva immagino un bambino dall'aria curiosa e gli occhi chiari,
che lo fissava come se fosse capace di sondargli l'anima fin
nell'intimo.
Il figlio di Kiev(2) aveva lo stesso sguardo indomito della madre -
sembrava sul punto di chiedergli qualcosa, ma si fermava a guardare gli
stemmi che portava sul petto e le armi che teneva in mano.
Era da quando era entrato in quei territori che Temujin voleva
incontrarlo.
Lo avevano portato lì come bottino di guerra, dopo il
saccheggio della città(3), dopo che finalmente l'Orda d'Oro
era riuscita ad arrivare in quel posto che tutti chiamavano "Europa".
Prima di andare ancora più a Ovest, inoltrandosi in quei
territori così esotici, così diversi.
Ed era bello, più bello di qualsiasi altra principessa che i
suoi soldati gli avrebbero mai potuto portare. Perché
Temujin sapeva chi si ritrovava di fronte: non gli era possibile
confondere uno sguardo umano con lo sguardo di uno di loro.
Gli sorrise, sistemandosi meglio sul proprio piccolo trono. Accanto a
lui, quasi compresso nella piccola tenda d'accampamento assieme alle
armi e ai tesori del Khan, il cavallo reale nitrì piano,
muovendo la coda. Battaglie e battaglie per una semplice corona e un
potere che non aveva eguali su tutto il suo territorio. Il Khan aveva
negli occhi la forza necessaria per guardare una Nazione in viso e non
sentire nel corpo il giusto timore mortale.
Il bimbo alla fine parlò, indicando l'animale che l'uomo si
teneva accanto, ignorando ogni altra cosa - l'aveva già
vista abbastanza a lungo per rendersi conto che sì, era
tutto vero.
-Sai correre più veloce del vento?-.
Il Khan si pettinò la lunga barba, tranquillo. Non c'era
ragione di comportarsi altrimenti: la differenza tra schiavo e
prigioniero stava proprio nel valore che si attribuiva a ognuna delle
due categorie.
Ivan lo vide sorridere, quello strano uomo delle nevi(4) disceso da
montagne lontane.
-Di più, di più del vento!-.
Il bimbo si mosse verso di lui, facendo lento qualche passo in avanti.
I suoi occhi viaggiarono in ogni direzione, a vedere vecchi tesori
materni in nuovi contenitori - e oggetti, cose che mai prima aveva
visto, un mondo che sembrava così estraneo da risultare
vagamente affascinante.
Ivan non aveva paura del Khan, non aveva paura degli oggetti che si
portava appresso e di cui si faceva vanto.
Era un re, era il re più magnifico, e Ivan non aveva avuto
molto spesso a che fare con gli orientali. Le sue porte ne toccavano le
terre, ma nessuno l'aveva spinto a varcarle prima d'allora.
La sua arma ora era riposta nel fodero, e aveva il manico d'oro di
brillanti e di pietre preziose. Luccicava, sembrava voler accecare.
Oltre agli oggetti, si rivolse all'uomo.
Aveva la pelle delle mani ruvida, come quella usata molto. Aveva
combattuto, e si vedeva, aveva vissuto tanto come un uomo normale non
può ambire.
Il piccolo russo non alzò neppure lo sguardo quando la voce
ruvida e secca del Khan gli si rivolse, con la gentilezza tipica dei
soldati.
-Posso raccontarti la storia di ogni cicatrice, se vuoi. Ma tu mi
dovrai ascoltare!-.
Sollevò appena gli occhi soffermandosi sulla bocca
dall'accento così strano. Ivan lo capiva, ma non se ne
sorprese: lui capiva molte lingue, ne conosceva tantissime.(5)
-Io ascolterò le tue parole, grande yeti!-.
Non lo vide muoversi, ma indovinò un movimento di rigido
controllo intorno alla bocca.
-Per te sono Gengis Khan.-
Il bimbo lo guardò con curiosità, attirato dal
colore della barba e dalla sua lunghezza. Era come quella dei suoi
contadini, ed era molto strano.
-Cosa significa Gengis Khan?-
-Significa capo...-.
Il bimbo ebbe un moto quasi di stizza - o forse ammirazione, forse
orgoglio, forse ancora tutto quanto assieme - quando, dopo averlo
indicato con un piccolo dito paffuto, indicò sé
stesso, con la stessa forza con cui Temujin si era proclamato.
-Io sono Ivan, e Ivan significa che vivo per volere di Dio!-.(6)
Fu quando un sorriso lieve tornò a incurvare quelle labbra
sottili che lo sguardo di Ivan si spostò più in
su, attraverso la pelle tirata dell'uomo sulle guance, gli zigomi
sporgenti e il naso schiacciato.
Aveva gli occhi del colore dei ghiacci.
-Anche io lo sono, Ivan!-.
Ivan riuscì a vedere una cicatrice anche lì, in
quel poco spazio. Si alzò sulle punte, per guardarlo meglio,
socchiudendo le palpebre per focalizzare con maggior precisione quanto
stava guardando.
-Mi racconterai tante storie?-.
L'uomo aprì le braccia - e si poté sentire nella
sua voce l'enfasi della soddisfazione e della magnificenza, sangue
regale che non si smentiva mai, in nessuna situazione.
-Tutte le storie che conosco!-.
Allora, anche Ivan si aprì in un sorriso e lo
imitò, mettendosi a ridere.
Fu il Khan il primo vero maestro di Braginski. Colui che gli
insegnò l'arte del rispetto e della riverenza, la
civiltà e il valore di ogni cosa
Fu quello yeti sceso dalle montagne a togliergli e a dargli tutto,
assieme.
Un nome, una razza, una mentalità.
Poi non fu più Kiev, ma fu Ivan.(7)
Note
(1)Il Gengis Khan, chiamato così in quanto portatore del
titolo onorifico significante "Sovrano Universale", consacrò
sé e la propria famiglia a Tengri, divinità
celeste suprema dei mongoli.
(2)La Rus' di Kiev fu uno stato medievale monarchico sorto verso la
fine del IX secolo della dinastia dei Rjurik in parte del territorio
della odierna Ucraina, Russia occidentale, Bielorussia. Nelle fonti
medievali viene chiamato Rus' oppure Terra di Rus'. Idealmente, quindi,
fu "madre" di Russia, Ucraina e Bielorussia.
(3)1240, i mongoli saccheggiano la città di Kiev.
(4)Lo Yeti è una creatura leggendaria che si ritiene viva
nell'Himalaya. È anche noto come abominevole uomo delle
nevi, termine originato da una traduzione giornalistica errata
dell'espressione in lingua nepalese Metoh Kangmi. Il termine Yeti
deriva invece da yeh-teh che significa "Quella cosa là",
l'espressione usata dagli sherpa per indicare la mitica creatura.
(5)Ho sempre immaginato che Ivan sappia molte lingue, essendo egli
esteso e dovendo aver rapporti con mezzo mondo. Anche da piccolo,
venendo comunque a contatto con molte popolazioni, doveva essere
istruito in tal senso.
(6)Ivan significa letteralmente "Dio ha avuto misericordia".
(7)La città di Kiev non si riprese più
dall'attacco mongolo, lasciando così spazio a Moscova e alla
creazione - effettiva - della Russia.
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