Losing you
Un pugno. Uno solo. O forse due. Ma potresti perdere il controllo, lo
sai bene. E allora i pugni potrebbero diventare tre, quattro, cinque...
sei, forse.
Tutto dipende
dalla
quantità di rabbia che avrai in corpo quando riuscirai a
mettergli le mani addosso. Cosa che accadrà esattamente
tra...
lanci un'occhiata al tuo orologio. Dieci minuti e trentasei secondi.
Poi sarà tuo.
E'
così monotono,
così scialbo, che ti meraviglia il fatto che tua moglie
abbia
potuto tradirti con un tipo del genere. Perché uno che esce
da
lavoro sempre alla stessa ora - e non sgarra di un secondo, hai
controllato - non può non essere definito "monotono".
Piatto.
Noioso. Ripetitivo.
Sei minuti e quindici secondi.
Chissà,
forse la
tua gentile consorte l'ha scelto proprio perché é
il tuo
esatto opposto. Forse si era stufata di te, del tuo essere sempre in
movimento, della tua continua voglia di viaggiare, di provare cose
nuove. Forse aveva bisogno di un po' più di
tranquillità.
Del resto, quando l'hai sposata, sapevi che era un tipo calmo e
abitudinario, in netto contrasto con il tuo carattere.
Due minuti e quarantadue secondi.
Ti guardi
intorno,
cercando possibili testimoni. Ma sai già che non ce ne sono.
Hai
seguito quell'uomo per due settimane, hai ben impresso in mente tutto
il suo tragitto: raggiungerà il quarto piano dell'edificio,
uscirà dalla porta di servizio che dà sullo
stesso
livello del posteggio e arriverà alla macchina con il suo
solito
passo nervoso. La parcheggia sempre nello stesso posto, isolata dalle
altre. Un punto a tuo favore.
Eccolo.
La pesante
porta di
alluminio si schiude e vedi spuntare quella carogna. Cammina veloce,
quasi lo rincorressero, stretto nel suo solito completo nero.
Inizi a
seguirlo,
silenzioso. Ti mantieni ad una decina di passi da lui, sperando che non
ti veda. Ma lui non si gira, non lo fa mai. Ti avvicini maggiormente,
ormai gli sei addosso. Adesso é tuo.
Con un
piccolo balzo lo
raggiungi, proprio vicino alla sua auto. La tua mano corre al suo
collo, mentre lo spingi e gli fai sbattere la testa contro il cofano.
Non è stato un colpo granché forte, ma il rumore
sordo
provocato dallo scontro tra il suo cranio e il metallo della
carrozzeria ti fa sorridere. Gli occhiali che prima posavano su un naso
adunco e su un paio di orecchie talmente sporgenti da farlo
assomigliare terribilmente a Dumbo, ora non ci sono più,
volati
chissà dove nella concitazione del momento.
Lasci che si
rialzi, poi
lo fai voltare. Nei suoi occhi leggi un velo di timore, e questo non
può farti che piacere, ma c'è dell'altro. Quel
tipo non
ha soltanto paura di te, é troppo calmo. Non ha nemmeno
cercato
di difendersi. Ed é quello che, di norma, si dovrebbe fare
quando qualcuno minaccia di dartele di santa ragione.
Ti aspettava.
Ciò
non significa,
però, che la rabbia ti sia passata. Anzi, proprio il fatto
che
non reagisca ti porta ad odiarlo ancora di più. Dopo attimi
spesi a sfidarvi con lo sguardo, lui ti sorride. Per tutta risposta, tu
tiri indietro il braccio destro e gli sferri un pugno nello stomaco. Si
piega su se stesso, crolla sulle ginocchia. Ti trattieni a stento dal
tirargli un calcio nelle costole.
Non ti va
bene pestare
qualcuno che non reagisce. Non é quello che vuoi. Tu vuoi
che si
alzi, che ti renda il pugno e ti dia una ragione valida per tirargliene
un altro.
Sapeva che saresti arrivato.
Forse non sapeva il giorno esatto, ma sapeva che prima o poi saresti
andato a cercarlo.
- Ti prego,
fermati.
Quella frase
é poco
più di un verso strozzato, ma non proviene da lui. La
persona
che ha pronunciato quelle parole si trova dietro di te; onestamente non
immaginavi potesse arrivare, non avevi messo in conto questa
possibilità. Anche se, pensandoci bene, avresti dovuto
aspettartelo. Che traditrice é una che non si incontra con
il
proprio amante?
Ti volti
lentamente,
cercando di ritardare il più possibile il momento in cui
incontrerai il suo sguardo. Perché sarà allora
che
perderai completamente il lume della ragione. Tutto l'autocontrollo che
hai andrà a farsi benedire. Non puoi vederli insieme, non ce
la
fai. Non reggeresti.
Poi arrivano.
Azzurri come
il cielo, penetranti come la lama di un coltello, gli occhi di tua
moglie sono carichi di angoscia. Lei soffre? Lei prova dolore? E tu
cosa dovresti dire? Tu che hai il cuore infranto, tu che sei stato
tradito dalla persona che aveva giurato di amarti "finché
morte
non vi separi"... tu dovresti essere quello addolorato. E lo sei.
Molto. Ma, soprattutto, sei arrabbiato. Furioso. La voglia di spaccare
tutto aumenta ogni minuto che passa. A lei, però, non
faresti
mai del male; non sei il tipo che mette le mani addosso ad una donna, e
anche lei lo sa bene.
Sospirando,
rilassi le spalle e abbandoni le braccia lungo i fianchi.
- E' questo
che vuoi, Vivien? Vuoi lui?
Tua moglie
annuisce, e tu comprendi. Non c'é bisogno di parole.
E' finita. E'
stata una bella avventura, ma ora è arrivato il momento di
tornare a casa.
Hai perso la
partita, Clive. Hai perso.
L'hai persa.
Cominciamo col dire che
questa schifezzuola si è classificata seconda al contest "Cosa
provi per me?", indetto da (Smoky) e gentilmente
giudicato da JoeyPotter. E che ciò è accaduto
parecchio tempo fa. Mi sono semplicemente dimenticata di
postarla... che ci volete fare, la vecchiaia incalza.
Bon, ringrazio anticipatamente chiunque recensirà e/o
inserirà la storia in una delle tre liste!
Un baci8!
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