All i can do is write about
you.
Solitamente William non faceva caso alle voci che giravano sul suo
conto. Aveva deciso di ignorare i commenti acidi dei giornalisti o dei
fan dopo ogni sua esibizione, soprattutto perché durante le
stesse era così ubriaco da non ricordare nulla di quello che
aveva combinato. Spesso era Gabe - suo fedele compagno di scorribande-
a ricordargli ogni singola cosa che aveva fatto o detto, ma il
più delle volte ignorava le parole dell'altro per chiudersi
in un guscio autistico nel quale annuiva lentamente ma non ascoltava
nessuna delle parole che uscivano dalla bocca del ragazzo. Ma
soprattutto non prestava attenzione a tutte quelle storie che le fan si
inventavano sul presunto rapporto amoroso che intratteneva con Gabe,
cosa tra l'altro non vera, dato che tranne qualche bacio casto sul
palco, tra i due non c'era stato nulla. Non che lui non volesse, solo
che riteneva che quei baci per l'altro significassero quanto un
abbraccio tra due fratelli.
Quella sera, dopo l'ennesimo concerto, non era diversa dalle
altre. Se ne stava sdraiato sul divano, con gli occhi fissi al tetto
aspettando che la testa smettesse di girare, mentre nelle stanze
accanto il resto dei Tai e dei CS continuavano a fare baldoria. Il
silenzio della stanza era rotto solamente dal lento ticchettio dei
pulsanti del computer, premuti da Gabe. Si era sempre chiesto che
combinasse quell'altro sul computer, varie ipotesi erano balenate nella
sua mente, ma quella più normale ed abbordabile era che
stesse cambiando - compulsivamente- stato su Twitter. Era troppo stanco
e stralunato persino per alzarsi per spiare, così aveva
preferito chiudere gli occhi e cadere in un sonno profondo.
*
Non sapeva che ore erano quando aveva aperto gli occhi. Sentiva la
testa ancora più vuota di quanto lo era quando si era
addormentato ma, perlomeno, il giramento era finito. Si era alzato con
molta calma, voleva evitare di franare al suolo, e aveva camminato a
tastoni fino all'interruttore della luce. Non era facile abituarsi a
quella luce gialla dopo tante ore di buio, così si era
stropicciato gli occhi prima di riuscire a vedere la figura di Gabe
addormentata accanto al computer, in una posizione scomoda persino per
il migliore dei contorsionisti. Aveva sorriso mentre cercava il modo
migliore per prenderlo tra le braccia senza cadere o senza svegliarlo.
In quel momento non gli importava del fatto che l'altro fosse
leggermente più muscoloso - e quindi pesante- di lui e che
era impossibile prenderlo in braccio senza rompersi qualcosa, voleva
soltanto portarlo su quel divano, così che il giorno dopo
non sentisse dolori strani per la posizione assunta durante il sonno.
Le intenzioni iniziali erano buone, peccato che il suo sguardo fosse
stato attirato dalla spia del computer che lampeggiava, segno che non
l'aveva spento. Conosceva la password del ragazzo a memoria, aveva
usato il suo computer più volte, soprattutto quando
l'ispirazione lo coglieva all'improvviso e non aveva nessun pezzo di
carta o penna a portata di mano, ma solo quel vecchio e malconcio pc
dal quale Gabe non si separava mai. Aveva spinto i tasti cercando di
fare meno rumore possibile data l'estrema vicinanza delle orecchie del
ragazzo alle casse del computer. La prima schermata che gli era apparsa
era quella di Twitter, non ne era stato molto sorpreso, ma nelle icone
rimpicciolite c'era qualcosa di strano, un foglio di calcolo aperto e
con un nome strano, una serie di lettere messe a caso giusto per
salvarlo e per non trovare un nome che gli calzasse a perfezione, un
classico insomma. L'aveva aperto scoprendo un paio di paragrafi scritti
fissi con una dimensione piccola, non aveva neanche i suoi occhiali per
potergli leggere. Aveva deciso che avrebbe prima portato Gabe sul
divano in qualche modo e poi avrebbe letto, magari c'era scritto
qualcosa su di loro, magari poteva capire il perché del
comportamento estremamente bipolare del ragazzo che alternava stati di
"appiccicosità" degni di un innamorato alle prime armi, a
stati d'odio profondo che solo due nemici da tanto tempo potevano
condividere.
Forse era per la voglia fremente di leggere quel "diario" o forse il
fatto che Gabe fosse più leggero di quanto avesse mai
sospettato, ma prenderlo tra le braccia non era stato uno sforzo
disumano, aveva fatto anche abbastanza piano così da
provocare nell'altro solo una serie di rantolii indistinti. Lo aveva
adagiato sul divano, coprendo il suo corpo con uno dei suoi mille mila
giacchetti di pelle. Era tentato di lasciargli un bacio sulle labbra,
ma la voglia di leggere quelle righe scritte al computer lo avevano
portato a desistere, non voleva rischiare di svegliarlo.
Si era avvicinato al computer, sedendosi sulla sedia ed aumentando il
carattere della scrittura. Le prime righe sembravano realmente un
diario scritto in prima persona da Gabe, ma la narrazione era
così strana e decisamente "fantasiosa" per essere un giorno
di vita reale del ragazzo. Più avanti aveva scoperto che
Gabe parlava di un presidente degli Stati Uniti il cui cognome iniziava
con la S., facile per lui capire che si trattava di Saporta, e di una
moglie il cui cognome iniziava con la B. La storia continuava tra
azioni eroiche e qualche gesto di "megalomania" del presidente S. Verso
la fine, però, era arrivata la sorpresa che William aveva
cercato con insistenza. Gabe aveva descritto una scena di sesso tra il
presidente e la sua moglie, fin qui nulla di strano, solo che la moglie
aveva fattezze - e attributi- tipici di un individuo di sesso maschile.
Era lì che William aveva collegato la lettera iniziale del
cognome della moglie a quella del suo stesso cognome. Aveva represso
qualche risata, mentre continuava a leggere. L'ultimo paragrafo,
però, parlava di una moglie ambivalente, una moglie che
tradiva il marito con un altro uomo, il cui cognome iniziava con la W,
inutile dire che l'unica persona alla quale Bill aveva pensato, era
stata Pete. Volente o nolente - conscio della brutta nomea che aveva
fra i ragazzi della fueled- si era alzato dalla sedia, deciso a
svegliare Gabe per chiedergli qualche spiegazione, il fatto che avesse
utilizzato il suo computer senza permesso, curiosando fra i suoi
"segreti", era diventato un fattuccio di poca valenza.
« Gabe. » aveva detto ad
alta voce mentre scuoteva il corpo dell'amico «
Gabe svegliati! »
Non erano bastate due parole per farlo svegliare, neanche qualche
scossone, ci aveva messo più di dieci minuti per svegliarlo.
« Willy... » aveva
commentato con la voce ancora impastata dal sonno «
Spero che siano le dieci del mattino, come minimo... »
« Non lo so che ore sono... ma avevo
bisogno di chiederti una cosa. »
« Ora? Adesso? Mentre sto dormendo?
» aveva chiesto stropicciandosi gli occhi.
« Si,
ora! » aveva commentato con tono acido
sedendosi poco delicatamente accanto al corpo di Gabe.
« Okay, non ti scaldare, BillyBoy.
Cosa volevi sapere? »
«Cos'è
che mi fa sembrare una puttana? » aveva chiesto
arricciandosi i lunghi capelli castani con le dita.
« Cosa? » aveva chiesto
l'altro strabuzzando gli occhi.
« Perché tutti voi pensate che io sia una
puttana? Si cioè... al maschile, una persona che spezza
cuori a destra e a sinistra ferendo i sentimenti di tutti? »
« William, io non penso che tu sia una
puttana al maschile! » aveva commentato Gabe sedendosi
così da poter guardare gli occhi del castano.
« E allora.... perché B. va
con W.? » aveva chiesto pentendosi subito dopo di quello che
aveva detto, si era fatto scoprire così facilmente,
così troppo facilmente. Non riusciva a tenere un segreto per
più di una ventina di minuti.
« Hai letto? Tu hai letto quella cosa? »
aveva chiesto urlando come una scimmia e diventando più
rosso di un pomodoro maturo.
« Avevo... l'ispirazione.. avevi
lasciato il computer acceso.. so che non avrei dovuto farlo... ma dimmi
perché, poi dopo potrai uccidermi. »
Gabe si era preso qualche secondo per rispondere a quella domanda,
giusto il tempo di accendere una sigaretta e di formulare una scusa
decente che non avrebbe mai usato. Ormai era fottuto, che senso aveva
continuare a mentire?
« Perché... hai quegli
atteggiamenti con Pete... sembrate così affini... sembrate due fidanzatini. »
aveva risposto grattandosi l'orecchio con fare nervoso.
« E perché dovrebbe
interessarti l'atteggiamento che ho con Pete? » aveva chiesto
riacquistando quella sicurezza che all'inizio della conversazione aveva
perso.
Gabe avrebbe voluto rispondergli qualcosa, ma sapeva che neanche
milioni di parole avrebbero fatto capire all'altro quello che provava,
aveva deciso di passare ai fatti. Lo aveva baciato delicatamente,
portando la mano libera dalla sigaretta dietro alla sua nuca,
così da annullare quel piccolo spazio vuoto che li divideva.
Il sapore non era dei migliori, tabacco alcol e qualche altra cosa
acida che non riusciva a catalogare, ma andava bene così. Se
fosse stato per lui non avrebbe mai concluso quel bacio, sia
perché le labbra del ragazzo erano teneramente morbide, sia
perché aveva paura dello schiaffo che - sicuramente- ne
sarebbe seguito. Ma la mancanza d'aria gli aveva divisi. Non appena
aveva sentito le labbra del ragazzo allontanarsi si era ritratto
d'istinto, quasi per paura che lo colpisse nel volto, ma lo sguardo
languido e piacevolmente soddisfatto gli avevano fatto capire che non
ci sarebbe stato nessuno schiaffo.
« Signor presidente... che ne direbbe di rendere reale
almeno quella scena? » aveva chiesto William
sorridendo.
« Perché
solo quella scena? Non vuole essere mia moglie?
» aveva chiesto fingendosi offeso.
« Tecnicamente, semmai, sarei suo
marito. E poi dubito che lei riesca a diventare presidente. »
aveva commentato ironico, sorvolando di proposito sulla storia di lui e
Pete.
« E delle sue scappatelle con Pete?
»
« Non
posso non negare che qualcosa ci sia stato.. »
aveva commentato con un tono languido e provocatorio.
« Che
dolce donnina di malaffare che sei. »
William gli aveva sorriso, prima di rendere reale la scena descritta -
nei minimi particolari- dall'amico.
Se volete una spiegazione vi consiglio questo link
http://www.phoenixnewtimes.com/2009-10-22/music/cobra-starship-s-gabe-saporta-does-band-fan-fiction-better-than-the-most-prolific-fan-girl/
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