Raflesia
La
tua pelle
profuma di comete
e
di rapine
ed
è interminabile
il viaggio
che
attraversa i
tuoi occhi.
Nell’abisso
nero
delle tue vesti
si
prostra
l’Universo
e
ad una a una ne
perlustri le stelle.
Tigre
d’ombra
occulta
il
tuo sguardo ha
imparato la strada
che
conduce alla
densa foresta
del
mio cuore
e
la invade come
lancia di luna
nell’oscurità.
Con
avide pupille
cerchi
la
mia anima
sepolta,
per
rovistarne
senza riguardo
i
più intimi
pensieri.
Avvolto
dalle
tenebre
il
tuo corpo chiaro
e lucente ti trasfigura
in
dolorosa silfide
guerriera,
armata
dell’indomito cobalto dei tuoi occhi.
Un
Infero Cosmo ti
ondeggia tra i capelli,
sinistri
serpenti
di fosco oblio,
ministri
silenziosi
del tuo fascino fatale.
Possiedi
vento e
anelanti maree
nei
fianchi sottili
e
pare che una
notte di bufera ti abbia plasmata,
quale
onda oceanica
di bagliori e spume.
Ma
nascosta in
altera solitudine
t’accade
d’esser
vinta da un soffio di mestizia
e
non c’è più
ira né furia nel tuo volto.
Ridiventi
a un
tratto sperduta
e
nuda
e
benché un
diadema tradisca il tuo nome,
non
sei più che
una donna.
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