Il ghiaccio sul cuore
Kardia Skorpiū
Il
cuore dello Scorpione
-Traditori-
Milo
di Scorpio
scendeva le gradinate del Grande Tempio. Era stato al fianco della sua
dea non appena aveva percepito il pericolo, aveva riconosciuto in
Kanon, il traditore del Santuario, colui che si era preso gioco degli
dei e
degli uomini, un alleato, un compagno, un suo pari, aveva lavato l'
onta del tradimento che pesava su quel cuore pentito con le cuspidi di
Scorpio.
Milo, cavaliere dello Scorpione scendeva le gradinate del Tempio di
Atena. Presto si sarebbero macchiate del sangue dei fratelli e degli
amici.
Ancora una volta.
Lo sapeva, il santo dell' ottavo fuoco sapeva che probabilmente non
sarebbe vissuto a quella guerra.
E del resto, non era forse il più probabile dei destini per
un cavaliere quello di perire nel fiore degli anni?
Il tempo lo aveva dimostrato. E lui era destinato a quel cammino, il
medesimo cammino sempre uguale a sè stesso -come
una ruota
che gira- che altri prima di lui avevano percorso e altri dopo di lui
avrebbero ugualmente compiuto. Chissà per quanto ancora.
Si sedette su di una roccia, stanco più che per il tragitto
-era
abituato a ben altro- per i pesi che la sua giovane mente avrebbe
dovuto sopportare in quella notte infausta.
Chiuse un momento gli occhi per poi riaprirli sulla meridiana dello
zodiaco.
Dodici fuochi.
Dodici fuochi fatui brillavano.
Sembravano fantasmi.
Quello dei Gemelli era doppio con due punte. Come la fiamma di Ulisse e
Diomede pensò Scorpio.
Rise con una certa ironia:- i consiglieri fraudolenti-
Il cielo si era fatto sempre più scuro, scuro e minaccioso.
Era
denso e pesante come la pece. Non una stella, non la falce timida della
luna brillava.
Non aveva mai creduto ai presagi ma quella notte scura su di loro non
era una fantasia, era maledettamente reale.
Respirò a pieni polmoni l' aria fredda e pungente -gelida
quasi-
che li colpì come un pugno. Un brivido lo percorse
lungo
tutto il corpo, si guardò le braccia, aveva la pelle d' oca.
Faceva freddo.
Sorrise soddisfatto.
E io ti
raggiungerò.
Quel momento l' aveva bramato, ambito, cercato con tutto
se
stesso. Con ogni fibra del suo essere aveva cercato disperatamente l'
istante, il modo, l' occasione -qualcosa- che gli donasse il suo stesso destino.
Non aveva certo pensato al suicidio, quello no. Era un guerriero. Non
poteva venire meno al suo dovere, non poteva macchiarsi di una morte
infamante.
Camus di Aquarius era morto. Per mano di un ragazzino.
Che io ho fatto passare.
Era stato lui a stringere il corpo perfetto del suo
compagno tra
le braccia. Lui era corso all' undicesima casa non appena il cosmo del
cavaliere dei ghiacci eterni si era spento.
Eterni...
tsè.
Neanche tanto.
Lui lo aveva pianto
abbandonandosi alla disperazione, accarezzandolo, chiamandolo,
stringendolo, baciandolo.
-Ah! Che donnina che ero stato- disse il cavaliere con con scherno
amarognolo.
Ma non è forse di fronte alla Nera Signora che l' uomo
mostra la sua anima nuda, inerme, distrutta?
Milo ora pensava a quel giorno e il ricordo era un dolore lacerante.
Era un ricordo maledetto.
Era un ricordo infido e reale.
Gli sembrava di averlo ancora tra le braccia il suo Camus, gli sembrava
di tremare e di piangere ancora.
Quel ricordo uccideva un uomo che era già morto.
Sì, perchè Milo di Scorpio quel giorno era morto.
Era morto con lui.
Era morta la sua anima.
Solo la mente rimaneva vigile a guardia della sacra acropoli della dea.
Ora il corpo aspettava di ricongiungersi alla terra. Vicino alla sua
croce.
Vicino.
*
Le
armate di Hades varcarono improvvise -come la morte- le sacre soglie
del tempio.
E fu Caos in quella novella notte di inganni.
Gli inganni, figli del bene e del male; dell' ambizione e dell'
umiltà; della giustizia e dell' infamia.
Gli inganni questa volta si erano presentati con le sembianze di
cavalieri già morti.
-Hanno giurato fedeltà al nemico- gridò qualcuno.
E fu semplicemente infamia.
Disonore.
Tradimento.
Nel tempio della Giustizia, nel nome della dea.
Il sangue scorreva sulle gradinate immacolate ancora una volta.
Era morto il cavaliere più vicino agli dei, il Budda, l'
illuminato. E fu nuovamente caos.
L' ira e il dusgusto accecarono gli animi dei santi che ancora potevano
definirsi tali impedendogli di vedere al di là di ogni salda
apparenza.
Aveva visto il cavaliere di Aquarius indossare una surplice nera.
Mi hai tradito.
Mi hai tradito.
Mi hai tradito.
Tre parole, stupide, impalbabili parole riecheggiavano
nella
mente del cavaliere di Scorpio. Gli occhi sgranati per una sorpresa
troppo grande e sgradita si erano assottigliati, la mano, all' altezza
del viso era diventata un' arma di morte.
Era solo rabbia.
Era solo vendetta.
Era lo sdegno dell' infamia compiuta perchè nulla
è
più grande dell' onore di un cavaliere, nulla più
grande
di un ideale di pace. Nessun cavaliere di Atena poteva vedere il
tradimento e perdonare.
Nessuno. E Milo non faceva eccezioni, soprattutto perchè era
lui ad essere stato tradito.
La cuspide aveva colpito ed era stato colpito a sua volta.
Ora due fazioni si trovavano schierate pronte a morire.
Ma non sapevano che era per lo stesso ideale.
Saga di Gemini, Shura di Capricorn, Camus di Aquarius erano i
traditori, erano coloro che avevano ucciso Shaka,
cavaliere della
Vergine con un colpo infamante.
Mu di Aries, Aiolia di Leo, Milo di Scorpio erano i buoni, erano i santi che
quella morte avrebbero vendicato.
Mu affrontava l' uomo che aveva ucciso il suo adorato maestro -ora
nemico. Anche lui-
Aiolia il cavaliere che gli aveva portato via il fratello e che era
doppiamente colpevole ai suoi occhi perchè quel fratello era
un
amico per quell' uomo.
E Milo... Milo affrontava l' amico più caro che avesse mai
avuto. Milo affrontava il suo tutto.
Che ironico scherzo del destino. Un fato davvero beffardo è
quello che ama giocare con i cuori e le menti degli uomini attizzando
sentimenti maggiori nei confronti di coloro a cui siamo maggiormente
legati nel bene o nel male.
Ma la Morte Signora ancora non reclamava quei santi di nero e d' oro
vestiti.
I giovani cavalieri di bronzo avevano evitato la morte dei sei uomini
placando con i loro cosmi il colpo distruttivo dell' Atena Exclamation.
Quello, il colpo della vergogna.
Poi la dea capì. Solo un modo vi era per affrontare il dio
infero.
Atena ora voleva che i traditori fossero portati al suo cospetto.
-Perchè mi hai tradito, amico mio?- domandò Milo
mentre sorreggeva il corpo del traditore.
Strinse un poco di più il corpo dell' amico. Nonostante
tutto aveva bisogno di farlo.
Srinse.
Strinse.
Strinse.
Si girò verso di lui respirando a pieni polmoni il suo
odore.
Era diverso, non era più delicato, non era più un
profumo
fresco che ti entrava dentro rasserenandoti provocando un brivido
freddo ben accetto per il corpo. Era un odore caldo, quasi
secco. Bruciava.
Sembrava lo zolfo dell' inferno.
I santi gettarono i corpi dei traditori sul pavimento.
Poi tutto ciò che accadde in seguito
sembrò essere
il frutto acre delle paure più celate di ogni cavaliere, di
ogni
uomo.
La dea era morta.
Ed era stata lei stessa, Lei,
la Giustizia, a volerlo. Atena Glaucopide aveva offerto il pugnale alle
mani tremanti del traditore Saga, ex cavaliere dei Gemelli, ex tiranno
del Tempio.
Colui che aveva tradito due volte. Tre.
Gli occhi dei presenti si sgranarono all' inverosimile.
Mu tentò di dire qualcosa ma non vi riuscì.
Sentì
le parole morirgli in gola. In fondo lo sapeva, anche le menzogne,
anche l' inganno possono essere figli della giustizia.
La mente pesante e confusa, quasi annebbiata, Milo si
girò
di scatto verso Camus. Un suono gutturale uscì dalle sue
labbra.
Un ringhio? Un' imprecazione?
Avrebbe voluto urlare che no, tutto quello non era reale.
Non era reale il cielo denso di nubi sulle loro teste, il sangue della
dea sulle gradinate, i cavalieri morti in battaglia.
Non era reale Camus, lì davanti a lui. No, Camus era morto.
Strinse il collo del ex cavaliere di Aquarius tra le mani.
Strinse.
Strinse.
Strinse.
Ancora, ma animato da una ben altra necessità.
Lo avrebbe spezzato quel collo bianco, lo avrebbe soffocato con le sue
mani, avrebbe macchiato la pelle fredda con il sangue.
E stringeva.
-Mh- un suono basso, impercettibile vibrò tra le labbra del
cavaliere dei ghiacci.
Era così reale.
E allora -quale inonopportuno momento- gli vennero in mente i baci, le
carezze, i respiri, i corpi che non possono fare a meno di cercarsi e
intrecciarsi tra le lenzuole di lino, tra le mura del tempio.
Ricordò il primo incontro con quei capelli
rossi, il primo
sorriso, il primo bacio, la prima volta.
Gli scherzi, i litigi, le risate.
Con lui, con tutti.
Vide, con gli occhi di uno spettatore, una generazione di cavalieri ora
bambini, ora adolescenti. Immediatamente uomini. Guerrieri.
E allora Milo capì. Capì che non avrebbe potuto
ucciderlo, che fosse un fantasma o un' illusione, che fosse
-soprattutto- vivo, no, non avrebbe potuto.
-Tutto ma non questo- sussurrò cadendo in ginocchio e
stringendo
i pungni -stretti fino a fare male, era giusto così- che
prima
erano aperti sul suo collo, sul petto del ragazzo.
E pianse.
Pianse per i suoi compagni caduti.
Pianse per Atena.
Pianse perchè aveva dubitato di lui.
Pianse perchè per un attimo di assurda follia,
lui, Milo
di Scorpio, sarebbe stato carnefice dell' uomo sul cui corpo morto
aveva pianto come un bambino.
Non poteva accettarlo.
Vide Camus e gli altri sparire sotto i suoi occhi eppure non si sentiva
vuoto, non provava dolore.
Camus gli aveva accarezzato la testa. Era stato un attimo.
Lo aveva perdonato e tanto bastava.
Ora, mentre attraversava il Tempio insieme ad Aiolia e Mu voleva solo
combattere, essere solo un guerriero.
L' aria puzzava di bruciato e dell' odore stantio della morte, i corpi
stesi lungo la sacra acropoli non si contavano più, i templi
erano ormai semi distrutti e di alcuni rimaneva in piedi appena qualche
colonna un poco diroccata, i calzari veloci dei santi
calpestavano gradinate insanguinate.
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ANGOLO AUTRICE:
Potrebbero
essere aggiunte
delle scene erotiche, ancora non so, nel qual caso la dicitura
"erotico" sarà aggiunta tra i generi e il rating potrebbe, e
dico potrebbe perchè è possibile che io tratti la
cosa in
maniera più soft, aumentare a rosso.
Gli episodi a cui si fa riferimento li conosciamo tutti dunque non
chiedetemi quali sono perchè non ricordo esattamente.
Ovviamente
su questi episodi io non ho nessun diritto. La storia
prevederà
ancora uno o al massimo due capitoli. Come sempre ogni commento o
critica sarà gradito. Preciso che lo stile è
volutamente
leggermente spezzato, molte frasi sono volutamente brevi
perchè
ogni parola vuole essere quello che è, è presa e
caricata
del suo significato più denso. L' idea e questo quasi
procedere
per blocchi, si propone di dare la fotografia o lo schizzo, come
preferite, della vicenda, di delineare brevemente l' atmosfera e le
percezioni e se certe parole ricorrono più di altre, ecco
anche
questo è voluto.
DISCLAIMER:
Saint Seiya e i suoi personaggi non mi appartengono ma sono degli
aventi diritto
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