STORIA DI UN’ANIMA GENEROSA
La trovò esattamente dove aveva pensato che fosse.
Immobile davanti alla porta che dava ai camerini, stringeva al petto
una scatola con un fiocco – un regalo di Natale. Accanto a
lei, il suo piccolo Digimon rosa la fissava preoccupata.
Ogni tanto la vedeva dondolare sui talloni, quasi nella speranza che
quel lieve contraccolpo l’aiutasse là dove il
coraggio le veniva meno.
Proprio il coraggio le mancava. E le sarebbe mancato per sempre, ormai.
Perché con quello che stava per fare, lo stava lasciando
indietro una volta per tutte.
Taichi Yagami contemplò con occhi pieni di affetto il
profilo di Sora Takenouchi, come da anni faceva in silenzio, certo che
quella fosse l’ultima volta che si potesse permettere di
compiere quel gesto. Come sempre, gli sfuggì un sorriso,
tanto malinconico quanto pieno di amore per lei. Perché di
questo, di amore, ormai da anni, si trattava.
Era stato un completo idiota a sprecare nel tempo occasioni su
occasioni per parlarle. Ma ormai, quello che era stato era stato, e
comunque, qualcosa l’aveva sempre fermato. Infatti, per
quanto Taichi non fosse un campione di sensibilità, se
l’evidenza gli si parava davanti, poteva solo vederla. E
comprenderla.
Così aveva visto il cuore di Sora, e lo aveva compreso,
attraverso quello sguardo speciale che, esattamente tre anni e
centocinquantotto giorni prima, lei aveva rivolto a qualcuno che non
era lui, ma un altro.
Yamato Ishida, ecco chi era.
Taichi non poteva descrivere come si era sentito in quel momento, ma
pensava che spezzato, affettato, schiacciato, triturato, calpestato,
bruciato a fuoco lento e sparso nei più profondi angoli
dell’oceano fosse l’insieme di parole che
più si avvicinava a descrivere cosa era successo al suo
cuore quando la verità si era imposta a lui in quel modo
brutale.
Sarebbe passato parecchio tempo prima che si fosse ripreso da quello
shock. Si era impegnato tremendamente perché nessuno si
accorgesse della burrasca dentro di lui. Sua sorella Hikari era stata
un osso durissimo, ma, se possibile, distrarre Sora –
“la sua migliore amica” – era stato anche
peggio. Per una serie di motivi che da immaginare non erano difficili.
Con Yamato non aveva nemmeno provato. Gli occhi azzurri del suo
migliore amico – Yamato era questo per lui, e sempre lo
sarebbe stato, era del tutto inutile negarlo – sembravano
fatti apposta per scavargli nel cuore e nella mente, fino a capirlo.
Taichi si era chiesto spesso se davvero sapesse, in quei giorni,
settimane, mesi, in cui l’altro l’aveva guardato
strano. Ma poi anche Yamato, come tutti, doveva aver risolto la
questione davanti al fatto che uno come Taichi non poteva tenere in
sé un fatto grave – qualunque esso fosse
– per tutto quel tempo. Era vero, in fondo, ma quella
situazione era un’eccezione.
Era così che li aveva fregati tutti.
E aveva inscatolato il proprio cuore.
E adesso, Taichi si trovava sull’orlo del baratro.
<< Coraggio Sora, dai! Hai fatto così tanto e
ora ti arrendi? >>
<< Non ce la faccio! >>
Se avesse aiutato Sora, perché da sola non ce
l’avrebbe mai fatta a bussare, sarebbe stato
l’equivalente di regalare ad entrambi un anello di
fidanzamento. Se non l’avesse fatto, forse le cose tra i due
non si sarebbero stabilizzate e forse, soltanto forse, in futuro Sora
avrebbe potuto dimenticare Yamato Ishida e accorgersi di Taichi Yagami.
Forse… In futuro…
Ma la sua era solo teoria. Che nella realtà non conta
niente. Il presente… solo quello era importante.
Il suo cuore, per quanto rinchiuso, dava ragione alla mente. Lo sapeva
perché, per quanto ogni battito fosse una pugnalata al
petto, il ritmo era lento, regolare, calmo. E rassegnato.
Lui, Taichi, voleva bene a entrambi, e non si pentiva di averli fatti
incontrare. L’amicizia tra loro tre aveva aiutato Yamato a
sorridere ancora, e a soffrire meno. Ed ora l’amore della
ragazza avrebbe moltiplicato la gioia.
Lui, Taichi, non era arrabbiato con Sora.
Lui, Taichi, non era arrabbiato con Yamato.
Ancora una volta comprese. E saltò nel baratro, fermo e
deciso nella sua scelta.
<< Sora? Che stai combinando? >>
La ragazza si voltò di scatto verso di lui. <<
Io? Niente! >> rispose forse un po’ troppo
precipitosamente.
Taichi non era preparato al contatto visivo e per una frazione di
attimo, lo sguardo della ragazza fu libero di scrutarlo nel profondo,
dove non doveva entrare, prima che la barriera fosse ricostruita. Il
ragazzo si maledisse in tutte le lingue a lui conosciute e
pregò con tutta l’anima che Sora non si fosse
accorta di nulla. Non era particolarmente preoccupato, però,
perché subito dopo che i loro sguardi si erano incrociati,
lei era arrossita voltandosi verso il pacco, cercando timidamente di
nasconderlo alla vista di Taichi e di Agumon – quel santo
Digimon che per tutto il tempo gli era rimasto accanto, non dicendo una
parola.
La porta venne aperta e Sora sussultò.
<< Però, questo sì che è
un buon odorino! >> fece Gabumon, annusando
l’aria.
<< Cos’hai lì dentro?
>> fu il turno di Taichi di sussultare. Che Agumon avesse
intuito quello che stava cercando di fare? Proprio in quel momento il
Digimon gli diede un colpetto alla gamba, quasi incitandolo. Il ragazzo
lo ringraziò mentalmente, grato che gli stesse dando
appoggio in quella folle impresa ai limiti del masochismo.
<< E’ un regalo per Yamato? >> si
costrinse a dire, sfruttando l’occasione.
<< Ehm, più o meno. >> Sora era
scarlatta in viso. Taichi insistette, deglutendo a fatica.
<< E’ un dolce che hai fatto tu, giusto?
>>
<< Basta, non sono affari vostri! >> il
cuore di Taichi gemette. Non voleva farsi detestare dalla ragazza.
Tutto, ma non quello. Per un attimo, non seppe che dire.
<< Perché non entri? >>
parlò quindi Gabumon.
<< Non ha il coraggio! >>
cinguettò Biyomon. << Se è davvero
un dolce, lo farà sciogliere come neve al Sole!
>>
Bravi ragazzi, pensò Taichi. Fate gli angeli
dell’amore per i vostri amici, su.
<< Non ti ci mettere anche tu, adesso! >>
sbottò Sora, più scarlatta che mai. Stava cedendo.
<< Comunque è meglio che ti sbrighi. Fra un
po’ monterà sul palco. >>
continuò Taichi, senza darle tregua.
Sora lo guardò di nuovo, e per quanto Taichi fosse pronto
stavolta, per poco non capitolò di nuovo davanti a quello
sguardo. Sono proprio cotto, pensò di se stesso, senza
lasciar uscire la smorfia amara che sul viso gli si stava dipingendo.
Fece due passi verso di lei, stringendo anche l’anima nella
stessa prigione del cuore, in un angolo remoto nella sua mente, poi le
mise una mano sulla spalla. Sembrava volerle dire qualcosa, ma invece,
la voltò spingendola verso la porta, un mezzo sorriso
– il massimo che gli era stato possibile – in volto.
<< Vai! In bocca al lupo! >>
<< Io però… >>
Perché quella voce, perché quel tono,
perché quell’espressione proprio ora? Rendeva
tutto maledettamente difficile… fu in quel momento che
Agumon fece un’altra cosa benedetta.
<< Mmmmmh… Guarda che se non ti sbrighi me lo
pappo tutto io! >> gesticolò.
Sora lo fissò, colpita. E sorrise. << E va
bene, ragazzi. Aspettatemi, non ci metterò molto.
>> ed entrò, Biyomon e Gabumon dietro di lei,
a debita distanza.
<< Siamo tutti con te! Coraggio! >>
concluse Taichi, senza sapere come.
<< Sai che ti dico? Mica sembrate così
cresciuti! >> gli disse Agumon. Lui, stupendo persino se
stesso, ridacchiò.
Sora rimase un attimo ferma, appena entrata. Taichi le era sembrato
strano. Per quanto fosse totalmente concentrata su altro – su
di lui – non aveva potuto fare a meno di notarlo.
C’era qualcosa che il suo amico non le voleva dire, magari
per non farla preoccupare? Beh, preoccupata lo era già.
Sbirciò quindi fuori dalla finestra. Quello che vide fu un
Taichi che sorrideva per qualcosa che Agumon gli aveva appena detto. E
le sue preoccupazioni evaporarono, nonostante fosse pieno inverno.
Taichi aveva sempre avuto quel potere su di lei. Si domandò
quindi se il fatto che il ragazzo fosse passato di lì
proprio nel momento in cui aveva bisogno di lui fosse un dono del
cielo, in occasione del Natale. Un regalo meraviglioso. Doveva fare
qualcosa per il suo migliore amico, per ricambiarlo della gentilezza.
Per il momento, comunque…
<< Grazie, Taichi. >> sussurrò,
incamminandosi poi verso il suo futuro.
<< PERMESSO! FATEMI PASSARE! FATE LARGO! >>
Una specie di treno investì Taichi e Agumon, e si
catapultò dentro i camerini.
<< Permesso? Scusate, ho portato uno spuntino per Yamato!
>> cinguettò Jun, la sorella di Daisuke
– peggio di Biyomon.
<< Ma cosa… Ma chi ti ha fatto entrare?!?
>> urlò nel panico il suddetto ragazzo.
Agumon scoppiò a ridere.
<< Povero ragazzo! Meno male che…
>> si bloccò.
<< Meno male che Sora è con lui.
>> concluse Taichi, mesto. << Credo che sia
meglio aspettarla sugli spalti. >> disse girandosi.
Fu allora che si accorse di non potersi muovere. O sarebbe crollato.
Sciocchezze!, pensò. Non è niente. Non deve
essere niente.
Raggiunse l’angolo e svoltò, Agumon con lui.
Guardò il cielo che lo sovrastava, bianco e uniforme. Ogni
resistenza si dissolse.
Qualcosa di umido si infranse sul muso del Digimon dinosauro, rivolto
verso il suo amico. Si sentì travolgere da
un’ondata di tristezza nei suoi confronti.
<< Taichi… >>
<< Gli uomini non piangono. >>
gracchiò il ragazzo, la voce incrinata dal dolore che ormai
aveva fatto breccia in lui. << Deve essere la pioggia.
>>
Agumon non prese nemmeno la briga di alzare gli occhi al cielo, bianco
da giorni, che poteva promettere solo neve. Non pioggia.
<< Sì, è la pioggia.
>>
Neanche Agumon era un campione di sensibilità, ma certe cose
le capiva pure lui. Proprio come Taichi, non poteva negare
l’evidenza, se essa gli si imponeva.
In quel momento, il Digimon non seppe fare altro che assentire, mentre
il suo amico singhiozzava accanto a lui, senza ritegno, la testa piena
solo della tristezza infinita dovuta alla fine di ogni
possibilità, del tutto indifferente alla grandezza del gesto
che aveva appena compiuto.
Agumon sapeva che il ragazzo non avrebbe ancora notato come il suo
cuore a pezzi avesse sprigionato, frantumandosi, tutta la gentilezza di
questo mondo perché, in quel momento, Taichi se ne sbatteva.
Non gli importava niente di niente e di nessuno.
Un attimo di egoismo e solitudine. Un momento concedibile a un ragazzo
che si era volontariamente fatto a pezzi, senza poterlo rivelare mai a
nessuno né a nessuno farlo scoprire, solamente per non
compromettere la felicità delle due persone migliori che
avesse mai conosciuto e alle quali aveva appena regalato un futuro.
Buongiorno! Questa è la mia prima fanfic. Non so dove ho
trovato il coraggio di pubblicarla, ma in qualche modo ci sono
riuscita, finalmente. Si tratta perlopiù di un esperimento,
per vedere se continuare a scrivere o se è meglio che mi
limiti a leggere.
Ho cercato di rendere omaggio a Taichi Yagami, decisamente il
personaggio che preferisco nella prima serie. Anche se qua non lo
sbandiero proprio ai quattro venti, sappiate che sono per il Taiora,
non tanto perché Yamato e Sora non stiano bene insieme (
tutt'altro, li ritengo perfetti ) ma voglio troppo bene a Taichi
perché, alla fine, Sora e Yamato restino una coppia.
Anche se non so in che occasione porterò tutto questo
scompiglio fra i due!!!
Alla prossima!
coco1994
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