Quasi gemelle

di Leireel
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Documento senza titolo

Titolo: Quasi gemelle

Pairing: Rose/Dominique (pre-slash)

Genere: Introspettivo, slice of life

Rating: Verde

Avvertimenti: //

Conteggio Parole: 510 (w)

Note: Scritta in occasione del Femslash Week, per la sfida di Taminia. La traccia richiedeva di scrivere una Femslash, drabble o flashfic, con personaggi della New Generation. Inoltre era obbligatoria la presenza di un elemento ricollegabile al mondo magico. Ho avuto un lampo d’ispirazione ed eccola qua. Scritta in un momento di pausa dallo studio – e direi che si vede :D

 

 

Quasi gemelle

Sono nate a meno di una settimana di distanza: cinque giorni, per la precisione, così pochi che Domi non si è mai lamentata di dover festeggiare il suo compleanno in ritardo. Rose a volte pensa che lei sia un po’ la sua gemella, anche se hanno i capelli e gli occhi di colore diverso: ogni passo che ricorda è accompagnato da quello incerto e traballante di Domi, ed è lei che compare in ogni sua foto da piccola, col sorriso sdentato e la mano stretta alla sua. È la sorella che non ha mai avuto: per quanto voglia bene a Hugo, Domi ha quel posto speciale nel suo cuore che si è ritagliata a furia di sopportarla e consolarla quando piagnucolava. Se l’è guadagnato, quell’angolino speciale: per lei c’è sempre stata, come sorella e come amica.

Sono nate a meno di una settimana di distanza: Domi nell’ultimo giorno di agosto, e difatti ha i capelli biondi come il grano maturo che si vede nei campi intorno alla Tana, e un sorriso luminoso che le mette subito allegria. Rose no, Rose ha addosso tutta la tristezza e la malinconia di settembre: parla poco, legge tanto e arrossisce spesso senza motivo. A volte si sente come quelle foglie che vede cadere in autunno, rosse e cupe, che cadono senza fare rumore e scricchiolano appena quando toccano terra. Lei più che scricchiolare piagnucola, ma è un po’ la stessa cosa.

Cinque giorni. Rose ha sempre pensato che lei e Domi fossero inseparabili come gemelle, ma cinque giorni sono tanti, e bastano a dividerle.

«Perché non posso andare pure io?» chiede tra i singhiozzi a sua madre: di fronte a lei c’è l’Espresso per Hogwarts e Domi nella divisa nuova di zecca, e lei non riesce proprio a frenare le lacrime.

Sua madre la abbraccia e le sussurra che c’è tempo: il prossimo anno sarà anche lei lì, sulla banchina a prendere il treno, e avrà una bacchetta e un gufo proprio come Domi, le promette.

Non è della bacchetta e del gufo che mi importa, vorrebbe dirle; ma invece singhiozza più forte e serra gli occhi, odiando settembre e i suoi capelli rossi.

Quando si calma un po’ sua madre la lascia andare da Domi, che ha uno sguardo triste più del suo, anche se non dovrebbe, perché sta per andare a Hogwarts a imparare tutti gli incantesimi e le pozioni: Rose la guarda e ricaccia indietro le lacrime, perché deve essere felice per lei, non piagnucolare come suo solito.

«Mi scriverai?» le chiede, e Domi le sorride.

«Tutti i giorni» le promette con sguardo solenne, abbracciandola forte come se non volesse lasciarla andare.

Il treno dietro di loro fischia, e Rose scioglie l’abbraccio a malincuore.

«Tornerò presto, promesso. E ti porterò una valanga di Cioccorane» la saluta Domi strizzandole l’occhio, prima di salire sull’Espresso. Il treno parte pochi minuti dopo, con uno sbuffo di bianco e un fischio assordante. Rose lo guarda andare con gli occhi che pizzicano, ma si impone di non piangere.

In fondo, Natale non è poi così lontano.

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