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Epilogo
«
Ti prego, di’ loro che mi dispiace. »
Allison si svegliò e si guardò intorno: erano le tre e ventidue di notte, lei
era nel suo letto accanto a Joe e dalla camera delle ragazze non sembrava
arrivare alcun suono.
Eppure era certa di aver sentito qualcosa.
«
Di’ a Jane che la amo e che non mi perdonerò mai per averla lasciata a crescere
un figlio da sola. »
«
Andrew? »
Chiamato, il giovane apparve davanti a lei.
«
Abbiamo arrestato i tuoi assassini » disse Allison, ma nella sua voce non c’era
l’emozione presente ogni volta che veniva chiuso un caso. « Perché volevi quella
casa? » domandò infine vinta dalla curiosità.
Andrew sorrise, o almeno così sembrò ad Allison: un sorriso triste pieno di
rammarico.
«
Non mi bastava ciò che avevo » confidò il ragazzo. « Volevo essere qualcuno, ma
ho scelto la strada sbagliata. »
«
Perché proprio quella casa? » insisté Allison.
Andrew la fissò negli occhi per un breve istante prima di abbassare lo sguardo
sulle sue scarpe. « Il controllo. Quella è una zona tranquilla, piena di gente
all’apparenza rispettabile… chi mai avrebbe potuto sospettare che fosse il
centro di un traffico di droga internazionale? »
«
Per questo? È per questo che hai mandato tutto all’aria? Per la droga? »
«
Volevo dare a Jane di più » provò a difendersi.
« E
invece sei stato ucciso. » Allison non voleva imprimere un tono di rimprovero
nella sua voce ma non riuscì a impedirselo.
«
Se potessi tornare indietro… » Si passò una mano sul volto e rimase in silenzio
per alcuni minuti.
La
donna si sentì quasi in colpa per averlo aggredito a quel modo e allungò una
mano per posargliela sulla spalla, salvo poi afferrare soltanto aria là dove
c’era il ragazzo.
«
Che mi dici di Mark? » volle sapere Allison.
Andrew sospirò. « Il solo errore che ha commesso è stato quello di cadere anche
lui nel tunnel. »
«
Sapeva di te e Jane? »
«
Credo che alla fine l’avesse capito. Non è stupido, l’avete conosciuto… »
Allison fece infine la domanda che temeva di fare. « Sai che ha avuto contatti
con uno dei tuoi assassini? »
«
Mark era come un fratello, e lo stesso io per lui… »
Non ha risposto alla domanda, constatò Allison ma non lo fece notare al
ragazzo.
«
Tra due giorni arriverà un grosso carico di droga » disse Andrew, dopo qualche
altro istante di silenzio. « I Bonaventura non se lo lasceranno scappare. »
***
Devalos abbassò l’audio del televisore.
Sullo schermo, le immagini della retata effettuata alle prime luci dell’alba
parlavano da sole.
Allison vide gli agenti scortare in manette fino alle auto quelli che dovevano
essere le teste del traffico di droga a Phoenix e non riuscì a reprimere un
sorriso di soddisfazione.
«
Ora vuoi spiegarmi come facevi a saperlo? »
«
Diciamo che ho avuto una soffiata » si schernì, non volendo dare ulteriori
spiegazioni al suo capo.
Devalos la osservò sottecchi. « Per caso ha qualcosa a che vedere con la morte
di Andrew Davis? »
Allison sorrise e prese la sua borsa dalla sedia accanto la scrivania. « Se non
le dispiace, signor procuratore, avrei un impegno. » Senza dare il tempo
all’uomo di rispondere, si avviò verso l’uscita, e pochi minuti dopo era in
macchina, diretta a casa di Jane Adams.
La
ragazza la fece accomodare, e non nascose la curiosità per quella visita
inattesa.
«
Ho un messaggio, da parte di Andrew… Ma se non ti dispiace dobbiamo aspettare
qualcuno. »
Jane accettò quella condizione e pochi minuti dopo si udì un’auto rallentare e
fermarsi davanti la casa.
Ci
fu un momento di imbarazzo quando, sulla soglia, Jane si trovò di fronte i
Davis, e toccò ad Allison fare gli onori di casa.
«
Immagino sappiate tutti quale sia il mio… dono » cominciò quando avvertì la
tensione scemare. Non attese risposta e continuò: « Andrew vorrebbe che vi dessi
un suo messaggio. »
Carl Davis fece per alzarsi, ma la moglie lo fermò costringendolo a stare seduto
sul divano in finta pelle del salotto di Jane.
«
Andrew vorrebbe che conosciate Jane » disse rivolta ai Davis. « È una brava
ragazza, e come già sapete porta in grembo il figlio di Andrew. Vostro nipote. »
«
Mi dispiace » mormorò Jane, cercando invano di trattenere le lacrime. « Amavo
vostro figlio, e se solo potessi darei la mia vita pur di… »
«
Basta così » la interruppe Shannon. La voce tradiva l’emozione che provava in
quel momento, ma lo sguardo era fiero, seppure colmo di dolore. Si alzò e
lentamente si avvicinò a Jane, seduta in un angolo della poltrona di fronte a
lei. « Se Andrew ti ha scelta come madre di suo figlio, avrà avuto le sue
ragioni » disse, allungando una mano verso la ragazza. « Non ti conosco, ma ho
intenzione di non perdere altro tempo prezioso. »
Il
silenzio che seguì a quelle parole fu rotto solo dai singhiozzi delle due donne
che sedevano abbracciate.
Allison avrebbe dovuto dire ancora molte altre cose ai tre, ma non voleva
rovinare quel momento di intimità che si stava creando tra le due donne più
importanti della vita di Andrew.
Fu
con un lieve timore che osservò Carl alzarsi e raggiungere Shannon e Jane, ma
poté tirare un sospiro di sollievo quando vide le sue braccia allargarsi e poi
richiudersi attorno alle due donne.
Cercando di fare il meno rumore possibile uscì dalla stanza, lasciando ai tre un
po’ di intimità.
Con
la coda dell’occhio vide Andrew apparire alle spalle del padre; l’ombra nera che
lo seguiva sembrava essere svanita.
Si
voltò verso di lui e gli sorrise.
Mentre usciva dalla stanza, giurò di sentire la voce del ragazzo che la
ringraziava, e finalmente provò la soddisfazione che le era mancata subito dopo
l’arresto dei suoi assassini.
Sì,
tutto il resto poteva aspettare…
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