La mela del peccato
Erano anni che non vedevo Ginevra Weasley.
E con anni non intendo un numero qualsiasi come tre, o quattro, ma dieci. Dieci anni che non vedevo il volto di
Ginevra Weasley.
E mai avrei immaginato di vederlo quel
giorno.
Capita a volte: camminando per strada, bighellonando senza
meta tra negozi sfarzosi nemmeno la metà della tua mastodontica villa ricolma di oro, argento, tendaggi pregiati e sete sopraffine,
insomma, camminando per strada tranquillamente, lo sguardo alto come solo un
giovane aristocratico saprebbe mantenerlo, rimani folgorato.
Sopraffatto da una visione tanto insolita quanto gradita ti
fermi ad osservare ciò che di così raro ti ha colpito, e ti rendi conto che a
catturare il tuo sguardo non è stata una scopa da corsa dall’incredibile
velocità, o un mantello di puro velluto intarsiato d’argento, no… è stata una
donna.
La donna più bella che tu abbia mai
avuto il piacere di incontrare.
L’essere femminile più incredibilmente affascinante che i tuoi
giovani occhi d’uomo abbiano mai avuto l’onore di
incrociare.
Eppure non ti senti tranquillo.
Un angelo proveniente dal più luminoso paradiso ha appena
attraversato la tua strada di infame peccatore, e tu
non riesci a pensare ad altro che agli occhi di quella donna, a quelle
lentiggini soffuse ma così eleganti, e a dove, a quando hai già avuto modo di
notarle sul viso di un semplice essere umano.
E’ così che il tuo cuore va a puttane.
Sì, sì… avete capito bene. Ho detto proprio “a puttane”. Ma
non fraintendete: se un semplice popolano dovesse pronunciare queste parole la
sua sarebbe solo villania, rozzezza, ma se un uomo del mio purosangue lignaggio
proferisce sillabe così mondane diventa classe.
Un’affascinante, misteriosa vena d’autoironismo che
rende il soggetto ancor più seducente agli occhi del gentil sesso.
Queste sono cose che i giovani aristocratici come il
sottoscritto imparano durante l’età della fanciullezza, ma io ho la bontà
d’animo di svelare questi segreti a voi comuni babbani,
dunque fatene tesoro, sebbene dubito che qualcuno di voi sia abbastanza ricco o
seducente da poter competere con il qui presente, Draco
Malfoy.
Quale ingannatore cognome il mio… strano, nevvero? Ovunque
io vada la parola “Malfoy” precede il mio cammino, ovunque io giunga chiunque è
a conoscenza della mia venuta, e mi teme, mi rispetta, come è
lecito rispettare un uomo come me.
No, non sono onorato, stimato e temuto per le mie origini… mio padre abbandonò la vita mondana per quella segretamente
al cospetto del Lord Oscuro, e meritò la condanna ad Azkaban
per tale reato.
Furono necessari in ogni caso ben tre anni perché fosse
scoperto e catturato: un Malfoy è pur sempre un Malfoy… ha i suoi assi nella
manica.
Tuttavia, io non seguii il suo esempio. Oh, non crediate che
non ne sia stato tentato… Merlino se lo ero… ma ebbi
il cervello necessario a comprendere che ormai la guerra stava giungendo al
termine, e l’ago della bilancia pendeva decisamente verso le schiere di
Silente.
Fu così che mi alleai con il “nemico”, a mio rischio e
pericolo, che credete… Non sapete quante e quali scuse dovetti
inventare per coprire le mie assenze dal Malfoy Manor,
dove mia madre gestiva la situazione in assenza del padrone di casa.
I mangiamorte mi detestavano quasi
quanto Potter… spinti dall’ira di mio padre nei miei confronti.
Ahimè… mio padre mi detestò
parecchio in quei giorni… eppure sapeva.
Era a conoscenza dei motivi che mi avevano spinto ad
abbandonare la sua causa… ma odiava l’idea che potessi
avere ragione sul responso della guerra. L’ odiava.
Mio padre ha sempre abominato avere torto.
Del resto il caro Malfoy senior ha quasi
sempre avuto ragione. Quasi.
Sta di fatto che io quel giorno passeggiavo tranquillamente
per le vie di una Diagon Alley
parecchio affollata da personaggi assai meno raffinati del sottoscritto, ma pur
sempre libero, mentre il caro padre giaceva in una lurida, fredda cella ad Azkaban.
E di certo i carcerieri non vestivano le vesta
di quella dolce fanciulla.
Quasi senza rendermene conto mi avvicinai alla soave figura,
intenta in quel momento ad esaminare una mela straordinariamente rossa con
sguardo critico, assorta in chissà quali pensieri.
Che quadro artistico: la mela
scarlatta quanto le labbra e i capelli della ragazza parevano infiammare tutto
l’ambiente circostante.
Capelli rossi… scacciai in quel
momento il pensiero che si potesse trattare di colei che immaginavo, a mi
avvicinai ulteriormente a quel negozio di alimentari fino ad arrivare al fianco
della giovane.
Vestiva di un elegante completo di
broccato blu intenso, con scarpe alte e sottili, così come si confà ad
un’elegante nobildonna.
Chi era quella giovane il cui portamento era così
affascinante?
Mi stupii della mia impellente curiosità: mai, e dico mai un
Malfoy aveva corteggiato una donna.
Era sempre stato l’elemento femminile ad avvicinarsi al
nostro sangue intrecciandolo con il proprio, legata o
no da vincoli o promesse di matrimonio.
Che spettasse a me rompere quella
tradizione?
Se l’avesse saputo mio nonno si
sarebbe rivoltato nella tomba.
Mio padre dubito avesse voglia di
rivoltarsi nel suo “comodo e confortevole alloggio”…
In quel momento la giovane aveva riposto la mela e stava
cercando di estrarre qualcosa dalla piccola borsetta che portava a tracolla
Mentre frugava con le mani sottili
le cadde il borsellino che aveva evidentemente estratto precedentemente per
acquistare le mele: naturalmente lo raccolsi. Non è forse questo il compito di
un galantuomo?
Lei già si stava inginocchiando per recuperare il
portamonete che io mi ero affrettato a farlo al posto suo e glielo porsi.
- E’ suo, giusto? – dissi con tono gentile. Come se non
l’avessi visto cadere dalle sue mani!
Che idiozie si dicono pur di
portare a letto una bella donna! (Ricordate la
summenzionata lezione: anche questa è classe.)
Lei lo prese dalle mie mani con un
lieve sorriso. Le sue labbra dipinte di rosso di socchiusero appena ed il suo
sguardo incrociò per pochi attimi il mio.
Fu allora che capii, senza bisogno di parole.
Quegli occhi, quei lineamenti ora così marcati… la piccola
fiammiferaia Weasley a quanto pare era diventata bella
a forza di vendere fiammiferi…
- Malfoy… - disse soltanto con un’intonazione strana.
Io sorrisi inarcando il mio consueto sopracciglio in uno
sguardo provocatorio. – Weasley… quale gradita
sorpresa! La stracciona stamani ha trovato degli stracci più eleganti del
solito! –
Lei si appoggiò una mano al petto con un gentile sorriso
melodrammatico. – Oh Malfoy… come avrei fatto senza i tuoi dolci complimenti…
mi fai arrossire! –
Fui tentato di rispondere “Come se ce ne fosse ancora bisogno!”, ma mi trattenni, giusto
per il bene del mio letto.
Per tutti i gufi… la Weasley non era diventata bella… di più.
Tuttavia qualcosa nel suo tono di voce, nei suoi abiti… mi diceva che da qualche parte sul suo delizioso corpicino c’era scritto “Proprietà di Harry
Potter”.
Chiamiamolo presentimento…
- Cosa ti spinge a scendere tra la
plebaglia, Malfoy? Ti annoi nel tuo immenso maniero, solo soletto?
– mi chiese lei con tono di scherno.
Sì, decisamente c’era puzza di Potter nell’aria.
- Può anche darsi… sai, le cameriere che fanno di tutto per
conquistarmi possono diventare noiose a lungo andare…
tu piuttosto Weasley… che fai qui? Potter ti ha
mandata a fare la spesa? – risposi sprezzante come al mio solito, mentre notavo però con quale finezza i capelli della rossa erano
stati acconciati in alto, sul suo capo, eleganti, ma senza diventare obsoleti.
Lei parve turbata dalle mie parole… forse
facevano sembrare le sue compere qualcosa di disonorevole, non saprei, o
forse… c’era puzza di Potter… anche
per lei.
- Per tua informazione Malfoy… - iniziò. – Fare compere può
essere molto stimolante… e non è stato Harry a mandarmi… lui se ne sta al ministero -
Mi parve di sentire un “che novità” appena sussurrato,
spinto dall’irritazione.
E così la piccola fiammiferaia
cresciuta era insoddisfatta della sua relazione? Che
deliziosa occasione per il mio ego!
- Ascolta Weasley… dimentichiamo
gli antichi dissapori per una volta. Siamo entrambi soli ed entrambi senza nessuno che ci attenda a casa a quanto pare… - dissi
tranquillamente.
Lei mi guardò con un velo di sospetto. – Sì, come no, che
vorresti fare, invitarmi a bere un tè in compagnia? –
- E’ un’idea. -
Se lo sguardo avesse potuto parlare, quello della ragazza
avrebbe detto: “ma in che Malfoy mi sono imbattuta?”
abbellito da qualche “raffinata esclamazione di disdegno”.
- Avanti Weasley… anzi, no… Ginevra… il Paiolo Magico è qui
vicino! – la esortai con il migliore dei miei sorrisi ( A proposito, sono
l’uomo dell’anno a detta del settimanale delle streghe… vincitore del premio
“sorriso smagliante” per ben dodici volte di seguito… dunque immaginate il mio
incontenibile fascino…e la mia incredibile modestia, com’è ovvio!)
Lei sembrò rifletterci un attimo, poi, dopo aver acquistato
la sola, singola mela che precedentemente aveva preso
tra le mani, accettò.
Fine prima parte.