c. 1
Capitolo 1
Cocci
infranti
Ora del...
Ora
del...
Ora.
Zac.
Un taglio di
forbici e anche l' ultima ciocca rossa era andata ad aggiungersi alle
altre nel lavello.
Un ammasso di
capelli rossi tagliati.
Antares aveva
scosso i capelli ora corti e aveva osservato quelli tagliati nel
lavabo.
Aveva voglia di
vomitare. Sembravano un mare di sangue.
Come un automa si
spostò verso la vasca e preparò la tintura nera.
Febe era andata all' università. La sua era la
facoltà di
scienze della formazione. L' area universitaria non distava tanto dal
loro appartamento tuttavia il suo edificio era il più
lontano,
in fondo al viale alberato dell' univerisità. Per arrivarci
doveva passare davanti a tutti gli altri. O quasi. Le
segreterie,
Giurisprudenza, Lettere, Ingegneria... Medicina.
Medicina, ripetè nella sua testa mentre portava
istintivamente le mani alla pancia gonfia.
Ora del...
Ora del...
Ora del...
No!- Scosse la testa per scacciare quel ricordo. Si
accarezzò ancora il ventre, protettiva- Ti
proteggerò
piccola mia- sussurrò a voce bassa mentre gli occhi si
arrossavano.
Arrivò alla sede dell' esame. I colleghi la squadrarono da
capo
a piedi. Il professore posò un attimo lo sguardo sul
pancione
gonfio. Ma fu un attimo. Lo distolse subito e fece finta di niente. Ma
era quasi imbarazzato.
Una professoressa anzianotta lì accanto la guardò
con
cipiglio severo e alzò gli occhi al cielo sbuffando prima di
dedicarsi al candidato che le era davanti.
Talia non tornava a casa da due giorni. Fece il suo ingresso sbattendo
contro il mobile accanto al portoncino e rompendo il vaso che si
riversò in mille pezzi sul pavimento insieme ai fiori
appassiti.
Febe di solito si ricordava di cambiarli, ma questa volta non lo aveva
fatto.
Antares corse nel corridoio e accese la luce, poco dopo la raggiunse l'
altra ragazza tenendosi il pancione e camminando di tutta fretta.
Talia stava cercando di rimettersi in piedi sulle gambe malferme. Il
vestito pieno di brillantini che indossava non riusciva a coprire
neppure un quarto della coscia, il trucco pesante era sbavato in
più punti, i capelli biondi, di norma lisci, e che dovevano
essere stati arricciati da un poco, erano solo una massa sfibrata e
arruffata.
Antares guardava la bionda alzarsi e cadere sui tacchi neri troppo
alti. Era ubriaca fradicia. Non aveva la sua pietà, non
aveva la
sua comprensione. Gli occhi nocciola della ragazza -anche i suoi
capelli non erano più gli stessi. Erano corti, erano neri-
la
osservavano indifferenti attraverso le palpebre semiabbassate, le
braccia erano incrociate sul petto.
-Cazzo!- gridò Talia dopo l' ennesima caduta sui fiori e sui
cocci che le avevano ferito le gambe. La voce isterica.- Aiutatemi!
Febe era rimasta dietro Antares. Sentiva gli occhi gonfiarsi.
"Ho scordato di cambiare i fiori", pensò.
Portò le mani alla pancia -di nuovo- e i piedi scalzi
avanzarono
di un paio di passi. Antares
allungò il
braccio bloccandole il passo.
-Alzati da sola- affermò gelida alzando i tacchi.
Antares aveva sorriso alla mora del trio, Febe, prendendole il
braccio:- Andiamo- la incitò soffice.
Talia rimase immobile nel corridoio. Si tolse prima uno stivale, poi l'
altro e si rimise finalmente in piedi. Appoggiò una delle
mani
contro la parete e con gli occhi offuscati dal dolore e la mente dall'
alcool si diresse in camera sua attenta a non passare sui cocci.
Ora del...
Ora del...
Ora. Del.
Antares aveva avuto capelli rossi, lunghi e lisci. Ora
erano
corti e neri. Aveva voluto dare un taglio a un passato non ben
definito, aveva voluto scacciare quel rosso che sembrava riempirle
anche il palato del sapore metallico del sangue. Del suo puzzo.
Febe le aveva chiesto perchè.
-Avevo voglia di cambiare- si giustificò.
Febe aspettava un figlio o forse una figlia. Insomma, lo aspettava e
lei, Antares, lei che era stata sempre molto protettiva con tutte,
fingeva che tutto andasse bene.
Febe era la più fragile tra loro, era quella che anche
fisicamente stimolava un senso di protezione, di debolezza. I capelli
neri erano leggermente ondulati e incorniciavano un viso leggermente
paffuto, gli occhi erano scuri ma dolci. Febe era bassa di statura, era
la più bassa. Era minuta e piccolina. Era tutta piccola e
Antares si domandava come potesse trascinare un pancione
così
grosso.
Ma questo non aveva importanza. Importava piuttosto che lei stesse bene
e non si preoccupasse.
Talia entrò nella cucina stiracchiandosi e sbadigliando.
Prese
il latte dal frigo e si sedette con loro versansolo nel bicchiere.
"Non ha fatto nemmeno lo sforzo di riscaldarlo", si disse Antares.
La ragazza notò ancora una volta i capelli arruffati -ancora
non
li aveva pettinati-, il trucco lavato via velocemente e i segni rossi
sul corpo. Strinse il pugno e chiuse gli occhi respirando a fondo.
Antares pensava che Talia stesse sbagliando e che con il suo
comportamento avrebbe fatto preoccupare Febe. E che si stava
distruggendo. E distruggeva loro di più. Era egoista.
Talia pensava che Antares non poteva proteggere tutte. E non c' era
riuscita infatti e che forse la ormai ex rossa iniziava ad odiarla.
Antares la odiava perchè non si sforzava di capirla, la
odiava
perchè non la riteneva all' altezza di sopportare anche i
suoi
più intimi crucci, perchè lei lo sapeva che anche
Antares, come tutte loro, li aveva.
Febe pensava che ormai loro erano solo i cocci di un vaso rotto come
quello che ancora era a terra all' ingresso. Pensava che Antares aveva
dei seri problemi e fingeva che in realtà tutto andasse
bene,
pensava che anche Talia avesse dei seri problemi e li nascondeva poco e
male.
La giovane si accarezzò ancora la pancia sospirando.
C' erano delle parole che aleggiavano sulle loro teste, dei fatti che
le stavano colpendo lentamente come una spada di Damocle. Ma loro non
erano in grado di reagire.
Ora del decesso, 4:42.
Talia si era aggrappata alla vetrata che le separava da Sophia. Non
sentivano nulla. Con gli occhi sgranati aveva visto un' infermiera fare
cenno di no con il capo, il dottore guardare l' orologio a aprete,
aveva letto sulle labbra del medico ripetendo inconsciamente le sue
stesse maledette parole.
Ora del decesso, 4:42.
Aveva urlato dando dei pugni alla parete trasparente. Aveva urlato.
Febe le era accanto, lei non aveva letto il labiale. Aveva sentito la
voce bassa di Talia, un sussurro.
Ora del decesso 4:42.
Si era spostata indietro non appena Febe aveva iniziato a colpire la
vetrata. Il primo istinto era stata la paura per la sua bambina, quello
contemporaneo le lacrime pizzicare gli occhi e uscire come un fiume in
piena senza fermarsi mai, aveva aperto la bocca per dire qualcosa ma
stava solo singhiozzando. Il nome di Sophia non usciva.
Antares aveva i pugni stretti in quel momento e stava urlando a un
infermiere di farla entrare. Non aveva capito subito cosa era successo.
Si era girata non appena aveva sentito Talia urlare, l' aveva vista
sbattere le mani contro la vetrata trasparente mentre Febe si
allontanava e piangeva -no, quello era pià che piangere-
Era corsa da loro in tempo per vedere un medico coprire il corpo di
Sophia.
Era rimasta immobile, incredula, aveva sentito solo il cuore
accartocciarsi su sè stesso, un pugno portato alla bocca per
potervi affondare i denti e non urlare. Le lacrime scendevano.
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PREMESSE
E NOTE VARIE.
Salve a tutti,
Questa
storia si propone di essere un seguito di Rinascere. Per chi avesse
letto Rinascere, alcune mie storie e il primo capitolo di questa
noterà
immediatamente che c' è una differenza abissale di stile e
contenuti.
Rinascere è ancora molto informe e infantile e io stessa me
ne rendo
conto. Avevo detto che mi sarei dedicata a un seguito solo dopo averla
rivista o forse sarebbe meglio dire riscritta completamente,
sfortunatamente questo tempo non ce l' ho, in compenso sono parecchio
ispirata. Ammetto di avere una certa avversione per i nuovi personaggi,
persino per i miei, tuttavia amo confrontarmi con me stessa. Non
creerò
personagi belli e perfetti, anzi, a volte magari li odieremo, voglio
-ma è difficile, è una sfida per quanto
impossibile- crearli molto
umani. In tutti i casi non aspettatevi storie romantiche o robe da
Harmony perchè non è nel mio stile. In questa
storia ammetto io stessa
che un paio di storie d' amore etero saranno presenti così
come lo
shonen-ai visto che è quello che scrivo di norma,
però saranno storie
particolari - o almeno spero- nel senso che io amo ciò che
è ambiguo,
che non è semplice a livello psicologico per così
dire, amo il
confronto anche conflittuale tra i personaggi, analizzarne i rapporti
privilegiando anche e soprattutto quelli d' amicizia, dunque non vi
aspettate storie d' amore a tutto spiano. Questa, vi avviso,
è una
storia pilota, una prova, infatti avendo poco tempo a disposizione la
posterò solo sulla basa di un eventuale gradimento. Non mi
piace
scrivere solo per me, dal momento in cui un autore -scribacchina nel
mio caso- scrive, lo fa per far leggere la storia e per ricevere pareri
e critiche positive e non, per migliorarsi, per confrontarsi e
perchè
no, per sentirsi un pochino soddisfatto se una storia va a segno.
Questi sono solo alcuni motivi perchè non sopporto il facile
clic su mi
piace/preferite/ricordate. La storia sarà postata
anceh tra gli
originali ovviamente con tutta una serie di cambiamenti significativi,
ma certi capitoli, il primo ad esempio, rimarrano uguali.
DISCLAIMER:
I personaggi di Saint Seiya non mi appartengono ma sono degli aventi
diritto. La storia non è scritta a scopo di lucro.
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