Diciamocelo chiaramente: sono
una culopesa.
Una di quelle che, pur avendo ottocento bozze nel pc -
perché è vero, ho tipo novanta fan fiction
iniziate nel pc, chiedetelo ad Emiko -, per aggiornare ci mette mesi, e
vi propina pure cavolate.
Però, insomma, voi mi volete bene comunque, no? <3
*Tenta di convincersi*
In ogni caso...
Ieri sera, senza che vi fosse una ragione apparente(!), mi son messa a
leggiucchiare un manga che lessi tempo fa, Kon no Ki Konoha. E
niente, quando ho smesso di piangere - perché fa male, quel
manga - ho aperto Word e mi son messa ad abbozzare 'sta cosa, poi
terminata oggi.
Ero indecisa se proporvela o aspettare ancora un po', alla ricerca
della perduta ispirazione - l'unico momento in cui ho desiderato
davvero scrivere, quest'anno, è stato durante l'esame di
maturità, LOL -, ma poi l'ho fatta leggere a Ruccha, e lei
ha detto che non mi avrebbe coccolato per una settimana, se non
l'avessi postata. Quindi eccola qui, 'sta fan fiction.
Vorrei potervi dire che finisce bene, ma non lo so: chi ha avuto la
sfiga di leggere il manga originale sa che lì Konoha...
ecco, evito spoiler. Nella mia mente, comunque, la storia ha lieto
fine, e InuYasha e Kagome...
Okay, sì. Rimando a dopo i commenti e vi lascio alla fic.
>W<
Il demone
dell’inverno.
[1236 parole circa. Parola più, parola meno.
Come avvertimenti, direi che è malinconico/romantica. E, pure
se giustificato, segnalo un po' di OOC. °W°
Ah, e i personaggi - ma l'ho già detto - sono InuYasha e
Kagome.
La fic è AU, ambientata in un mondo che può
essere il nostro come un qualsiasi altro universo.
E poi... niente, grazie per l'attenzione.
Hope you like it! <3
PS: La fic è composta da vari slice of life.
>WW<]
«Quindi
tu saresti un demone, giusto?».
«Qualcosa
del genere, sì».
Dall’alto
dei suoi sette anni, Kagome si scoprì ad asserire assorta:
non aveva mai visto
uno youkai, prima, e sinceramente credeva che tutte le storie
raccontatele da
suo nonno fossero bugie inventate di sana pianta. Insomma, tutte quelle
cose
non potevano esistere davvero!
E
tuttavia davanti a lei c’era un – trattenne il
fiato, mentre si avvicinava di
un passo – demone. Uno
vero, con
zanne, artigli e orecchie canine. E la stava fissando.
Incrociò
le braccia sul petto, un po’ piccata.
«Perché mi osservi?».
«Perché
non sei scappata», rispose lui, annuendo distratto.
«I bambini solitamente
fuggono, quando mi paleso davanti a loro».
Kagome
non era sicura di aver capito l’ultima parte della frase,
dato che alcuni
termini le sfuggivano – non le aveva mai sentite, proprio
mai! –, ma il senso
le risultò sufficientemente chiaro: spaventava la gente.
«A
me non fai paura», mugugnò sovrappensiero.
«Mi sei simpatico».
«La
cosa non è reciproca, ragazzina».
Articolò
qualche lettera a vuoto, prima di riuscire a sbuffare un:
«Non mi chiamo così.
Il mio nome è Kagome, sai? E il tuo?» piuttosto
arrabbiato.
Lo
youkai si grattò il capo. «InuYasha»,
rispose, come se la cosa gli costasse una
fatica immane. «Sono… InuYasha».
«Beh,
piacere di conoscerti, InuYasha».
Era
inverno: la neve cadeva giù con una forza impressionante, e
dopo qualche attimo
di totale immobilità Kagome cominciò a non aver
più sensibilità nelle dita.
Forse
si sarebbe dovuta decidere a rientrare – non sarebbe stata
una cattiva idea,
era già sera –, ma poi InuYasha sarebbe rimasto
solo. Non le piaceva l’idea di
abbandonarlo lì nella foresta.
«Vuoi
venire a casa con me?», si scoprì a domandare,
arrossendo un po’. «Fa freddo,
se stai qui al gelo potrebbe venirti il raffreddore!».
«I
demoni non possono ammalarsi», sbuffò lui con
ovvietà. Poi spiccò un salto – e
un altro, e un altro ancora –, sino ad appollaiarsi sul ramo
più alto di un
albero poco distante. «Dormirò qui, sta’
tranquilla, ragazzina».
«Ma
ti raffredderai!».
InuYasha
sospirò: «No, ti ho detto. E sbrigati, i tuoi
saranno in pena».
«Però»,
disse, sollevandosi sulle punte dei piedi,
«tornerò a trovarti, te lo giuro.
Domani verrò, e anche dopodomani!».
«Non
c’è bisogno».
«Invece
sì», ribadì cocciuta Kagome, e gli
diede le spalle. Si avvolse stretta la
sciarpa intorno al collo – chissà, magari avrebbe
assorbito le lacrime, dato
che le stava scioccamente venendo da piangere – e
borbottò qualche parole di
congedo.
Poi
corse via.
«Un
giorno dovrai spiegarmelo, perché ogni
inverno sono costretto a sopportarti».
Kagome
poggiò il bento accanto alle radici di una quercia, poi si
sedette poco
distante. «Perché il resto del tempo dormi, no?
Quando riusciremo a spezzare la
maledizione ti infastidirò anche d’estate. E in
primavera, e in autunno! Oh,
sarà divertente!».
«Non
credo proprio», sbottò InuYasha.
Non
era cambiato di una virgola, dal loro primo incontro: dopo dieci anni
aveva
ancora le stesse orecchie bianche, e i capelli della medesima
lunghezza. La
pelle era olivastra, gli occhi ambrati – ed era sempre
bellissimo, da ogni
angolazione lo si osservasse.
Ogni
tanto, durante le loro chiacchierate, Kagome si scopriva a fissarlo
più del
necessario, e ad essere osservata nello stesso modo da InuYasha.
Però lui era maledetto.
«Un
giorno dovrai spiegarmelo».
«Spiegarti
cosa?».
«Qual
è la ragione per cui sei stato stregato», rispose,
circospetta. Non voleva
farlo innervosire – e InuYasha sembrava molto sensibile
all’argomento, dato che
evitava spudoratamente di parlarne. «Vorrei poterti
aiutare».
«Nessuno
può aiutarmi, Kagome», sussurrò lui in
risposta, allungando una mano verso il
bento.
«Ma…».
InuYasha
le sorrise. «Continua a prepararmi da mangiare e tutto
andrà bene, d’accordo?».
Kagome
avrebbe voluto spiegarglielo, che la vita degli umani è
breve – che avrebbe
dovuto separarsi da lui, che il tempo insieme sarebbe finito presto
–, ma
preferì voltarsi e annuire piano. Parlare era impossibile:
la voce le tremava
troppo, per sostenere un discorso.
«Devi
tornare a casa?».
«Sì»,
scandì, troppo lentamente perché lui non
inarcasse un sopracciglio.
«Ehi,
c’è qualche problema?».
Ondeggiò
un po’ sul posto, alla ricerca delle parole giuste, e poi
scosse il capo.
«Dovrebbero esserci problemi?», chiese, retorica.
Lasciò che la sua voce
echeggiasse nella foresta per qualche secondo, prima di continuare:
«Ho voglia
di passeggiare per la città tenendoti per mano, tutto qui.
È solo… un desiderio
egoistico. Nulla più, nulla meno».
InuYasha
si grattò il capo. «Sei umana», disse,
come se questo fosse sufficiente a
giustificarla.
Kagome
soppresse a fatica una rispostaccia, limitandosi ad indietreggiare.
Avrebbe
desiderato la forza necessaria per guardarlo negli occhi, ma tutto
ciò che le
riuscì fu di sorridere amaramente e recuperare lo scatolo
del bento.
«Tornerò
domani».
«Non
sei obbligata, lo sai».
«Lo so. Però possiamo stare
insieme per
così poco tempo, InuYasha, che sprecare anche solo un
secondo mi sembra
blasfemo».
Lo
osservò avvicinarsi – avrebbe
voluto abbracciarlo
–, poi avvertì il tocco delle sue dita sulla
guancia. «Fa’ attenzione», le
disse a mo’ di saluto.
In
verità non aveva usato un tono particolarmente dolce, ma a
Kagome venne
ugualmente il magone. «Anche tu. Ci vediamo domani,
InuYasha».
La neve cadeva a palate.
«E
se ti dicessi che mi hanno fatto una proposta di matrimonio?».
InuYasha
alzò lentamente il capo. «Ah».
«Ah è tutto ciò che
sai dire?», sussurrò
Kagome, voltandosi a guardarlo. Sino a quel momento aveva tenuto
ostinatamente
lo sguardo puntato verso il cielo, dedicandosi alla proficua
attività di
contare le nuvole.
«Cosa
dovrei dire?».
«Non
so. “Rifiuta” andrebbe più che
bene».
«Io
voglio che tu sia felice».
Kagome
socchiuse gli occhi, poi si avvicinò a lui – e
forse non era mai stata più
furiosa che in quell’istante, perché
dové obbligarsi a non schiaffeggiarlo. «Io
ti amo», mormorò con voce rotta. «Non
voglio nessuno che non sia tu. Sono
disposta ad aspettare l’eternità, per poter stare
al tuo fianco. Io…».
Le labbra di InuYasha erano
calde.
Forse
era stupido, quel pensiero – magari avrebbe dovuto spingerlo
via, o cercare di
ottenere una risposta sensata –, ma Kagome si disse che
sì, le labbra di InuYasha erano
calde. Quindi,
dato che erano calde,
portò le
braccia a cingergli il collo, e si accoccolò tra le sue
braccia.
«Ti
amo», gli ripeté, quando si allontanarono per
qualche istante.
Lui
non rispose – però la baciò di nuovo, e
questo per Kagome era più che
sufficiente.
«E
se il tempo concessoci dovesse finire domani, tu cosa
faresti?».
Kagome
smise di giocherellare con le dita di InuYasha, confusa.
C’era qualcosa di
strano, nel suo tono di voce – e sembrava fremere, in attesa di chissà che cosa.
Avrebbe
tanto voluto far qualcosa, e invece si limitò a contrarre le
labbra, mormorando
un timido: «Cosa intendi?».
«Se
dovessimo morire domani, tu continueresti ad amarmi?».
«Te
l’ho già detto», sussurrò,
portandosi a sedere. «Sì, InuYasha».
Lui
sospirò debolmente, poi sorrise. «A me basta
questo», spiegò. «Mi basta sapere
che d’inverno sei mia – e che lo sei sempre, anche
quando non ci sono,
ragazzina».
A
Kagome sembrò che fosse in procinto di aggiungere qualcosa,
ma alla fine
InuYasha si limitò a ghignare e allungare una mano verso il
bento. Non disse
altro, né lei lo esortò –
aveva la sensazione che, se lui avesse
continuato, il cuore le sarebbe impazzito.
«Ma
io sono umana, e per questo egoista», ridacchiò,
osservandolo. «Continuerò a
cercare una soluzione fino a che non sarò troppo vecchia per
comprendere,
InuYasha, e lo farò per me».
«Sei
cocciuta, ragazzina».
«Non
sai quanto», gli rispose.
La neve stava ancora cadendo.
Come
già detto: nella mia mente, la storia finisce bene. Kagome
trova un rimedio - benché non lo si dica chiaramente, la
maledizione fa sì che InuYasha riposi durante tutti i mesi
dell'anno eccetto che in inverno, quando può saltellare
allegramente qui e là - e restano insieme, ecco.
Riguardo i mesi in cui InuYasha dorme, non chiedetemi nulla: la storia
è dal punto di vista di Kagome, che nulla sa
perché nulla le è detto. Per quel che mi
riguarda, InuYasha semplicemente svanisce, salvo poi riapparire con
l'inizio dell'inverno. >W<
E niente, non so cosa dire.
Uhm, sì, via, mi concedo qualche noticina estemporanea,
ché non lo faccio da tempo. °W°/
Allora, carrellata di fatti random: ho superato le selezioni del
concorso di UR Editore, quindi una mia storia sarà
pubblicata nel libro tanto pubblicizzato nei nostri account. / Ho
finalmente terminato le superiori *A*, yeah! / Di recente mi sono
appassionata ad Hetalia, finendo col prendermi una drammatica cotta per
l'UsUk. X° / Uhm, ho sonno(?).
...okay, ho appena detto delle cavolate assurde, forse farei meglio a
smetterla e lasciarvi vivere la vostra vita.
E, ah, gradirei pareri. X° Non siate timidi, anche poche
parole, è okay comunque! ^W^/ Però, dato che
è un po' che non scrivo, vorrei sapere se sono ancora
accettabile o meno. X° LOL. *Insicura*
Specie perché ho una fic abbozzata nel pc
°A° e non so se postarla o meno. *Rotola via*
Grazie per la cortese attenzione, alla prossima!
PS: Questa è una richiesta un po' stupida, ma è
il mio animo di lettrice ad obbligarmi a farlo. XD Per caso, uhm, avete
letto qualche bella fic, di recente? Perché sono alla
ricerca di roba da leggere - non mi riesce di trovare più
nulla di esaltante, e comincio ad essere un po' demotivata. X°
Okay, pausa pubblicitaria finita, andate in pace!
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