Il leone di pietra

di Nicknothing
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Ok, sto conducendo un esperimento.
So già che a causa del mio seguito quasi nullo, nessuno potrà in qualche modo partecipare e quindi il mio tentativo di fare scienza fallirà in “menchenonsidica”
Cerco di spiegarmi meglio.
Ero al cazzeggio, quello libero e spontaneo che ci prende un po’ tutti durante le vacanze … anche se qualcosa da fare ci sarebbe e sarebbe pure il caso di farla. Su FB ho visto una foto e non mi ricordo neanche più relativa a cosa. Mi ha colpito. Era una statua, una scultura di un leone seduto. Di quelli che si vedono a volte negli ingressi delle case e che “idealmente” fanno la guardia.
Bene ho aperto allora una pagina di word, questa su cui sto scrivendo anche ora, e ho digitato il titolo “il leone di pietra”. Da lì ho iniziato a battere. Ho sperimentato forse per la prima volta quello che ho sempre conosciuto come lo stream of consciousness. Intorno a questo leone comparivano immagini, suggestioni, pensieri e idee.
Per la prima volta sono partito veramente dal nulla. Uno spunto e ci ho costruito sopra … e devo dire che le idee fiorivano man mano che allungavo il testo.
Allora per il momento questo è quanto. Ve lo pongo con l’interrogativo che mi attanaglia. Dovrei provare a continuare? Diciamo che le idee sembrano venire fuori con facilità per cui io stesso mi chiedo come potrebbe evolversi.
Se fin qui non vi ho annoiato, vi invito nel mio piccolo e personale esperimento letterario.



Il Leone di Pietra

Per quanto ci si potesse sforzare, quella casa non sarebbe mai parsa una casa  abitata. Non da gente di quel tempo, non da gente in assoluto.
La ricchezza delle decorazioni e degli orpelli al suo interno, la facevano assomigliare molto di più ad un museo che ad una dimora. I muri, di un materiale all’apparenza simile al tufo ma più stabili, erano molto più alti di quelli di una abitazione normale. Per concludersi poi, si chiudevano in volte stellate, che nel peggiore dei casi avevano otto punte.
Quadri di varie dimensioni,  rappresentanti soggetti completamente diversi tra loro, stavano appesi alle pareti, lasciando intravedere, in verità, ben poco di quello che era il materiale dei muri stessi.
Le cornici che li racchiudevano, non avevano mai meno decori di un ricco mobile barocco, e sembravano, ognuna, pezzi unici.
Un qualsiasi osservatore posto nella stanza non avrebbe saputo dove posare lo sguardo, qualsiasi cosa in quel luogo,  sembrava raccontare la sua storia mentre se ne stava avvolto in una mistica aura di antichità.
La differenza rispetto ad un museo però, era proprio nell’aria.  Varcata la porta ci si sentiva come se si fosse entrati in un ambiente privato, personale. Era quasi con timore che si faceva il primo passo. Era come se ogni oggetto, ogni statua, ogni mobile ed ogni quadro, fossero lì perché qualcuno li aveva desiderati, amati e posseduti. La domanda che veniva da se era: “a chi appartengono ora?”
Il vecchio signor Abbot era morto senza lasciarsi nessuno dietro. Tutti ne parlavano come di una persona gentile e disponibile, ma nessuno aveva mai speso parole sul suo essere propenso ad aprirsi agli altri.
Era morto solo.
L’unica compagnia che sembrava concedersi era quella di un terzetto di gatti, gatti che amava più di ogni altra cosa lì.
 L’uomo che l’agenzia aveva mandato …


p.s. è la prima volta che metto giù qualcosa di così breve, ma l'intenzione era stimolare la suggestione, non raccontare una storia per intero :)





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