Non
sono alla moda nemmeno su EFP. Decisamente.
Ho
scritto una storia ambientata durante l'inverno...eppure è
estate!
Povera
me, sicuramente è colpa del caldo. Per lo stesso motivo, non
ho trovato un titolo decente alla storia...se volete proporne uno
voi, ogni consiglio sarà preso in considerazione. E, se ne
troverò uno che mi piace particolarmente, ovviamente
cambierò
il titolo della shot con uno speciale ringraziamento a chi l'ha
proposto! ^^
Ponendo
fine ai miei deliri...buona lettura!
Dichiarazioni
Era una bella
mattinata invernale...un ragazzo di nostra conoscenza si dirigeva a
casa della sua migliore amica.
“Kazuha!”,
la chiamò, da sotto, aspettando che lei si affacciasse dalla
finestra.
“Eccomi!”,
gridò di rimando quella, scendendo le scale.
“Ciao”,
salutò poi, un secondo prima di perdere l' equilibrio,
correndo sui gradini. Heiji l' afferrò prontamente,
prendendola dalla vita.
“Oh,
scusa”, mormorò la ragazza, ritrovandosi
improvvisamente
così vicina alla persona di cui era tanto innamorata. Il
detective si girò, dandole le spalle, per nascondere il
rossore sulle sue guance.
“Sei la
solita imbranata”, sospirò, facendo finta di non
essere
imbarazzato come lei.
“E tu sei
il solito antipatico!”, lo accusò la castana,
prima che lui
si voltasse a guardarla.
“E tu
sei...”, provò a ribattere, prima che il suo
sguardo si
posasse su di lei.
Indossava una
minigonna nera e una giacca dello stesso colore. Era...
“...pazza!
Non vedi che freddo che fa oggi?! Ma come ti vengono certe idee,
vorrei sapere!”, esclamò il detective, nonostante
la sua
mente l'avesse definita in modo molto migliore, all'inizio.
“Oggi fa
meno freddo, e poi devo incontrare un ragazzo! Va bene?!”,
gli
gridò contro l'amica. Heiji non riuscì a
rispondere.
“Ah.”,
disse, finalmente, col tono di voce proprio di chi ha appena saputo
una cosa che gli è molto dispiaciuta e non vuole darlo a
vedere.
Rimasero in
silenzio, camminando. Lui guardava in basso, con le mani in tasca, e
lei indossava un paio di guanti.
“No, Heiji,
di qua”, lo richiamò poi Kazuha, prendendogli una
manica
della giacca.
“Chi è
questo ragazzo?!”, esclamò il detective di Osaka
improvvisamente, facendola sussultare.
“Ehm”,
mormorò lei, “non vedo cosa possa
interessarti.”
“Voglio
saperlo”, ribatté lui, afferrandole il polso,
fermandola.
“Questi
sono affari miei”, rispose la ragazza, tentando di allentare
la
presa attorno al suo polso.
“Se non me
lo dici non ti lascio!”, la minacciò il moro.
“Heiji”,
disse esasperata la castana, “non sarai geloso!”
“Kazuha,
dimmi chi è!”, ripeté il liceale.
“Lasciami,
mi fai male!”, gridò lei, ignorandolo.
“Grida
quanto vuoi, tanto qui non c' è nessuno! Non ti lascio
finché
non mi dici chi è!”, sibilò lui.
“È
Hajime!”, esclamò, finalmente, lei. “Ora
lasciami!”
Heiji allentò
la presa e la castana si massaggiò il polso. “Ma
sei
impazzito?!”, gli gridò contro, arrabbiata.
“Avresti
potuto dirlo subito”, borbottò lui, ignorandola,
“avrei
perso meno tempo!”
“E ora cosa
farai?”, chiese la liceale, fissandolo con rabbia.
“Andrò
a spaccargli la faccia!”, rispose il moro, infuriato,
scrocchiandosi le nocche delle mani.
“No!”,
esclamò la ragazza, arrivandogli davanti, impedendogli di
proseguire. “Perché mi vuoi negare di essere
felice?!”
“Io non
voglio negarti di essere felice!”, ribatté lui.
“Io voglio
l'esatto contrario!”
“E, allora,
perché fai così? Non ti capisco!”,
sbottò
Kazuha.
“Perché,
con Hajime, non sarai affatto felice! Io lo conosco...ti
farà
solo del male!”, spiegò Heiji.
“Lo
conosci, e quindi? Lo conosco anche io! E so che non mi farà
del male, come dici tu!”, ribatté lei.
“No! Tu
meriti di meglio di lui!”, tentò di convincerla il
detective.
“E chi, ad
esempio?! Te?!”, disse, rabbiosa, l' amica.
“Sì!”,
esclamò lui, impulsivo. Kazuha lo fissò, stupita.
“Voglio
dire...beh, sì!”, continuò il ragazzo,
rosso in viso,
“io sarei perfetto, per te! E, comunque, certamente sarei
meglio di
Hajime!”
Proprio in
quel momento, un furfante arrivò lì, in quel
vicolo
dove i due si erano fermati.
“Tu sei il
famoso detective Heiji Hattori, non è vero?”,
chiese lo
sconosciuto, che indossava un passamontagna nero.
“Sì”,
rispose Heiji, prudente, “ma cosa vuoi?”
L' uomo
ghignò. “Voglio farti passare la voglia di giocare
al
detective!”, esclamò, tirando fuori una pistola.
“Non lo
uccida, la prego!”, disse Kazuha, terrorizzata per il ragazzo
che
amava. Lo sconosciuto esplose in una fragorosa risata.
“E lei è
Kazuha Toyama”, osservò, senza smettere di ridere,
mentre l'
arma restava puntata verso Heiji. “Interessante.”
I due ragazzi
lo guardarono, incuriositi e impauriti.
“Cosa ci
trova di tanto interessante?”, chiese il moro.
“Kazuha
Toyama...”, rifletté il furfante, “la
figlia del capitano
Toyama, nonché tua migliore amica, Hattori.”
“Non osare
farle del male!”, gridò il ragazzo, quando l' uomo
puntò
la pistola contro la ragazza.
“Oh, c' è
un' altra cosa interessante!”, esclamò lo
sconosciuto.
“Sembra che, per te, lei sia più di un' amica!
È
così?”
“O punti
subito altrove quell'arma, o ti uccido!”, lo
ignorò il
detective di Osaka. L' uomo posò il pollice sul grilletto
della pistola, facendolo zittire.
“Ho detto”,
disse, con decisione, “lei è più di
un'amica per te,
vero?”
Heiji guardò
un secondo la ragazza di cui era innamorato da tanti, tanti anni, poi
rivolse di nuovo lo sguardo verso l' attentatore. Annuì,
piano, mentre Kazuha lo fissava stupita...e felice, nonostante tutto.
“Lo
sapevo!”, esclamò il furfante, ridendo,
“allora, Hattori,
non muoverti o la uccido.”
Heiji non
mosse un muscolo. Per un secondo evitò anche di respirare.
“Il famoso
detective di Osaka o la sua ragazza, per giunta figlia del capitano
Toyama...chi uccido...”, disse, fra sé e
sé, l' uomo.
Il moro serrò i denti.
“Ci sono!”,
esclamò poi, fiero di sé. “Voglio
mettervi alla
prova. Toyama...voglio che tu dica, ad alta voce, se il ragazzo
accanto a te ti piace.”
La ragazza
arrossì. “Sì”, ammise.
“Mi piace...molto.”
“Siete
proprio fatti l' uno per l' altra”, scosse la testa il
furfante,
ridendo. “Mi è sempre piaciuto regalare qualche
attimo di
gioia alle persone che sto per uccidere. Soprattutto se queste sono
innamorate l'uno dell'altra. Non avete idea di quante volte mi sia
successo!”
Il liceale
sbuffò silenziosamente, nervoso.
“Vi do
qualche altro secondo, poi...mi dispiace, Toyama, ma non sei stata
abbastanza convincente. Parlavi quasi a bassa voce, avresti potuto
alzare il tono, prima.”, raccontò, sospirando, l'
attentatore, puntando l' arma contro la ragazza.
“Aspetta!”,
esclamò Heiji, fermandolo. “Io...”
“Cosa
c'è?”, sbuffò l' uomo. “Ormai
ho preso la mia
decisione.”
“Sì”,
annuì il detective, “ma...pensaci bene. Il
capitano Toyama
non è bravo quanto me ad indagare. Faresti meglio a uccidere
me, che sono un pericolo costante per voi malviventi, che
lei.”
“No”,
mormorò Kazuha. “La prego, non gli dia
ascolto!”
“Che
situazione!”, esclamò il furfante. “Vi
amate così
tanto che sareste disposti a dare la vita l'uno per salvare l'altra.
Tuttavia...il primo a parlare è stato Hattori. Sembra che
tu,
mia cara Toyama, sia il suo primo pensiero. E come sarebbe la vita
del tuo amato, senza di te? Penso che non ce la farà a
continuare a vivere. In ogni caso...ho un' idea. Chi
riuscirà
a sfiorare almeno l' altra persona senza tuttavia muoversi,
verrà
ucciso.”
Nessuno dei
due sapeva come fare. Poi, però, Heiji sorrise.
“Ti amo”,
mormorò a Kazuha, per poi rivolgersi all'attentatore, mentre
l'amica arrossiva a dismisura.
“Visto?”,
fece il detective. “Con queste cinque lettere ho sfiorato il
suo
cuore. Eppure, non mi sono mosso di un millimetro. Ho vinto.”
L' uomo rise.
“Che furbizia”, osservò.
“Peccato che questo non ti
servirà, nell'altro mondo.”
Il moro
aspettò con un sorriso il colpo di pistola...che non
arrivò.
L' arma era puntata contro la ragazza che amava.
“Salvala”,
ghignò il furfante, “solo allora avrai
vinto.”
Il proiettile
partì, dritto al cuore di Kazuha.
“No!”,
esclamò Heiji, gettandola a terra prima che il colpo potesse
sfiorarla.
Il malvivente
rise e si dileguò.
“Heiji!”,
esclamò la ragazza, avvicinandosi all'amico, che era a
terra.
Posò una mano sulla sua spalla e, osservandosela, se la
scoprì
coperta di sangue.
“Oh, mio
Dio!”, disse, componendo al cellulare il numero
dell'ospedale. Ma
l' apparecchio non prendeva la linea telefonica.
“Ka...Kazuha..”,
mormorò il detective.
“Heiji”,
sussurrò la liceale, con le lacrime agli occhi.
“Kazuha...non
piangere...”, disse di nuovo lui, accarezzandole la mano.
Lei compose
ancora una volta il numero dell'ambulanza e, stavolta,
riuscì
a parlare con un medico.
“È
tutto a posto”, mormorò all'amato, “ora
vengono a
prenderti.”
“Ora...ora
capisci...”, tossì il ragazzo, che continuava a
perdere
sangue. La liceale si sciolse i capelli e legò il nastro
poco
più sopra della spalla del detective. In questo modo, l'
emorragia si sarebbe fermata.
“Che
cosa?”, domandò, accarezzandogli il viso.
“Che io
sono il ragazzo perfetto per te...quello che più ti
conosce...quello che ha già dormito con te più di
una
volta...quello che sa cosa ti piace e cosa detesti...quello che ti ha
sempre amata...quello che, per te, darebbe anche la vita...”,
sussurrò, dolcemente, il moro.
“Sì”,
rispose lei, mentre una lacrima di commozione le rigava il viso,
“ora
lo capisco. Anche io ti ho sempre amato, Heiji. E quella di uscire
con Hajime era solo una scusa...volevo vedere cosa avresti
fatto...perdonami, io...”
“Kazuha”,
la interruppe lui, chiudendo gli occhi, ma continuando a sorridere,
“questo sarebbe il momento più giusto per
baciarti.”
Con uno
sforzo immenso, prima che la ragazza potesse ribattere, il ragazzo si
sollevò per quanto poteva e le baciò
delicatamente le
labbra.
Un secondo
dopo arrivò l' ambulanza, e i medici li trovarono
così,
lui incurante del dolore e lei che si era momentaneamente dimenticata
di ogni cosa.
Li
distrassero da quel secondo così dolce caricando Heiji su
una
barella per poi portarlo in ospedale, accompagnato da Kazuha che
voleva essere sicura che ce l' avrebbe fatta a sopravvivere.
Passarono i
giorni...le settimane...
Da quasi tre
la figlia del capitano Toyama non vedeva il suo amato,
poiché
la prima settimana non poté entrare nella sua camera
d'ospedale, la seconda ebbe la febbre e la terza dovette partire per
Tokio, a causa del lavoro del padre. Finalmente, però, quel
giorno riuscì a fare visita al suo amato.
“Vorrei
visitare Heiji Hattori”, sorrise la ragazza, davanti ad un
medico.
“Oh”,
sospirò quello. “Mi spiace, signorina, ma lui non
si trova
più qui.”
“Che
cosa?”, esclamò la castana, ma il medico si era
già
dileguato.
Il suo
Heiji...andato via?! No! Non era giusto...
Delle lacrime
le rigarono il volto, ma erano niente rispetto a ciò che si
agitava dentro di lei.
“Heiji”,
mormorò, con gli occhi chiusi, non riuscendo a dire
nient'altro. Proprio in quel momento, una mano le si posò
sulla spalla e un' altra attorno alla vita. Qualcuno le
baciò
il collo, da dietro.
“Sono qui”,
sussurrò una voce. Lei si volse, incontrando un paio di
bellissimi occhi azzurri, che tanto amava.
“Heiji!”,
esclamò, felicissima. “Ma...io credevo
che...”
Lui la zittì,
posandole un dolce bacio sulle labbra. “Sei la solita
ingenua!”,
la prese in giro, accarezzandole il viso. “Solo una come te
poteva
pensare che fossi morto quando, invece, ero solo appena uscito
dall'ospedale!”
“Ma
certo!”, sbottò lei, scostandosi. “Se tu
mi avessi
chiamata, non sarei stata in pensiero!”
“Sono
appena passato da casa tua...i tuoi genitori mi hanno detto che eri
proprio venuta a trovarmi, dunque ti potevo trovare qui
all'ospedale...ed eccomi qui!”, sorrise il ragazzo,
prendendole le
mani.
“Scusa...ti
ho giudicato male”, arrossì la ragazza.
“Non fa
niente, puoi rimediare”, fece lui, avvicinandola a
sé.
“In che
modo?”, chiese lei, mentre l'amato le portava le mani sul suo
petto, in maniera da farle sentire il suo cuore. Le infermiere
fissavano quei due giovani, distraendosi per un attimo dal loro
lavoro, poiché erano in pausa.
“Vorresti...diventare
la mia ragazza? Attenta a ciò che rispondi, però,
perché, se mi dici di sì, convolerai a nozze con
me non
appena saremo un po' più grandi”, la
informò il
detective, ridendo nervosamente. Si vedeva che, nonostante cercasse
di mostrarsi disinvolto, era serio ed imbarazzato.
Prima di
rispondere, Kazuha si morse il labbro inferiore e guardò il
piccolo, inaspettato pubblico che li osservava, in imbarazzo.
“Di' di
sì!”, la incitò un' infermiera.
“Ma sì,
dai! Non lo vedi che è un bel ragazzo?”, fece un'
altra.
“Avanti!”,
la spronò un'altra ancora.
“Ma volete
star zitte?!”, esclamò Heiji. “Deve
decidere da sola!”
Le infermiere
risero piano e restarono in silenzio, aspettando la risposta della
ragazza...che avevano già intuito dal suo sguardo.
“Heiji,
forse non mi conosci così bene come dici”,
arrossì la
ragazza, sorridendo. “Perché, altrimenti, avresti
già
capito cosa risponderò...e dire che sei un grande
detective!”
Il moro si
accigliò, col cuore in gola che batteva sempre di
più.
“Perché
dici così?”, chiese, agitato. La ragazza
alzò il viso
e lo baciò, cogliendolo di sorpresa.
“...perché,
altrimenti, avresti dovuto sapere che avrei risposto: sì!”,
esclamò, sorridendo.
Le infermiere
batterono le mani, mentre una nuova coppia nasceva proprio in quel
secondo...e un certo furfante veniva rinchiuso in carcere!
Ma
sì, è carina come storia. Forse avrei potuto fare
di
meglio, tuttavia mi piace così. E questo è
strano,
perché normalmente non ho una grande stima di me!
Per
questo motivo, potete accrescerla recensendo :)
A
proposito, se vi va potete dare un'occhiata anche alle altre mie
storie su Heiji e Kazuha, in particolare a “In
fuga”, ancora in
corso. Terzo capitolo postato oggi!
Grazie
a chi ha letto e a chi recensirà!
Princess_of_Blood
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