Vicino a te
≪ Ti senti pronto?≫. Chiese dolcemente Eduard al piccolo Raivis,
mentre accordava il pianoforte. Le membra del più giovane non smettevano mai di
tremare, e le prove, fino a quel momento, erano state un disastro.
Ma la
forza d’animo del più grande gli aveva messo un po’ di speranza. ≪ Anche se
hai paura, pensa a me. Io riuscirò a suonare se tu farai udire la tua voce...≫.
Continuava Estonia, mentre provava l’accompagnamento. Raivis arrossì,
rileggendo le parole sullo spartito, per poi prendere fiato e mettersi a
cantare. Estonia lo seguiva con piano, lento, dietro le sue note leggere e il
ritmo lento della canzone.
≪Sarai
fenomenale.≫. Commentò alla fine, chiudendo lo strumento. ≪ E se
Lituania ci accompagna con il pianoforte piaceremo davvero. Raivis annuì,
silenzioso e tremolante. E così rimase per tutto il resto della giornata.
Alla
sera, dopo cena, Lituania condusse il loro signore nel salottino del
pianoforte. Nel corso degli anni Russia aveva abbandonato quella stanza, e si
stupì di trovarla pulita e illuminata dai candelabri. Incredulo, si sedette sul
divanetto, e accettò la vodka che gli servì il suo favorito. Quindi posò lo
sguardo su Lituania, pronto ad ascoltare le sue parole. ≪Signore,
questa sera vorremmo allietarla con un po’ di musica.≫.
Presentò il lituano, e ad un cenno di assenso di Ivan, prese il violino.
Estonia
si sedette al pianoforte, provando le prime note dell’interludio per poi
attaccare subito con l’accompagnamento, seguito nel medesimo istante da
Lituania. Dopo poco tempo, si accorse che il più giovane, paralizzato dal
terrore, non cantava.
I due
baltici si interruppero, e Toris toccò lievemente il braccio del lettone con
l’archetto. ≪ Che succede Lettonia?≫. Chiese Ivan, questa volta perplesso. Raivis
scosse la testa, tremando. ≪I..io... non...≫. ≪ Raivis.≫. Mormorò
Toris, posandogli una mano sula spalla. ≪ ...chiudi gli occhi.≫.
Lettonia cercò di replicare, ≪Ma...≫. ≪ Chiudi
gli occhi e lasciati guidare da noi. Le parole le sai, non aver paura ora...≫. Il
giovane lo scrutò ancora una volta con i suoi occhi lillà, poi li chiuse,
appoggiandosi al pianoforte. Appena udì l’interludio, le parole gli salirono
dal petto alla gola. E le sue labbra le lasciarono uscire libere di volare.
Russia
ascoltava rapito quell’armonioso complesso di quei tre strumenti, il violino,
il piano e la voce bianca di Raivis. L’inno, lo aveva riconosciuto sin dai
primi accordi, appariva così semplice, ed era bello ascoltarli, sapere che la
loro musica era solo per lui. Eduard non era alla pari con Austria, certo, ma
quella piccola meraviglia, quel nido che si era creato nel suo salotto emanava
gioia e calore come i girasoli che amava tanto. In quel momento era davvero
felice.
Quando i
Baltici terminarono, il breve silenzio fu spezzato dall’applauso del russo, che
si alzò in piedi, per poi circondarli tutti e tre in un abbraccio ≪ Grazie, è
stato bellissimo...≫.
Nonostante
la stretta, Eduard notò un cambiamento in Raivis. Nonostante la vicinanza del
loro padrone, non tremava più.
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