Il mondo è immerso
nell’oscurità.
È il 15 agosto, dovrebbe fare caldo, ma non
c’è traccia del Sole. O almeno lei non riesce a
vederlo.
L’avevano scelto proprio per questo, per le sue caldi estati.
Il loro pianeta non era così, era freddo, grigio, ma almeno
c’era la pace, una pace che la Terra non aveva mai trovato in
tanti anni. Li avevano spiati per tanto tempo, avevano visto paesaggi
immensi, campi pieni di fiori illuminati dai caldi raggi del Sole, cose
che loro avevano sempre sognato. Ma l’uomo da sempre aveva
distrutto tutto, con le guerre, con la sua sete di conquista, si erano
dimenticato dove viveva.
Era talmente abituato a quello che aveva che non sentiva il pericolo di
perderlo.
Eve è chiusa in una cantina, da sola, a pensare a tutto
quello che è accaduto.
Non dovrebbe essere così.
Guarda i suoi capelli biondi, li aveva scelti lei, proprio come il nome.
Rivuole il suo vecchio aspetto, le manca, le mancano tante cose.
Non aveva mai sentito parlare di guerra, né
l’aveva mai vista, né la voleva vedere, ma ora
è costretta a vivere in questa realtà.
Tutto quello che c’era di bello era stato distrutto, i
paesaggi che tanto aveva amato non ci sono più e tutto
quello che l’uomo aveva creato è scomparso.
Ed è tutta colpa sua.
Si prende la testa fra le mani, se solo avesse deciso di rimanere a
casa, se solo non fosse stata così testarda…
È passato già un anno da quando è
avvenuta l’invasione.
Era giugno e il Sole splendeva sulla Terra anche se lei poteva solo
immaginarlo mentre vedeva i pallidi raggi luminosi. Il Sole non
arrivava da lei.
E così avevano deciso di attaccare.
Usando questo termine, rabbrividisce. In realtà non vuole
pensare a questa storia, vuole scacciarla dalla mente.
Si alza e va a guardare dalla sua piccola finestra. Non
c’è più nessuno fuori, né
alieni e né umani, c’è solo uno strano
e freddo silenzio che la avvolge.
Senza respiro, ecco come si sente, nel vero senso della parola
perché lei non respira.
Se fosse stata umana avrebbe sentito il suo cuore battere e avrebbe
avuto la sensazione di stare per svenire, la testa sarebbe
improvvisamente diventata pesante e forse avrebbe cominciato ad urlare.
Invece è immobile, non vuole spostarsi, sembra quasi una
statua.
Perché lei non è umana.
Si gira e torna a sedersi. Dopotutto non può fare altro, non
può distrarsi bevendo e mangiando perché lei non
beve e non mangia, non i cibi umani almeno.
Non può parlare con qualcuno perché non
c’è nessuno che vuole parlare con lei.
All’improvviso dentro di sé sente affiorare un
po’ di coraggio.
Sa che cosa sta per fare, è rischioso ma è
l’unica cosa da fare.
Ormai è pronta.
Si prepara al peggio.
I pensieri non riescono a sfuggirle dalla mente e la riportano a quel
pallido giorno di giugno.
L’idea le era venuta ormai da tanto tempo. Gli altri erano
riluttanti, molti erano addirittura spaventati ma non potevano fare
niente, era lei che comandava e nessuno poteva opporsi ai suoi ordini.
Era, almeno.
Ora non è più niente.
Avevano preparato tutto da mesi, avevano creato dei nuovi corpi con cui
nascondersi.
Quando gli umani hanno scoperto l’imbroglio hanno detto che
gli alieni avevano davvero fatto tutto alla perfezione.
“Alieni, estranei, che strane parole che usano per definirci,
minacciose, eppure noi non volevamo fare nulla di male, non io
almeno”
Questi sono i pensieri di Eve.
Volevano solo portare la pace.
E così erano arrivati sulla Terra, si erano mischiati tra la
gente e nessuno li aveva mai notati, avevano ottenuto lavori come gli
umani e avevano anche trovato degli amici.
Forse gli umani non erano quelle persone orribili che avevano creduto,
forse erano solo diversi da loro.
E forse non avevano bisogno della pace, avevano solo bisogno della
libertà che possedevano.
Loro, i cosiddetti estranei, erano uno dei popoli più
tolleranti tra le varie galassie.
O almeno lo erano stati.
Ma da quel giorno tutto era cambiato, loro erano cambiati.
Eve non voleva abbandonare i suoi propositi, era diventata
così testarda, credeva che gli umani sarebbero stati felici
di cambiare.
Pensava che avrebbero rinunciato alla loro libertà pur di
avere il bene comune, pur di avere la pace.
Come aveva potuto pensare una cosa del genere?
Si prende ancora la testa tra le mani ad un simile ricordo.
Era stata solo una stupida, era stata evidentemente comprata e illusa
dal potere, dalla possibilità di diventare il capo assoluto.
Ma, per fortuna, era ritornata con i piedi per terra e si era accorta
dell’enorme sbaglio che aveva fatto.
Sente un improvviso rumore e corre verso la finestra.
Fuori è in atto una lotta, un ragazzo è uscito,
un umano, probabilmente a cercare provviste ma ha trovato un nemico che
gli sbarra la strada.
Apparentemente i due sono simili, alti, magri, capelli neri, eppure uno
dei due ha un’aria cattiva.
Fred, si è proprio lui, o almeno questo è il nome
con cui si fa chiamare in questo mondo.
Una volta era stato il suo migliore amico, il suo consigliere
più fidato, ma anche lui era stato divorato dal potere.
L’altro ragazzo, invece, è spaventato ma
determinato e sa di non avere speranze ma non vuole sottomettersi.
“Scappa” vorrebbe urlare Eve ma le parole le si
bloccano in gola.
Non può farlo, non vuole che qualcuno la scopra, dopotutto
lei è la ricercata numero uno.
Si scosta dalla finestra, probabilmente sta per succedere qualcosa di
brutto ma non vuole saperlo, ha sempre odiato la violenza e credeva che
anche il suo popolo facesse lo stesso.
Il suo popolo.
Una lacrima involontaria le scende sulla guancia.
Una volta lei era la regina, lei governava su tutti e le cose erano
sempre andate bene.
Se solo fosse stata meno curiosa…
Si asciuga il viso, non ci vuole pensare, non vuole pensare al suo
tempo d’oro.
I pensieri, però, le vengono involontariamente.
Era tutto pronto finalmente.
Erano passati pochi mesi dalla loro invasione e l’estate era
ormai finita, gli alberi avevano perso le loro foglie, il clima era
diventato sempre più mite, sembrava quasi che il Sole stesse
scomparendo.
Forse si stava solo preparando a quello che sarebbe successo.
Quel giorno era felice perché finalmente quello sbaglio
stava per finire.
Quello sbaglio che sarebbe diventato un incubo.
Al ricordo altre lacrime rigano il suo viso.
I suoi occhi ormai sono diventati gialli, non più verdi,
hanno ripreso il suo colore originale.
L’avevano abbandonata.
L’avevano scansata via.
Si erano accaniti contro di lei e volevano ucciderla. Volevano rimanere
sulla Terra e continuare il suo piano folle, piano che non era
più suo.
Era stato proprio Fred a minacciarla qualche giorno prima ma lei non
aveva dato tanto peso a quelle parole.
Non sapeva che solo pochi giorni dopo le avrebbe preso tutto, la sua
corona, il suo potere, il suo popolo.
E così era iniziata l’invasione vera e propria.
Gli alieni si erano rivelati e avevano deciso di sottomettere gli umani
e chiunque si fosse ribellato a loro sarebbe stato distrutto.
Molti furono uccisi, gli alieni erano più forti e sapevano
come sfruttare questo pregio.
Eve non voleva che tutto questo accadesse.
Era stata costretta alla fuga, costretta a barricarsi in una vecchia
cantina che aveva trovato come il solo rifugio disponibile, con una
piccola finestra dove poteva vedere tutto quello che accadeva fuori
senza essere osservata.
Ogni tanto qualche terrestre spuntava davanti al suo nascondiglio,
spaventato, e lei usciva senza farsi vedere, cercava di avvicinarsi, di
tranquillizzarli, di aiutarli, ma anche loro la consideravano una
nemica e volevano distruggerla.
Nemica per i suoi alleati.
Traditrice per i suoi simili.
Non le resta altro che se stessa.
La resistenza umana si sta organizzando, vogliono battere gli ospiti
indesiderati, rimandarli indietro da dove sono venuti.
Più volte lei li ha visti, li ha osservati da lontano.
Sono decisi, sono coraggiosi e determinati ma sono troppo deboli e non
riusciranno mai a riuscire nel loro proposito.
Lei conosce gli alieni, lei è una di loro, anche se ora non
si sente per niente una di loro, e sa come combatterli.
Vorrebbe aiutare i mortali ma sa che il suo aiuto non verrebbe
apprezzato.
Guarda l’orologio, ormai è tardi.
Non sa più se è ancora giorno o se è
arrivata la sera. L’ estate che aveva tanto amato ormai non
esiste più. I fiori sono appassiti, il buio ha sottomesso la
luce e gli alberi non producono più frutti.
Il paesaggio ridente che l’aveva intrigata ormai è
scomparso.
Chissà se sarebbe mai tornato.
Qualcosa là fuori si sta preparando, qualcosa di grosso e
lei non ha intenzione di stare nascosta senza far niente.
Sa che a malincuore anche lei è chiamata alle armi.
Sa da quale parte vuole stare.
Si alza decisa più che mai.
Esce dalla cantina e, tramite delle scale, si ritrova in una vecchia
casa.
Sa cosa deve cercare.
A quanto pare gli abitanti di quella casa erano stati molto
più pacifici di lei.
Un altro brivido la scuote a questo pensiero.
Come aveva potuto?
È già stata nella casa, sa dove cercare.
Si sposta nella cucina, apre un cassetto, trova dei coltelli.
Si aggrappa a quel poco di coraggio che le rimane e ne prende uno.
Rabbrividisce lo butta subito a terra.
Sente gli occhi che diventano sempre più umidi e voci nella
testa che le sussurrano che non ce la può fare,
sarà sola, nessuno l’aiuterà.
Riprova a prendere il coltello ma non ce la fa, non riesce a
immaginarsi di far del male a qualcuno, neanche se
l’alternativa è morire.
“Va bene, ne farò a meno” dice a se
stessa.
Il coraggio le è tornato. Lo sente, è come se un
fuoco si fosse acceso dentro di lei.
In qualunque modo andrà a finire, sarà contenta
della sua scelta.
Sarà contenta di aver combattuto per la libertà.
Si gira, i piedi quasi si muovono da soli e in meno di due secondi si
trova fuori dalla casa, determinata, decisa.
La battaglia è iniziata.
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