"Para mi Princesa"
riportava la busta dorata che quel pomeriggio Florencia aveva trovato
sul suo letto.
L'afferrò e con un tenero sorriso sulle labbra,
l'aprì
"Cos'è
l'Amore? Sei la Stella del mattino e quella della sera" (Sinclair Lewis)
Un foglio coloratro albergava l'intera busta, giallo era il suo colore,
come la stella del suo Principe, come la fantastica Petunia che ne
arricchiva l'interno, come il loro indescrivibile amore, difficilissimo
da nascondere e ormai scritto indelebile nei loro cuori.
Un amore eterno.
Flor si portò una mano al cuore, mordendosi il labbro
inferiore. Quanto amava il suo Principe? Quanto avevano lottato per
raggiungere la felicità? Quanto avevano desiderato stare
insieme per sempre?
Ora ne avevano la possibilità, sembrava che il suo Federico
l'avesse letta nel pensiero "La magia dell'amore" pensò.
Dentro la busta scorse un altro bigliettino. Riportava un indirizzo, lo
stesso dell'eliporto che, il giorno del compleanno di Federico, aveva
contrattato per una "tipica" sorpresa da festa «Che cosa hai in mente,
Principino?»
Ripensò per un istante a quella meravigliosa notte in riva
al mare, all'esplosione di emozioni che si erano appropriate del loro
amore. Emozioni che avevano fatto da rifugio ai loro cuori desiderosi
di felicità, uniti in un sogno eterno che solo in quella
notte erano riusciti a realizzare «Ed
è vero, Freezer, ci siamo proprio riusciti!» sorrise quando si
portò una mano al ventre. Chissà come l'avrebbe
presa il suo Principino delle fiabe? In fin dei conti, dal momento in
cui Federico aveva lasciato Delfina all'altare, stava iniziando per
loro una nuova vita.
Una vita insieme.
Afferrò impaziente la sua borsa di jeans e quando
aprì la porta rimase incantata: due bellissimi tulipani
spiccavano con il loro profumo sul parquet di casa Fritzenwalden legati
con un fiocco blu ad una piccola pietra. Rossi più di un
tramonto e dolci più di una fragola, sembravano essere
usciti da una fiaba. Sorpresa, li colse e trovò l'ennesimo
bigliettino colorato. A quanto pareva il Freezer aveva voglia di
giocare!
"Abbiamo superato quelle
mura con le ali leggere dell'Amore, poiché non
v'è ostacolo di Pietra che possa arrestare il passo
dell'Amore" (W.Shakespeare)
Con sua incantevole sorpresa, quando Flor raggiunse il cancello di casa
per prendere il taxi, trovò una limousine ad aspettarla,
gialla come nei sogni,sogni di una vita felice.
Lo chauffeur le aprì divertito la portiera e solo quando il
giovane le fece l'occhiolino lo riconobbe «Matias! -
esclamò abbracciandolo e facendo traballare un pochino il
cappello nero della divisa - contrattato
anche questa volta?» scherzò
divertita «Se
consideri la minaccia come contratto lavorativo, allora sì! –
le baciò dolcemente la mano, gesto che la fece sorridere
imbarazzata - E adesso,
se mi vuole scusare, Signorina prenda posto - le
indicò l'automobile - Ah,
dimenticavo - si avvicinò e le
sussurrò all'orecchio - questo
è di Federico! Guardalo, il tragitto sarà
abbastanza lungo» disse consegnandoli una
videocassetta e, sistemandosi la divisa, l’
abbandonò per poi portare a termine la sua missione:
accompagnarla all'eliporto.
Un bigliettino occupava uno dei cinque sedili in pelle “Lei arrivò
in limousine, per l’appunto gialla. all’improvviso
Lui si avvicinò e dirimpetto, la guardò. Sognata
da tutta una vita e non poté dire nulla!”
Federico le aveva spesso parlato di quanto amava le sue canzoni, ma di
certo non pensava che le avrebbe rese colonna sonora di quella specie
di “caccia al tesoro” che aveva organizzato. Flor
baciò dolcemente il bigliettino e lo mise nella borsa, poi,
notando un piccolo televisore di fronte a lei, inserì la
cassetta nel videoregistratore e attese un segnale.
Sullo schermo comparve un Franco emozionato che teneva tra le mani un
microfono a mo’ di conduttore televisivo. I capelli
leggermente mossi dal vento e un sorriso magnifico stampato sul suo
viso «E’
accesa?» chiese con insistenza alla
“telecamera” «Non
la vedi la lucina rossa?» Flor riconobbe subito
la voce del gemello, mentre un Franco abbastanza scocciato si schiariva
la voce «Allora
vado?!»
«Si! »
gridò Nicolas, mentre Flor divertita si sbellicava dalle
risate sui sedili comodissimi della sua nuova automobile «Ciao Angioletto!
– sorrise Franco – E non fare quella faccia,
Federico! Mica te la voglio rubare! –
già se lo immaginava, il Freezer con quella sua espressione
super gelosa che minacciava il fratello di un omicidio prossimo a
venire – Scusami,
Flor! Ma il tuo fidanzato è un po’ troppo
possessivo! – fece una pausa – Allora? Dove eravamo? Ah, certo!
Guarda un po’ dove siamo? – Franco le
indicò la casa Fritzenwalden che faceva da palcoscenico a
quell’incredibile messa in scena – Tah-dah, il tuo palazzo! Carino,
vero? E pensare che Federico vuole cambiare casa –
disse sorridendo alla telecamera – E dai, sto scherzando, Fede!
Sorridi un po’ alla vita! Appunto, parlando di sorrisi, Flor,
hai notato anche tu quello di mio fratello quando ha piantato quella
serpe di Delfina sull’altare?
»
«Franco!
» urlò il capofamiglia dalle quinte «Era per arrivare al
dunque! – si giustificò il gemello
– Comunque,
questo era per dimostrarti quanto le persone di questa famiglia siano
cambiate al momento del tuo arrivo in questa casa. Tommy, Maya,
Martìn, Nico, io e Federico –
alzò l’indice a mo’ di maestrino
– ultimo non
per importanza, ma per difficoltà! Quanto ci hai messo Flor
a lavorartelo? Non rispondere, non rispondere che tanto sappiamo
già la risposta! – guardò
un istante la villa e poi ritornò a sorridere
meravigliosamente alla telecamera – La nostra vita è
cambiata, Flor – sospirò –
tu ci hai cambiato! Hai
cancellato il dolore che si era marcato nei nostri cuori dalla morte di
mamma e papà, hai colorato la nostra tristezza in sorrisi,
sei stata come una sorella per noi e in questo video ogni
Fritzenwalden, puro che sia, ti dimostrerà quanto tu abbia
valore nella nostra famiglia, perché tu sei questo, Flor, la
nostra famiglia! »
Lo schermo si oscurò per un istante, per poi lasciare spazio
a una dolcissima cameretta rosa, dove una Maya sorridente sistemava i
libri della scuola ormai finita «Hai
accesso la videocamera, Nico?»
«Sì,
Franco!» la voce scocciata di Nicolas, diede il
via a quell’importantissima intervista.
Maya si accomodò sul letto e strinse uno dei suoi peluche
con un enorme sorriso stampato in faccia. Ormai era lei la diva della
telecamera, dato che Franco aveva raggiunto i suoi collaboratori nel
backstage «Cosa
devo dire, Flor? – fece un O.K. – Ci hai dato dentro di brutto!
Streghe K.O.! Ti auguro tutta la felicità di questo mondo,
te la meriti! Sei stata come una sorella maggiore per me e per tutti i
miei fratelli, con tutti i tuoi consigli, i tuoi esempi e le tue
chiacchiere! – sorrise – Quelle non potevano mica mancare!
– Flor si portò una mano al cuore – Hai cambiato la nostra vita, hai
cambiato tutto di noi! Ci hai insegnato che cosa volesse dire amare, ci
hai fatti sentire importanti, apprezzati, ma soprattutto amati!
– mostrò alla videocamera un orsacchiotto rosa
– Ti ricordi
Osito? Me lo ha regalato, Tuti, il mio fidanzato! E’
soprattutto grazie a te, Flor, che io e Matias siamo potuti stare
insieme! Tu hai creduto nel nostro amore e hai permesso di scrivere un noi
alla nostra storia e te ne sarò grata per tutta la vita –
si alzò pian piano dal letto e schioccò
dolcemente un bacio sulla telecamera – Grazie, Flor!»
Lo schermo si oscurò ancora una volta.
Flor si asciugò le lacrime che avevano iniziato a rigarle il
viso. Quanta tenerezza nelle parole di Maya, la prima persona a credere
in lei al momento del suo arrivo, la sua compagna, la sua amica di
sempre, la sua sorellina minore!
Quanti ricordi avevano condiviso in quella stanza, quante conversazioni
segrete su amori nascosti. Maya, Matias e lei, Federico.
All’apparenza due amori impossibili, ma in realtà
l’uno il riflesso dell’altro, con una prospettiva
ben diversa per il futuro. Perché ora i sogni si erano fatti
realtà, ora il loro amore era uscito allo scoperto, aveva
visto la luce. Ora amori credibili, veri, ma soprattutto felici.
Ora a prendere il posto di protagonista c’era Nicolas «Ciao, Flor!»
salutò con la mano l’hacker di casa «Dimmi se registra,
Nico» lo interruppe nuovamente Franco «Santo Cielo!
Sì, sta registrando!» il tono
scocciato del gemello ammutolì definitivamente lo sportivo «Eccomi, Flor!
Perdonami, ma Franco è un buono a nulla in campo
multimediale, comunque, sai che sono un uomo di poche parole»
«Uomo»
canzonò Franco che si ricevette un bello sguardo fulminante
dal fratello «Sono
un UOMO di poche parole, per tanto non offenderti se il mio discorso
sarà breve. – fece una pausa e poi
sorrise – Grazie!
E lo dico dal profondo del cuore – si
portò una mano al petto – Prima che tu arrivassi tra la
nostra famiglia, la mia vita era una monotonia totale, passavo intere
giornata appiccicato al computer, cercando di trovare un qualcosa che
mi facesse sentire a mio agio, importante, ricercato, è
l’aggettivo giusto! Qualcosa che colmasse l’assenza
di mamma e papà – fece una pausa
fissando il vuoto – ma
tu hai aiutato me e i miei fratelli a guardare la vita sotto
un’altra luce, ci hai fatto capire che la vita non
è solo dolore, ma è anche euforia, allegria ed
energia! Se non ci fossi stata tu, forse, non sarei mai riuscito a
uscire da quel tunnel di solitudine che mi ero creato in rete e forse
ora, non sarei qui a sorridere, a cantare, ma soprattutto ad
amare!»
Quanto amava i suoi ragazzi? Avrebbe fatto di tutto per vederli felici
ed ora? Ora stavano facendo loro qualcosa per renderle la vita
migliore!
Era assurdo quanto una semplice parola come un grazie, potesse
nascondere emozioni indescrivibili. Era assurdo fare tanto senza
compromessi e ricevere tanto quanto dato, se non anche di
più!
Probabilmente, se lei non avesse conosciuto i Fritzenwalden non sarebbe
la persona meravigliosa che tutti definivano. Era lei che doveva
ringraziare i suoi ragazzi per il loro amore, il loro affetto e per
tutte le piccole felicità che le regalavano ogni giorno. Era
lei che giurava sulla sua vita di prendersi cura di quegli orfanelli,
compiacerli e vederli crescere, aspettando che anche per lei il tempo
passasse, lasciando i segni di quell’interminabile rapporto
che non univa più bambini e bambinaia, bensì
bambini e amica.
Parlando di bambini, i tre pargoletti di casa, occuparono tutto lo
schermo. Martìn sullo sfondo della playroom con un vassoio
di dolci tra le mani e la piccola Roberta intenta nel portare
Tomàs sul divano. Tomas, il birbante di famiglia, che
scherzava su tutto e su tutti, come in quel momento. Linguacce e
espressioni buffe erano il suo linguaggio preferito davanti ad una
telecamera, che Nicolas, probabilmente stava filmando.
Quando anche i due “mocciosetti” di casa
raggiunsero il Freud della situazione, l’intervista
iniziò. I tre bambini si guardarono in cerca di colui che
avesse sciolto il ghiaccio per primo. Tomas faceva il finto tonto,
Martìn giocherellava con la sua maglietta arancione e
Roberta, beh, fu lei a rompere il ghiaccio con il suo atteggiamento
peperino «Dobbiamo
parlare alla telecamera? - chiese
indicando il monitor - Ciao
Flor! Ci hanno detto che dobbiamo dire delle cose su di te e vedendo
questi due macachi, parto io! A parte che sei una grande e ti stimo al
massimo! Finalmente sei riuscita a far sciogliere quel ghiacciolo di
Federico, eh? Te lo avevo detto io, te lo avevo detto, ma tu no!
“Il nostro è un amore impossibile” –
canzonò sotto i sogghigni dei “dietro le
quinte” – Ma
adesso stai per diventare una principessa con il suo principe azzurro,
come hai sempre sognato, e prega anche tu le fatine per trovare il mio,
chiaro? – fece spallucce – Con te a funzionato! E comunque
principi e fate che siano, ti meriti tutta questa felicità,
perché sei buona, buona come la Nutella! E i buoni vincono
sempre, no? – sorrise alla telecamera
– Ah, grazie,
Flor, per me sei stata e sei tutto: un’amica, una sorella,
una zia, una mamma … Mi hai accolta e hai creduto in me
…»
«E taci un
po’, pettegola che non sei altro! –
Flor sorrise – Vuoi
far parlare anche noi, sì o no?!»
chissà se questa volta il piccolo birbante di casa aveva
fatto tacere per sempre la sua amichetta?
«Fai come vuoi!
– si alzò e mandò un bacio alla
telecamera – Flor,
non dargli retta, sono uomini!» e si
allontanò saltellando dalla telecamera «Senti chi parla,
donna!» rispose infastidito il più
piccolo dei Fritzenwalden, poi dopo un’accurata sistemazione
dei capelli dorati, si schiarì la voce «Flor, ti voglio bene
– sussurrò mentre la bambinaia di casa tratteneva
a stento le lacrime – so
che non sono un bravo bambino, che adoro fare scherzi e a volte sono
anche un po’ cattivo, però questo sono io e tu mi
hai sempre detto di non nascondere mai le proprie emozioni e i propri
desideri! Sai – si portò un dito al
mento – l’altro
giorno pensavo a ciò che vorrei fare da grande! Ho pensato
ai miei scherzetti, ai miei giocattoli e ai miei ragnetti …
bisogna inseguire i propri sogni, giusto? Ed io li seguirò,
sarò uno scienziato di insetti»
«Biologo,
scimunito!» sogghignò Martin,
afferrando un dolcetto dal vassoio «E
taci, cretino!»
«Tomas! Le
parole!» grugnò Federico.
Flor era imbambolata a vedere quella famiglia che tanto
l’aveva apprezzata, quella che ora era la sua famiglia.
Battibecchi, carezze, scherzi e abbracci avrebbero fatto di tutti quei
caratteri così diversi uno stile di vita e allora
sì, che trascorrere insieme le giornate, tra pace e amore,
sarebbe stato divertentissimo.
Sorrise quando vide il piccolo Tommy scagliarsi furioso sul genio di
famiglia.
Il monitor divenne nero fino a quando il viso spettinato di Tomas
ricomparve con due occhioni nocciola che supplicavano perdono «Scusa, Flor! Piccolo
litigio – guardò in alto – stavo dicendo? Ah sì,
seguirò il mio sogno solo e soltanto grazie a te!
Perché se i tuoi sogni si sono realizzati, allora anche i
miei lo saranno, no? Tanto le fatine esistono anche per me e le
pregherò giorno dopo giorno e pregherò
così anche il mio papà e la mia mamma, che dal
Cielo mi proteggono, ma soprattutto pregherò per te, Flor,
per la mia mamma del cuore – sorrise scuotendo
i capelli biondi –
Ti voglio bene come se fossi la mia mamma!»
Fu in quell’istante che Florencia scoppiò in
lacrime. Non aveva mai osato definirsi mamma e nessuno
l’aveva considerata tale fino ad ora. Tomas, il suo piccolo
Tommy, l’aveva appena chiamata mamma, come ciò che
forse era o sarebbe stata. Mamma, la donna più importante
nella vita di una persona, la donna che avrebbe venduto anche
l’anima per aver un sorriso del suo bambino, la donna che si
sarebbe presa cura del cuore del suo pargoletto fino alla morte, se non
anche oltre. Mamma era ciò che era diventata per i
Fritzenwalden.
Si portò una mano al ventre «Mamma» sussurrò
quando ancora le lacrime le divoravano il cuore
«Flor, non
è che questa tua buona riuscita porti la tua psicologia a
disturbi bipolari? – Martìn si
sistemò gli occhiali – Sto scherzando, Flor! Non sono
più il Freud di una volta, sono solo un adolescente meno
complessato i cui studi compiacciono la psicologia umana e tu ne fai
parte! Statistiche a livello mondiale dimostrano che
l’allegria è la cura a tutto e tu sei stata la
nostra cura! Con la tua euforia cronica hai colmato il nostro profondo
senso di abbandono, ci hai fatti divertire, giocare, scherzare, e
rallegrare la vita! Ma soprattutto ci hai accompagnati in tutto e per
tutto, come una mamma, la nostra mamma! Te ne saremo grati per sempre,
Flor!» improvvisamente dal retro del divano
bianco uscirono allo scoperto tutti i Fritzenwalden «Ti vogliamo bene,
Flor!» urlarono all’unisono, mentre
una cascata di coriandoli colorati riempiva la palyroom. Nicolas,
Franco, Maya, Martin e i due nanerottoli di casa si abbracciarono,
soddisfatti di aver dimostrato tutta la loro gratitudine e il loro
amore per quella bambinaia un po’ pazza che li aveva cambiato
la vita dal giorno in cui, in una sera di ottobre, aveva messo il piede
nella loro casa. Un ricordo che sarebbe rimasto impresso nei loro cuori
per tutta la vita.
E Federico?
Flor osservò i volti felici dei suoi ragazzi, cercando di
individuare il suo Principe Azzurro, con l’intento di
incrociare i suoi occhi color miele nei quali avrebbe desiderato
perdersi ancora una volta, ma di lui neanche l’ombra.
Il Principe non c’era!
Ma non c’era sicuramente da preoccuparsi, perché
probabilmente un Federico emozionato stava riprendendo compiaciuto
tutta la scena dimostrando ancora una volta di essere bravo in tutto «Il mio
Freezer» singhiozzò Florencia
commossa di fronte a quell’indescrivibile dimostrazione
d’affetto, mentre lo schermo s’incupiva nuovamente.
Ora, finalmente, un Federico in smoking nero, teneva tra le mani un
mazzo di calle e garofani. Gli occhi color miele fissavano la
telecamera con un'espressione dolce, quasi nervosa per tutto quello che
stava per accadere.
Flor si portò una mano al cuore quando il suo Principe si
schiarì la voce «Flor,
amore mio, ora siamo soli, più nessun Fritzenwalden tra le
storie e – sospirò dispiaciuto
– perdonami,
ma non sono mai stato bravo con i discorsi e tu lo sai bene - si
guardò attorno nervoso
- ma
- sorrise guardando il meraviglioso bouquet che teneva tra le mani - ma in un certo senso te lo devo
e ti devo questo e altro, mio piccolo Fiore. Pensare che quando
arrivasti in questa casa ero contrario al vedere tutta quella tua
euforia, quell'allegria magica che emanavi. Giravi e giravi per la mia
casa con tutti i tuoi colori, la tua simpatia, tutta quell'energia
talmente frizzante da dipingere di fantasia tutto intorno alla mia
famiglia, ma sopratutto intorno a me! E ti odiavo - Flor
sorrise divertita ancora tra le lacrime - ti odiavo perché ti
amavo. Eri come una bacchetta magica che una fata incantata agitava per
realizzare ogni mio desiderio più profondo, e ti amavo! Se
parlavi mi bloccavo, se ti muovevi, rimanevo incantato e se sorridevi -
sorrise divertito - beh,
se sorridevi mi scioglievo come un ghiacciolo al sole! Non dici
così tu?! - Flor si morse il labbro - E tu, che con la tua allegria e
le tue pazze idee avanzavi verso di me, nel buio del mio cuore e nel
freddo della mia anima, sei inciampata nei miei pensieri e da
lì, non c'è più stata via d'uscita! -
colse uno dei fiori del mazzo - Flor,
amore mio, l'amore spera ogni cosa, copre ogni cosa! Insieme abbiamo
passato momenti meravigliosi e orribili, abbiamo sperato, desiderato e
continuato a sognare la nostra felicità e abbiamo combattuto
per questa, perché è così il nostro
amore, mia piccola Flor, è guerra e passione, è
una battaglia dolce e ricca di imprevisti che la vita ci ha posto e ci
porrà in futuro. Ma noi ci amiamo, Flor e, sono sicuro, che
riusciremo a vincerli. Insieme. - lacrime di
felicità nuovamente le rigarono il volto - Io sono io, tu sei tu, che ne
dici, Florcita, costruiamo un noi?» il monitor
si spense. Flor si guardò attorno emozionata, divertita con
quelle pesanti lacrime che ormai volevano far parte del suo viso,
rendersi automaticamente partecipi della felicità che
impregnava dolcemente i polmoni della giovane. Lacrime che le
scendevano sul viso come segni indelebili, plasmabili e incantati,
perché un momento così mai si sarebbe potuto
dimenticare. Nessuno sarebbe stato in grado di cancellare
l’emozioni nel suo cuore, poiché intense,
indelebili, rosee e febbrilmente felici. . Si
portò una mano alla bocca, cercando di bloccare l'euforia
che le stava divorando il cuore «Ah,
Federico, quanto ti amo!»
L’eliporto era ancora come se lo ricordava: immenso in una
distesa prateria verde delle pampas.
Matias la salutò, augurandole il meglio, finchè
una Signorina la fece accomodare sullo stesso elicottero che mesi prima
aveva affittato per il suo Principino.
Il viaggio fu eterno, sembrava non volesse terminare. Le colline solari
delle praterie accompagnavano dolcemente i pensieri di Flor. Finalmente
nella sua vita si stava aprendo uno spiraglio di luce, quanto era
cambiata la sua vita dall’incontro con i Fritzenwalden? Aveva
sperato, aveva sognato, aveva incontrato persone deliziose che le
avevano aperto il cuore, am soprattutto aveva incontrato
l’Amore, un amore che ora aveva un nome marcato nella sua
anima: Federico!
Quanto avevano dovuto lottare, quanto odio procurare e quanta tristezza
soffrire per raggiungere la felicità? Malala e Delfina erano
solo un esempio di tutto il dolore che aveva straziato le loro vite, ma
ora, ora tutto stava prendendo una piega diversa ed era sicura, che con
l’aiuto dei suoi ragazzi e l’appoggio della madre e
delle fatine, sarebbe stato un sogno, un sogno che era
realtà.
L’elicottero atterrò su una spiaggia immensa, ma
il buio della notte ne scuriva ormai la bellezza tropicale. Solo la
luna sembrava offrirle la sua compagnia, riflettendosi dolcemente nel
mare. Diamante lei e luce lui: un amore infinito.
Prima di ripartire nuovamente, la Hostess le consegnò una
busta dorata, le cui scritte la invitavano ad aprirla solo dopo aver
attraversato il “Sentiero dei Sogni”.
Alzò lo sguardo eccitata dall’invitante sopresa
che la stava per invadere e si imbatté in un meraviglioso
cammino di garofani bianchi, il cui profumo dolciastro, inebriava
l’intera atmosfera
romantica.
Con uno smagliante sorriso sulle labbra, iniziò a percorrere
quella strada dei desideri, sperando di incontrare al più
presto l’uomo dei suoi sogni.
Ma il tempo passava e i garofani sembravano non finire, come
quell’attesa che dolcemente la stava torturando. I suoi
saltelli entusiasmanti si erano man mano trasformati in passi lenti e
stanchi, fino a quando arrivò su una scogliera. Sembrava la
fine di tutto, la fine del mondo.
Il profumo di salsedine le invase l’anima, mentre il suono
delle onde infrante le echeggiava nella mente. Si lasciò per
un istante trasportare da quella dolcezza infinita, poi, ritrovato
l’entusiasmo, aprii la busta e sussurrò quelle
intense parole al vento
“Con la tua
immagine e con il tuo amore, benché assente, sei ogni ora
presente. Non puoi allontanarti oltre il confine dei nostri pensieri,
perché noi siamo ogni ora con essi, ed essi con noi.
Dubita che le stelle
siano fatte di fuoco, dubita che il sole si muova, dubita che la
verità sia bugiarda …”
«Ma del mio
amore non dubitare affatto – la voce profonda di
Federico donò a quell’incanto un tocco di magia in
più. Flor si voltò emozionata incontrando come
per la prima volta gli occhi color miele tanto amati e bramati. Quegli
stessi occhi che per tanto tempo aveva sognato e desiderato. Quegli
stessi occhi che ora la fissavano con amore profondo «Federico …
» riuscì a malapena a sussurrare,
prima che il giovane le cingesse la cintura con le sue forti mani «Perché i
nostri cuori sono così vicini che, con il tuo cuore e con il
mio cuore, si può costruire un unico cuore»
la distanza tra le loro anime, così come quella tra i loro
volti, diminuì a dismisura fino a quando un bacio di quelli
caldi, di un sentimento profondo, sigillò il loro amore.
Un amore sperato, sognato, bramato, desiderato. Un grande amore che ne
il male e le distanze aveva separato. Un amore destinato ad essere
vissuto, ad essere vero. Un amore splendente e ardente come il sole. Un
amore fatto di dolcezza e ambiguità perché i loro
caratteri così diversi si univano alla perfezione nei loro
cuori, cuori che nemmeno gli incantesimi più malvagi
sarebbero stati in grado di dividere. Cuori ora uniti nel bacio del
secolo.
Luna lei e mare lui. Splendente e dolce lei, prorompente e innamorato
lui. Amanti avidi, bramosi, le cui emozioni giocavano intrepide al
suono dei battiti dei loro cuori.
Un bacio tiepido, dolce, di quelli da far tremare le gambe. Un bacio
emozionante, passionale, amabile. Speziato e acerbo al punto giusto,
poiché di un amore nuovo, rinato, sbocciato sotto quella
luna che faceva da cornice alla loro spiaggia.
Baci d’amore, di passione, salati come la brezza marina che
accarezzava dolcemente i loro volti, baci al gusto di salsedine per un
amore il cui desiderio stava per essere appagato tra le onde del mare.
Forse un bacio, ma per loro incantato.
«Ti amo, Flor
– le sussurrò sulle labbra facendola rabbrividire
– ti amo, ti
amo, ti amo, ti amo – accarezzò
dolcemente il volto, e sotto gli occhi emozionati della fidanzata
s’inchinò – Florencia Fazarino
Santillàn, vuoi rendere felice questo Freezer e
sposarlo?» Flor fissò incredula la
scatolina blu che il ragazzo stringeva con uno smagliante
sorriso, dove uno splendido diamantino spiccava in quel
brillantissimo solitario. I suoi occhi color miele persi
nello smeraldo verde dei propri, brillavano intensamente, bagnati dalla
luce della luna, raggiante in quella magica notte d’estate.
«E amarlo ,
desiderarlo, rallegrarlo – gesticolava,
sorridendo al vedere che Federico le inseriva l’oggetto
prezioso – e
se bisogno sgridarlo per tutta la vita? Non so se riuscirai a
sopportarmi. Sono una donna molto pretendente, sai?»
«Questo ed
altro, Flor, anche per tutta l’eternità»
«Beh in tal
caso, - civettò, aiutandolo ad alzarsi e dopo
aver fissato per qualche istante il suo anulare, giocherellò
con l colletto della camicia del giovane – potrei accettare questo
Principino affrettato, solo ad una condizione»
Federico le scostò la frangetta e iniziò a
giocherellare con un suo riccio «E
quale sarebbe questa condizione, Doña Florcita?»
la sua voce aveva un tono piuttosto malizioso «Beh una condizione
semplice, semplice. Un compromesso pratico, accessibile e tante altre
cose … » Federico alzò
incuriosito un sopracciglio «Ad
esempio?»
«Beh, ad
esempio, non so, amare la sua principessa per tutta la vita»
«Semplicissimo»
«Che la
rallegri, la rispetti e l’assecondi in tutto e per
tutto»
«Per
sempre» tentò di baciarla «Aspetta, aspetta, non
ho ancora finito! – alzò
l’indice a mo’ di maestrina – ma cosa ancora più
importante che, questo Principino delle fiabe giuri solennemente di
prendersi cura della sua Principessa e di tutti i pargoletti a venire,
per tutta la vita!» Federico le sorrise,
schioccandole un dolce bacio sul naso «Per tutta la vita, mi
Princesa» sussurrò mentre ancora una
volta si perdeva nel verde smeraldo di quegli occhi che tanto aveva
amato e che avrebbe amato fino alla fine dei suoi giorni.
Finalmente potevano essere felici, niente e nessuno avrebbe ostacolato
quel loro immenso amore.
Finalmente, abbracciati nell’incantevole magia della luna,
potevano vedere riflessi i loro sentimenti, sperando l’arrivo
della loro carrozza verso la realizzazione dei loro sogni
più segreti.
Finalmente si sarebbero sussurrati dolci “Ti Amo”
per tutta la vita, senza rimorsi, rancori e sotterfugi.
Finalmente.
«Che buffo!
– sospirò Florencia tra le braccia del suo
Principe – Ritrovarci
qui, abbracciati, innamorati più che mai, aspettando che
sorga il sole, cullati … » Federico
le accarezzò il viso, dolcemente accoccolato sulla sua
spalla «E’
il nostro amore, Flor»
«Sì,
un amore stupendo! Però, chi l’avrebbe mai detto?
Pensavamo fosse impossibile, che non esistesse speranza per
ciò che provavamo, sembrava fossimo caduti in un profondo
burrone senza luce e poi – sorrise ripensando
alla sorpresa per Federico – e poi quando tutto sembrava
perso, il nostro amore ha vinto, risolvendo ogni cosa per il
meglio» i suoi occhi brillarono nel buio, mentre
una scaglia di goccioline tiepide e dolciastre le rigavano le guance «Perché
piangi, amore mio?» Flor cercò lo
sguardo del suo Principe «Che
sciocco che sei! – si asciugò una
lacrima – non
sto piangendo! Sono lacrime di felicità! – abbassò
gli occhi titubante –
E poi nel mio stato …»
«Quale
stato?» Federico alzò un sopracciglio
intontito, mentre una Flor troppo emozionata, si accarezzava dolcemente
il ventre ancora piatto «Aspettiamo
un bambino»
«Un
bambino?» farfugliò Federico,
improvvisamente inondato da una marea di ricordi negativi. Troppe
bugie, tradimenti, troppi inganni che la sua ex-fidanzata aveva
manipolato per farlo soffrire e perdere ciò che
più amava al mondo: la sua Flor.
Ma Flor non era così! E benché in quel suo animo
fragile, nascondesse qualche piccola bugia, Flor era l’amore
della sua vita e non gli avrebbe mai fatto passare, per nulla al mondo,
ciò che quella strega acida aveva fatto con lui.
Lei lo amava e lo avrebbe protetto a costo della sua vita ed ora,
aspettavano un figlio …
«Sì,
un figlio – sospirò sdegnata Flor,
vista la reazione titubante del ragazzo – lo so, lo so, non ti aspettavi
una cicogna tanto veloce, beh, mi dispiace di aver rovinato i tuoi
piani, mio bel calcolatore cronico … »
«No, Flor –
la zittì posandole l’indice sulle labbra, mentre
un timido sorriso gli colorava dolcemente il viso – Ti sbagli
– le afferrò il viso con entrambe le mani e
fissò lo smeraldo brillante negli occhi di lei
– Che
chiacchierone il mio amore! Un figlio, Flor è la cosa
più bella che mi potessi regalare dopo il tuo amore
- la baciò – Ti amo, Flor!»
la ragazza lo abbracciò incantata «Ti amo anche io,
Federico!»
Ora sì, che un finale felice li aspettava dietro
l’angolo, dove il cogliere l’attimo non era
più una fantasia, bensì la chiara riuscita della
realtà
Ora sì, che la carrozza diretta al Castello li avrebbe
aspettati anche per una vita intera, perché di fretta non ce
n’era..
Ora sì, che sul libro compariva chiaramente il ritratto
della luna riflessa nel mare.
Una luna sognante, timidamente innamorata e un mare impetuoso d'amore.
Lei viveva di lui, del suo mare di emozioni. Era il suo amore a donarle
lo splendore incandescente della notte.
E lui, con occhi innamorati la osservava, invitando ogni passante a
contemplarne la bellezza e a specchiarsi in quell’abisso di
emozioni.
Diamante lei e Luce lui.
ANGOLO AUTRICE:
Ciao ragazze!
Sono tornata con un "piccola" one-shot per augurarvi delle meravigliose
vacanze!
Questo racconto è anche un piccolo regalo per tutte quelle
persone che hanno sempre seguito la mia storia "Il Diario di Flor"
e in attesa della sua continuazione a Settembre ho voluto salutarvi
come si deve ...
con un finale felice!
Un bacione immenso e spero che vi sia piaciuta!!!
Ciao Danicienta
BUONE VACANZE!!!
NB: In questa one-shot ho utilizzato per la "caccia al tesoro" alcune
celebrissime frasi di Shakespeare per aggiungere un tocco di
romanticismo in più ;)
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