I WILL
ALWAYS CHOOSE YOU
1:
Prologo.
Nuova vita,
vecchia casa.
Punto uno:
dimenticare immediatamente il sole di New York.
Se lo era
annotato mentalmente non appena aveva visto le nere e cupe nubi
addensate in cielo e lo aveva capito ancor più chiaramente
quando era atterrata all’aeroporto ed era stata investita da
un violento acquazzone estivo, che, oltretutto, l’aveva
bagnata da capo a piedi nel giro di cinque secondi.
Non
che poi le dispiacesse più di tanto
dimenticare la Grande Mela. Nonostante
infatti avesse sognato fin da piccola di vederla, e magari viverci, si
era accorta vivendola ogni giorno che non era propriamente nel suo
stile tutta quella freneticità e sole perenne ad illuminare
i grattaceli, a cui lei preferiva nettamente le case abituali.
Le piaceva il
bel tempo ma amava anche la pioggia e la tranquillità. Era
stato uno dei tanti motivi che l’avevano spinta ad alzare il
telefono e prenotare un volo di sola andata per Mystic Falls.
Beh, ovviamente
era un motivo molto più importante che l’aveva
portata a quella drastica decisione.
E dopo tutto
era felice così.
Scrollò
le spalle, cercando di togliersi tutta l’acqua possibile di
dosso assomigliando fin troppo ad un cane. Si premurò di
rimanere sotto il portico in modo da non bagnare il pavimento di casa,
sapendo per
fettamente che
se no poi sarebbe toccato a lei pulire visto l’allergia acuta
di Jenna ai lavori domestici.
Sorrise a Rick che le teneva aperta la porta ed entrò
finalmente in casa, lasciando il trolley nell’entrata.
La prima cosa
che percepì distintamente mettendo piede in salotto fu
l'odore familiare di biancheria appena lavata e biscotti alle spezie
che la fece sorridere con un velo di malinconia che, però,
scacciò subito.
La porta si
chiuse alle sue spalle con un tonfo sordo mentre la luce appena accesa
ora le permetteva di guardarsi intorno con
più chiarezza.
Era tutto come
lo aveva lasciato, più o meno. Le
tende color panna, il divano avorio con i cuscini colorati e la
libreria stracolma di cd e libri. No, non era
cambiato poi molto. Forse solo qualche foto e stampa di quadri
famosi in più.
Sorrise,
notando che erano decisamente più del gusto di Jenna che di
quello di Alaric.
- Mi
ha obbligato a metterli- intercettò l’oggetto dei
suoi pensieri l’uomo con un’evidente smorfia di
disappunto in volto. – Se no mi avrebbe mandato in bianco
per…-
- Non penso che
ad Elena interessi, tesoro- lo
interruppe subito con le guance rosse Jenna, calcando
sull’ultima parola .
Si rivolse poi
a lei con un sorriso – Com’è stato il
volo?-
- Passabile,
anche se con un po’ di turbolenze-
Si
lasciò cadere sul divano
respirando
nuovamente l’aria di casa, mentre Alaric scompariva in
cucina.
Il divano si
abbassò al suo fianco, sotto il peso di un altro corpo pochi
secondi dopo. Si voltò, trovandosi davanti il volto di sua
zia che le sorrise.
Sapeva che se
anche non lo diceva apertamente le era mancata. Era nel carattere
orgoglioso dei Sommers cercare di dimostrarsi sempre forti, e lei aveva
decisamente ereditato quel tratto.
Calò
un momentaneo silenzio nella stanza e il dubbio che l’aveva
tormentata per tutto il volo e le settimane precedenti tornò
a farle visita con una certa insistenza.
- Sicura che
posso restare?- domandò nuovamente, risultando ripetitiva e
noiosa alle sue stesse orecchie . Ok, doveva essere circa la
duecentesima volta che glielo chiedeva da quando era venuta a prenderla
all'aeroporto circa un'ora prima, ma non ci
poteva fare niente: era nel suo dna pensare anche al bene degli altri,
oltre che al suo. Anzi, il più delle volte metteva quello
altrui davanti al proprio e non sempre era stato un vantaggio, come
dimostravano molti eventi non proprio piacevoli della sua adolescenza.
Come quando aveva
accettato di aiutare a mettere a posto lo spogliatoio femminile al
posto di una sua compagna ma, a causa di un black out, vi era rimasta
chiusa per due ore. Oppure come quando aveva cercato di recuperare una
palla finita su un albero a dei bambina ed era caduta rompendosi
il braccio, rovinandosi le vacanze estive. Una sana dose di egoismo non
fa mai male, era solita ripeterle con tono canzonatorio Caroline in
quei momenti e forse non aveva tutti i torti.
Era un altro
punto che avrebbe dovuto mettere nella lista delle cose da cambiare.
Punto due:
pensare un po’ più a se stessi che agli altri;
aggiunse.
- Che razza di
domanda è? – la interruppe inchiodandola con il
suo sguardo chiaro, appoggiandosi con un braccio alla testiera del
divano.
- Perché
se no, guarda che posso and..- continuò
titubante stringendosi nelle spalle, andando contro
l’obbiettivo che si era appena prefissata.
D’altronde non si poteva cambiare mica da un momento
all’altro. Jenna però la interrupe dopo poche
parole.
- Certo che sono sicura!- sospirò esasperata alzando gli
occhi al cielo.
Si morse
colpevolmente il labbro inferiore, proprio come faceva da bambina
quando combinava qualcosa. Doveva essere almeno la centesima volta che
glielo chiedeva. Si rendeva conto di essere snervante e ripetitiva ma
l’ultima cosa che voleva era dare fastidio.
- Davvero? Si, insomma- la guardò ancora indecisa,
umettandosi le labbra - Vista la situazione non vorrei essere di
impiccio- proseguì con una semplice alzata di spalle al suo
indirizzo.
Ancora faticava
a credere che alla fine quella eterna ragazzina di sua zia e quel
testone del suo ex professore di storia avessero deciso di mettere la
testa a posto: si sarebbero sposati la seconda domenica di agosto.
E , nonostante
tutte le rassicurazioni che entrambi le avevano fatto, aveva paura di
intromettersi nell’intimità della loro nuova
alcova o, peggio, fare da terza incomoda durante i loro momenti
sdolcinati.
Non ci teneva
proprio a beccarli in atteggiamenti intimi ogni volta che svoltava un
angolo.
Ricordava
ancora alla perfezione la telefonata che avevano avuto neanche due
settimane prima. Era stata proprio durante
quella chiamata che l'aveva avvisata del suo ritorno ma quando sua zia,
con entusiasmo palpabile e voce squillante, le aveva dato la lieta
notizia si era sentita un po' in colpa.
Le era sembrato quasi di violare la loro intimità, ma Jenna
l'aveva tranquillizzata dicendole che le faceva piacere riaverla a casa
e che tanto, con l'arrivo di Jeremy, sarebbero stati comunque in
più di due in casa.
Già,
Jeremy. Il suore le si strinse in una morsa dolce a quel pensiero.
Sarebbe tornato per le vacanze dal campus fra una settimana e non
vedeva l'ora di riabbracciarlo, visto che era da Natale che non lo
vedeva.
- Sicurissima, sei la mia nipotina un posto per te lo trovo sempre- le
sorrise maternamente, circondandole le spalle con un braccio.- E poi
ricordati che questa è casa tua, qualunque cosa succeda-
sussurrò, ricordandole che prima o poi avrebbe dovuto dirle
il vero motivo per cui era tornata. Non sarebbe bastato in
eternità la mezza verità della sua inadeguatezza
a New York.
Ricambiò
l'abbraccio, riassaporando quel calore familiare che le era mancato
soprattutto negli ultimi mesi.
- Avanti Rick,
esci da lì dietro - affermò poi Jenna lanciando
un cuscino contro la porta scorrevole, semichiusa, della cucina da cui
spuntò l’uomo che lo afferrò
prontamente.
- Il momento
sdolcinato è finito?- chiese con un sorriso divertito sulle
labbra tenendo fra le mani il cuscino rosa antico.
- Si -
ridacchiò lei.
- E poi sono
felice di preparare di nuovo la colazione per
più di due persone, mi ero stufato di preparare sempre e
solo frittelle per Jenna. - scherzò lui.
- Ehi-
mormorò offesa la diretta interessata.
- Mangi ancora
i cereali con il latte tiepido , vero? -
- Certo -
- E' meglio che vada a farmi una doccia prima che mi prenda un malanno-
affermò sorridente come da tanto non era, alzandosi e
afferrando il bagaglio a mano.
Al resto delle
valigie ci avrebbe pensato dopo o magari anche il giorno successivo.
- Ok, io penso alla cena!- saltellò su allegra invece Jenna,
dirigendosi decisa verso la cucina.
Elena si scambiò un’occhiata preoccupata con
Alaric, sbarrando gli occhi.
Le sue doti
culinarie non erano mai state un granché, motivo per cui era
sempre stato Rick a cucinare, e dubitava fortemente che fossero
migliorate con gli anni. Anche perché nel caso di Jenna era
necessario un miracolo o roba simile.
- Ehi, non guardatemi così! Guarda che Rick mi ha dato
qualche lezioni- ribatté piccata e imbronciata, incrociando
le braccia sotto il seno.
Ricordava
ancora perfettamente i suoi toast con la crosta abbrustolita o l'odore
di frittelle al miele bruciate.
No, decisamente non era una buona cuoca.
- L'ultima volta Jeremy
ha rischiato l'intossicazione - le ricordò inarcando un
sopracciglio scuro .
- E’ stato un fortuito incidente- si difese la donna
stringendosi risentita nelle spalle.
- Sei riuscita perfino a provocare un blocco intestinale al cane
– le venne in soccorso Rick, non riuscendo però a
trattenere una mezza risata.
- Ok, va bene. Ho capito, andiamo a mangiare una pizza fuori - rise
anche lei alzando le mani in segno di resa.
- Datemi il
tempo di una doccia veloce –
- Io intanto
chiamo il ristorante per prenotare un tavolo –
affermò lui, andando a prendere il telefono portatile.
Continuando a sorridere iniziò a salire le scale diretta
verso il bagno. Le ci voleva proprio una doccia.
-Ah Jenna?- la chiamò poi giunta ormai al secondo piano,
sporgendosi dalla balaustra delle scale.
-Si?- alzò il capo nella sua direzione.
- Anche tu mi sei mancata- mormorò vedendo aprirsi sul volto
a cuore della donna un sorriso dolce.
Era
bello
essere tornata a casa.
****************
Appoggiò
i gomiti sul bancone, percependo il freddo del legno sulle braccia
lasciate nude dalla sola canottiera rossa che indossava.
L'acquazzone
aveva lasciato il posto a un caldo piacevole e una brezza leggera
appena percepibile che l’aveva indotta a vestirsi leggersi.
Seduta su uno
degli alti sgabelli lasciò vagare lo sguardo per il locale,
la guancia appoggiata sul palmo della mano. Era annoiata, ecco, ma di
andare a casa a dormire non ne aveva molta voglia.
Aveva aggiunto
un terzo punto alla lista: divertirsi.
Non
che prima non lo facesse, ma da quando i suoi erano morti aveva perso
quel velo di follia nel buttarsi nelle cose che l’aveva
sempre caratterizzata e aveva preferito badare a suo fratello. Ora era
tempo di tirarlo fuori nuovamente.
Il Grill non era molto affollato quella sera, forse complice anche
l'ora tarda.
Tamburellò
le dita sul legno lucido seguendo il ritmo della canzone in sottofondo.
La piccola
orchestra , composta da
si e no mezza dozzina di musicisti, ora stava suonando una melodia jazz
lenta in attesa che il cantante tornasse dalla sua momentanea pausa.
Continuò a guardarsi intorno, trovando il locale molto
cambiato per quello che riuscì a vedere nella penombra delle
luci soffuse.
Le pareti erano state ridipinte di un azzurro intenso in netto
contrasto con i tavolini neri.
Il barista le
si avvicinò con calma distogliendola dai suoi pensieri,
chiedendole cosa volesse ordinare.
Ordinò una semplice coca-cola beccandosi un'occhiataccia
indignata dall'uomo, decisamente abituato a servire super alcolici a
quell'ora della notte.
Si sarebbe dovuta vedere con Caroline dopo cena, ma
all’ultimo minuto la bionda aveva disdetto per un improvviso
servizio da montare. Ormai davanti al locale, che sarebbe dovuto essere
il luogo di ritrovo, si era decisa ad entrare per bere lo stesso
qualcosa e passare un po’ di tempo.
Il barista, che non aveva mai visto prima di allora, le
servì con sguardo scettico la bevanda facendola scivolare
sul legno tirato a lucido del bancone fino a lei che lo
ringraziò con un timido sorriso.
Giocò
con la cannuccia colorata smuovendo il ghiaccio per poi berne un
pò, continuando ad osservare le persone nel locale.
La metà di
esse le erano totalmente sconosciute, mentre aveva riconosciuto solo
alcune sue ex compagne di liceo con cui non era andata mai
particolarmente d'accordo che l'avevano salutata quando era entrata.
Prese lentamente un altro sorso della sua bibita.
- E' libero?- domandò all'improvviso una voce maschile,
bassa e suadente, lievemente strascicata.
Annuì,
senza neanche curarsi di alzare lo sguardo per vedere chi era, restando
voltata di tre quarti verso il palco, troppo presa dal maledire
Caroline per averle dato buca.
- Il solito,
Jim - lo sentì affermare poi con voce insufficiente, quasi
cantilenata.
Fu l'occhiata incuriosita e indagatrice che percepì sulla
sua pelle che le fece avvertire una presenza al suo fianco.
Si
voltò verso lo sconosciuto ma invece lo trovò
intento a fissare da tutt’altra parte. Se lo doveva essere
immaginato, le ore di viaggio iniziavano a farsi sentire probabilmente.
Perse comunque
qualche attimo a fissarlo. Era un ragazzo più o meno della
sua età, ma tutto ciò che riuscì a
vedere, a causa della sua posizione e delle luci soffuse, furono una
camicia scura leggera e un sorrisetto fastidioso, oltre a dei capelli
corvini. Aveva lo sguardo fisso sul suo bicchiere pieno di liquore,
cosa che non le permise di vederlo bene in volto.
Tuttavia, lui
dovette percepire il suo sguardo perché sorrise sbiecamente,
quasi compiaciuto.
- Portane uno anche a lei, va - la indicò con un gesto del
capo ridacchiando, indignandola lievemente per quel suo modo sbruffone.
Il barista le posò davanti in meno di un secondo un
bicchiere dello stesso liquore, felice che avesse ordinato qualcosa di
più forte della sua coca-cola.
- No, grazie – rifiutò cercando
di essere il più gentile possibile, respingendo il bicchiere
di liquore ambrato verso il ragazzo al sua fianco.
Il ragazzo, che
solo in quel momento notò di sfuggita avere gli occhi
chiari, si voltò quasi totalmente nella sua direzione.
- Eppure sembri
averne decisamente
bisogno- affermò con una sfumatura saccente
nella voce.
- E sentiamo,
Mr- sono-bravo-a-leggere-le-persone, cosa te lo fa capire?- chiese
pungente e sarcastica, guardandolo con un sopracciglio inarcato. Di
solito non rispondeva così, se non quando una persona la
provocava particolarmente.
Lui, tuttavia,
sembrò divertito dalla sua risposta.
- Sei seduta da
sola al bancone del bar e non ad un tavolino quindi: O sei una
solitaria o qualcuno ti ha dato buca. E visto la tua espressione
seccata direi più la seconda- le spiegò con
espressione ovvia.
- Salute!-
affermò un secondo dopo sorridendo accattivante prima di
finire il liquore restante in un sorso e risospingere con la mano
libera il bicchiere verso di lei, ignorando bellamente ciò
che gli aveva appena detto.
Come diavolo
l’aveva capito?
- In
verità, dovevo vedermi con una vecchia amica ma
all’ultimo momento ha dovuto disdire per motivi di lavoro- ci
tenne a precisare. Non ci teneva proprio a sembrare una ragazza a cui
gli uomini davano buca, anche se non ne sapeva bene il motivo. In fondo
quello era solo uno sconosciuto.
Giocò
con il bicchiere che le aveva offerto , indecisa se berlo o no.
- Sei appena
arrivata in città?- cambiò repentinamente
discorso, tornando a guardarla.- Non ti ho mai vista e io conosco
praticamente tutti qui- le lanciò un mezzo sorriso sicuro di
se.
- In un certo senso - ridacchiò enigmatica e divertita da
quella mezza verità ,spostandosi una ciocca di capelli da
volto e guadagnandosi un’altra sua occhiata intrigata.
In un certo
senso era vero, dopotutto.
Alzò
lo sguardo .
Il barista si
era allontanato e ora stava asciugando alcuni bicchieri mentre il resto
del Grill era occupato da persone in solitudine e da qualche rara
coppietta liceale imboscata negli angoli più bui e
riservati. Praticamente erano rimasti solo loro al bancone.
- Benvenuta, allora - affermò lo sconosciuto con un ghigno,
inclinando il suo secondo bicchiere verso di lei.
Ma si, per una
volta poteva fare uno strappo alla regola. Alzò anche lei il
bicchiere e lo scontrò contro il suo, in un muto brindisi.
Se lo portò poi alle labbra, bevendolo tutto in un sorso.
Percepì il bruciore dell’alcool giù per
la gola che le diede, stranamente, una strana euforia.
Il ragazzo al
uso fianco cambiò
postura, girandosi di tre quarti verso di lei, permettendole ora di
vederlo un po’ meglio in volto.
Aveva dei
lineamenti decisi ma anche dolci, labbra carnose e dei sorprendenti
occhi azzurri, tendenti al grigio.
- Un altro
giro?- le chiese inclinando il volto verso destra, in un sussurro che
sapeva di malizia e caccia.
Annuì
decisa senza neanche un attimo di riflessione, sentendosi
già la testa un po’ più leggera.
C’era
un altro punto da aggiungere alla sua lista: carpe diem.