Angelus
Eccomi qui,
pronta e muta come un pianoforte,
pettinata e vestita
come un angelo da collezione.
Mi
guardo ancora una volta allo specchio, controllando di
essere a posto. Un ultimo tocco di mascara, un po’ di
ombretto ed eccomi, sono
pronta.
Le
mie labbra si increspano in un sorriso amaro: già, come
se un po’ di trucco lo convincesse a lasciare la moglie.
Mi
alzo in piedi cercando di non spiegazzare il vestito
nuovo, anche se so bene che non servirà a niente; scruto
fuori dalla finestra e
lo vedo, è quasi arrivato al portone.
Pettino
ancora una volta i capelli e poi mi preparo per
andargli ad aprire.
Non c’è sentimento
che non sappia desiderare;
anche una luce piccola basta,
io so farla bastare.
Io so farla bastare.
Sono
innamorata di lui, il nostro rapporto non è una banale
relazione clandestina di qualche settimana, ad essere fortunati mesi.
Siamo
amanti da un anno e mezzo: inizialmente erano incontri fugaci,
distratti, ma
con il tempo hanno cominciato a far parte della quotidianità.
Ed
è per questo che io ancora ci spero, perché non
siamo due
sconosciuti che si incontrano solo per il sesso. Noi parliamo, abbiamo
interessi in comune, ci piace addormentarci abbracciati.
Non
sono da biasimare, quindi, se continuo a mantenere
accesa una piccola luce.
Alla mia volontà affamata
tu parlavi gentile:
voglio dirti che le parole
non mi bastano più.
Con
il tempo ha cominciato a promettermi che avrebbe
lasciato Asteria, dal momento che il loro matrimonio stava ormai
naufragando.
Ho visto sua moglie qualche giorno fa e non mi sembrava sconvolta
né tantomeno
infuriata.
Le
sue parole cominciano ad apparirmi vuote, proferite
banalmente solo per ricordarmi che potrebbe avere chiunque, ma ha
scelto me.
Mi ama.
Sorrido
amareggiata pensando a come, ai tempi di Hogwarts,
avrei reagito sentendomelo dire. Avrei saltellato allegramente per la Sala
Comune? Lo avrei abbracciato con foga,
mostrando tutto l’amore che non riuscivo ad esprimere a voce?
Mi sarei vergognata
sapendo che la me futura non era nemmeno arrossita, ma si era limitata
a
sbuffare due parole in risposta?
-
Era ora.
Avrei
odiato questa Pansy.
Così vengo nel nome
delle carezze dimenticate,
parole femmine scompagnate
sul fango selciato del mondo.
Nonostante
le sue vane promesse, non appena avrà varcato
questa soglia io mi getterò tra le sue braccia, cercando
carezze e baci, e poi
ancora baci e carezze, fino a sentirmi piena di lui.
In
fondo, sono rimasta la stessa: sciocca, imprudente,
talmente schiava dei sogni da non riconoscere la realtà.
E
allora? La realtà è che Draco Malfoy ha sposato
un’altra.
Non è forse meglio sognare?
Voglio
proprio vedere se qualcuno si azzarderebbe a dire il
contrario, al posto mio.
Ma tu lo senti o no
l'esatto suono delle mie ragioni?
Lo capisci cos'è
la rinuncia al pudore?
Ho
gettato il mio pudore al vento, rischiando di diventare
l’amante di una notte, ma a quanto pare mi è
andata bene; sempre se con “bene”
si possa definire la mia situazione.
Chissà
se lui ricorda la prima volta che abbiamo ceduto alla
passione; o forse è meglio parlare di amore,
perché non sono certo più bella e formosa di
Asteria. Tuttavia, potrebbe non
essersi trattato nemmeno di amore: nostalgia per ciò che non
era mai successo?
Ridevamo
come due vecchi amici che si erano appena
incontrati dopo tanti anni, ricordando tra una pinta di Burrobirra e
l’altra
quanto fossero sudici i vestiti dei Weasley o come odiavamo Daphne
quando si
impuntava a voler essere la ragazza più bella della Casa.
Poi mi ha preso una
mano, ha pagato il conto e mi ha chiesto di seguirlo.
Un
bacio, un altro, le mani sotto il mio vestito scollato.
Già,
scollato: quel pomeriggio avrei rivisto dopo tanto
tempo Draco Malfoy, perché allora non tentare?
Era
andata bene, ma solo una settimana dopo avevo scoperto
che quella scollatura non era servita a niente e che Draco si
soffermava più
sul mio volto che sui miei seni.
Vuol dire chiamami come vuoi,
ma non chiamarmi amore.
Chiamami come vuoi,
io sono degna del mio nome.
Certe
volte, però, nella penombra della mia stanza, quando i
giorni che ci separano sono più numerosi delle ore del
giorno, mi capita di
chiedermi se lui abbia veramente intenzione di lasciare sua moglie per
me, di
distruggere tutto ciò che hanno costruito insieme.
In
quei momenti mi chiamo “povera illusa” e riempio il
letto
di lacrime, dicendomi che sono solo un gioco per lui, che non mi ama
veramente,
che ha bisogno semplicemente di un’avventura passeggera,
niente di più. Mi
viene da pensare che si prenda gioco di me.
Vuol dire chiamami come vuoi,
ma non chiamarmi amore.
Chiamami come vuoi,
chiamami come vuoi…
Quindi?
Cosa dovrei fare, cacciarlo via, gridargli di non
farsi più vedere? Dovrei fare una cosa del genere?
Se
quella è l’unica alternativa, allora preferisco
rischiare
di essere un’amante da poco.
Hai sentito, Draco? Puoi
chiamarmi avventura, amica di una notte, diversivo dalla monotonia del
matrimonio.
Va
bene tutto, che scelga pure: l’importante è che
smetta di
dichiararmi il suo amore, che finisca di illudermi, perché
in fondo non so
quanto tempo ancora posso sopportare.
No,
non è vero. Posso ancora aspettare, e aspettare, e
aspettare.
Chiamami come vuoi.
Eccomi qui,
pronta e muta come un calendario,
adornata e gentile.
Eccomi qui.
Mentre
sono immersa in questi pensieri, apro la porta al mio
amante.
Lui
sorride beffardo, pronto a darmi una dimostrazione del
suo amore.
Come
avevo immaginato lo bacio con tutta l’energia che trovo
in corpo; poi mi allontano verso il letto e, anche se so che non
servirà a
molto, mi muovo faccio ondeggiare i fianchi, messi in risalto da un
attillato
vestito rosso.
E
lui cosa fa? Si avvicina, mi cinge la vita e mi accarezza
i capelli. Avrei potuto anche indossare un pigiama.
Mi
guarda negli occhi. Continua a farlo. Non nota le
imperfezioni del mio volto, il naso schiacciato, la fronte troppo ampia.
Guarda,
ma non vede. O forse vede altro.
Io e le donne come me
aspettiamo miracoli.
Eccomi qui,
eccomi qui.
Tornerà
qui anche la prossima settimana, si farà amare e mi
regalerà un po’ di felicità. Mi basta
questo ora.
Magari
un giorno deciderà di lasciare Asteria per
trascorrere il resto della vita con me, per ora io aspetto. Lui
è sempre lo
stesso, fin da quando era bambino: uno sconvolgente, incorreggibile
codardo.
E
io? Anche io sono rimasta una bambina, non cambierò mai.
Continuo
a credere nei miracoli.
Io e le donne come me
aspettiamo miracoli.
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Nona classificata
Angelus di MedusaNoir
Totale: 41,10/45
Grammatica e sintassi: 9,50/10
Un verbo sbagliato nella frase: “Ridevamo come due
vecchi amici che si sono appena incontrati dopo tanti anni”,
dove al posto di “… si sono appena
incontrati…” avrebbe dovuto essere
“… si erano appena
incontrati…”. Tutto qui.
Pt.: -0,50 per errato tempo verbale. Totale: -0,50 pt.
Lessico e stile: 9,10/10
Solo due cosuccie riguardo al lessico e una per quanto riguarda lo
stile.
Nella frase: “… sempre se con
“bene” si può riassumere la mia
situazione.”
sostituirei il verbo “riassumere” con uno
più appropriato, come
“definire”. Infatti lei non sta facendo il
riassunto di nulla, ma sta
cercando di definire la sua situazione. E poi nella domanda: “Dovrei
fare una cosa del genere?” cambierei “del
genere” con “simile”, perché
diventa altrimenti, a mio avviso, troppo colloquiale.
Per quanto riguarda lo stile cambierei la costruzione di questa frase:
“Mi
alzo in piedi cercando di non spiegazzare il vestito nuovo, anche se so
bene che non servirà a niente; scruto fuori dalla finestra e
lo vedo, è
quasi arrivato al portone.”. Qui dopo il punto r
virgola, per
rendere più scorrevole la frase, scriverei:
“… scruto fuori dalla
finestra e vedo che è quasi arrivato al portone”.
Per il resto nulla da dire; sai che amo il tuo stile e che si
adatta perfettamente al contesto in cui è trattato. Non
risulta mai
pesante o povero, fornisce una descrizione dettagliata dei sentimenti
anche attraverso poche parole, e l’unione dei pensieri di
Pansy con la
canzone di Patty Pravo è un accostamento perfetto.
Pt.: -0,60 per lessico errato o poco appropriato; -0,30 per una
costruzione poco scorrevole di una frase. Totale: -0,90 pt.
Caratterizzazione: 10/10
Allora. La tua Pansy è ancora totalmente,
incondizionatamente
innamorata di Draco sebbene lui sia sposato con un’altra. Il
suo essere
semplicemente “un’amante” non
l’abbatte, o almeno non del tutto: usando
dei piccoli trucchetti (come per esempio vestirsi scollata, muoversi
ondeggiando i fianchi) Pansy si riconosce come una Serpeverde perfetta,
che ancora è determinata a conquistare ciò che,
per un motivo o per
l’altro, considera suo. Perfetta anche la risposta che
dà alla
dichiarazione di lui: “Era ora”
mi ha fatto vedere una ragazza
che non è più succube del suo amore, o almeno,
non tanto come lo era a
Hogwarts. Ma, nonostante le sue reazioni siano un po’
più fredde, e non
è la solita ragazza disperata e distrutta
dall’amore per Draco, resta
ancora lì, ad aspettarlo sulla soglia. L’ho
trovata davvero molto IC,
in ogni pensiero. E allora ho solo una parola da aggiungere: dieci.
Originalità: 7,50/10
E qui, come già avevi
intuito, sei caduta un po’. Non avrei voluto abbassarti tanto
la media,
ma non ho potuto fare altrimenti. Su questa coppia non vengono mai
scritti – o almeno, non tra ciò che ho letto
finora – momenti
particolarmente originali. Pansy viene sempre descritta come una
ragazza che Draco usa, o almeno sembra di usare, e lei ci sta male. Ti
ha salvata il fatto che comunque non avevo mai letto nulla che
relazionasse Draco e Pansy dopo il matrimonio di lui con Asteria (o
magari ce ne sono un migliaio e io non ne ho mai beccata una,
probabile), ma non ho potuto darti un punteggio più alto di
questo,
perché alla fine la loro relazione è tutta
lì, descritta in un momento
comune.
Gradimento personale: 5/5
Sarà che amo la
canzone, sarà che mi ritrovo molto in alcuni pensieri di
Pansy, sarà
che ho letteralmente adorato alcune frasi come: “Nostalgia
per ciò che non era mai successo?” o
ancora: “…
in fondo non so quanto tempo posso sopportare. No, non è
vero. Posso
ancora aspettare, e aspettare, e aspettare. Chiamami come vuoi.”,
ma qui il mio cinque ci sta tutto. Complimenti. ♥
Premio Song-Fic:
MedusaNoir.
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