bivio
BIVIO
Sguardi
su istanti sospesi come le foglie cadute fin qui.
Cosa
sarebbe, ora, questa mia vita se avessi scelto così e non
così?
Ma
corri immobile tra le rapide,
poi
ti accorgi che non è stato inutile pensare di vivere
così;
del
resto è sempre un bivio che ci porta fino a qui.
- “Isa,
ti prego, servi il tavolo 12, non ce la faccio”.
- Tanto
per cambiare, Lauren non ce la faceva mai impegnata com'era a
flirtare con ogni essere che respirasse e avesse una proboscide;
Bella accarezzava quel pensiero ogni volta che le toccava fare il
lavoro anche per lei e sebbene le risultasse alquanto squallido per
qualche secondo provava un brivido di invidia. Per qualche secondo
avrebbe voluto essere come lei, spavalda e rapida.
- Poi
la vedeva strusciarsi come una cagna in calore e ringraziava il cielo
di non essere come lei.
- Ma
in fondo, era poi davvero così sbagliato? Divertirsi un po',
anche
solo per sfizio.
- Aveva
venti anni, mai un ragazzo fisso e non sapeva se ne voleva uno o no.
- Non
sono tipo da ragazzo fisso, si era detta infine dopo mille pensieri.
Vedeva le sue amiche con i loro ragazzi e desiderava avere qualcosa
del genere, ma non riusciva a immaginarsi in quell'ambito.
- Ti
amo amore. Sei la mia vita. Non riesco a stare senza di te.
- Chissà
se era lei ad essere fatta sbagliata o se semplicemente viveva in un
mondo che non le apparteneva.
- Magari
un giorno avrebbe riso del suo cinismo mentre chiamava suo marito
solo per dirgli quanto lo amava.
- Aveva
fatto il grave errore di idealizzare così tanto l'idea
dell'amore da
non riuscire ad accontentarsi di niente.
- “Lo
troverai quando dovrai trovarlo” le diceva spesso la sua
migliore
amica ma poi si trovava davanti donne che a quarant'anni erano ancora
single e non poteva impedire che un brivido le percorresse la schiena
per la paura di fare la stessa fine.
- Chissà
quante migliori amiche avevano detto loro la stessa cosa eppure si
erano trovate zitelle prima di aver compiuto mezzo secolo.
- Magari
mi andrà meglio, si consolava.
- Magari
quest'anno sarà diverso, sperava ogni 31 Dicembre a
mezzanotte.
- Eppure
no, era sempre la stessa cosa.
- Forse
era davvero lei ad essere fatta male, ma cosa poteva farci? Come
poteva cambiare se stessa?
- Non
voleva farlo solo per piacere agli altri ma allora cosa aveva che non
andava?
- Non
era male: magra ma non troppo, snella al punto giusto, capelli
castani dello stesso colore cioccolato degli occhi.
- Era
una ragazza normale, come tante altre. Non aveva nulla di particolare
se non una cicatrice sul palmo della mano che nessuno mai notava. Ma
in fondo chi avrebbe mai notato un suo particolare se nessuno si
interessava mai a lei nel generale?
- “Bella!
Ti prego!”. Lauren, di nuovo.
- Bella
sbuffò alzando gli occhi al cielo, ma non disse niente.
Forse era
anche quello a renderla poco interessante: la sua accondiscendenza.
- Prese
il block-notes, senza replicare, e facendo di meglio per stare in
piedi su quegli stupidi pattini a rotelle (strumento di tortura di
cui doveva ancora capire l'utilità quando si hanno i piedi
su cui
poter camminare), si diresse verso il tavolo numero 12.
- Trasalì
quando si accorse di chi vi era seduto: Jacob Black.
- Perfetto,
non poteva andare meglio.
- “Cosa
ti porto?” disse fredda evitando di guardarlo negli occhi.
- “Cosa
ne dici di un po' di educazione, magari?” rispose lui notando
la
sua freddezza.
- Lei
si spostò i capelli dal viso portandoli dietro l'orecchio e
sospirò
desiderando solo di uscire presto da quella situazione scomoda e
imbarazzante.
- Aveva
conosciuto Jacob un paio di settimane prima, le aveva fatto una corte
quasi spietata per una settimana e alla fine Bella aveva ceduto.
- Magari
è quello giusto, aveva pensato ricordando il primo buono
proposito
che si era imposta dall'inizio dell'anno: afferrare ogni occasione.
- Peccato
che quell'occasione si era rivelata un vero buco nell'acqua. Jacob
aveva provato a infilarsi nelle sue mutande la sera della loro prima
uscita insieme.
- Non
che Bella non avesse voglia o fosse vergine, ma non era scema da non
capire che quello era il suo solo obiettivo, qualcosa che al momento
le avrebbe fatto solo più male.
- Okay,
era attraente, poteva piacere fisicamente a qualcuno, ne era felice
ma.. il resto? Dov'era il resto?
- “Credo
che la cucina ne sia sprovvista. Posso provare a chiedere, se ci
tieni”. Uno yogurt scaduto sarebbe stato meno acido ma non
poteva
proprio farne a meno.
- “Dai,
ce l'hai ancora con me per l'altra sera?”
- Jacob
era un bel ragazzo, peccato che ragionasse un po' troppo con il
pisello e poco con il cervello.
- “Perché
dovrei avercela con te?”
- “Infatti
me lo chiedo anche io. Sono io ad essere andato in bianco..”
- Bella
strinse il block che aveva in mano e si morse la lingua per non
rispondere ulteriormente.
- Lascia
passare, Bella. Lascia passare. Non dovrai averci più nulla
a che
fare. Lascia passare.
- Si
calmò e prendendo un enorme respiro chiese di nuovo cosa
volesse
ordinare.
- “Un
bicchiere d'acqua, grazie”
- Lo
guardò storto. “Sei venuto a sederti a un bar solo
per un
bicchiere d'acqua?”
- Il
ragazzo sorrise sornione. “E per invitarti fuori”
- “Cosa?”.
Bella credette di aver capito male.
- “Stasera
c'è un falò in spiaggia, sai, per Ferragosto.
Pensavo ti andasse di
venire..”
- “Pensavi
male” rispose immediata.
- “Perché?
Hai altro da fare?”
- Eccome:
scrivere, leggere, stare alla larga da tipi come te.
- “Si!”
mentì. Non aveva nulla da fare quella sera, praticamente
come ogni
sera in cui non aveva il turno al bar.
- “Sono
curioso. Cosa devi fare di tanto importante? Sei sempre chiusa qui o
a casa”
- “Non
sono affari tuoi” sbottò lei, infastidita
all'ennesima potenza.
- “Come
vuoi” rinunciò lui sorridendo sotto i baffi,
ridendo di lei.
“Resta pure a casa a fare la maglia..”
- “Ti
porto l'acqua!” ringhiò Bella e gli
strappò il menu da mano
desiderando di allontanarsi da lui il prima possibile. Peccato che
nel compiere i veloci movimenti che avrebbero realizzato il suo scopo
inciampò nella sedia dietro di lei. Avrebbe potuto
equilibrarsi
facilmente se non avesse avuto ai piedi quegli stupidi cosi che
attentavano alla vita della gente.
- Chiuse
gli occhi consapevole che un incontro pavimento-sedere era prossimo.
Aspettò e aspettò per diversi secondi ma non
accadde nulla. Non si
mosse, il suo sedere non si fratturò, nessuno rise.
- Solo
quando aprì gli occhi capì il perché.
Due braccia l'avevano
trattenuta fermando la sua caduta, due occhi ora la fissavano
sorridenti, un viso era a pochi centimetri dal suo in una posizione
più che imbarazzante.
- Le
mani di Bella erano contro il suo petto, le mani di lui stringevano
la sua schiena riuscendo a tenerla in equilibrio.
- “Devi
stare più attenta..” disse il ragazzo continuando
a reggerla in
quella posizione ancora per un po' prima di rimetterla in piedi.
Bella scostò le mani velocemente fingendo di impegnarle per
darsi
una sistemata.
- “Si..
scusa.. grazie.. sono.. Sono questi cosi che..”
- “Attentano
alla vita della gente, lo so” sorrise.
- E'
tutta colpa sua, avrebbe voluto urlare puntando il dito
contro
Jacob Black ma sapeva che sarebbe stato infantile e inutile
nascondere la sua goffaggine e il suo scarso equilibrio.
- “Bè,
la prossima volta stai più attenta” sorrise e le
fece un
occhiolino prima di superarla e sedersi al tavolo con quelli che
dovevano essere i suoi amici.
- Bella
non ebbe il tempo di elaborare un pensiero prima che la voce di
Jacob, ormai irritante oltre misura, la distraesse da quelli che
sarebbero stati pensieri decisamente poco casti.
- Okay
che sperava di incontrare un ragazzo di sani principi ma quello..
quello era decisamente irresistibile.
- “Tutto
bene?” rise Jacob alzandosi per andarle vicino.
- Tutto
bene? Fosse stato per lui sarei potuta anche finire in un burrone e
non avrebbe mosso un dito.
- “Si,
tutto bene.” disse semplicemente evitando di discutere con
chi non
meritava e si diresse al bancone per prendere l'acqua.
- “Bella!”
Lauren. Altra voce irritante. Possibile che fossero tutte uguali?
- No,
non lo erano. Ripensò alla voce di quel ragazzo.
- “Che
vuoi?” sbuffò la ragazza, esasperata.
- “Senti,
volevo chiederti un grosso favore. Puoi sostituirmi stasera? Ti giuro
che poi faccio due turni doppi ma Mike mi ha appena invitata a una
festa e, capisci, non posso mancare!”
- Per
un secondo fu tentata di accettare, sarebbe stato tutto più
facile,
sarebbe stata una giustificazione perfetta.
- Che
hai fatto a Ferragosto?
- Niente,
purtroppo. Dovevo lavorare.
- Ma
stavolta era lei a decidere, ed era troppo stanca per continuare a
dire di si.
- “No”.
Rispose secca incontrando il sorriso morire sulla labbra della
ragazza di fronte a lei.
- “Come..?”
- “Ho
detto di no. Mi dispiace Lauren. Non posso”
- “Per
favore! So che non hai nulla da fare stasera, non sei mai in giro!
Che ti costa?!”
- Mi
costa un po' di libertà, mi costa un'occasione.
- “Il
turno è tuo e te lo fai tu. Io stasera non posso. Mi
dispiace”
terminò lei, molto diplomatica anche se dentro stava per
scoppiare.
- Non
ci pensò due volte, consapevole che se lo avesse fatto
avrebbe
sicuramente cambiato idea.
- Afferrò
il bicchiere d'acqua per l'idiota poco più in là,
glielo sbatté
sul tavolo e disse: “Ci sto!”
- “Cosa?”
ora era lui a essere incredulo e a non capire.
- “Vengo
al falò stasera. Dimmi solo dove e quando”
- “E'
complicato spiegarlo..” nasceva sul viso del ragazzo un
sorriso che
non preannunciava nulla di buono e rendeva chiaro il fatto che avesse
frainteso le intenzioni di Bella ma lei non se ne curò. Le
parole di
Lauren le rimbombavano nelle orecchie e le davano così
fastidio che
non avrebbe dato a nessuno la soddisfazione di restare a casa la
notte del 14 Agosto.
- Così
disse quelle poche parole che solo fino a un quarto d'ora prima non
si sarebbe mai sognata di dire.
- “Allora
passami a prendere tu”
- Jacob
si illuminò in viso. Oh no.
- “Alle
dieci?”
- “Perfetto!”
- Lo
lasciò lì senza dargli la possibilità
di replicare e senza
guardare ulteriormente il suo viso pieno di falsa speranza.
- Gli
diede le spalle già maledicendosi per quello che aveva
appena fatto.
- Sarà
una serata terribile, pensò sicura di essersi
ormai menata la
zappa sui piedi, da sola.
- Ma
era troppo tardi per tornare indietro e prendere un'altra direzione.
- Sfoderando
uno dei suoi sorrisi migliori assaporò il gusto della
rivincita
mentre si toglieva il grembiule e augurava a Lauren una splendida
serata.
- “La
mia lo sarà di sicuro” azzardò spavalda
mentre invece, dentro di
lei, desiderava essere al suo posto. Di nuovo.
- Dire
che Renee era emozionata più della figlia sarebbe stato un
eufemismo.
- Più
volte aveva cercato di invogliarla ad uscire.
- “Ma
non conosco nessuno, mamma” si lamentava Bella al che la
madre
rispondeva che non avrebbe mai conosciuto nessuno se fosse stata
sempre chiusa in casa, e aveva anche ragione, ma ci aveva
già
provato, tante volte, ed era sempre rimasta delusa. Triste per mille
aspettative che ancora una volta non si erano realizzate.
- Avrebbe
dovuto smetterla di aspettarsi qualcosa, lo sapeva e continuava a
dirselo eppure non riusciva a non farlo. Non riusciva a non sperare
che qualcosa cambiasse nella sua vita statica.
- Passare
il mese di Agosto al mare con i suoi genitori e trovarsi un lavoro
era stato un passo non solo verso l'indipendenza, ma anche verso una
svolta.
- Aveva
aperto le porte a qualsiasi cosa volesse entrare ma niente sembrava
capace di oltrepassare il cancello del suo cuore, della sua fiducia o
di qualunque cosa lei volesse aprire agli altri.
- Aveva
lasciato entrare Jacob ed era andata male.
- A
quante persone avrebbe dovuto aprire la porta prima di sapere se ne
sarebbe valsa la pena o no?
- Certo,
avrebbe dovuto rischiare ma il rischio non era esattamente nella sua
natura.
- Incontrare
gente nuova la metteva a disagio, le faceva quasi paura.
- Ero
uno stress per lei che si sforzava sempre di dire la cosa giusta al
momento giusto per poter piacere agli altri e invece sembrava solo
peggiorare le cose.
- Così
finiva per stare semplicemente zitta e ascoltare passivamente le
conversazioni degli altri mentre pensieri totalmente diversi le
affollavano la mente finendo per estraniarla.
- Finiva
sempre così, ogni volta, nonostante i suoi sforzi.
- Sono
fatta così, non posso farci niente..
- Certe
volte, ripensando a quei ragazzi che non avevano mai saputo niente
delle sue cotte, si trovava a chiedersi se qualcuno avesse mai avuto
una cotta per lei e non lo avrebbe mai saputo, proprio come lei non
aveva avuto il coraggio di farsi avanti.
- Altre
volte, dopo aver sognato persone con cui aveva scambiato si e no due
parole, si chiedeva quante persone si svegliavano la mattina
raccontando a qualche amico il loro sogno.
- “C'eri
tu e io.. e poi, non so, è strano ma c'era pure Isabella
Swan..
bah..”.
- Non
posso essere solo io a sognare gente con cui non ho rapporti,
pensava sorridendo.
- Altre
volte ancora si chiedeva se ci fosse qualcuno che parlava di lei,
qualcuno che sapeva il suo nome e il suo cognome ma di cui lei
ignorava l'esistenza.
- La
vita è un po' uguale per tutti su queste cose, le persone
non sono
poi così diverse l'una dall'altra. Ci deve essere qualcosa
che le
accomuna: sono questi piccoli momenti, questi attimi dispersi che
molte volte restano sepolti dentro di noi, momenti che non abbiamo
vissuto e che abbiamo visto passare senza afferrarli, senza chiederci
il perché..
- Eppure
a lei sarebbe bastato così poco per stare bene, forse.
- C'era
sempre il discorso dell'idealizzazione dell'amore di cui si dava la
colpa continuamente.
- Ma
forse era solo perché non aveva trovato quello giusto, forse
un
giorno avrebbe riso di sé, avrebbe chiamato suo marito solo
per
dirgli che lo amava, o forse sarebbe davvero finita zitella, o
divorziata.. o...
- E
ritornava sempre agli stessi pensieri che creavano quell'instancabile
circolo vizioso attorno a lei.
- Lo
scopriremo solo vivendo, diceva una canzone.
- Si,
ma il destino è già scritto per tutti? I bivi e
le scelte lo
condizionano o sono comunque inclusi in esso?
- Se
si decide di cambiare strada all'improvviso, quel cambiamento
determina una diversa direzione o era semplicemente quella stabilita
da sempre?
- Era
decisamente troppo giovane per arrovellarsi il cervello in quel modo;
avrebbe solo dovuto dare tempo al tempo, non lasciarsi condizionare
dalle amiche o dai genitori di qualche sua compagna che si erano
conosciuti a sedici anni e non si erano più lasciati.
- “Jacob
è quel bel ragazzo con cui sei uscita qualche sera fa, vero?
Mi
piace, tesoro! Era così garbato..”.
- Oh
mamma, non penseresti lo stesso se sapessi che dopo nemmeno mezz'ora
mi aveva già messo una mano sotto la maglia e una sotto la
gonna.
- Al
pensiero rabbrividì lei stessa, sperando che l'idiota non
osasse
tante almeno questa volta.
- Si
trattava solo del tratto in macchina, in fondo. Dopo di che avrebbe
benissimo potuto allontanarsi da lui e fare altro. Anche stare sulla
spiaggia a guardare le stelle le sarebbe bastato.
- Indossò
il costume e un vestitino che Renee le aveva comprato qualche giorno
prima sperando che la spronasse ad uscire, si truccò ma
molto
leggermente, preparò una borsa con un asciugamano da mare e
aspettò.
- Charlie
le fece le solite raccomandazioni. “Stai attenta, mi
raccomando”.
Chissà perché Bella era sicura che quelle ultime
parole
nascondessero altro e non fossero solo parole di un padre preoccupato
che la figlia prendesse troppo freddo.
- Bella
cercò di non sembrare imbarazzata e di non far capire al
padre che
non era più vergine da un po'.
- La
sua prima volta era stata alquanto disastrosa.
- “Le
vergini si aspettano sempre stanze illuminate a lume di candela,
tappeti rossi e rose sparse sul letto.. Nessuno fa queste cose e
così
non si donano a nessuno..” le aveva detto un ragazzo con cui
stava
uscendo da un mese scarso.
- Colpita
da quelle parole, credendole vere, si era lasciata andare e aveva
finito col preferire cancellare quel ricordo spiacevole e
considerarsi ancora vergine. Le faceva decisamente più onore
rispetto al descrivere la sua prima volta..
- Jacob
arrivò in anticipo e la cosa preoccupava Bella non poco.
- Che
avesse avuto altre intenzioni?
- Non
poteva saperlo senza salire su quella macchina e non poteva non
salirci se voleva rispettare i suoi propositi.
- Occasioni.
Afferrarle tutte anche se dopo l'esperienza di Jacob aveva un po'
frenato la mano; eppure eccola lì, di nuovo con lui e di
nuovo in
quella macchina.
- Si
salutarono appena e lui non mancò di farle una serie di
complimenti
per il suo aspetto, per il vestito, per le sue gambe, ma ormai lei
era immune ad ogni sua tattica di corteggiamento spudorato.
- “Jacob,
mettiamo in chiaro una cosa. Non sono venuta per te”
- “Oh,
lo so bene che non sei venuta per me”
- Non
si lasciò sfuggire il doppio senso e per un secondo fu
tentata di
scendere dalla macchina ma lui aveva già messo in moto ed
era
partito.
- “Arriviamo
alla festa e le nostre strade si separano, chiaro?”
- Lui
rise spavaldo. “Come ti pare. Voglio proprio vedere come
farai
senza conoscere nessuno..”
- Eh
già, vorrei vederlo anche io come farò..
- Bella
non rispose, si chiuse tra le braccia e aspettò. Il tragitto
fu più
breve del previsto e quando la macchina si fermò
pensò che Jacob
avesse dimenticato qualcosa ma lui le disse che erano arrivati.
- Ed
erano a pochi isolati da casa sua!
- “Credevo
avessi detto che era complicato da spiegare!” lo
accusò Bella
scendendo dalla macchina.
- “Bè,
per me lo è” rispose lui con noncurante.
- Bella
dovette trattenersi dal dargli un pugno in faccia anche
perché era
troppo muscoloso e avrebbe finito col farsi del male da sola.
- “Aaaaah!”
si limitò ad urlare sottovoce. “Sei un grande
stronzo! Che pensavi
di fare venendomi a prendere?”
- “Sei
tu che me lo hai chiesto!”
- “Perché
avevi detto che era difficile spiegarlo!”
- “E
infatti per me lo è!”
- Mmmmmh..
- “Senti,
lasciamo stare, okay? Ci separiamo e non ci vediamo, diciamo, per i
prossimi 175 anni!”
- Lui
rise della sua sciocchezza e non fece altro che farla innervosire
ancora di più.
- “E
come torni a casa?” rise più forte.
- “A
PIEDI!” urlò lei voltandogli le spalle e
camminando a passo svelto
verso la festa, cioè verso l'ignoto.
- La
festa consisteva in realtà in un falò acceso
sulla spiaggia, in una
serie di tavolini con diversi cibi sopra e uno stereo che pompava
musica a tutto volume.
- Bella
si sentiva spaesata ancora prima di varcare il confine tra il
marciapiede e la sabbia ma ormai era lì e non poteva certo
tornare
indietro. Sarebbe stata, forse, la cosa più sensata da fare
ma anche
la più vigliacca.
- Camminò
un po' tra la sabbia, posando la borsa insieme a delle altre, e
girando intorno e tra la gente, facendo finta di cercare qualcuno per
sentirsi meno sola.
- La
gente rideva, scherzava, beveva, ballava. Nessuno la conosceva e
nessuno voleva conoscerla.
- Guardò
l'orologio: le 10.21.
- Come
avrebbe potuto passare una notte intera a un festa che sembrava una
di quelle delle confraternite e in mezzo a un mucchio di gente che
non conosceva?
- Decise
di berci su e andò in cerca di un po' di vodka alla pesca,
l'unico
alcolico che riusciva a mandare giù senza che le venisse
subito da
vomitare.
- Oddio,
anche rum e pera non era male.
- Trovò
la vodka poco dopo e se ne versò un bicchiere intero ma non
fece
nemmeno in tempo a berlo dato che la folla si era aperta davanti a
lei come il mare davanti a Mosè e un tizio a petto nudo e
con tanto
di pancia ballerina, evidentemente già ubriaco fradicio,
aveva
iniziato a correre verso di lei chiedendole di ballare.
- “Baaaallaaaa
con meeee teshoroooo”
- Bella
lo fissò impaurita per un paio di secondi prima di sentirsi
strattonata via per un braccio.
- “Ti
va di ballare?”
- Riconobbe
subito quella voce e un secondo dopo si trovò di nuovo tra
le sue
braccia. Riconosceva anche quelle. Le cingevano la schiena proprio
come quella mattina, così dolci e familiari. Come piacevano
a lei..
- Le
sue mani volarono al petto di lui senza che potesse fermarle e
alzò
il viso per guardarlo, con coraggio.
- Non
poté fare a meno di sorridere perché per una
volta nella vita era
proprio dove voleva essere in quel preciso momento. Non che lo avesse
desiderato un secondo prima, ma stare tra le sue braccia era
così
confortante.
- “Tutto
bene?” la sua voce era ancora melodiosa.
- Allora
non è solo un ricordo, pensò Bella.
- Annuì
lieve e un po' imbarazzata ma non distolse lo sguardo dal suo.
- “E'
già la seconda volta che mi salvi oggi. Magari potrei sapere
il tuo
nome così posso ringraziarti adeguatamente”
- Sorrise
e avvicinandosi al suo orecchio sussurrò: “Edward.
Mi chiamo
Edward..”
- Bella
rabbrividì. Unicamente per la sua voce.
- “Posso
ballare con te un altro po'?”
- Annuì
senza nemmeno accorgermene.
- Non
disse altro, non chiese il suo nome e non la lasciò andare.
Anzi,
strinse le braccia attorno alla sua schiena avvicinando ulteriormente
i loro corpi e muovendosi con calma finché il lento
finì e ripartì
la musica house.
- “Bè,
il tuo aggressore non è più nei paraggi. Direi
che sei salva per un
po'..”
- Bella
non avrebbe voluto lasciarlo andare ma sapeva che se avesse urlato di
non lasciarla l'avrebbe presa per pazza o roba del genere.
- “Fischia
se hai bisogno, Bella” le sorrise, le fece di nuovo
l'occhiolino e
sparì tra la folla lasciandola in balia del suo desiderio
per lui,
del dubbio che le mangiava lo stomaco mentre cercava di capire come
potesse conoscere il suo nome.
- Bella
lo cercò per molto tempo, facendo finta di nulla. Camminava
tra la
gente bevendo un po' della sua amata vodka sperando che l'aiutasse a
scioglierla un po', ma non troppo.
- Lo
cercò ovunque ma non lo trovò.
- Alla
fine si allontanò dalla massa e si sedette sulla sabbia poco
più in
là, fissando le stelle nel cielo.
- Non
ne erano moltissime, la luce del falò non permetteva al
cielo di
mostrarle tutte ma c'erano, c'erano sempre, e lei ogni notte restava
almeno cinque minuti a fissarle sperando di vederne una cadere.
- Non
per esprimere un desiderio, aveva smesso di farlo molto tempo fa.
Solo per la bellezza di vedere quella scia squarciare il cielo, anche
se spesso si trovava a pensare quanto fosse triste che la vita di una
stella finisse.
- Cosa
sarebbe rimasto in cielo quando sarebbero cadute tutte le stelle?
- Era
la stupida domanda di un'ingenua ragazzina che non sapeva come
funzionassero le galassie o gli ammassi di gas che comunemente si
chiamano stelle, eppure ci pensava spesso.
- “E'
triste, non trovi? Che le stelle cadano, intendo..”
- Non
poteva essere. Bella osservò la figura accanto a lei ma
l'aveva
riconosciuta già dall'ombra.. e poi quella voce era
già così
familiare che l'avrebbe distinta tra mille. Era davvero un caso
perso.
- “Si,
pensavo la stessa cosa” ammise strabuzzandogli occhi.
“Ma mi
piace vederle cadere.”
- “Hai
avuto fortuna?”
- “Non
fino ad ora” chinò il viso lei, sorridendo, mentre
lui le si
sedeva accanto.
- “Non
ti piace la festa?” dissero all'unisono e risero.
- “Non
particolarmente” ammise Bella. “A te?”
- “Non
particolarmente” le fece eco lui.
- Bella
sorrise e spinta anche dall'alcool che subito le dava alla testa
approfittò per chiedergli quello che si era domandata per
un'ora
buona.
- “Come
facevi a sapere il mio nome?”
- Lui
sorrise, ancora. Aveva il sorriso più dolce del mondo e
Bella pensò
di stare sognando. Non aveva mai visto un ragazzo sorridere in modo
così sincero, così tante volte, senza stancarsi,
per tanto tempo.
- “Ti
ho osservata.. per un po'. Ti ho notata..”
- Bella
strabuzzò gli occhi cercando i suoi per capire se dicesse la
verità.
L'incontrò. Ed erano sinceri.
- “Co..
cosa..? Come..? Quando?”
- “Qualche
giorno fa. Ero al bar e tu eri lì, come sempre, a servire ai
tavoli.
C'erano due ragazzi a un tavolo che si tenevano per mano. Una vecchia
bizzoca si è lamentata per quello scambio di effusioni in
pubblico,
ha chiamato il direttore chiedendo di prendere dei provvedimenti
perché quei comportamenti andavano contro quanto Dio aveva
stabilito
per gli uomini e le donne. Lui non sapeva cosa fare, l'intero locale
si era trasformato in un foro aperto al dibattito e i due ragazzi non
sapevano come difendersi. A un certo punto tu hai scansato il
direttore, ti sei avvicinata alla donna e hai detto..'Parla
tanto di Dio e non si rende conto che solo lui può giudicare
quello
che è giusto o sbagliato! Spero davvero che il suo Dio sia
misericordioso con lei più di quanto lo è lei
stessa verso questi
due ragazzi, altrimenti non vedo come possa salvarla dalle fiamme
dell'inferno!'.
Lei ci è
rimasta di merda!”. Edward iniziò a ridere e Bella
non poté fare
a meno di unirsi a lui ricordando la faccia sconvolta della cliente.
- “Non
è venuta più da allora”
commentò lei.
- “Lo
credo bene! Avrà pensato che fossi l'incarnazione del
demonio!”
scherzò lui continuando a sorridere.
- “Mi
sarei fatta licenziare piuttosto che sopportare quei
ragionamenti..”.
Ora lei era più seria. Ricordava bene quell'episodio, uno
dei pochi
ma così importante da non essersi potuta fermare dal
mettersi in
mezzo.
- “Lo
so, ho capito com'eri in quel momento e ho pensato che volevo
conoscerti.”
- Bella
si immobilizzò, credendo di aver capito male, credendo di
non aver
capito per nulla.
- “Davvero..?”
- “Sì.
Sono venuto al bar ogni giorno, ma non ti ho seguita o roba del
genere. Mi piaceva solo osservarti un po'.. Per capire com'eri.
Niente di più”
- Già,
niente di più.
- “Oh..
e che hai scoperto?”
- “Bè,
che non sai pattinare, che devi imparare a dire di no qualche volta
di più, che ti mordi le labbra quando sei
nervosa..” alzò una
mano verso il suo viso e tirò verso il basso il suo mento
così che
il suo labbro inferiore fosse libero dai denti che la stavano
torturando. Bella arrossì.
- “..e
che hai un ex-ragazzo un po' invadente..”
- “Cosa?
Quale ex-ragazzo?”
- “Quell'energumeno
che viene al bar ogni giorno e ordina un bicchiere d'acqua”
- “Jacob?!
Lui non è il mio ex-ragazzo. Cioè.. siamo usciti
insieme una volta
ma.. non è andata tanto bene. Anzi, non è andata
per niente..”
sorrise perché d'un tratto il ricordo non la infastidiva
più così
tanto. Non era minimamente importante.
- “Capisco”
disse lui senza aggiungere altro. Bella avrebbe voluto chiedergli
come mai voleva saperlo ma rimase in silenzio cercando di raggruppare
e mettere insieme tutti i pezzi di quel piccolo puzzle.
- Parlarono
per un po', forse anche un paio d'ore, il tempo sembrò
volare per
entrambi. Parlarono del più e del meno ma Bella era
previdente e non
mancò di chiedergli dove vivesse.
- Era
fatta così, pensava sempre a lungo termine e dopo aver
scoperto che
lui era della Florida e si trovava in California solo per le vacanze
estive, perse ogni speranza che potesse esserci qualcosa tra di loro.
Non avrebbe mai sopportato una relazione a distanza ma inutile
pensarci visto che ancora una volta era partita con film mentali che
non sarebbero mai stati girati, soprattutto visto che lui sarebbe
partito il giorno dopo.
- “Tra
poco ci saranno i fuochi d'artificio. Vuoi che me ne vado?”
disse
lui dopo qualche minuto di silenzio.
- “No!”
quasi urlò lei. “Perché?”
- “Sembri
il tipo a cui piace vedere i fuochi da sola..”
- Ed
era vero. Era proprio così. Era come per le stelle cadenti;
le
piaceva vederle da sola ma quella sera non si erano mostrate quindi
era evidente che le cose stavano prendendo una piega diversa.
- “No..
cioè sì.. mi piace vederli da sola ma.. non mi
dai fastidio.. Mi
farebbe piacere vederli con te.. A meno che tu non voglia.. non abbia
qualcuno con cui..”
- “Resto”
fu semplice e diretto come uno dei tanti sorrisi che le rivolse.
- Guardarono
i fuochi insieme, osservarono quelle strisce di luce luminose
spargersi nel cielo così forti da sembrare di andargli
addosso. Un
paio di volte Bella ebbe davvero l'impressione che non si sarebbero
spenti prima di arrivare al suolo e saltò sul posto mentre
Edward
rideva.
- L'ultimo
fuoco fu un cuore che racchiuse perfettamente i loro visi.
- “Che
belli!” commentò Bella, estasiata, ma quando si
voltò per vedere
Edward capì subito che lui la stava fissando già
da tanto.
- Si
perse nei suoi occhi, scuri a causa del buio, ma così
profondi da
catturarla completamente.
- Era
incatenata da quello sguardo e dai lievi movimenti che compiva verso
di lei, lenti e cadenzati.
- Si
avvicinò a due centimetri dal suo viso, poi a uno.
- Bella
chiuse gli occhi e schiuse le labbra in attesa che incontrassero le
sue ma..
- “PALLAAAAAAAAAAAA!”
un urlo arrivò da lontano e automaticamente lei
chinò il capo
mentre Edward, pronto di riflessi, afferrò la palla e la
lanciò
verso i ragazzi a qualche metro più in là.
- Bella
alzò il capo, incredula di aver appena vissuto una delle
tipiche
situazioni da film, quando i due protagonisti sono così
vicini da
lasciarti col fiato sospeso ma a un passo dal bacio ecco che accade
qualcosa che li blocca inevitabilmente.
- E'
destino, pensò sconsolata ma non lo diede a vedere.
- “E
siamo a tre. Quante volte ancora hai intenzione di salvarmi in una
giornata?”
- “Tutte
le volte che sarà necessario” rise lui alzandosi
in un baleno e
afferrando la sua mano per alzare anche lei.
- “Che
fai?”
- “Andiamo
a fare il bagno!”
- “Cosa?!
Edward, no!”
- “Non
hai il costume?”
- “Si,
ce l'ho, ma fa freddo!”
- “E
allora?”
- “E
allora fa freddo!” ripetè lei come se non avesse
altri motivi, e
infatti non ne aveva perché in quel momento avrebbe davvero
voluto
entrare nell'acqua insieme a lui.
- “E
dai! Posso riscaldarti io, se vuoi..”
- Bella
arrossì di botto. Eccome se voleva. In qualsiasi altra
occasione
avrebbe odiato tale sfacciataggine, avrebbe odiato se fosse stato
Jacob a dire una cosa simile ma Edward era diverso.
- Non
era sfacciataggine, non erano tentativi di circuirla; era semplice
preoccupazione.
- Bella
lo fissò per qualche secondo e senza pensarci oltre si morse
le
labbra e si sfilò il vestito con un solo movimento, restando
in
bikini davanti a lui che non poté fare a meno di ammirare.
- “Cosa?”
chiese lei spavalda, sapendo benissimo perché lui aveva
quello
sguardo ebete e rapito sul volto.
- “Sei..
sei..”
- “Sono?”
- “Sei
molto bella.. Voglio dire.. Sei bella anche vestita ma.. hai davvero
un bel fisico..”
- Bella
sorrise. “Grazie. Tu hai intenzione di entrare in acqua con i
jeans?”
- D'un
tratto le sembrava molto più facile e meno imbarazzante
parlare con
lui, come se si conoscessero da tempo e non da poche ore.
- Lui
sorrise e senza indugiare si sfilò i jeans e la maglietta
restando
in boxer.
- Fu
la volta di Bella ammirare.. e lui non se lo lasciò sfuggire.
- “Non
sei poi così timida come vuoi far credere, sai?”
- Bella
cercò di nascondere un sorriso.
“Andiamo?” disse semplicemente e
si avviò in acqua.
- Si
bloccò appena un solo dito del suo piede toccò
l'acqua.
- “Cazzo,
è gelata! Ci verrà qualcosa!”
- Non
si accorse dei movimenti di Edward che in un secondo la prese in
braccio.
- “E'
fredda solo se ci pensi troppo!” urlò ridendo e
buttandosi in
acqua con lei in braccio.
- Inutile
dire che le urla di Bella risuonarono per tutta la spiaggia ma lui
l'avvicinò e le tappò la bocca con le labbra.
- Un
bacio inaspettato che si sciolse pian piano in una dolcezza quasi
unica.
- Bella
spalancò gli occhi ma presto si lasciò andare
assaporando le sue
labbra e lasciando che la sua lingua scivolasse dentro la sua bocca e
giocasse con la sua.
- Le
mani di lei si aggrapparono alla sua schiena, le mani di lui volarono
dietro il suo collo e tra i suoi capelli mentre il bacio aumentava di
intensità.
- Era
impossibile fermarsi. Le loro gambe si cercavano sotto l'acqua che
divenne ben presto calda. Quando riuscì a darsi una spinta
Bella si
aggrappò alla sua vita cingendogli le gambe intorno e
facendo
scontrare i loro bacini, aumentando il reciproco desiderio e la
voglia che avevano del corpo dell'altro.
- Bella
ansimò, Edward ansimò. Entrambi gemevano solo per
le carezze che si
regalavano sotto l'acqua, entrambi nascondevano il viso nel collo
dell'altro per poi tornare a baciarsi con più passione di
prima.
- Le
lingue si rincorrevano, le mani di Edward volavano sul suo corpo
esplorandolo a fondo, scavando tra le sue fessure e le colline dei
seni.
- Bella
gemette di piacere mentre lui la guardava.
- “Bella..”
non riusciva più a trattenersi.
- “Si..?”
- “Vuoi..?”
- “Si,
ti prego..”
- Cosa
stava dicendo? Come poteva lasciarsi andare così con lui che
conosceva da poche ore mentre non aveva permesso a Jacob di andare
oltre qualche tocco qua e là?
- Era
diverso, stavolta era diverso, ripeteva e sebbene sapesse che
sarebbe rimasta scottata, non se ne curò.
- Si
aggrappò ancora di più alla sua schiena mentre
lui faceva scendere
la parte inferiore dei loro costumi ed entrò in lei,
accompagnato
dall'acqua e dal piacere di Bella che rese tutto più dolce.
- Nessun
dolore, nessun fastidio. Fu piacere quasi immediato mentre lui si
muoveva piano dentro di lei, poi più veloce, poi
più piano finché
non fu lei a stabilire il ritmo.
- Non
avrebbe mai pensato che la sua prima vera volta potesse essere in
acqua eppure.. eppure stava accadendo e si lasciò andare
completamente ai tocchi di Edward che la facevano impazzire e non
facevano che aumentare il desiderio e le spinte che lei stessa
cercava e procurava.
- Raggiunse
l'apice del piacere prima di lui che uscì al momento
opportuno.
- Bella
si strinse a lui, continuando a cingere corpo e spalle. Lui la
sorreggeva con le mani dietro la sua schiena.
- Alzarono
il viso e si fissarono per qualche secondo, incapaci di dire
qualsiasi cosa. Sorrisero semplicemente.
- Quando
uscirono dall'acqua erano mano nella mano, presero le prima due
asciugamani che trovarono e si avvicinarono al fuoco per riscaldarsi.
Bevvero qualcosa ma non riuscivano a staccare gli occhi l'uno
dall'altra. Fosse stato per loro avrebbero fatto l'amore ancora e
ancora..
- Ma
Bella stava quasi già soffrendo. Aveva fatto esattamente
quello che
non avrebbe dovuto fare e ne stava già pagando le
conseguenze.
- Cercò
di avvicinarsi quanto più possibile al fuoco per lasciare
che anche
i suoi pensieri si riscaldassero o che bruciassero completamente,
almeno per quella notte, ma fu inutile.
- “Tutto
bene?” Edward aprì la sua asciugamano e da dietro
l'abbracciò,
stringendo le braccia attorno a lei e lasciando un bacio sulla sua
spalla nuda.
- Bella
avrebbe voluto dire di no, avrebbe voluto mandarlo via, ma non ci
riuscì. Annuì sorridendo, si voltò per
baciarlo e, consapevole di
farsi ancora del male, lasciò che lui scaldasse i suoi
pensieri.
- Quando
presero calore e furono asciutti si vestirono di nuovo e si stesero
in disparte.
- Ancora
una volta Bella avrebbe voluto correre via e lasciarsi tutto alle
spalle già da quel momento ma lui le porse una mano
chiedendo la sua
e non poté rifiutare.
- “Cos'è
questa?”disse lui notando un piccolo sfregio sul palmo della
sua
mano.
- Doveva
solo notare la sua cicatrice per rendere tutto ancora più
perfetto e
insopportabilmente doloroso.
- “Sono
caduta qualche anno fa”
- “Come?”
sorrise già mentre lei non sapeva se rispondere o meno.
- Perché?
Perché sapere altre cose della sua vita se l'indomani
sarebbe dovuto
partire?
- Non
si sarebbero mai più visti.
- “Ero
nel parcheggio del cinema, tutta emozionata perché usciva un
film
che aspettavo da tanto; ma era piovuto poco prima e sono scivolata su
una grata bagnata. L'incontro col terreno non è stato tra i
più
piacevoli”
- Edward
rise sommesso ma divertito e lei non poté non unirsi a lui
finché
le posò un bacio tra i capelli e rabbrividì.
- Restarono
per molto tempo in silenzio, a guardare il cielo, finché una
stella
cadente squarciò il cielo, luminosa come una supernova,
silenziosa
come una farfalla, veloce come un lampo.
- Restarono
entrambi senza fiato e non parlarono per qualche secondo.
- Lui
la strinse a sé. “Hai avuto la tua stella, Bella.
Esprimi un
desiderio”.
- Non
gli disse che aveva smesso di esprimere desideri tempo fa,
perché
quella sera ne aveva bisogno.
- Non
partire, sussurrò a se stessa ma Edward la
sentì.
- Poggiò
il capo contro il suo petto, si strinse a lui e, nascondendo entrambi
una lacrima, si addormentarono, abbracciati, perdendosi la pioggia di
stelle che cadeva sopra di loro vegliando sui loro sogni.
- La
piccola veranda bianca è al buio, le lucciole sono l'unica
fonte di
luce intorno e la brezza marina giunge fin lì scompigliando
i
capelli di Bella che, lasciandosi cullare dal dondolo, stringe tra le
braccia la sua bambina di quattro anni.
- “Mamma,
mi lacconti una favola? Una nuova pelò.. una che non hai mai
laccontato”. Le ha chiesto Renesmee poco fa e ora, mentre
aspetta
che chiude gli occhi, è lei a ripercorrere le strade della
sua vita.
- Le
scelte e i bivi che l'anno condotta fin lì. Tutta la vita
è fatta
di scelte e di bivi ma non sai mai quali sono quelli che te la
cambiano per sempre.
- Cosa
sarebbe successo se non fosse mai andata a quella festa? Cosa sarebbe
successo se non avesse conosciuto Jacob che l'aveva invitata? Cosa
sarebbe successo se Lauren non fosse stata così sfacciata da
farla
innervosire con i suoi modi? Cosa sarebbe successo se quella vecchia
bizzoca avesse deciso di prendere il caffè a casa invece che
al bar
quel pomeriggio? E se quei due ragazzi avessero preferito un pub? E
se non avesse cercato lavoro al bar?
- Cosa
sarebbe ora quella sua vita se avesse scelto così e non
così?
- Bella
ripensa spesso a quella notte, ripensa alle lacrime silenziose;
spesso vorrebbe chiedere a Edward se anche lui ha pianto quella notte
ma preferisce credere di si, non le occorre saperlo.
- Bella
ripensa spesso alla mattina dopo, all'ultimo saluto, l'ultimo bacio
prima di salutarsi.
- E
ripensa alla sua sorpresa quando l'ha visto entrare al bar e dire:
“Non parto più”. Le era caduto il
vassoio di mano, non era
riuscita a credere che fosse lì finché lui si era
avvicinato e
l'aveva abbracciata sussurrandole: “Voglio provarci.. voglio
provarci davvero..”
- E
ripensa agli anni passati lontani, ai biglietti aerei comprati per la
Florida e per la California in attesa che entrambi si laureassero.
- Alle
estati consumate a fare l'amore, un mese intero insieme, solo a fare
l'amore e a dirsi che ce l'avrebbero fatta.
- Ripensa
al suo primo Ti amo.
- Sei
la mia vita.
- Non
riesco a stare senza di te.
- Ripensa
al dolore, ai momenti difficili quando avrebbe voluto lasciar perdere
tutto, quando anche la gelosia per una compagna di corso la metteva
in crisi.
- Ripensa
ai regali di compleanno, alle telefonate chilometriche, alle visite a
sorpresa.
- Ripensa
al viaggio in Messico per la sua laurea, ai delfini, ai ricordi.
- Ripensa
ai bagni al chiaro di luna, alle mille stelle cadenti viste insieme,
ai sogni.
- Ripensa
al caffè alle sei di mattina, alle albe e ai tramonti, ai
silenzi.
- Ripensa
alle lenzuola pulite, agli abiti da sposa, al suo sì.
- Ripensa
alla casa in cui vivono, in riva al mare, dove si sono conosciuti.
- Ripensa
al momento in cui gli ha detto di aspettare un bambino, al suo viso
quando hanno scoperto che era una bambina, ai suoi occhi luminosi la
prima volta che l'ha presa in braccio sussurrando il suo nome.
- Ripensa
agli attimi dispersi, quelli mai vissuti, quelli paralleli alla sua
vita.
- Ripensa
ai brividi, alle poesie, agli sguardi su istanti sospesi.
- Bella
ha trenta anni. La sua vita ha preso la sua direzione ma lei guarda
sempre indietro sorridendo. Ripensa alla sua vita e sorride..
- Vede
la sua piccola ormai addormentata, vede Edward in lei e ride.
- “Hey,
che hai da ridere?”
- Edward
spunta dalla porta con uno straccio in mano, segno evidente che ha
lavato i piatti della cena.
- “Niente..”
lei scuote il capo ma non riesce a smettere di sorridere. Lui si
avvicina e si siede accanto a lei.
- “Si
è addormentata”.
- “Si..”
- “Che
ti sei inventata stavolta?”
- “Niente.
Non ho inventato niente. Le ho raccontato di come ci siamo
conosciuti..”
- “Davvero?”
- “Si”
- “Voglio
sperare che tu abbia saltato qualche parte..” le bacia il
collo
facendole il solletico.
- “Certo,
per chi mi hai preso!?”
- “Bene,
perché non voglio che mia figlia prenda esempio dalla mamma
e si
lasci andare al primo ragazzo che incontra sulla spiaggia..”
- “Non
mi sembra che tu abbia nulla di cui lamentarti visto come sono andate
le cose”
- Edward
sorride, divertito e compiaciuto. “No, infatti no.”
- Poggia
una mano sulla sua guancia voltandole il viso e la bacia.
- “Cosa
sarei senza di te, ora?” sussurra sulle sue labbra dando
voce,
ancora una volta, ai pensieri di Bella.
- Sì,
ogni vita è fatta di scelte. Ogni momento c'è
stato un bivio da
scegliere, destino che mi ha portato via o accanto a te.
- Del
resto è sempre un bivio che ci porta fino a qui.
- “La
metto a letto” Edward prende la piccola dalle braccia di
Bella, e
la bacia felice di quanto somigli alla madre.
- La
sistema comoda tra le sue braccia e sta per entrare in casa quando
Bella lo chiama.
- “Si?”
- Lei
lo guarda. “Niente, volevo solo dirti che ti amo..”
- Non
se lo dicono spesso perché è una cosa
così profonda da non volerla
alleggerire del suo significato.
- Quando
dici spesso ti amo finisci per abituarti a sentirlo dire; quando lo
dici una volta ogni tanto finisci per sorridere perché sai
che è
davvero sentito, sai che è detto col cuore e non
perché ormai è
diventato un modo per salutarsi.
- Sorridono
entrambi. Lui perché ha sua figlia tra le braccia, una casa
al mare
e una moglie che gli ha appena detto che lo ama; lei perché
ha
appena chiamato suo marito solo per dirgli quanto lo ama.
- Che
sciocca che ero, pensa tra sé e sé, e
sorride.
Note:
Bè,
il mio falò sulla spiaggia è saltato stasera
ç_ç Spero che a voi vada meglio e che non stiate
leggendo questa shot; vorrà dire che avete di meglio da fare
XD
Comunque non era per
niente programmata. Stavo lavando i piatti, dopo aver saputo che la mia
serata era saltata, e mi è venuta in mente questa shot, e ho
approfittato del pomeriggio per scriverla.
Mentirei se dicessi
che c'è poco di me in questa Bella. Anzi, c'è
moooolto di me in lei. Molte delle mie idee e delle mie speranze. Tutti
possono averle, no? lol
Senza contare che la
sua cicatrice sul palmo della mano è proprio presa da una
mia disavventura. In pratica mi è successo quello che ho
scritto; indovinate che film era? XD hahahaha Vi do un indizio.. era il
21 Novembre 2008 u.u
Ho ancora
la cicatrice, ovviamente haha Avrò Twilight marchiato a vita
sulla pelle haha.
Ad ogni modo voglio
dedicare queste righe a tutte coloro che devono ancora trovare la
persona giusta; soprattutto alla mia amica Leti che sta passando un
periodo un pò giù.
Ti voglio bene,
tesoro! Non demoralizzarti please :(
Grazie mille a Bet
(u__u) per aver fatto da cavia, ancora una volta XD haha love you Will
*-*
E grazie a chi
leggerà e/o lascerà un commento! *-*
Un bacio.
Fio
PS: Ho preso
ispirazione da un'unica canzone. "Bivio" di Stefano Centomo. La adoro.
Non rispecchia totalmente questa shot ma boh XD mi ha ispirato lo
stesso haha
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