Prologo:
Jack delle lanterne. L'inizio del viaggio.
Abbassamento del livello di coscienza, lo
chiamano.
Ridursi in uno stato tale che non è più la
ragione a decidere delle
cose che sentiamo, vediamo, facciamo. L'essere umano abbassa il suo
livello di coscienza in continuazione: i poeti e gli scrittori la
chiamano “ispirazione”, per tutti gli altri ci sono
i sogni, le
illusioni, le fedi, le speranze, i desideri … anche se
irrealizzabili, l'uomo ci crede lo stesso, accantonando per un attimo
la razionalità. Una volta, sarebbe stato da matti pensare
che l'uomo
avrebbe imparato a volare. Oggi ci sono gli aerei.
Cosa distingue tra quello che è
reale e quello che non
lo è? E credere fermamente in qualcosa, non può
contribuire a
realizzarlo?
Cosa succederebbe se si potesse esplorare
quel luogo del
cervello - quella parte nascosta dell'Iceberg, come la chiamava
Freud, che è il subconscio? Quali orrori - e quali
meraviglie -
potrebbero scaturirne?
Questa è la storia di chi ha
compiuto un viaggio
simile. Benvenuti a Wonderland, di nuovo.
___
“Mi
manchi”
Una
volta l'aveva scritto su un cartoncino bianco, in mezzo a un mazzo di
fiori. Due parole, inchiostro nero, calligrafia non tanto precisa -
non era abituato a scrivere a mano e l'occasione lo rendeva solo
più
nervoso. Nessun punto a finire la frase, che rimaneva così,
lanciata
in aria, aperta. Inconcludente. Nessun punto: il genere di mancanza
che una come lei, così attenta alla punteggiatura,
così pignola da
correggere gli accenti, così scrupolosa da detestare le
abbreviazioni, avrebbe sicuramente notato.
Era
il momento di dimostrare coi fatti quello che aveva scritto. E magari
mettere il punto su quella frase.
Era
stato altre volte in un ospedale, ma mai come paziente. La porta
della camera era aperta, l'infermiera stava passando a cambiare le
flebo - si era assentata un attimo, per andare a prendere qualcosa
nelle stanze dei medicinali. Lui non sarebbe entrato, comunque. C'era
una netta divisione tra dentro e fuori la stanza.
E
ancora, una netta divisione tra le palpebre e il resto del mondo.
Morgana
giaceva in quel letto, una piccola ciocca di capelli fuori posto, in
una curva come un punto interrogativo sulla fronte bagnata da un velo
di sudore. Vicino, una macchina ripeteva “è viva,
è viva, è
viva” nel suo linguaggio fatto di bip. Un giorno, lo sapeva,
la
macchina avrebbe cambiato idea - e avrebbe detto “Morgana
è
mortaaaaaaaaaaa” in un lungo biiiiiiip lamentoso e costante,
finché
qualche dottore con la faccia sconsolata non l'avrebbe spenta.
Perché
Morgana era in coma, e la macchina era la sua nutrice. Secondo la
versione ufficiale, la colpa era di un incidente in autostrada.
C'é
un mondo dentro le pupille disse il serpente.
Jack annuì,
e con lui annuì la sua faccia lunatica riflessa nel vetro
della
finestra, davanti a lui. Fuori era già buio. Lentamente,
faticosamente, come se avesse avuto dei pesi di piombo ai piedi,
incominciò a trascinarsi via dalla corsia d'ospedale senza
nemmeno
entrare nella stanza di Morgana. Tanto, il coma era irreversibile.
Entrare o non entrare, non significava nulla: non l'avrebbe
raggiunta.
Pensi
che le persone siano tutte uguali. Pensi che ognuno veda quello che
vedi tu, capisca quello che tu capisci. Ma è un errore
comune. La
gente crede a quel che vede. Non puoi camminare, se non credi che il
pavimento che stai pestando sia uno, e uno solo, e quello che tu
vedi.
Si
dice “mela” e ci si aspetta che gli altri si
immaginino un frutto
vagamente rotondo, rosso fuori, bianco dentro.
Si
dice “giusto” e si pensa che il pubblico sia
d'accordo. Se non è
così, si litiga o ci si allontana, perché pare
incredibile che
qualcuno si ostini a pensarla diversamente.
E
invece, chi ha deciso che quella è una
“mela”? Chi ha detto per
la prima volta, “giusto”?
Uscito
dall'ospedale, Jack fece un lungo tragitto a piedi nelle strade poco
illuminate. Il serpente era abbastanza comunicativo, quella sera,
dato che non smetteva di parlare un momento.
C'é
una storiella divertente. Un giorno, una delegazione di marziani
visita il pianeta Terra. Le autorità della Terra allora
organizzano
un tour per mostrare le meraviglie del pianeta: le piramidi, la
civiltà, i musei, new york, cose così. Alla fine
del lungo giro
turistico, ad una conferenza stampa qualcuno chiede ai marziani cosa
gli è piaciuto di più della Terra; e loro
rispondono: « Mah,
quelle persone verdi, alte, che se c'é un po' di vento si
chinano e
sussurrano tra loro.» Bhé, mi crederai se nessuno
ha capito che i
marziani parlavano dei cazzo di alberi.
E
magari dovessero scendere i marziani per le incomprensioni. Le
luci bianche di un supermercato aperto fino a tardi lo avvolsero,
riempiendo i segni viola che aveva sotto agli occhi e accecandolo un
po'. Come in trance vagò tra gli scaffali di prodotti lucidi
e
puliti, ognuno che prometteva una vita felice. Il supermercato
dopotutto è da sempre il paradiso del consumismo, avrebbe
detto il
serpente (se non fosse stato impegnato, al momento, a parlare delle
incomprensioni). Non aveva molto in tasca, comunque, riuscì
a
trovare il posto dove tenevano i superalcolici. Invece
no. La gente non si capisce. L'imbecille medio non capisce nemmeno se
stesso. Però fa lo stesso, pretendiamo comunque di capire
gli altri.
E sopratutto pretendiamo che gli altri ci capiscano. Rimase
un po' interdetto davanti alle varie possibilità. Alla fine,
scelse
due bottiglie di vodka, tanto per andare sul sicuro. A casa,
comunque, aveva altra roba.
Il
problema era arrivarci, a casa, e non lasciarsi cadere su un
marciapiede scolandosi entrambe le bottiglie. Erano solo pochi metri.
Alla fine, tirò fuori le chiavi, la vodka che tintinnava
nella busta
di plastica, salì le scale, e raggiunse finalmente il
monolocale in
cui viveva.
Si
sedette sul pavimento, stappando la prima bottiglia. La
verità non è una sola. E il mondo non
è uno solo. Fa solo paura
ammetterlo, ma le uniche cose reali sono quelle nella testa - tutto
è
nella testa. Cambia la testa, e cambierai il mondo intero. O, se
preferisci, il mondo non esiste se nessuno lo guarda.
Portò
il vetro alle labbra. Aveva la schiena appoggiata al muro.
Probabilmente, questo non gli avrebbe impedito di cadere per terra
non appena finita la seconda bottiglia. Pazienza, avrebbe sopportato.
Inclinò il più possibile bottiglia e bocca,
facendo scendere
liberamente il liquido incolore nella sua gola. Se
tutti sono convinti che il mondo è unico, è solo
per una fottuta
illusione collettiva. Fa comodo così. L'umanità
piano piano si è
convinta di certe cose, silenziosamente, tranquillamente. A volte,
immagino sia anche più produttivo. Ma finché si
tratta di
socializzare, va bene. Non puoi venirmi a vendere poi le tue
stronzate su Dio: Dio è come il mondo. Non c'è se
nessuno lo prega.
La
vodka iniziò a riempirgli la pancia, bruciandogli in gola.
Poteva
quasi sentire, in anticipo, il fegato a cui veniva dato un colpo
senza precedenti. Ma doveva essere così. Una volta aveva
studiato, a
scuola, un certo gruppo di poeti di cui non ricordava il nome.
Baudelaire, però, almeno di fama, lo ricordava. Il succo
della
storia era comunque che questi si sfondavano di droga, alcol, sesso e
via dicendo, per raggiungere i “misteri” del mondo.
Gli
iniziavano a pizzicare gli occhi. Prese fiato. Stappò la
seconda
bottiglia, anche se non aveva finito con la prima.
Togli
il compromesso, e c'è quello che nessuno ti verrà
mai a raccontare.
Quello che non puoi capire. Quello che anche te stesso - da sveglio -
non capisci, nascondi a te stesso. Il mondo sotto le palpebre.
Naso,
occhi e gola gli bruciavano come se stesse mangiando carboni ardenti.
E aveva caldo, un caldo infernale, e voglia di muoversi mentre il
liquido trasparente gli bucava lo stomaco. Si costrinse a stare fermo
e a vuotare anche la seconda bottiglia, mentre gli veniva la nausea a
forza di avere la bocca foderata nello stesso sapore non-sapore della
vodka e dell'alcol.
E
piano piano, sentiva i pensieri farsi più frammentari,
staccati,
distanti.
Rimaneva
solo la voce del serpente.
Il
mondo dentro le pupille.
Ed
è lì che stai andando.
Jack
svenne, ad un certo punto della serata, le labbra che puzzavano di
vomito. Piano piano la sua figura scivolò dal muro sul
pavimento.
Qualcuno aveva dipinto il mondo di arancione come una zucca di
Halloween.
*Note
e altro*
Ecco
qua. Come ho detto nell'anteprima, questo è solo un
tentativo, quasi
un gioco. Ho l'impressione di non aver scritto la metà di
quello che
volevo dire - o almeno di non averlo scritto in maniera
comprensibile. Spero non sia, comunque, del tutto privo di interesse
come prologo.
Se
vi va, lasciatemi una recensione, mi farebbe solo piacere.
|