LA VENDETTA

di remsaverem
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LA VENDETTA

 


LAKE MOHAI 1.45 p.m.

Avanzava a passi veloci, ma senza correre, attento a non destare rumori sospetti, niente che potesse metterlo in allarme.

Il fattore sorpresa era tutto.

Durante la corsa aveva perso il contatto radio con il resto del team, ma non importava, anzi, forse era meglio così: era una cosa tra lui e  Flint o, almeno avrebbe dovuto esserlo, se solo …

Controllò l’orologio, F. non aveva un gran vantaggio su di lui e, oltretutto, doveva portarsi dietro un ostaggio.

Gli altri erano dietro, questione di minuti, ma lui non poteva aspettare e con circospezione si avvicinava alla radura nel bosco a cui puntava l’uomo.

Ormai era quasi al limitare della foresta, attraverso la vegetazione riusciva a intravedere lo spiazzo verde, il leggero declivio della collina. Incombente e sinistra spiccava la cisterna dove, ne era certo, si era rifugiato F.

Inutile cercare di scrutare sulla sommità della costruzione affacciata sul lago artificiale denso e scuro, era troppo lontana.

Gideon trasse un profondo sospiro, estrasse la pistola e ne armò il cane, possibile che, in quel momento, Flint fosse già all’interno.

In ogni caso, non c’era altra scelta che seguirlo.

 

 

 

INTERSTATALE 187 direzione Lago Mohai 1.30 p.m.

“Maledizione, abbiamo perso il contatto” grugnì Morgan togliendosi con uno scatto la trasmittente dall’orecchio destro.

“Non possono avere molto vantaggio, continua a guidare” esclamò Hotch che sedeva al suo fianco.

“La cartina indica una zona boschiva a meno di un miglio di distanza, ma non capisco cosa..” Jj cercò di distendere meglio la mappa, ma non era un’operazione facile all’interno del SUV. Il contatto satellitare con Garcia non funzionava più, si trovavano in una zona montuosa del Montana.

“Ci sono dei bacini idrici nei dintorni?” domandò Hotch.

“Non mi sembra, no aspetta … ecco il lago artificiale Mo..Mohai, proprio qui, alla fine della radura, dovremmo quasi esserci Morgan”.

“È quello il posto, tutte le altre vittime di Flint sono annegate” ribattè Morgan pigiando sull’accelleratore.

“E lui si sta dirigendo lì per completare la sua triade” sottolineò Prentiss scuotendo la testa, le cose decisamente non si stavano mettendo bene.

 

 

CISTERNA DI RACCOLTA DELL’ACQUA – LAGO MOHAI  2.00 p.m.

“Muoviti, sbrigati o ti faccio saltare le cervella ora” e per dare senso alle sue parole Walton Flint premette forte il calcio della pistola sulla fronte del ragazzo che, incespicando, cercava di stare dietro all’uomo che lo stava trascinando sulla sommità della cisterna.

All’interno si udivano sole le grida e i rudi sproni di Flint, accompagnati dall’eco dei loro passi pesanti sulla scala metallica.

Altri due scalini, poi il suo ostaggio inciampò di nuovo e rischiò di perdere l’equilibrio, ma F., che lo teneva per un braccio, gli evitò l’ennesima caduta e lo tenne su.

“Adesso mi hai stancato, stupido idiota” minacciò F. afferrandolo con violenza per i capelli e tirandogli indietro la testa con uno strattone “se non la smetti di cadere ti pianto una pallottola in bocca e ti lascio qui a marcire, avanti muoviti” disse spingendolo avanti.

“Io non non ce la faccio, non..” sussurrò la sua vittima rialzandosi malamente. La caviglia sinistra era gonfia e avevano camminato, se non corso, per 5 miglia prima di affrontare l’interminabile salita all’interno del fabbricato.

“Muoviti, non voglio sentirti più!!!” esclamò Flint dandogli un pugno allo stomaco e spingendolo avanti.

 

 

ESTERNO CISTERNA – pressi lago Mohai 1.50 p.m.

Gideon, pistola saldamente in pugno, spinse con cautela la porta d’ingresso che si mosse, per sua fortuna, senza un cigolio.

Scrutò fuggevolmente all’interno e mosse un passo in avanti, poi si immobilizzò. Nel silenzio siderale di quel tempio di acciaio, rimanendo perfettamente fermo, udiva una sorta di mormorio di fondo: tac tac tac tac, un suono quasi indistinto e incostante.

Qualcuno stava salendo, anzi era quasi in cima.

Attraversò l’atrio claustrofobico ed oltrepassò un’altra soglia lasciata incautamente aperta. Da lì partivano la scale.

Si volse verso l’alto. Nulla: non si distingueva niente se non un intrico di linee metalliche intersecate tra di loro.

Loro erano lassù.

Reid era lassù.

 





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