Cave
canem!
Dedicata
a lady
hawke ♥
Un
ringraziamento speciale a Rowena,
ovviamente, che ho costret-coff,
che mi ha fatto da beta! ^^
Primo
capitolo ~ L’apparenza
inganna
Remus
Lupin si arrampicò a fatica per lo stretto passaggio che
portava
alla sala comune. Era talmente stanco che si era dovuto imporre di
rispondere con
un sorriso di cortesia alla battuta piuttosto lasciva della Signora
Grassa, e lui
non si doveva mai costringere ad
essere
gentile: lo era di natura. Purtroppo anche il fattore luna piena
contava: mancava
solo un paio di giorni alla sua trasformazione, e questo contribuiva ad
accrescere
il suo senso di malessere generale.
Si
accorse di una figura seduta su una delle poltrone davanti al camino,
e un sospiro gli sfuggì suo malgrado dalle labbra: quella
era l’inconfondibile nuca
di un Black di sua conoscenza.
Era
chiaro che lo stava aspettando: l’intenzione di andarsene a
dormire
ad un orario decente scomparve come neve al sole.
«Lily
è già tornata?», gli chiese, sedendosi
per terra, sul tappeto.
La luce della fiamma viva quasi gli feriva lo sguardo, ma ebbe il modo
di accorgersi
comunque dello scatto irrequieto delle gambe dell’amico, che
le aveva incrociate
di scatto.
«Già.
Pensavo saresti venuto insieme a lei».
Remus
sporse un po’ indietro la testa, incuriosito.
«Infatti
di solito è così. Però si è
sentita poco bene durante la ronda,
quindi ho insistito perché andasse a riposarsi».
Sirius
era l’emblema dello spirito tormentato annoiato. Aveva
abbandonato
totalmente la testa sul bordo morbido dello schienale, fissava il
soffitto con aria
pensierosa ed a braccia incrociate, ma il suo piede continuava a
disegnare piccoli
cerchi nell’aria. Era chiaro che non riuscisse a prendere
sonno.
Non
era raro che soffrisse di quei momenti di puro tedio, ma solitamente
cominciava a dar fastidio ai primini oppure a corteggiare
più o meno sfacciatamente
le ragazze; forse il non avere vittime da torturare era il motivo per
cui avesse
deciso di attendere lui.
«Felpato,
qualcosa non va?», gli domandò, rompendo il
silenzio. Sirius
sciolse le braccia per poi incrociarle di nuovo.
«No.
C’è qualcosa che non dovrebbe andare?»
Remus
alzò un sopracciglio. Sirius era sempre stato una
primadonna.
Era talmente cocciuto ed orgoglioso e vanaglorioso e
vanitoso… E tutta un’altra
infinita lista di difetti. Ogni volta che era indispettito da qualcosa,
metteva
il muso e spargeva tutt’intorno la sua aura nefasta,
rifiutandosi di parlare perché
voleva essere pregato. In
ginocchio. Con
le ceneri cosparse sul capo.
Be’,
Lunastorta non era decisamente in vena.
«Ti
darò un’unica possibilità. O parli e ti
togli questo peso dallo
stomaco - perché sai che
c’è e sai che
io so che c’è
-, oppure puoi restare con il muso a passare una notte insonne,
senza che questo mi provochi il minimo senso di colpa. Non
sarò io ad implorarti
di rivelarmi i tuoi pensieri».
Sirius
sollevò appena il capo; stette a guardarlo per qualche
istante,
assorto, prima di lasciarsi sfuggire un sorrisetto ironico:
«Non avresti il minimo
senso di colpa, eh? Ti ricordo chi è il più
maturo tra noi due. Non resisteresti
due giorni prima di cercare di riaggiustare le cose».
L’altro
sospirò e si passò una mano sul viso. Si dette
silenziosamente
dell’imbecille, perché ovviamente Felpato aveva
ragione e questo lo faceva sentire
ancora più irritato. Di solito era lui quello che non aveva
mai torto.
«Avanti,
dimmi».
Sirius
si mosse di nuovo, posando un piede sul ginocchio dell’altra
gamba e iniziando a giocherellare con i lacci della scarpa. Sapeva che
a Lunastorta
la faccenda non sarebbe piaciuta, ma aveva una voglia terribile di
sfogarsi un po’.
Anche a costo di prendersi una ramanzina.
«Ho
litigato con James».
«Uh.
E come mai?»
«Era
iperattivo ed io in un momento no. Mi ha dato un calcio sugli
stinchi perché gli ho risposto male e io ho reagito con un
pugno sul naso. Non l’ha
presa bene, temeva gliel’avessi rovinato per sempre. Secondo
lui ora è storto...
e figurati se può andare dalla Evans con il naso
storto».
Remus
sorrise. La famigerata fissa per Lily aveva qualcosa di parossistico.
«Su,
una bella dormita e domani sarà tutto come prima».
Era
già capitato che James e Sirius litigassero. Avevano due
personalità
forti e dominanti, ed entrambi erano cresciuti viziati fino
all’inverosimile, l’uno
per l’affetto dei suoi genitori, l’altro per il
buon nome della famiglia. Ad entrambi
non era mai mancato nulla. Erano anche due immaturi - due eterni
bambinoni, considerò
con un altro sorrisino -, quindi i piccoli scontri non erano mai
mancati; finivano
con l’avere dei terribili rimorsi che i poveri Remus e Peter
dovevano ogni volta
sorbirsi, per poi alzarsi una mattina e comportarsi entrambi come se
nulla fosse
accaduto.
Non
gli era mai capitato di sentirli chiedersi scusa a vicenda, a ben
pensarci.
Il
capo di Sirius crollò nuovamente sulla spalliera, e dopo un
attimo
di esitazione aggiunse:
«Sì,
ma se io non avessi voglia di fare pace? Non stavolta. Voglio
che mi chieda scusa».
Remus
cominciò a subodorare qualcosa di strano
nell’aria, e la cosa
più che interessarlo lo fece preoccupare. Non veniva fuori
troppo spesso il lato
di Felpato più serio - anzi, era in grado di contare quei
momenti sulle dita di
una mano monca -, e poteva essere solo sintomo di guai.
«Felpato,
cosa c’è sotto?»
L’altro
sbuffò sonoramente. Poteva fidarsi di Remus, e lo sapeva
benissimo,
però non poteva neanche dimenticare il fatto che fosse amico
sia suo che di James.
Lo avrebbe considerato malissimo, lo sapeva.
Eppure,
era rimasto in piedi ad attenderlo, perché il suo dannato
subconscio
gli imponeva di affliggere qualcun altro con i suoi patetici patemi
d’animo.
Anche
il suo subconscio era un fottuto bastardo, bene. Sono queste
le scoperte che ti cambiano la vita.
«È
per la Evans… Mi ha veramente infastidito che invece di
pensare
al fatto che stesse litigando con me, continuasse a blaterare sul suo
conto».
«Cielo,
Sirius!», esclamò Remus, tanto allarmato che gli
uscì fuori
il nome di battesimo. «Non sarai mica geloso?»
I
Black non arrossiscono, non se riescono ad evitarlo. I Black si fanno
mortalmente pallidi.
«Non
sono geloso. Semplicemente non riesco a capire perché si sia
dovuto
fissare tanto con una ragazza quando ne può avere mille
altre! Perché proprio lei?
Conosci Ramoso, è incapace di restare focalizzato su un
obiettivo per più di due
settimane… Lunastorta, sono due anni. Sono due dannatissimi
anni. Comincio a non
sopportarlo più».
Remus
continuò a sogghignare, e Sirius sentì di odiare
anche lui. «Ok,
sai cosa ti dico? Pensala come ti pare», sibilò,
alzandosi in piedi e sovrastandolo
in altezza. Sembrava davvero arrabbiato.
«Certo
che la penserò come mi pare, Felpato. Se mi fossi fatto
condizionare
da voi, ora sarei a correre nudo sul prato in direzione della Foresta
Proibita,
proclamando il mio eterno amore alla vita da selvaggio».
Sirius
lo fissò con odio.
«Non
mi è mai parsa un’idea migliore».
Remus
fece un gesto con la mano a mezz’aria, come per volerlo
blandamente
trattenere.
«Guarda
che può capitare di essere gelosi del proprio migliore
amico.
In effetti, ultimamente ogni volta che Ramoso nomina Lily sembra che ti
parta un
embolo…»
«Indovina
il perché!», rispose l’altro,
avvelenato, mentre saliva le
scale a chiocciola che portavano al loro dormitorio.
Si
sentiva orribilmente frustrato. Ciò che non riusciva a
capire di
quella assurda non-coppia era quale dei due fosse l’elemento
sbagliato. Era James
ad essere un coglione, oppure la Evans
un’asessuata?
Andiamo,
dopo quasi due anni di corte spietata qualunque
donna avrebbe ceduto alle avances
di Ramoso. Se non altro per esasperazione. Non riusciva proprio a
mettersi nei loro
panni, anche perché a lui la maggior parte delle volte
servivano pochi giorni per
ottenere quello che voleva.
A
volte persino ore.
Si
bloccò con il piede che quasi toccava l’ultimo
gradino. Ecco una
cosa che avrebbe risolto i suoi dubbi e avrebbe fatto decisamente
infuriare Ramoso.
Le avrebbe chiesto di uscire, e sicuramente avrebbe ricevuto un
sì come risposta,
dimostrando al suo migliore amico che poteva definitivamente togliersi
dalla testa
la Evans.
E,
nel remotissimo caso si fosse beccato un due di picche, avrebbe
dimostrato quanto fosse frigida.
Sbuffò
ancora, ripensando alle parole di Lunastorta. Lui non era in
alcun modo geloso di James. Né della sua amichetta.
*
«Vuoi
uscire con me, Evans?»
Lily
lo fissò storto, prima di sillabargli un secco:
«No».
“Be’,
un passo in avanti rispetto a James. Almeno non mi ha augurato
di finire preda del furore sessuale di Mirtilla Malcontenta”.
«Oh,
e potrei sapere il perché?»
Lily,
che era in ritardo per la sua lezione di Rune Antiche,
accelerò
il passo.
«Perché
mi stai antipatico quanto il tuo amichetto. Cioè, prima di
oggi non tanto quanto lui, dato che almeno tu
non mi chiedevi di uscire nei momenti meno opportuni. Però
ti sei appena giocato
l’ultima chance, mi spiace». Lei lo
guardò di sottecchi e Sirius fece spallucce.
«Non sembri granché disperato, Black».
Lui
si riscosse dai propri pensieri e le sorrise, sornione.
«Avresti
preferito che ti supplicassi in ginocchio nel bel mezzo del
corridoio?»
Lily
quasi rabbrividì. Ci bastava Potter ad esporla
quotidianamente
al pubblico ludibrio.
«No,
Black, ma mi domando perché tu sia venuto proprio da me,
visto
la tua amicizia con quello scemo».
«Abbiamo
litigato».
«Di
nuovo?», chiese, per nulla stupita. Dopo averli visti tirarsi
addosso
a vicenda il cibo della cena, aveva intuito che l’amicizia
maschile segue parametri
un tantino diversi da quella femminile. Figuriamoci per quei quattro.
«Sì.
E sai, mi domandavo se fosse lui lo stupido o tu la frigida».
Lily
arrossì per la rabbia. Certo non era il modo migliore per
corteggiare
una ragazza.
«Black,
se sei qui per insultarmi puoi anche andartene».
Sirius
sorrise automaticamente. Iniziava a prenderci gusto.
«Evans,
te lo richiedo. Sicura che tu non voglia uscire con me? Ti
libereresti di James in men che non si dica, e io sarei
l’unico oggetto della sua
ira funesta. Sarebbe divertente e non avresti nessun tipo di
controindicazione».
«Mi
spiace, non gioco con i sentimenti degli altri. Per quanto sia
insopportabile, trovo meschino il fatto che sia proprio il suo migliore
amico a
cercare di fargli una cosa del genere».
Erano
ormai davanti alla porta dell’aula, e Sirius si
fermò.
«Credimi,
sono più scocciato di te da questa situazione. Perlomeno,
riusciremmo a togliergli dalla testa l’immagine di te che,
come ogni cara mogliettina
che si rispetti, lo attende a casa dopo una giornata di duro lavoro.
Pensaci. Anche
io ti sopporto poco, Evans: almeno in questo modo riuscirei a riportare
le cose
com’erano prima».
«Arrangiati»,
fu l’unica risposta.
Il
ragazzo rimase a guardarla mentre prendeva posto accanto ad una
compagna di dormitorio, prima che un’alterata professoressa
Wilson gli chiudesse
la porta in faccia. Sempre agitata quella donna.
Si
girò e percorse con calma il corridoio nel verso contrario.
Ora
che ci pensava, anche lui era in ritardo per le lezioni.
*
Quando
Lily era entrata in classe, Remus aveva involontariamente alzato
lo sguardo e gli era parso decisamente strano intravvedere Sirius sulla
porta. Aveva
cercato di capire cosa fosse accaduto dall’espressione di
Lily, ma lei non sembrava
turbata e Remus non era ancora un Legilimens. Per il momento.
Aveva
atteso pazientemente la fine dell’ora ed aveva fermato Lily
prima
che uscisse, affiancandosi a lei, che fu ben lieta di vederlo.
«Remus!
Ancora grazie mille per ieri sera, mi hai salvato! Non fosse
stato per te, stamattina avrei ancora avuto il mal di
testa…»
«Sono
contento tu ora stia meglio», le disse sorridendo, prima di
cambiare
faccia e chiederle: «Lily, come mai Sirius era con
te?»
La
vide corrucciare la fronte, prima di dare un’occhiata nervosa
alla
professoressa che stava sistemando degli appunti sparpagliati sulla
cattedra.
«Vieni,
andiamo in qualche posto più tranquillo».
Remus
annuì e si fece guidare lungo i corridoi, fino ad arrivare
al portone d’ingresso della scuola e superarlo. Continuarono
per un po’,
arrivando quasi in prossimità delle serre di Erbologia. Era
novembre ed erano
usciti senza coprirsi ulteriormente, quindi lui sperò si
trattasse di una cosa
di breve durata.
«Scusa
se siamo usciti, ma onestamente avevo paura che qualcuno ci
sentisse», disse lei, cominciando a sfregarsi le mani sulle
maniche della
divisa. «Vedi, volevo chiederti… Ma Potter e Black
hanno litigato davvero? E così
gravemente?»
Remus
la guardò, perplesso.
«Be’,
sì, ma penso che non duri più di
tanto… Come al solito, no?»
Lily
fece una smorfia poco rassicurante.
«Vedi,
Black mi ha chiesto di uscire».
«Felpato
ti ha chiesto di- Oh. Quel grandissimo idiota».
Si
passò una mano sul viso, chiudendo gli occhi e rimanendo a
pensare
per parecchio tempo in silenzio. Cielo, le cellule celebrali di Sirius
si erano
decisamente volute buttare insieme nell’acido.
All’improvviso,
si ricordò che c’era altro di cui invece
preoccuparsi.
«Ehm,
scusa se te lo domando, ma tu… Tu cosa gli hai
risposto?»
La
ragazza scosse la testa.
«Di
no, ovviamente. Sai che uno dei miei più grandi desideri di
sempre
è quello di vederli sparire dalla faccia della Terra,
possibilmente insieme».
Remus
abbozzò un sorrisino e si sentì sollevato: lei
sembrava
sinceramente sincera e vagamente disgustata. Il fascino Black pareva
non averla
nemmeno sfiorata. E pensare che la maggior parte delle ragazze ne
veniva
investita come da un treno in corsa.
La
sua stima per la sua compagna di Casa crebbe molto, in quei
pochi secondi.
«Bene.
Anche perché temo sia uno dei suoi capricci…
Sirius non è un
cattivo ragazzo, solo che durante questi mesi è stato messo
davvero a dura prova»,
si precipitò ad aggiungere, vedendo l’espressione
di Lily rabbuiarsi pericolosamente.
Paragonarla ad un giocattolino per ricchi ragazzi annoiati era stata
una mossa degna
di James, accidenti a lui.
«Tranquillo,
Remus, non avevo intenzione di dargli corda. Poi se è
davvero una sua voglia passeggera, dubito che la cosa
ricapiterà».
Lui
annuì e ricominciò a camminare in direzione del
castello.
«Vedrò
di parlare con Felpato, tranquilla. Intanto incamminiamoci».
Lily
annuì e lo seguì, in silenzio, finché
il ragazzo non inciampò
su una radice che sporgeva dal terreno. Di riflesso si
aggrappò a lei, e fu solo
per questo che non cadde.
«Oh,
scusa Lily!»
Lei
scoppiò in un’allegra risata e lo prese a
braccetto, come un buon
amico.
*
James
Potter aveva bisogno di riflettere. Era ovviamente ancora arrabbiato
con Sirius - oh, andiamo, aveva rischiato di menomarlo seriamente e non
se ne era
neppure pentito! -, e visto che all’ora di pranzo mancava
ancora un po’, non
era riuscito a resistere alla tentazione di farsi un giro sulla sua
scopa, una
delle poche attività in grado di dargli l’ebbrezza
necessaria per avere poi la
concentrazione adatta per meditare. Stava fischiettando tra
sé e sé quando
intravide due figure che risalivano verso di lui; curioso
com’era, li fissò
senza curarsi affatto di quello che potevano pensare quando se ne
fossero accorti.
Non
si era mai preoccupato di creare meno fastidio agli altri, anzi.
Il
volo di uno stormo di uccelli spaventati lo distrasse; quando
tornò
ai due, sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene. La chioma di
Lily non era confondibile
con quella di nessun’altra, non dopo gli anni passati ad
osservarla, e l’altro era…
Per
le mutande sporche di Merlino! Era Lunastorta! E si stavano fissando
teneramente negli occhi come due disgustosi piccioncini il giorno di
San Valentino!
Dettagli che anche lui mostrasse la sua aria da trota se la trovava in
giro, anche
quando non era la festa degli innamorati.
Ridevano
spensierati, e lei l’aveva appena preso a braccetto. James
era troppo sconvolto per muoversi, quindi rimase fermo, impotente,
finché non gli
furono davanti. Remus aveva cominciato a salutarlo dieci metri prima.
Brutto
infame.
«Ramoso,
vai a farti un giro? Temo che fra poco inizi a piovere, non
farti prendere la mano come al solito», gli disse Giuda una
volta che fu a portata
di voce. «Noi adesso andiamo a pranzo, a dopo!»
Se
ne andarono così, sempre vicini, sempre sorridenti. Lily gli
aveva
rivolto il suo classico sguardo vagamente disgustato, ma non aveva
commentato.
Quel
traditore figlio di buona strega. Non poteva andare da Felpato
perché il suo orgoglio glielo impediva, e il ragazzo per cui
aveva sudato sette
vesti da mago pur di accompagnarlo come Animagus nelle notti di luna
piena… lo aveva
raggirato crudelmente. Da quanto andava avanti quella storia?
Erano
entrambi Prefetti, chissà cosa avevano combinato insieme
nelle
lunghe notti d’ispezione… La sua mente si
popolò di immagini raccapriccianti, e
si sforzò con tutto sé stesso di cancellarle.
Gli
rimaneva un solo amico, l’unico che sicuramente si era
salvato
da tale congiura. Il povero, piccolo e così spesso
sottovalutato Codaliscia. Improvvisamente,
sentì un moto d’affetto nei suoi confronti.
Fece
rapidamente dietrofront e tornò a castello, meditando su
come
poter utilizzare la scopa che aveva in mano per fare del male - molto male - ai suoi due ex-migliori
amici
fedifraghi.
Note dell’autrice:
questa storia è stata scritta su richiesta di lady
hawke, durante una delle solite conversazioni sceme su Skype.
Onestamente non ricordo
più come sia venuta fuori la SiriusLily, ma non fa niente,
suvvia.
La
storia verrà aggiornata ogni dieci giorni (a meno di non
avere impegni
improrogabili).
Se
vorrete farmi sapere cosa ne pensate, la sottoscritta ne
sarà ben
più che lieta, ovviamente!
See
ya, guys!
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