Buonasera
a tutte ^^ allora, questa è una piccola One Shot, nata da
un'idea che ho in cantiere da tempo, ma che ho bloccato per un po'.
Sono in vacanza è vero, e non dovevo postare fino a
Settembre, ma questa shot era già scritta per più
della metà, ho dovuto aggiungere solo poche cose!
Diciamo, se tutto andrà bene, da questa shot
nascerà una Long Fiction anticendente . Che
narrerà le vicende dei personaggi, prima che arrivassero a
questo punto. Spero di essermi spiegata bene xD Adesso passiamo a
ringraziamenti; a Veronica, che mi ha spinto a continuarla, nonostante
tutto, grazie tesoro :) A Elisa ( Viven L) gentilissima a riguardami la
shot e a sistemarla, grazie tesoro ;D
Adesso vi lascio, spero che l'idea vi piaccia. Un ultima annotazione,
la shot è in seconda persona, la Long sarà in
terza o in prima, e ancora da vedere. Un bacio.
La prima volta che entrasti nella sala comune, Edward era seduto in un
angolo della stanza. Lo sguardo fisso sul pavimento, le mani congiunte
in grembo e i piedi appoggiati sui pedali della sua sedia a rotelle.
Era malridotto.
La fronte fasciata, le mani avvolte nel candido tessuto della garza.
All’inizio, non capivi perché i suoi occhi non
svettassero mai verso l’alto, o perchè non si
guardasse intorno quando qualcuno gli parlava. Era un mistero e per un
po’ lo era rimasto, finché non hai chiesto a
Charlotte, l’infermiera che lo assistiva, che cosa gli fosse
accaduto. Charlotte ti raccontò tutto; del suo incidente,
dello scoppio che gli aveva ferito viso, braccia, mani, gambe. E che lo
aveva reso cieco.
Ti eri preparata al peggio. Non eri sciocca; avevi visto chiaramente le
cicatrici e la pelle bruciata che Charlotte gli medicava tutti i
giorni, unguendola con la crema per le ustioni, ma sentire quel piccolo
particolare, forse il più importante, che ti gettava in
faccia la realtà dei fatti, fu destabilizzate. Era cieco, e
dentro di te iniziasti a provare una rabbia profonda. Verso il destino,
verso il fuoco, verso Edward che quella maledetta notte era capitato in
quel luogo che non aveva niente a che fare con il suo mondo.
È assurdo, vero? All’epoca neanche lo conoscevi, a
malapena riuscivi a vedere quel poco di viso libero dalle fasciature
che lo avvolgevano come una seconda pelle.
Le sue spalle incurvate verso il basso erano il panorama che,
più o meno, ti si offriva ogni giorno. Anche tu frequentavi
la clinica delle Sette Rose, non eri una paziente -tantomeno una del
personale-, ma la parente di un malato. Tuo padre era bloccato a letto;
un tumore al pancreas che lo stava uccidendo lentamente ed ogni giorno
ti domandavi quanti altri patimenti avrebbe dovuto subire prima di
lasciarti.
Charlie non entrava mai nella sala comune, quella che lui divideva con
gli altri pazienti, tu però sì. Facevi due
chiacchierare con la madre di qualcuno, con il fratello di qualcun
altro e ogni tanto con qualche infermiera gentile. Era stato semplice
fare amicizia con quelle persone, condividevano tutti lo stesso dolore,
lo stesso strazio che ogni mattina vi accompagnava nella vostra
quotidianità. Passarono due mesi e Charlie non migliorava, i
medici gli davano al massimo altri tre o quattro mesi di vita, tu eri
sempre più sconfortata, ma andavi avanti e, ogni volta che
arrivava, cancellavi il sempre più imminente pensiero della
sua morte. Tua madre aveva smesso di parlarti: non era riuscita a
reggere altro dolore, altre responsabilità che si sommavano,
una dopo l'altra, su ciò che restava della famiglia Swan.
Eri sola, sola con te stessa e il ragazzo cieco era il secondo motivo
per il quale ti alzavi la mattina , andavi a lavoro e venivi in clinica.
Un giorno chiedesti a Charlotte il nome del ragazzo sulla sedia a
rotelle. Non era ancora venuto il momento per voi due di conoscervi, ma
percepivi che sarebbe presto successo . Edward era un nome bellissimo,
ma addosso a lui lo amasti ancora di più. Lo osservavi nei
pomeriggi di pioggia, mentre i suoi occhi erano persi chissà
dove nel buio. Anche Edward, come te, non era circondato da familiari;
era sempre solo o con Charlotte.
Hai visto attraverso i tuoi occhi i suoi miglioramenti, le sue crisi, i
suoi pianti silenziosi e non hai potuto fare a meno di soffrire insieme
a lui.
Hai visto le bende che gli fasciavano mani e piedi sparire... insieme a
quelle del viso.
Tutti ti domandano che cosa ti abbia fatto innamorare di lui e tu
rispondi sempre: i suoi occhi. Quando le bende che li coprivano
sparirono, e tu avesti la fortuna di osservarli -finalmente senza
nessuna costrizione-, per poco non piangesti dalla commozione. I suoi
occhi erano di un verde diamantino, brillavano di vita propria. Le
ciglia, folte come poche volte avevi visto in un uomo, accentuavano il
contrasto con la sua pelle rosastra, ancora segnata dalle ustioni.
Alcuni punti erano tornati del suo colore naturale, un pallore quasi
spettrale che non fece altro che farti intenerire di più.
Charlotte aveva notato il tuo interessamento nei suoi confronti; un
giorno ti invitò a sederti al loro tavolo, dove di solito
tentava di farlo mangiare o parlare.
Eri giovane, ingenua e quando ti sedesti vicino a Edward, lui
sentì immediatamente la presenza di un’estranea e
indietreggiò, spaventato, incrociando le braccia al petto,
come a proteggersi dalla tua intrusione. Charlotte gli fu
immediatamente vicino, tranquillizzandolo. Vi presentò e tu
stendesti la mano verso di lui, ma solo qualche istante dopo ti
rendesti conto che non poteva vederti. Era cieco, e lo sarebbe stato
per sempre.
Fu in quel momento che ti domandasti che cosa provavi realmente per
Edward. Per un po’ pensasti che la compassione fosse
l’unico sentimento che ti spingeva a conoscerlo, poi anche
quella sparì, insieme alla pietà... e
subentrò l’amore. Non volevi innamorarti di lui,
sul serio, non era programmato. La tua vita era già
così piena di responsabilità. Ogni notte pregavi
qualcuno lassù affinché ti portasse via da
quell’inferno.
Non eri pronta ad affrontare il vostro amore. Era inimmaginabile, non
sarebbe stato semplice convivere con il suo handicap, con la pressione
di doverlo aiutare ogni giorno, anche nelle cose più
insignificanti e invece... invece te ne sei fregata. Lo hai cercato,
corteggiato e, miracolosamente, Edward si è innamorato di
te, non per la bellezza o per il tuo aspetto esteriore, per la maschera
che mostravi agli occhi del mondo. Edward si innamorò della
tua anima, della tua voce, delle tue mani che gli accarezzavano
dolcemente le guance. Dei tuoi baci dolci e leggeri. Delle parole
rassicuranti che ogni giorni gli sussurravi. Hai imparato a conoscerlo,
ad apprezzarlo, a desiderare il suo corpo, nonostante fosse martoriato
dalle fiamme del fuoco.
Hai desiderato una vita accanto a lui, e siete riusciti a costruirvela.
Hai desiderato un matrimonio da favola, e anche quello
c’è stato. E poi, la cosa più
importante di tutte, che ha coronato il vostro sogno d'amore: dei figli.
Aspetti il vostro primo bambino e non vedi l’ora di vederlo,
di stringerlo a te, di darlo in braccio a Edward e fargli tracciare col
dito il profilo del suo minuscolo visetto. Non avresti mai voluto che
Edward si perdesse suo figlio, le somiglianze che lo legheranno a lui e
che tu pensi siano molte, come il suo naso, i suoi occhi, le sue
labbra, ma continui a ripeterti che la sua presenza basterà
a colmare questi vuoti.
Starete sempre insieme, e questo è ciò che la
vita ti ha regalato, e tu non puoi che esserne felice.
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