A new life
Il vero amore rende
sempre migliori,
qualunque sia la donna
che lo ispira.
(Alexandre Dumas figlio)
L'amore impedisce la morte.
L'amore
è vita.
Tutto, tutto
ciò che io capisco,
lo capisco solamente
perché amo.
È
solo questo che tiene insieme tutto quanto.
L'amore è Dio,
e il morire
significa che io,
una particella
dell'amore,
ritorno alla sorgente
eterna e universale.
(Guerra e pace)
Prologo
Mia madre aveva sempre detto che erano malvagi. Aveva sempre detto che
avevano le pupille di ghiaccio e uno sguardo malvagio. Mia madre aveva
spesso parlato di loro, ma io non li avevo mai visti. Sino a quel
giorno.
Quel giorno che cambiò la mia vita.
Nacqui in un piccolo paesello, nei pressi di una montagna, ove, da
piccola, ero solita passeggiare per cercar castagne.
La mia casa era adiacente a un orticello, che mio padre coltivava con
cura, insegnandomi pure qualcosa. Vicino all’orto, un
sentiero, conducente a un immenso campo di grano.
A un chilometro esatto, la città.
Mi recavo lì con mia madre, per comprarmi qualcosa. Ma non
importa. Non importa dove abitavo.
Mia madre e mio padre facevano parte di un organo speciale
dell’esercito di qui. Erano cacciatori. Cacciatori di
vampiri. Ne avevano uccisi a centinaia, nella loro vita. Ma non erano
mai riusciti a far fuori il capo dei vampiri della zona. Come si
chiamava? Will, Will-occhi-di-ghiaccio. Occhi di ghiaccio è
solo un soprannome. Egli, dicevano, aveva gli occhi bianchi come il
ghiaccio. Interamente bianchi, non solo la pupilla. Occhi che poteva
far divenire anche celesti.
Mio padre, narrandomi le sue avventure, mi spiegava di come fosse
impossibile trovare quell’uomo. E di come esso fosse capace
di sparire e riapparire all’improvviso. Mi nascose sempre,
però, che voleva distruggere la mia famiglia.
Ero appunto nell’orticello coi miei genitori quando accadde.
Stavo innaffiando le piante di rose, mio padre i pomodori e mia madre
stava tagliando della gramigna.
Sentii dei passi, ma non me ne curai. Avevo sei anni. Credevo fossero
delle persone a passeggiare. Non ci feci caso, anche se vidi mia madre
smettere di levare la gramigna.
I passi erano lenti ed eleganti.
Un uomo, o meglio, un ragazzo, con dei capelli marroni chiaro, lisci e
pettinati perfettamente, con due ciuffi sul volto, si era fermato
dinnanzi a noi, con due uomini, vestiti, come lui, in giacca e
cravatta. Quel ragazzo aveva degli occhi pallidi.
Indietreggiai, non appena lo vidi, tremando. Notai che mi fissava, con
un sorrisetto sulle labbra.
Subito mia madre mi prese e velocemente mi portò via, mentre
mio padre si parava davanti a quei tizi, estraendo una pistola.
Mia madre mi accompagnò dietro un grande albero. Ricordo
cosa mi disse.
- Stai ferma qui sinché non
ritorniamo. Se …. Tardiamo e vedi quegli uomini, scappa. Io
e papà ritorneremo presto. Ti vogliamo tanto bene, Katherine-
Mi porse la sua collanina, munita di un ciondolo portafoto. Dentro
v’era la foto di noi tre.
Corse via. Mi scostai un po’, per vedere cosa accadeva.
Sentii mio padre dire al ragazzo che non mi avrebbe consegnato a lui
per niente al mondo. Non capii cosa rispose, ma sentii la parola
“speciale”.
Mio padre l’attaccò, e io ritornai al mio posto.
Non volevo vedere.
Non so per quanto tempo rimasi lì dietro l’albero,
con la collana stretta nel mio pugno.
So solo che quando riaprii gli occhi lui era lì.
Davanti a me, con i suoi compari dietro. Tentai di scappare,
inutilmente.
Urlai aiuto, ma nessuno mi soccorse.
Will si chinò verso di me, socchiudendo gli occhi.
- Sta’ ferma- mi
ammonì.
Si avvicinò lentamente al mio collo. Non vidi i suoi denti
allungarsi. Ma mentre tremavo li sentii penetrare nella mia carne. Dopo
un secondo iniziai a vederci viola. Il respiro mi si bloccò
e i miei sensi si assopirono.
Vidi viola per un bel po’ di tempo. Quando riuscii ad aprire
gli occhi mi trovavo in un lettino di os’pedale, con una
fascia macchiata di sangue sul collo.
Ero sola, con un’infermiera che stava preparando qualcosa.
Non sapevo dove mi trovavo. Era una stanza piccola e buia. Udii delle
voci là fuori.
- Sono riuscita a morderla. Adesso
nessuno ci fermerà- disse il capo dei vampiri. Ripersi i
sensi.
Mi svegliai qualche ora dopo. Stavolta, assieme
all’infermiera c’era anche lui. Sentivo che
parlavano, che dicevano che sarei stata bene. Che ero forte, ero
proprio come lui, il capo, aveva immaginato. Una risorsa
importantissima.
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