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I Tokio Hotel non si erano mai esibiti in Spagna, quello
sarebbe stato il primo concerto nella capitale e speravano non fosse
l'ultimo. Dall'uscita del singolo "Monsoon" si erano guadagnati una
fama non indifferente su tutto il suolo europeo, permettendo
così l'organizzazione del 1000hotels tour, i cui biglietti
furono venduti in pochissimo tempo, catapultando la band di adolescenti
sulle scene.
I quattro ragazzi erano radunati nel backstage, per il solito
rituale pre-show. L'aria era un misto di adrenalina e nervosismo, Bill
sbatteva nervosamente il piede a terra, Gustav aveva chiuso gli occhi e
suonava con le bacchette sulla batteria immaginaria, Georg ascoltava
musica a tutto volume mentre Tom si limitava a fissare gli altri
componenti cercando di non farsi sopraffare dall'ansia; il manager
David Jost li raggiunse annunciando mancavano solo cinque minuti
all'inizio.
-Tutto bene Bill?- gli domandò il gemello,
soppesando la sua figura con gli occhi: soliti capelli sparati in aria,
trucco nero e vestiti stretti, lo sguardo tuttavia era strano.
-Si, ho un poco di mal di gola- rispose passando una mano sul
collo. Il chitarrista capì che non aveva detto la
verità, gli bastò uno sguardo, ma non
poté indagare oltre perché era arrivata l'ora di
iniziare. Il cantante bevve un bicchiere d'acqua cercando di far
passare il dolore che ormai lo perseguitava da giorni e andava
peggiorando; non aveva avvertito nessuno della situazione: il tour era
in piena fase di svolgimento e non voleva causare preoccupazioni
inutili. Prese un respiro e si preparò a intrattenere tutte
quelle persone lì per loro; appena gli fu fatto cenno
d'andare, uscì dalle quinte e si trovò di fronte
un pubblico che l'accolse calorosissimo, cartelloni e grida. Per un
attimo sentì il fastidio alle corde vocali sparire, azzerato
da quella visione e dalla felicità che gli
provocò. Si trovava a faccia a faccia con le persone grazie
alle quali aveva realizzato il suo sogno di bambino, cantare. Nessuno
gli aveva dato realmente corda annunciando i suoi progetti, tranne il
fratello; per gli altri era il ragazzino strano, che si truccava e
vestiva da diverso, guadagnandosi epiteti poco carini a causa della sua
disomogeneità. Aveva sofferto, era stato vittima di
bullismo, ciò non aveva fatto altro che fortificarlo e ora
lui era davanti a migliaia di persone, chi l'aveva maltrattato era
rimasto in Germania a condurre la vita banale tipica del paesino
d'origine. Era la sua rivincita; s'inchinò alla folla,
mentre i primi accordi di Tom invadevano l'arena. Inforcò il
microfono e fece uscire le prime note, notò subito che
qualcosa non andava, la voce usciva a fatica.
"We,
were runnin' through the town,
our sences has been drowned
no place we hadn't b---"
A un tratto si bloccò: dalla gola non
uscì più alcun suono. Il pubblico lo osservava
senza capire, il cantante guardò il fratello, cercando di
far capire che qualcosa non andava. Finita la canzone a stento, si
diressero tutti nuovamente dietro al palco e vennero assaliti da
domande sull'interruzione. Bill Kaulitz cercò di parlare, di
spiegare, ma produsse solo lievi suoni, appena udibili.
Sbuffò disperato, trattenendosi dal piangere. Il manager lo
raggiunse accompagnato dal medico che li seguiva nelle varie tappe.
Quest'ultimo lo esaminò velocemente, l'ambiente era
frenetico e non era possibile fare una visita accurata, dichiarando
ovviamente che fosse impossibile continuare. Fu la goccia che
fece traboccare il vaso, il front man scoppiò a piangere,
coprendosi il viso con le mani; il fratello non perse tempo, gli
andò vicino e l'abbracciò. Inutile dire fosse
spaventato e vedere il gemello in quelle condizioni lo terrorizzava
pericolosamente. Il signor Jost si vide costretto a uscire e annunciare
l'interruzione del concerto, scusandosi e dicendo ci sarebbe stata una
nuova tappa per sostituire quella appena sospesa.
La notizia dell'annullamento dello show fece il giro
dell'Europa e già il giorno dopo apparivano sui forum
messaggi disperati delle fans, ansiose di sapere che succedeva: dalla
band solo silenzio. Chiarimenti si ebbero due giorni dopo, quando i
quattro si sarebbero dovuti esibire a Barcellona. A salire sul palco
però non furono loro, bensì l'organizzatore del
tour che annunciava la sospensione di tutte le date di marzo; fecero
poi il loro ingresso i componenti, Tom prese il microfono.
-Siamo molto dispiaciuti per questa interruzione. Purtroppo
mio fratello non sta bene, ha problemi alla gola ed è
tornato in Germania per farsi visitare- fece una breve pausa, guardando
le reazioni di chi aveva davanti, tutti ammutoliti. -Non appena
starà meglio, riprenderemo i concerti e torneremo qui.
Scusate-
I tre salutarono il pubblico e sparirono dalla scena,
rifugiandosi subito nel tourbus, diretti nella loro terra.
Subito dopo il concerto spagnolo Bill fu fatto tornare a casa,
su ordini del medico, per farsi visitare. La clinica consigliata fu la
"Kölner Klinick", una delle più rinomate cliniche
private europee, oltre che la più costosa e riservata. Si
trovava nella zona periferica di Colonia, una zona blindata, proprio
perché i pazienti che vi andavano erano per la maggior parte
ricchi o famosi.
Il cantante fu controllato dal dottor Merken, importante
logopedista. La diagnosi fu da subito chiara: cisti alle corde vocali,
da operare subito.
Alla notizia, il moro rimase sbigottito, terrorizzato, triste,
demoralizzato. Esibirsi era il suo sogno, senza la musica non era
nessuno, quell'operazione avrebbe potuto cambiare la sua vita, oltre
quella dei compagni. Fu raggiunto dalla madre e dal patrigno, pronti a
sostenerlo.
Ciò che gli dava la forza era la famiglia, ma ancor
di più i fans. Non fecero mancare il loro appoggio,
mandarono messaggi, lettere, regali. Di tutto e di più.
L'intervento a cui si doveva sottoporre era pesante, doveva
prima prendere aspirine per togliere l'infiammazione e, una volta tolta
la cisti, non parlare per dieci giorni e fare tre settimane di
riabilitazione. Un inferno, il fatto peggiore era che non era sicuro la
sua voce sarebbe tornata come prima.
-Bill, sei pronto?- domandò il gemello, stavano
preparando le valigie per il "soggiorno". Rispose con un cenno
positivo, non molto convinto. -Andiamo dai-.
Presero l'aereo che li portò da Amburgo alla
clinica, il gruppo aveva prenotato su un albergo poco distante da lui,
per potergli stare vicino.
Il cantante rimase sorpreso della grandezza della clinica, la
prima visita l'aveva fatta su una succursale e l'imponenza del luogo a
lui davanti lo intimoriva non poco. L'edificio era un palazzo grande e
a diversi piani, l'entrata era arredata in stile moderno, l'ascensore
di vetro portava ai diversi reparti: c'era quello per le malattie
neurologiche, il reparto per chi malato di anoressia e bulimia, come un
ospedale vero e proprio quindi.
Accompagnato da Tom e da Simone - la madre - si
recò al centralino, non servì neanche che si
sforzasse di parlare, la donna di là dal balcone lo
riconobbe e lo portò alla sua stanza, una camera abbastanza
grande, luminosa e ben arredata. Il ragazzo sorrise, almeno non aveva
l'aria di una camera mortuaria. Si tolse gli occhiali da sole e il
cappellino utilizzato per non farsi riconoscere e li posò
stancamente sul comò.
-Voglio restare un po' solo- comunicò a fatica,
ricevendo occhiate ammonitrici dai familiari, i quali per non farlo
parlare oltre decisero di congedarsi.
Finalmente solo si buttò su letto, costatando fosse
abbastanza comodo, altro punto positivo.
Era stanco, aveva solo voglia di piangere. Non poteva parlare,
sarebbe dovuto rimanere lì per un mese intero, la maggior
parte del tempo senza spiccare parola, cosa irreprensibile per un
logorroico come lui. Gli tremavano le spalle, scosse dai singhiozzi,
doveva sfogarsi. L'unico modo che conosceva era scrivere,
frugò nella borsa e tirò fuori un blocchetto e la
penna, tracciando le prime parole che gli vennero alla mente.
"Gib mir Leben, gib mir Luft
Mein Herz schlägt weiter, weil es muss"
Quest’attività lo calmò
leggermente, ormai anche le lacrime erano finite. Passata una mezz'ora
si ricompose, lavandosi velocemente il viso, cercando di far sparire il
rossore e il gonfiore degli occhi. Si sedette sulla sedia di fronte
alla finestra, guardando un po' il paesaggio circostante: non c'era un
gran che là fuori, solo tanto verde, qualche rada casa,
nulla di più; sbuffò: cosa avrebbe fatto durante
quei trenta giorni là dentro? Sentì il cellulare
vibrare, lo tirò fuori dalla tasca e sorrise vedendo il
mittente: Tomi, il quale voleva sapere se andasse tutto bene. Gli
vennero i sensi di colpa: si era comportato male negli ultimi giorni,
ma la situazione lo soffocava. Premette velocemente i tasti per la
risposta, e inviò: "Senza
voce, depresso, spaventato. Per il resto è okay".
Il display brillò, chiamata in arrivo, la
rifiutò, "Non
posso parlare, sarebbe una conversazione a senso unico, no?".
Il fratello non si fece attendere, ridacchiò vedendo che
aveva scritto. "Beh,
così capisci come mi sento io quando inizi a parlare e non
smetti! ;-)" Sapeva sempre come tirarlo su.
Replicò con un secco "Touche."
Lo scambio di messaggi durò un'oretta, durante la
quale Bill ebbe il tempo di rilassarsi e tranquillizzarsi. Non avendo
nulla da fare estrasse dalle sue cose il computer messo lì
dal gemello, non era pratico di tecnologia, non avendo altro da fare
optò per navigare un po' in internet.
Sorrise guardando lo sfondo scelto dal chitarrista, una loro
foto di quand'erano bambini, due biondini identici che giocavano al
mare. Sorrise ancor di più notando aveva creato una cartella
con tutte le sue canzoni preferite, da quelle di Nena a quelle dei
Placebo; aveva pensato proprio a tutto!
Fece partire la playlist, mentre girava qualche sito sulla
band. Gli s’inumidirono gli occhi leggendo i messaggi dalle
fan, loro lo stavano sostenendo, pregavano per lui. E lui avrebbe fatto
di tutto per ripagarle di tanto affetto, sarebbe tornato a cantare;
come prima, migliore
di prima.
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NdA:
Sono ancora qua sì, ora che avete letto volevo fare delle
precisazioni anche sul primo capitolo ^___^
Come avete capito la storia è ambientata nel 2008, quando
Bill fu operato alle corde vocali. Come dimenticare quel periodo in
fondo? Penso che noi fan ce lo ricorderemo come un bruttissimo momento,
però se non avessero cancellato parecchie date del tour per
poi riprenderle, io non li avrei mai visti a Modena l'estate (prima e
ultima volta a cui ho assistito a un loro concerto, purtroppo).
Ah, le parole che si vedono nel banner sono della lettera scritta da
Bill per i fans (:
Ora avete avuto un
assaggio della vicenda, a presto (credo!) per il prossimo ;D