ff-fuinn
Quinn
si stava
rosicchiando nervosamente le unghie in attesa della
partenza del suo volo per New York.
Continuava a guardare l'orologio e il tempo sembrava non passare mai,
il
confortevole sedile di prima classe cominciava a starle scomodo e il
vicino che
le parlava ininterrottamente da quando aveva messo piede sull aereo di
certo
non rendeva più piacevole quell'attesa. Avrebbe cominciato a
prenderlo a pugni
se non si fosse tappato la bocca subito oppure avrebbe chiamato
l'hostess per
farsi trasferire nella stiva insieme ai bagagli se non ci fossero stati
posti
liberi in classe turistica. Stava per premere il pulsante
dell'assistenza
quando l'altoparlante cominciò a trasmettere un messaggio
del pilota.
"Grazie al cielo partiamo"
si disse sollevata Quinn lasciandosi sprofondare nel sedile.
- Buon pomeriggio a tutti i passeggeri. Qui è il pilota Finn
Hudson. Dato che a New York
è da poco iniziata una
bufera di neve, la centrale ci ha comunicato che dovremo aspettare
finchè non
cessino le precipitazioni per decollare. Grazie per l'attenzione-
La ragazza era furente. Prima il vicino petulante, poi il ritardo. Ma
dovevano
capitarle tutte a lei? Premette con insistenza il pulsante
dell'assistenza ed
un'hostess non tardò ad arrivare.
- Scusi...- iniziò la bionda tentando di sembrare calma ma
chiunque avrebbe
potuto notare il fatto che fosse sull'orlo di una crisi di nervi -sa
dirmi cosa
significa che dovremo aspettare che cessino le precipitazioni?-
concluse la
domanda a denti stretti.
- Significa che finchè non smetterà di nevicare
non potremo decollare-
- Questo è davvero troppo. Voglio parlare con il pilota... -
ordinò
massaggiandosi le tempie per far passare la lieve emicrania che l'aveva
colta -
...sempre se possibile- aggiunse a denti stretti con un sorriso
falsissimo.
- Vedrò che posso fare. Mi segua-
Quinn si alzò dal sedile e si avvicinarono alla cabina.
L'hostess l'aprì con
forza ma non si accorse che proprio in quel momento il pilota stava per
uscire
e la porta gli sbattè in faccia ed emise un gemito di
dolore. Il che strappò un
sorriso ed una lieve risata alla bionda e la collera
l'abbandonò. Stava
combattendo con tutte le sue forze per non scoppiare a ridergli in
faccia
quindi optò per domandargli del volo.
- Tim Hudson...- iniziò lei. Sapeva che le sarebbe venuto il
torcicollo a furia
di guardarlo in faccia. Caspita, quell'uomo era la cosa più
simile ad una
giraffa imbranata che avesse mai visto.
- Finn Hudson- la
corresse massaggiandosi la guancia dolorante.
- Finn, - riprese
spostandosi una ciocca ribelle di capelli dietro all'orecchio -
ascolta, io
domani ho degli impegni davvero importanti e devo andare a
lavorare...sei
proprio sicuro che la centrale di abbia dato la comunicazione di
aspettare e di
non partire subito? - gli chiese come se fosse un bambino delle
elementari che
non ha compreso esattamente la consegna della maestra.
- Sicurissimo, puoi chiedere all'altro pilota se non ci credi- le
rispose
indicando l'altro uomo nella cabina. - comunque stai tranquilla,
piccola
aiutante di Babbo Natale, lui riuscirà a trovare sicuramente
un folletto che
possa sostituirti stanotte nelle consegne dei regali-
Quel Finn le aveva rovinato la giornata ed era pure in grado di
prenderla per i
fondelli?! Ok, era incredibilmente tenero il fatto che provasse a non
farle
pesare il ritardo ma era inquietante allo stesso tempo con tutta quella
confidenza. Infondo si conoscevano da meno di cinque minuti. Che fosse
un pazzo pervertito? Guardò un attimo nella borsa, non aveva
lo spray al
peperoncino.
"Non ci pensare, Quinn. Non ci
pensare, Quinn" continuava a ripetersi mentalmente la
ragazza.
- Ti prego, dimmi che questa è una Candid Camera-
sospirò portandosi una mano
in faccia per coprirsi il viso imbarazzata.
- Cercavo solo di tirarti su di morale ma a quanto pare non ha
funzionato-
sdrammatizzò il ragazzo alzando le mani in segno di resa.
- Beh, Bill, hai uno strano senso dell'umorismo- disse abbozando un
sorriso.
Quel Finn, nonostante le battute pessime e una scoordinazione tale da
far paura
a mr. Bean, era davvero,davvero carino. Gli uomini in divisa l'avevano
sempre
affascinata, doveva ammetterlo.
- Finn... - la corresse una seconda volta ridacchiando.
- Ah sì, giusto. Senti, non si sa proprio quando potremo
partire?-
Hudson guardò l'orologio poi attraverso il finestrino
accanto a lui.
- Dato che sta iniziando a nevicare abbondantemente anche qua a
Seattle, non so
se riusciremo a decollare prima delle otto- sentenziò il
ragazzo. Si poteva
percepire un filo di amarezza nel suo tono di voce - anch'io
passerò il Natale
in famiglia e mi dispiace di non poter essere puntuale...immagino che
per te
sia lo stesso, no?-
- Già, soprattutto se non li vedi da parecchio tempo e non
vedi l'ora di
rincontrarli- rispose malinconica Quinn - e adesso dove
andiamo ad
aspettare per otto ore?-
- Ci si ferma nell'area d'imbarco e si attende finchè non
smette di nevicare
sia qua che a New York. La centrale sta controllando il meteo e appena
ci
fornirà un orario, noi lo comunicheremo. Con chi passerai di
bello il 25
dicembre?-
La ragazza lo guardò un pò dubbiosa prima di
rispondere. Ma tanto che aveva da
perdere? Sì, lo conosceva da poco e una volta atterrati non
lo avrebbe mai più
rivisto, ma doveva trovare un modo per ammazzare il tempo.
- Sì, lo passerò con due amici, ormai sposati che
non vedo dal giorno del
diploma. Sai, ognuno ha preso la propria strada: chi a New York, chi a
Los
Angeles e io a San Francisco. Quindi tra una storia e l'altra sono
passati
quasi dieci anni e ci siamo persi un pò tutti di vista-
- Invece io starò con il mio fratellastro e suo marito a
Natale e tornerò a
casa in Ohio da mia mamma e patrigno per Capodanno-
- Ohio? Io sono di
Lima!- esclamò sorpresa. Certo che il mondo è
davvero piccolo in certi casi.
- Ehi anch'io
sono di Lima ma ti ho già vista in giro da qualche parte...
andavi al McKinley vero?-
- Sì,
esattamente. Ero una Cheerio, il capitano- ammise fieramente
appoggiando
le mani sui fianchi- ricordo ancora quanto sudavo agli allenamenti ma
ne valeva decisamente la pena-
-
Io, invece, ero
nella squadra di football: facevo il quaterback. Avevo pure vinto una
borsa di studio ma in una partita mi sono fatto male e addio carriera-
concluse amaramente facendo un sorriso triste e si appoggiò
alla parete con una spalla.
- Mi spiace...-
aggiunse lei dopodichè sul suo viso comparve un radioso
sorriso- Oddio adesso ricordo! Tu, tu sei Finn Hudson! Eri il ragazzo
più popolare della scuola e ho avuto pure una bella cotta
per te ma non ci siamo mai rivolti parola dato che quando tu eri al
secondo, io ero al primo anno-
- Ah sì!
Poi, mi pare, che in fatto di popolarità, neanche tu eri
messa tanto male dato che la maggior parte dei miei compagni di squadra
stravedeva per te- la ragazza arrossì sotto i baffi e le sue
guance si colorarono di rosso.
- Comunque sono Quinn
Fabray, se non riesci a ricordare- si presentò lei porgendo
a Finn la mano.
"Quinn
Fabray..." si ripetè menta |