Occhi.
La prima cosa di Remus Lupin che aveva
colpito Ninfadora Tonks era stata quella: gli occhi.
Molti li avrebbero definiti banali.
Erano marroni, semplicemente marroni, senza nessuna sfumatura
particolarmente calda, nessuna sfaccettatura di verde o azzurro.
Eppure, agli sguardi di una persona
innamorata, anche il colore più semplice si tramuta diventando
bellissimo.
E lei li vedeva così, quegli occhi.
Di un marrone caldo e penetrante,
acceso di gentilezza e di calore, brillante d'amore.
Erano occhi vivi, ed
era per quello che l'avevano colpita. Anche quando l'espressione di
Remus era stanca o afflitta, quegli occhi mantenevano un bagliore
nascosto, visibile solamente a lei.
Poi c'era stata la
battaglia di Hogwarts.
-Dov'è Remus?
-L'ultima volta che
l'ho visto stava combattendo contro Dolohov, in giardino...
Era corsa.
Impossibile
definire quello che provava: il nodo in gola, il cuore che le
rimbombava nel petto, l'ansia che le infiammava il viso, la minaccia
delle lacrime.
Era arrivata in
giardino, aveva Schiantato automaticamente i Mangiamorte che le si
paravano davanti.
Poi l'aveva visto:
Remus.
Il corpo riverso
sul terreno, completamente immobile. La bacchetta era caduta a un
metro da lui, il tessuto della sua manica era strappato e dal braccio
colava un rivolo di sangue.
-Remus!
Nella foga di
gettarsi accanto a lui, la bacchetta le scivolò dalle mani, le si
scorticarono le ginocchia.
Ignorò il dolore
fisico.
-Remus!
Forse era solo
ferito.
Lo afferrò per le
spalle, lo voltò. Sapeva che avrebbe nuovamente incontrato il suo
sguardo caldo e rassicurante...
Un volto pallido,
come quello di una statua. E poi i suoi occhi.
Occhi vuoti, occhi
morti, occhi gelidi.
Occhi fissi,
totalmente privi del calore che amava.
-Remus...- riuscì
a mormorare. Si chinò ancora di più verso di lui, osservò
attentamente gli occhi.
Pozze scure.
Neanche un barlume
di vita in quel marrone spento.
Vuota.
Fu così che si
sentì.
Come se il suo
cuore e il suo corpo fossero improvvisamente sprofondati, come se le
mancasse aria, nonostante stesse respirando benissimo.
Un vuoto gelido.
Si sentì mancare.
Precipitava nell'invisibile, pur rimanendo inginocchiata a terra,
china sul cadavere del suo Remus.
No.
Quasi sorrise
amaramente, perché sicuramente stava sognando, giusto?
Remus
Lupin, il suo amatissimo marito, non poteva essere morto.
-Remus, svegliati!
Ma sapeva benissimo
che non era così.
Fissò ancora
quegli occhi. C'era forse dubbio? Lui era là, pelle gelida e occhi
spenti sui quali la luce delle stelle non si rifletteva neanche, le
labbra serrate, nessuna reazione.
Morto.
-Remus...
Perché non
riusciva a dire altro?
Quegli occhi la
stavano quasi spaventando. Erano così... vuoti. Nessuna traccia del
loro calore, della loro scintilla che si accendeva ogniqualvolta
Remus la guardava.
Realizzò tutto.
Remus Lupin si era
ridotto a un involucro privo di coscienza. Mai più avrebbe riso, mai
più l'avrebbe guardata o baciata, mai più si sarebbe rivolto a
qualcuno con gentilezza, mai più avrebbe scosso la testa con aria
esausta.
Perduto.
Morto.
Inesistente.
-Remus!
Non si curò dei
rapidi sguardi che il suo grido aveva attirato.
Il magone in gola
era ormai diventato una stretta quasi insostenibile, pulsante,
dolorosa. E lei stava sprofondando nel buio, nella disperazione.
-Remus!
Una vita senza di lui.
Finalmente pianse.
Si lasciò cadere sul corpo e pianse senza ritegno, come se fosse
sola, scossa dai singhiozzi e dalle urla.
C'erano i lampi di
luce, intorno a lei, lo sfavillio della luna. Ma non li vedeva. Era
come se il mondo si fosse ridotto al buio e ai freddi occhi di Remus.
Niente più.
Lei
era persa e sola, in quel mondo dove la persona che amava era morta
e gli occhi
che erano stati per
lei una fonte di sicurezza si erano ridotti a specchi freddi e
senz'anima.
Come se ormai
null'altro contasse e il resto delle persone a cui era legata non
esistessero.
-Guarda, la povera,
piccola Ninfadora che piange per il suo caro maritino...
Quella voce sembrò
riportarla alla realtà.
Tremante, sia di
dolore che di rabbia, Dora drizzò la schiena e allungò una mano
verso la bacchetta.
Impugnandola, si
alzò lentamente.
Il dolore si
tramutò in rabbia cieca.
Bellatrix era
davanti a lei: ghignava e la riccia chioma spettinata e gli occhi
sfavillanti di follia contribuivano ad accrescere il suo aspetto
spaventoso.
Eppure lei non si
lasciò intimidire.
-L'hai ucciso tu?
Non si sarebbe mai
aspettata di avere un tono così fermo.
-Oh, no, ma mi
sarebbe tanto piaciuto farlo. Questi Traditori di Sangue...
Bellatrix si
interruppe per evitare, con uno scarto elegante, un lampo di luce
rossastra. Scoppiò nella più agghiacciante delle sue risate, prima
di puntare la bacchetta contro Dora.
-Crucio.
Fece appena in
tempo ad evitare la maledizione. Inciampò, per poco non cadde
sull'erba. Mentre levava la bacchetta, il suo sguardo s'incatenò
nuovamente agli occhi vuoti di Remus.
E, per un attimo,
rimase ferma a scrutarli, con inaccettabile dolore.
Quell'esitazione le
fu fatale.
-Avada Kedavra!
Fece appena in
tempo a muovere il braccio: la luce verde la investì in pieno, poi
cadde.
Non era doloroso
come poteva aspettarsi. Fu una caduta lenta, quasi dolce e surreale.
La sua vista si sfocò, i suoi sensi scivolarono via, come se una
coltre scura stesse calando su di lei, impedendole di udire con
chiarezza i rumori e gli schianti della battaglia.
Rovinò a terra, il
suo braccio cadde proprio su quello di Remus mentre, per una
coincidenza forse miracolosa, le loro dita si sfioravano, quasi come
se fossero intrecciate.
Non avvertiva quasi
il gelo di quella carne. Non udiva la risata soddisfatta di
Bellatrix, le urla degli altri combattenti, i rumori degli
incantesimi. Non provava neanche ad emettere un suono dalla gola.
Vedeva solamente: gli occhi di Remus.
E ricordò il loro
calore. Li confrontò con quello sguardo vacuo e fermo.
Ma, tutto sommato,
era contenta. Stava morendo per un mondo migliore, più libero,
giusto?
Gli occhi di Remus
erano proprio l'ultima cosa che desiderava vedere, prima di
avventurarsi nell'ignoto a cui tutti gli uomini e le donne erano
destinati.
Lei e Remus erano
davvero stati insieme, fino in fondo.
Fino alla fine.
*
Oddio, è arrivata prima. Questa è la prima, primissima volta, in cui
arrivo prima a un contest. Il tuffo al cuore che si prova... solo chi è
stato nella mia stessa situazione può capire.** (Ne parlo come se
avessi avuto un infarto.ò.ò)
Ma... chi se lo aspettava? Questa cosetta banale... *Prende ago e se lo
preme sul braccio, per un'iniezione di autostima.*
Riporto qui il giudizio di Blackhole95, che non smetterò mai di
ringraziare.*w* (E che ha fumato qualcos... ehm ehm, niente.)
Grammatica
e lessico: 9,65/10
Qui hai fatto due errori. Nella frase: “in quel mondo dove la persona
che amava era morta, e gli occhi che erano stati per lei una fonte di
sicurezza si erano ridotti a specchi freddi e senz'anima.” Non andava
la virgola prima della “e”. (-0,15)
Poi, nella frase: “ghignava, e la riccia chioma spettinata e gli occhi
sfavillanti di follia” Quella “e” dopo la virgola è superflua! (-0,20)
Stile e lessico: 10/10
Per le mutande di Merlino, quanto mi piace il tuo stile! Adoro come
scrivi, il testo mi scorre tra le mani perfettamente, ogni frase si
unisce all’altra.
Stupenda, stupenda, stupenda!
Ok, Black, ricomponiti, sembri una ragazza con il ciclo . =_=
Allora, sei veramente brava, complimenti. Nonostante la tua FF fosse di
circa tre pagine non mi ha per niente annoiata, anzi, non vedevo l’ora
di continuare, di andare avanti. Invogli a leggere mentre scrivi, non
annoi nessuno e riesci a rendere ogni frase perfetta nell’insieme. Mi
piace come inizi, usi la parola del titolo ovvero occhi.
E’ un modo molto bello per iniziare, come se dessi un avvio perfetto
per una cosa che si conclude perfettamente e con una delicatezza rara.
Il tuo lessico è forbito, usi parole giuste al momento giusto rendendo
la lettura molto scorrevole e piacevole.
Ti adoro. Complimenti.
Caratterizzazione: 10/10
Premettendo che adoro sia Remus che Ninfadora, sei stata bravissima a
caratterizzarli.
Il dolore di Ninfadora, la preoccupazione di Ninfadora, la forza di
Ninfadora, tutto così perfetto e reale. Molto IC, complimenti. La
speranza di Ninfadora di scorgere ancora gli occhi di Remus, di vederli
brillare, la speranza che sia tutto finto, che questo mondo di dolore e
odio le conceda comunque la vita dell’uomo che ha sempre amato.
Ma la vita gliel’ha strappato via con forza, non le ha lasciato il
tempo di avvicinarsi, di salutarlo.
“Una vita senza di lui”
Una vita senza i suoi occhi. Sei molto brava, complimenti.
Originalità: 9.5/10
Ahia, qui sei caduta. Il tema della morte di Remus e Dora è molto
trattato purtroppo, sia bene che male e quindi non ti posso dare il
punteggio pieno però posso dirti che l’idea degli occhi non l’aveva mai
vista. Cioè, tutti parlavano di Remus nelle FF, ma non hanno mai fatto
notare il particolare, anzi la bellezza, di un paio di semplici occhi
marroni. Diciamo che hai rialzato il livello di quel colore. Di solito
tutti dicono che gli occhi marroni non sono speciali e si presta più
attenzione ad un paio di occhi verdi o azzurri, invece tu sei riuscita
a far apprezzare a tutti dei semplici occhi marroni.
Nulla da rimproverare.
Gradimento personale: 10/10
La tua storia è favolosa. La prima volta che l’ho letta era sera, ero
terribilmente stanca e nemmeno molto attenta quindi ci ho dato una
rapida letta senza farci neanche troppo caso. Poi quando è arrivato il
momento di valutarla e l’ho riletta sono rimasta incantata. Ogni parola
al punto giusto, ogni frase completa, un inizio e una fine. Nulla fuori
posto. Paradiso. *-*
Il finale è stato un colpo. “Fino alla fine.”
Brividi, brividi, brividi. Dio, sono rimasta. *-----*
Attinenza al prompt:5/5
Voto: 54,15/55
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