Nevermore
Una parete
fredda lo sfiorò, aggrappandosi alla sua schiena
nell'aria stantia ed umida.
“
Papà...
cosa sta...”
Diversi
secondi di oscurità si consumarono, in un breve velo
d'incoscienza,
prima che il bambino riaprisse gli occhi e si guardasse intorno.
Nonostante ciò, purtroppo, gli servì ben poco
tempo per ricordare –
lui, suo padre e l'usciere erano lì, chiusi in
quell'ascensore da un'eternità. Forse erano lì da
ore, e nulla era
cambiato.
“
Stai
tranquillo. Andrà tutto bene, Miles.”
Non
c'erano ancora stati problemi, ma lui, per qualche bizzarra ragione,
sapeva.
Al di là del suo silenzio, ne era assolutamente certo:
sarebbe
accaduta qualche disgrazia, e non restava che osservare i secondi
consumarsi fino a quell'attimo. Immerso nel timore, immobile, il
bambino iniziò a contare.
Non dovette
proseguire per molto; ciò che si aspettava divenne presto
concreto. Quando, intorno al cinquanta, i primi urli di Yanni Yogi
percossero i suoi timpani, Miles perse del tutto la speranza e
sgranò
gli occhi, pronto a difendersi e a difendere suo padre.
Proprio
in
quel momento, invece, avvenne un miracolo.
Una
giovane voce rimbombò da fuori; al di là del
vetro smerigliato, con
un ronzio violento, le luci si sprigionarono prepotenti dalle lampade
e dai corridoi, invadendo il parallelepipedo metallico con tutta la
loro energia. Gli occhi trafitti di Miles si volsero alle porte
dell'ascensore, le quali scattarono, correndo sulle guide, a
inondarli d'aria fresca e nuova.
“
L'ascensore...”
rantolò Yogi. “L'ascensore ha ripreso... a
funzionare.”
L'attonito
sollievo nei loro sguardi svanì quasi immediatamente.
Dal bianco
oceano
di luce al neon, lungo le sale deserte, iniziò ad emergere
un'alta sagoma nera
– il volto
era nascosto dal buio, ma terribilmente familiare, e il braccio
sinistro puntava a Gregory. In uno sconvolto battito di cuore, Miles
fece in tempo a riconoscere una pistola.
“
No!”
gridò, impotente. “Papà!”
Quando
la
sua voce si spense, lo sparo si era già rarefatto e perduto
nell'aria. Il ghigno gelido su quella maschera d'ombra,
però,
parlava di ben altro che trionfo – a dispetto del foro
grondante
sangue, infatti, il volto dell'avvocato difensore squadrava il suo
assassino,
fiero e vivo come mai il figlio l'aveva visto.
Il
nemico
arretrò di diversi passi, cadendo nel terrore più
completo.
“
Non
ti
permetterò di fare del male a nessuno,”
tuonò la voce di Gregory,
echeggiando lungo i tutti i muri. “Mai
più.”
Senza
una
parola, la sagoma nera si voltò e camminò nella
luce. Un attimo
dopo, ogni traccia dello sparo si era dissolta – il sangue,
la
ferita, l'acre odore della polvere da sparo erano ora soltanto tracce
impigliate nei loro sensi.
Miles
non
capiva.
Era
tutto
finito. Doveva esserlo.
“Papà...”
esalò, tremando di dolore in ogni
fibra del suo essere. Il suo intero corpo era scosso da brividi
incontrollabili, ancora accasciato contro la parete gelida.
Dopo
un
lungo sguardo, l'uomo gli si avvicinò con un quieto sorriso,
posando
teneramente una mano sulla spalla del figlio.
“
Miles,”
rispose, osservando fiotti di calde lacrime scendere dal piccolo
volto teso. “Sei stato davvero coraggioso. Ora... ora saremo
tutti
in pace.”
Prima
che
il bimbo potesse reagire in qualunque modo, il volto di Gregory
svanì
piano, nelle tenebre di qualcosa che sicuramente era uno svenimento.
Il calore della sua mano, tuttavia, rimase.
Figlio
mio.
“
Signore...”
Qualcosa,
sulla sua spalla, era ancora caldo e tangibile. Riscosso da molte
piccole pressioni a quell'altezza, Miles aprì faticosamente
gli occhi.
“
Signor
Edgeworth,” sussurrò il secondino, illuminato dai
primi raggi
dell'alba. “Si alzi e si prepari, prego. Mancano gli ultimi
documenti e poi saremo pronti al suo rilascio”.
Le
parole
giunsero al suo cervello solo dopo qualche secondo. Dopo aver sbattuto
le palpebre alcune volte,
Miles si sedette sul letto, ricercando con lo sguardo il
calendario appeso nel corridoio della prigione.
Quando,
nella luce incerta, lo
trovò e lo lesse, si portò le dita alla guancia,
sfiorandosi con timido stupore il volto ancora bagnato.
29
dicembre 2016.
***
Ho scritto questa storia tra il 21 e il 22 agosto per un
preciso motivo.
Il 21 agosto di quest'anno e dell'anno scorso ho concluso il quarto
caso di Phoenix Wright: Ace Attorney, commuovendomi ugualmente entrambe
le volte. Da qui il tema della one-shot.
Il 22 agosto, come gentilmente LJ mi ha informata, è il
compleanno di Slan Soulblaze, e ci tenevo a dedicarle qualche cosa,
specialmente conoscendo la nostra sua adorazione
per questo
personaggio. Per cui, mia cara Shari, tanti auguri, e spero che questo
piccolo dono sia
di tuo gradimento!
Un grazie sincero a tutti i miei lettori e recensori.
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