Un piano, un insegnante e un bacio. di Sole_ (/viewuser.php?uid=100499)
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Primo Capitolo.
- Un
piano, un insegnante e un bacio.
-
- Ok.
Uhm. Non so cosa mi è successo.
Questa Fan Fiction è nata così, ascoltando River
Flows in You di Yiruma. Per
chi non lo sapesse, anche se lo reputo alquanto impossibile, era la
prima
possibilità per la ninna nanna di Bella, poi la Hardwicke
–la regista di
Twilight- ha optato per la Bella’s Lullaby che conosciamo
tutti.
- E
basandomi anche un po’
sull’esperienza personale, solo per il carattere di Edward.
- Be’
spero vi piaccia. E che vi vada
di lasciare una recensione. Ci sono due opzioni: o lasciarla con OS,
oppure
–solo se mi direte che vi piace- continuarla, sperando di
riuscire a scrivere
un capitolo alla settimana.
- Grazie
a quelle che leggeranno,
immenso grazie a quelle che recensiranno.
- Mary
-
- Primo Capitolo – “Allora ci
esci con me?”
-
- Casa Brandon.
- Con
Alice Brandon.
- Check in.
- Facebook.
-
- Forse
era veramente flippata,
come diceva sempre Charlie. Forse davvero non era normale, giusto,
stare ore e
ore ad aggiornare il proprio profilo.
Forse, ma lei era soltanto una sedicenne che non sapeva che fare.
- Stava
distesa sull’amaca fastidiosamente rumorosa.
Si dondolava mentre –grazie al suo iPhone, regalo di
Renée-
registrava la sua posizione.
- Poi
aveva pigiato sull’icona
di Safari ed aveva continuato a
leggere la Fan Fiction da dove aveva sospeso. Quei Romeo e Giulietta
erano così
banali, tristi, pervertiti.
- Potrebbe essere uno scritto di
Jessica. Aveva pensato. Già, Jessica Stanley;
quella ragazza aveva una
particolare predilezione per il sesso, e per Bella -innocente ragazza-
era una
cosa talmente strana.
- Mentre
si perdeva nei meandri dell’animo umano –meglio
noto come testa bacata- della
Stanley, il suo
cellulare emise il suono dolce
–per
Isabella-, quanto predefinito
–per il
resto del mondo non affetto da iPhonite
acuta- che solo una notifica può avere.
- Edward Cullen ha commentato la
tua posizione.
- Dopo
aver letto quelle poche parole, il cuore le era schizzato nel
petto. Aveva fatto su e giù, l’aveva sentito nello
stomaco ed infine aveva
sentito tutto quello
che c’era -nello stomaco- mescolarsi fino a farle
il
solletico. Si mise a ridere, a ridere felice, ed ancora non aveva letto
quello
che le aveva scritto.
- Prese
il cellulare, che nel frattempo si era spento, e guardò la
notifica.
- Aspettami vengo a prenderti.
- Ohhh. Viene a prendermi. Viene a
prendermi.
- No, aspetta! Viene a prendermi?! Bella
era abbastanza confusa, beh, molto confusa.
- Edward Cullen viene a prendermi?
Edward Cullen, maestro di piano, ventisettenne, mi viene a prendere?
Be’
Bella era più elettrizzata ora. Ora che aveva collegato.
- Edward Cullen viene a
prendermiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!
- Era
caduta dall’amaca, tanta l’euforia. Non si era
fatta molto male,
non fisicamente. Ma insieme a quella caduta le era venuta in mente
qualcosa che
l’aveva atterrita -beh, veramente a terra c’era
già: no, non viene, scherza.
È ovvio. Come potrebbe essere altrimenti?
- “Bella?
Bella? Isabella?” Oh no.
Non è lui. Non è assolutamente lui, non farti
pensieri strani.
- Si
era rialzata da terra, si era pulita i jeans ed era andata a vedere
chi era. Lo stomaco ancora
in subbuglio,
il cuore che faceva su e giù per il suo corpo
–anche se non capiva come fosse
anatomicamente possibile- mentre batteva aritmicamente e una vocina
–quella
della parte alla ricerca della favola principesca- che sperava ancora
di
scovare la chioma ramata del suo insegnante di piano.
- Stava
cercando di sbirciare da dietro le fronde dell’albero di
pesco
tanto amato dall’amica. La prima cosa che vide fu una Volvo.
Una Volvo C 30. La sua Volvo C30?
- “Bella?”
è lui. Era lui, era
la sua Volvo, e lei era così felice.
- Il
cuore lo sentiva rimbombare nella testa, nelle orecchie, nello stomaco.
Sperava che almeno Edward non lo sentisse.
- “Edward?”
Era così felice che la fosse venuta a prendere.
- Era
elettrizzata. Dio, sembro
Alice. Oh. Aspetta… Alice?
- “E
chi altri, aspettavi qualcuno?” Eccolo.
È lui veramente. Potrebbe sembrare strano, ma
fino a che non lo aveva
sentito risponderle pensava fosse il frutto della sua fantasia.
- È qui, col suo sarcasmo, col suo
sorriso sghembo, con i suoi occhi verdi, verdissimi. È qui
per me.
- Era
rimasta imbambolata a fissarlo e quando si era risvegliata,
l’aveva trovato intento a
guardarla con quel suo sorrisetto che tanto spesso la mandava in
collera. Ma,
in quel momento, la collera era l’ultimo dei suoi pensieri.
Sì, perché il
famoso sorriso sghembo di Edward
Cullen era la cosa più eccitante che si potesse ammirare.
Be’ Edward Cullen era
la persona più eccitante che si potesse ammirare.
- “Bella?
Aspettavi qualcun altro?” E con questo le sue congetture
sullo scoparsi –ragazza
innocente fino ad
un certo punto- Edward Cullen cessarono, per il momento.
- “Uhm?!
No. Certo che no! Come puoi pensarlo… Be’
veramente non
aspettavo neanche te…” ma
sei cretina?
Ora penserà che non ti faccia piacere vederlo. Dio, Bella mi
spieghi quanto sei
stupida?
- “Te
lo avevo scritto su Facebook…”
E vi presento Edward Cullen: ragazzo ventisettenne così
sicuro di sé che pensa
che tutti stiano ai suoi capricci.
- Be’ ma a te piacerebbe anche,
no? No. Aspetta, veramente lo fai già.
- Odio quando hai ragione.
- “Sì…
sì è vero, ma…” non era
neanche riuscita a finire la frase:
- “…
pensavi che scherzassi? Bella ma io non scherzo mai. Non quando
posso rimediare un appuntamento con
una ragazza carina come te.” Occhiolino.
- No. L’occhiolino no.
- Era
già rossa d’imbarazzo da un bel po’, ma,
dopo quell’occhiolino, le
sue guance –beh, tutto il viso veramente- erano diventate di
un rosso così
acceso che Edward non avrebbe potuto non accorgersene.
- “Scusa.
Non volevo farti imbarazzare… Evidentemente non ti piacciono
i miei complimenti.”
Già Edward Cullen
dentro la sua impertinenza aveva l’animo nobile di un
principe a cavallo.
- Dio. Lui non sa quanto mi
facciano piacere i suoi
complimenti.
- Bella
era in preda ad una difficile lotta
contro il suo rossore.
- “N..no.
Tranquillo… è tutto ok.” Non era ok per
nulla. Ma sperava che Edward ci
cascasse.
- Basta Bella! Adesso smettila di
fare Alice nel Paese delle Meraviglie. Hai davanti agli occhi Edward
Cullen che
praticamente vuole chiederti un appuntamento…
- …Tecnicamente se
l’è preso.
- Non mi interrompere! C’è
Edward
Cullen e tu gli stai davanti senza fare o dire nulla. Muoviti!
- “Edward
ma… che ci fai qui?”
L’imbarazzo
aveva vinto, come tutte le volte che parlava, guardava o
–anche solo- pensava
ad Edward Cullen.
- È così dolce quando
arrossisce.
- Edward
allungò elegantemente –aggettivo che lo
contraddistingueva in
ogni suo movimento- una mano alla guancia di Bella,
gliel’accarezzò e le
sorrise, mentre vedeva l’imbarazzo della ragazza crescere
sempre di più.
- È sempre
così dolce.
- Il
pianista era così affascinato da quella ragazzina tanto
innocente
quanto matura.
- “Edward?”
Cretino. Che ti metti
a contemplarla mentre ce l’hai davanti?!
- “Mhmh?”
Smettila. Smettila di
distrarti. Cazzo. Apri quella cazzo di bocca e parlale, non vedi che è in
difficoltà?
- “Perché
sei qui?” Lei era confusa, lui di più.
- Bene, e adesso cosa le dici? Lo
vedi che non era poi una grande idea venire qui da lei? Eh?
Perché non mi dai
mai ascolto? Quanto mi fai incazzare!
- Io penso che sia stata una
grandissima idea venirla a trovare… non vedi quanto
è bella? Mi mancava così
tanto.
- “Io..
Veramente… Non lo so.”
- Dov’è l’Edward
Cullen composto e
sicuro di sé? Questo si chiedevano sia Bella che
la coscienza dell’insegnante.
- “Cioè…
Sì. Certo che lo so: ti va di fare un giro?” Vuole. Fare. Un. Giro. Con. Me.
- Ok, Bella. Adesso non andare in
iperventilazione, grazie.
- Mi piacerebbe così tanto ma…
- “Oh.
Ma io non posso. Cioè Alice. I suoi genitori. I miei. Non
credo
sarebbero d’accordo. Cioè… No. Non
posso. Non posso abbandonare Alice. Anche se
in questo momento sarà di sicuro con Jasper al telefono. No.
Non posso. Io non
sono indipendente. Poi tu sei così
grande…”
- Ok. Ora la bacio cosi la smette
di parlare.
- Non la puoi baciare.
- Odio quando hai ragione. Però
devo farla smettere.
- “Bella,
Bella. Calmati. Per favore. Stai calma. Stai straparlando.
Basta. Poi vai in iperventilazione.” Lui non se ne era
accorto, ma la ragazza
sì. Lei sì che aveva sentito il tono di voce
preoccupato del suo maestro di
pianoforte. E aveva iniziato a farsi continue seghe
mentali.
- Ma… ma allora gliene frega di me. Non gli sono indifferente.
È…
- “Preoccupato
per me.” A quel punto sì che il ragazzo si era
accorto
del tono che aveva assunto mentre parlava. E la sua coscienza gli aveva
dato
così tanto dello stupido che lui aveva deciso di farlo fino
in fondo:
- “Certo
che sono preoccupato per te. Io ti… voglio bene.”
La ragazza
non si era accorta dell’incertezza alla fine della frase,
perché se no avrebbe
continuato con le sue seghe mentali
fino a notte fonda, forse non sarebbe neanche riuscita a dormire. Si
era
fermata alle parole contenute: a quel “ti
voglio bene” e ne era rimasta piacevolmente
colpita, finché non si era
accorta che quello stesso “ti
voglio
bene” -che l’aveva fatta sentire tanto
felice, tanto amata- escludeva
–a priori- un possibile “ti
amo” futuro. Be’ questo era quello che
pensava Bella.
- Sentito che cosa ha detto
l’isegnante? “Sempre ascoltare il
coach!”; te lo dice sempre no?
Bene ascoltalo anche adesso. Subito.
Inspira. Espira. Inspira…
- …Espira.
- Ascoltando
la sua coscienza aveva continuato ad inspirare ed espirare
per un bel po’ mentre Edward la osservava ancora pieno di
preoccupazione fino a
che non l’aveva guardata bene e l’aveva vista rossa
in viso,
- con
i capelli disordinati, gli occhi lucidi ed aveva pensato a lei.
L’aveva immaginata insieme a lui, distesa sotto
di lui nelle stesse condizioni in cui era in quel momento.
L’aveva sentita
gemere il suo nome e a quel punto si era fermato per evitare
inconvenienti
fisici che gli avrebbero richiesto qualche momento nel bagno
più vicino, magari insieme a Bella.
- Anche no, Edward.
- Continuo ad odiarti. Però adesso
voglio vedere che fa.
- “Bella…
ma non è che devi darmi qualcosa?” aveva indicato
la sua guancia
con un sorriso pieno di divertita malizia.
- Io continuo a pensare che tu sia
solo un dannato stronzo.
- Oh. Ma lo so. Cosa credi? Però
vedi? È arrossita… l’ho già
detto che ancor più bella quando arrossisce?
- Sei schifosamente dolce.
- No. Non è vero.
- Sì che lo è.
- No… Avrebbe continuato se
Bella non l’avesse interrotto.
- “Edward?
Non capisco… cosa dovrei darti?”
- Un bacio. Un profondo
bacio con la lingua.
- Smettila di fare il pervertito.
- Ehi. Però è vero, voglio un
bacio. Voglio il suo…
- “…
bacio sulla guancia.”
- Era
stato didascalico, ma Bella l’aveva capito lo stesso. Era da
quando aveva iniziato il corso di pianoforte
–all’età di tredici anni, età
quasi troppo vecchia per iniziare a
suonare- che il suo insegnante, appena la vedeva, le sorrideva e le
chiedeva il suo bacio. Bacio che
gli era sempre
stato concesso insieme ad un sorriso speciale, solo per lui.
- Lui
che in quel momento stava aspettando il suo
bacio. Perché, all’insaputa
dell’altro, entrambi lo
consideravano un momento loro, intimo.
- Voglio il suo respiro fresco
sulla pelle.
- Ed
in quel momento l’aveva sentito.
- Voglio vederla indugiare, rossa
d’imbarazzo sulla mia guancia.
- Ed
in quel momento Bella lo aveva fatto.
- Voglio sentire le sue labbra
morbide sulla mia guancia. Be’ penso che le vorrei sentire
anche su qualcos’altro.
- Ma
a quel punto i suoi pensieri si erano bloccati –e meno male-,
perché aveva sentito le labbra socchiuse di Bella sfiorargli
innocentemente la
guancia.
- Dentro
di loro c’era stato come un turbinio di sensazioni, di
emozioni, che avevano fatto tremare le gambe a Bella e fatto
disintegrare –per
poco tempo- il cipiglio spavaldo di Edward.
- Dopo
il loro bacio si erano
ricomposti e Edward le aveva posto la fatidica domanda:
- “Allora
ci esci con me?”
- E con questo, Bella, possiamo
anche morire.
- Coscienza, questa volta
devo darti ragione.
-
- ***
- Vi
aspettavate il bacio eh? No.
- So
che sono cattiva… ma il finale
della Shot è aperto, non mi chiedete
perché… è successo. Io non centro
niente…
vi prego non mi uccidete… ho famiglia.
- *non è vero.* Vi
presento la mia coscienza.
MaryDueLaVendetta. Detta anche The Revenge. ; )
- Dite che non può
rimanere una shot eh? Penso
anch’io… ma se non c’è
qualcuno che la legge… che posto a fare? Quindi ditemi
–sinceramente- se vi piace e se volete che la continui.
- MaryCheFaGliOcchiDaGattoConGliStivali.
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