finale altrenativo
1 – Scelte e partenze
Dopo aver lasciato Martin solo in auto e col cuore spezzato,
Ruthie riflette sulla sua scelta. Aveva scelto T-Bone. Aveva lasciato andare
Martin. Martin, il ragazzo del quale era stata innamorata negli ultimi quattro
anni. Perchè lo ha fatto? Orgoglio? Forse. Cattiveria? No, non è da lei. Ruthie
amava, anzi ama Martin, è così fin dalla prima volta in cui si sono visti. Ma
perchè allora non ha scelto lui? L'unica cosa certa è che è stato un errore,
lei stessa ne è consapevole.
:Nel periodo trascorso a casa Camden da Martin, il rapporto
tra i due non è stato dei migliori inizialmente: liti banali, equivoci,
gelosie; poi tutto è cambiato. Ruthie ha trovato il coraggio di affrontare la
verità. Il ragazzo delle porta accanto, quello che dormiva in camera di suo
fratello Matt, era il primo ragazzo ad esserle entrato nel cuore. Nessuno prima
di lui era riuscito a scavare così in profondità nella sua anima.
:Martin è rimasto in auto. Ammutolito, vuoto dentro,
incredulo. Aveva conosciuto Ruthie quattro anni prima: se all’inizio, magari
condizionato dall’essere stato preso in affidamento dai Camden, la reputava
come una sorella, adesso le cose sono diverse. Da due anni viveva col padre,
tornato dall’Iraq; da due anni cercava la persona giusta da tenere accanto per
il resto della vita. Aveva conosciuto ragazze bellissime, brave e belle
persone, ma mancava sempre qualcosa. Non erano Ruthie!
Rientrata a casa, Ruthie trova T-Bone e il resto della
famiglia nel bel mezzo dei preparativi per la partenza. D’ora in avanti
avrebbero girato l’America su un camper. Silenziosamente sale le scale ed entra
in camera, cercando di evitare sguardi ed incontri infelici. Tutti quello che
aveva desiderato, per il quale aveva pianto, per il quale era stata male, era
lì, dentro un’auto; lei doveva solo dire si, ma non lo aveva fatto. Le
delusioni degli anni precedenti, il periodo trascorso in Scozia l’avevano
rafforzata. Riuscì a non piangere, ma questo cambiava poco le cose: non esiste
nessuna forza capace di spegnere un sentimento puro, che batteva nel suo cuore.
Qualcuno bussa alla porta, è T-Bone.
T-Bone: Ehi, allora sei qui! Credevo, o meglio temevo, che
fossi scappata con Martin…
Ruthie: C’è poco da fare sarcasmo. Io ho fatto la mia
scelta. Ce l’ho anche marchiata poco sopra il mio sedere a caratteri cubitali.
T-Bone: Come è andata? Forse vi siete visti per l’ultima
volta. Avrai anche scelto me, ma qualcosa ancora la provi per lui.
Ruthie: Se volevi essere d’aiuto, non ci sei riuscito.
T-Bone: Ma io…
Ruthie: Basta. Fine della conversazione. Scendiamo giù a
cenare per l’ultima volta in questa casa.
La cena non finiva mai. Tutti parlavano, entusiasti
dell’imminente partenza, ma Ruthie era presente solo fisicamente. Non avvertiva
alcuna felicità. Lo stomaco si attorcigliava. Così si alzava e si avviava verso
la sua camera, quando sua madre la ferma.
Anne: Tesoro, sei strana stasera. Immagino di sapere di cosa
si tratti. Ne possiamo parlare?
Ruthie: Bhe, credo che tu stia immaginando male. Se fino a
ieri lasciare la nostra casa, il posto in cui sono cresciuta, mi sembrava
eccitante, adesso non ne sono più così convinta. Dovrei pensare a diplomarmi ed
andare al college, invece mi trovo a fare le valigie e andare a zonzo per tutti
gli Stati Uniti.
Colpita e affondata, Anne non se la sentì di replicare.
Sapeva benissimo che Ruthie stava mentendo. Moderatamente preoccupata, si
diresse in sala da pranzo per terminare la cena.
L’indomani il camper era fuori il giardino. Tutti erano in
fermento. Eric e Anne inaugurarono la loro nuova casa su quattro ruote con
dello spumante. Lucy e Kevin salirono a bordo con la piccola Savannah. E il
resto della carovana, costituita dagli ospiti di casa Camden si aggregò. Lì in
mezzo, immersa nei suoi pensieri, c’era Ruthie. Seduta in fondo al camper,
sperava che i vicini passassero a salutare; più che i vicini, sperava che il
vicino passasse a salutare. Sempre meno convinta che un tatuaggio non bastasse
a giustificare la sua scelta, sperava che Martin si presentasse a salutare.
Nascosto dietro le persiane, Martin guardava la scena. In
mattinata era stato dai Camden a salutare, prestando particolare cura a non
incontrare Ruthie. I ruoli si erano invertiti: lui aveva perso la testa, lei
non poteva stare con lui. Il camper iniziò a muoversi. Stava accadendo, lei se
ne stava andando. Il finale non era quello nel quale lui sperava. Non doveva
finire così. Qualche mese di fidanzamento con T-Bone non poteva cancellare
quattro anni di inconsapevoli sentimenti reciproci. Il camper sparì dalla vista
ed il senso di vuoto dentro Martin mutò, quel vuoto divenne quasi un peso, un
rimorso.
Sul camper T-Bone notò il rumoroso silenzio di Ruthie. Si
andò a sedere vicino a lei, l’abbracciò e lei scoppiò in lacrime.
Ruthie: Non mi sembra vero. Non mi sembra possibile. Non
voglio lasciare Gleanoak.
Incapace di dire qualsiasi cosa, T-Bone annuì. Sperando che
la sua fidanzata stesse dicendo la verità.
Dopo un paio di ore di viaggio, fecero sosta in un’area di
servizio. Ruthie si appartò, entrando nel bar per bere un succo e comprare uno
snack. Mentre guardava gli scaffali una mano si posò sulla sua spalla.
Ruthie: T-Bone, sto bene. Non c’è bisogno che mi segui anche
al bar. Mi è passato tutto.
Nel momento in cui si girò, non vide il ragazzo magrolino
alto più o meno quanto lei. Vide due occhioni azzurri emozionati all’idea di
vederla. Martin era lì, davanti a lei, con una mano sulla
sua spalla. Alla sua vista il suo cuore iniziò a battere più forte, ma non era
l’unico…
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